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Autore: Manu_00    16/03/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLVII


La bestemmia che Jack piantò dopo aver perso la scarpa nel terreno acquitrinoso rischio di mettere seriamente a rischio la nostra copertura, a tal punto che Bercen dovette tirargli un pugno in testa per porre fine alla scarica di oscenità che il piromane aveva appena iniziato a vomitarci addosso.
Incassò il colpo senza urlare ed evitò di ribattere, i frutti delle sue lamentele per i cani gli avevano suo malgrado insegnato a rispettare la gerarchia, o forse il ricordo di stare agli ordini di Drake lo aveva reso meno ribelle nei confronti di qualsiasi autorità.
Più indietro Ivan, da fedele amico quale lui era, stava tastando l'acqua melmosa alla ricerca della scarpa di cui Jack pareva aver già rinunciato alle ricerche.
Non proprio un letale team da infiltrazione, pensai mentre mi assicuravo che Kojo non facesse niente di strano alle nostre spalle, tipo far uscire Moriarty dalla sua tasca, dove il ratto se ne stava nascosto tirando fuori di tanto in tanto la testolina sudicia, e a cui il fauno quando poteva passava dei pezzetti di cibo trovati chissà dove durante l'esplorazione di quella zona acquitrinosa.
Invece, il silenzioso membro di quello che fu il team DIKJ si limitava ad avanzare lentamente, agitando di tanto in tanto il finto bastone come nella speranza di fiocinare qualche pesce o anguilla di palude, anche se avevo dubbi che qualche essere vivente potesse davvero vivere in un luogo così sporco.
Quando Kojo estrasse dall'acqua sudicia il teschio di quello che doveva essere stato un grosso cane da tartufi, decise di rinunciare alla caccia e infilare il macabro trofeo nella bisaccia che teneva a tracolla.
Ed io, seppur intimidito dalle inquietanti abitudini del fauno ratto, che da quando eravamo entrati nella palude aveva iniziato a collezionare ogni piccolo osso, insetto intrappolato nella resina o qualsiasi genere di resti di esseri viventi, e di cosa ne avrebbe fatto potevamo soltanto teorizzarlo, decisi di non interrogarmici più di tanto né di dare molto peso alla cosa.
E comunque, l'ipotesi più gettonata era quella che stesse preparando un rituale occulto con sacrificio umano annesso.
Ma se malgrado le sue inquietanti abitudini, Kojo non faceva nulla per infastidire noi suoi compagni (tranne quando avevamo la sfortuna di trovarci fra lui e un nuovo pezzo per la sua collezione, cioè ogni cinque minuti), non potevo dire lo stesso per i nostri altri compagni di viaggio.
<< Ehi, Uomo Mascherato, stai cercando qualcosa di più brutto di te?! >>
Sebbene la cosa più brutta che avessi mai visto fosse l'esseruncolo dalla vocetta stridula che conoscevamo come Cyr, il mostriciattolo non voleva darsi per vinto e cercava in qualsiasi momento di avvicinarsi a Kojo per sfilargli la maschera, spesso rimediandosi qualche frustata sul viso con la coda o bastonata in mezzo allo stomaco, che però aveva soltanto l'effetto di rendere più insistenti i suoi tentativi.
Dall'altro lato, Bercen, malgrado avrebbe dovuto essere il grande esperto alla guida del nostro piccolo gruppo di cacciatori allo sbaraglio, limitava i suoi interventi a frasi sarcastiche ogni qualvolta che indicavo la strada da seguire, grugniti ogni volta che Ivan “mi mette il suo flaccido culo davanti alla faccia”, e rutti di varia entità appena finiva di abbeverarsi dalla sua fiaschetta.
<< Allora, grande leader dell'IIKJ, dove andiamo? >>
Sospirai, superando un gigantesco cipresso che pareva sorgere dall'acqua come un faro in mezzo al mare.
IIKJ, a quanto pareva lo sfottò ai novellini erano una tradizione importante fra i mercenari, e ovviamente io e i miei tre compagni non ne eravamo immuni.
Fra le banali prese per il culo, il nonnismo e i compiti pesanti (non porterò mai più a spasso un cane in vita mia!), non poteva mancare un bel soprannome ai quattro ex studenti di Beacon, e proprio per fare onore al nostro ambiente di provenienza (a cui stavamo quanto un pedofilo sta ad un reparto geriatrico), ed ecco che quindi eravamo diventati il team IIKJ.
Mi chiesi se Bercen avesse estorto il nome originario del team ad uno di quei tre, perché l'aveva mantenuto intatto limitandosi a sostituire la mia iniziale a quella di Drake.
Inutile dire che eravamo quanto di più lontano dal team che avremmo dovuto essere almeno secondo gli standard di Beacon: non eravamo amici, non ci saremmo mai protetti a vicenda (avevamo deciso tacitamente e all'unanimità che in caso di problemi avremmo tutti fatto ricorso ad Ivan come scudo umano, pardon, fauno), e di certo non godevamo della reciproca compagnia!
Inoltre un team per essere tale, almeno per gli standard delle accademie, richiedeva che vi fosse un leader, ed anche qui, nessuno di noi quattro era adatto a questo ruolo:
Kojo era muto e ispirava ribrezzo a chiunque lo guardasse, Jack era un ragazzo problematico con qualche problema nella gestire la propria rabbia, e Ivan, pur potendosi considerare quello messo meglio fra i tre, era troppo ottuso per guidare una squadra, i suoi pensieri si limitavano principalmente al cibo, occasionalmente a mantenersi pulito dal fango.
Ed io? Direi che i motivi per cui non sarei mai potuto essere un buon leader sono stati ampiamente spiegati nei capitoli precedenti, e non che me ne vergognassi: se fossero comparsi dei grimm sarei stato ben felice di svignarmela e lasciare tutti i presenti alla loro mercé!
E invece, abbattuto, carico d'odio per il prossimo e assillato dalla paranoia di vedere le acque della palude aprirsi e farci sprofondare in una tana di rattle pronti a sbranarci, stavo guidando la piccola squadra di infiltrazione con l'entusiasmo di un condannato a morte e l'aspettativa di vita di un settantacinquenne affetto da cancro alla prostata.
Se Ozpin avesse potuto vedermi adesso di certo avrebbe archiviato il reclutarmi come un errore, se invece Caesar avesse potuto vedermi adesso, si sarebbe spanciato dal ridere.
Che tu possa bruciare all'inferno, bastardo sorridente!
<< Inizio ad avere dei dubbi sul tuo senso dell'orientamento, sicuro di ricordarti la strada? >>
<< Sì, me la ricordo. >> mentii a Bercen nella maniera meno convincente che potevo tirare fuori, ma lui parve fregarsene, dopotutto se le cose si fossero messe male sarei stato io l'unico stronzo a farne le spese.
Che anche tu possa bruciare all'inferno, vecchio bastardo!
Avanzai il più avanti possibile nella speranza di allontanarmi da quella fonte di seccature che erano i miei compagni di squadra il più in fretta possibile, ma siccome quel giorno madre natura non sembrava volermi dare tregua, venni presto preso d'assalto da delle zanzare grandi quanto chicchi di riso.
Una di loro si posò sulla mia guancia, e cercai di schiacciarla prima di farmi trasmettere la malaria, finendo soltanto per schiaffeggiarmi da solo e suscitare l'ilarità dei presenti, poi la bastarda si posò sulla corteccia di un albero vicino, e lì la schiacciai con tutte le mie forze, facendola esplodere e sfregiandomi il palmo con la dura corteccia dell'albero.
Inutile dire che la lieve serenità che avevo conquistato la sera precedente si era impiccata ad una trave la mattina seguente, quando dopo essere stato quasi calpestato da un mercenario non troppo ubriaco ma nemmeno particolarmente sobrio, mi ero dovuto alzare dal mio decisamente poco comodo giaciglio per presentarmi alla tenda di Crox pronto per la missione.
Non era nemmeno l'alba, avevo dormito poco (ma per una volta senza incubi), e dopo aver convocato i miei compagni di sventura (assonnati quanto me), era stato trasmesso l'ordine di marcia.
In quel momento la forza principale guidata da Crox stava marciando per la foresta, sforzandosi per attirare l'attenzione della White Fang e distoglierla da noi, fungendo quindi sia da forza d'attacco principale che da diversivo.
E invece noi quattro sfigati, assieme a Bercen e a quell'abominio con la faccia sfregiata stavamo vagando per la palude in cerca della famosa entrata segreta, che in teoria avrei dovuto ricordare ma che in realtà temevo di aver dimentico (o mai veramente memorizzato) la strada per arrivarci.
Questo per farvi capire quando di buon umore dovessi essere quella mattina.
Schifato, mi pulii la mano sulla corteccia sperando che il sangue marcio dell'insetto non mi entrasse nei piccoli graffi aperti sulla mia pelle, sarebbe stato un peccato sopravvivere all'operazione per morire di qualche febbre di palude, poi superai gli alberi nella speranza di allontanarmi un po' dalla sgradevole compagnia che mi portavo appresso da quella mattina.
Ma sebbene in quel momento la mia mente fosse un dedalo di preoccupazioni, piani astrusi per sfuggire all'ira di Crox e tentativi disperati di ricordare l'ubicazione dell'entrata segreta, quel poco di “sesto senso da cacciatore” che avevo sviluppato nei miei mesi a Beacon mi avvertì di una presenza estremamente mortale a pochi metri da me.
Nello stesso istante in cui le acque si separarono, una figura nera e allungata mi finì addosso ancora prima che potessi capire cosa stesse accadendo.
Nel dubbio, ricorsi alla mia semblance e chiusi gli occhi, fino a quando non sentii un violento tonfo in acqua, mi girai, guardandomi bene dal tornare tangibile, e ringraziai che in quel momento le mie funzioni fisiche fossero sospese o nulle, perché in caso contrario sarei stato subito stroncato da un infarto.
Il che però sarebbe stata l'alternativa migliore.
Qualcuno lassù doveva odiarmi, o non mi sarei mai spiegato perché negli ultimi tempi stavo assistendo a visioni così terrificanti da superare ogni genere di incubo.
Di fronte a me, una creatura ripugnante oltre ogni immaginazione, mi stava fissando con occhi grandi quanto un pallone da calcio e la lunga lingua biancastra che ciondolava dalla sua gigantesca bocca da rana.
Un corpo scuro e longilineo, attraversato da formazioni ossee biancastre che avrebbero dovuto ricordare delle costole, l'enorme collo, che pareva più essere un'estensione del torace come pareva esserlo la coda crestata che affondava e riaffiorava a tratti alterni dalla fanghiglia scura, era attraversato da degli spessi anelli che, sebbene fossero saldamente attaccati alla carne scura, davano l'impressione di volersi staccare da essa per mettersi a tintinnare come un qualche primitivo strumento musicale.
La testa, una gigantesca mela tagliata a metà dalla bocca gigantesca, la parte superiore tutta ossea e liscia come un elmetto militare dei tempi andati, e la parte inferiore scura come la pece.
La bocca poi, era così enorme che potevo perdermici all'interno, e capii, con un brivido di orrore che mai avevo provato prima, che se non fosse stato per la mia semblance e la mia rapidità nell'attivarla, sarei finito ingoiato in quell'oscuro condotto, schiacciato dagli anelli ossei e dalle costole invertite che partivano dalla schiena e si chiudevano sul torace.

Un grimm, di quelli più orrendi che avevo mai visto, aveva appena provato ad ingoiarmi per intero.
E se non avessi avuto la fortuna di nascere con una semblance che mi rendeva intangibile, a quell'ora sarei stato morto, schiacciato e compresso in un'oscura cloaca fino al soffocamento.
I miei occhi terrorizzati si fissarono su quelli della creatura, il grimm sibilò e si lanciò verso di me, ma un grosso proiettile gli rimbalzò sulla tempia ossuta, scurendogliela e facendolo strillare di rabbia.
Un secondo proiettile lo centro sulla schiena, e un forte sibilo irato uscì dalla sua testa tonda come una palla, la lingua biancastra iniziò a vorticare attorno al mostro facendogli schizzare bava scura ovunque, ma ebbe l'intelligenza di non voltarsi a combattere.
Prendendo lo slanciò con le sue grosse zampe palmate e le braccia sottili come stuzzicadenti, si rituffò nell'acqua di palude, in una zona dove era abbastanza alta da consentire al suo corpo quasi piatto di nuotare via in tutta tranquillità.
Altri proiettili esplosero nella direzione in cui una piccola onda increspava le acque, vidi il grimm allontanarsi velocemente e sparire fra gli alberi.
Brutto segno, pensai ricordandomi di una delle scarse nozioni che avevo memorizzato nei miei anni a Beacon:
Un grimm abbastanza intelligente da scappare, è un grimm che è sopravvissuto a più battaglie, quindi incredibilmente anziano e incredibilmente astuto.
Sarebbe tornato, ne ero certo.
<< Ma vedi un po' di gridare la prossima volta, coglione! >>
Bercen sbucò fuori dall'incrocio di due alberi ricurvi, fucile a canna corta nella destra e sempre la stessa arma ma in versione ascia da combattimento ravvicinato nella sinistra.
Senza nemmeno controllare che fine avesse fatto il grimm (ammesso che non lo avesse visto fuggire come me), avanzò verso di me con una faccia incazzata che avrei ricordato per tutta la vita, non perse tempo a tempestarmi di insulti e saliva.
<< Cazzo! Non lo sai che quando si è un gruppo la regola è “avvertire gli altri in caso di pericolo?” No? E smettila di fare quella cazzo di faccia da scemo! Non che me ne importi del tuo culo ma ci terrei a non essere divorato perché capitan IIKJ si è fatto mangiare da un cazzo di grimm prima di avvertire il resto del gruppo, deficiente! >>
Malgrado la mia mente fosse rimasta con il grimm, dovetti complimentarmi per la forza con cui la voce di quella vecchia mummia collerica riusciva a sovrapporsi ai miei pensieri.
<< Mi senti, testa di cazzo?! >>
Per fortuna i restanti membri della nostra spedizione vennero in mio soccorso, interrompendo la sfuriata di Bercen per questioni un tantino più importanti, del tipo...
<< Cosa cazzo era quell'affare?! >>
Sofisticato come al solito, fra un Ivan sbiancato dal terrore, un Kojo perennemente muto e un Cyr più impegnato a mettersi le dita nel naso che a prestare attenzione al mondo attorno a se, Jack era l'unico da cui potevamo aspettarci una qualche domanda.
E malgrado l'alto volume delle bestemmie di Bercen (la stessa persona che quella mattina ci aveva raccomandato di essere il più silenziosi possibile per non allertare i white fang, ma guarda che coerenza), nessuno batteva il timbro acuto di Jack.
Il vecchiaccio si girò verso il nuovo arrivato.
<< Ma vi insegnano qualcosa all'accademia o sei un somaro di tuo? >>
Jack gli fece il medio.
<< Le lezioni non erano molto interessanti, va bene?! >>
Bercen scosse la testa, probabilmente nel mentre che si chiedeva cosa avesse fatto di male nella sua lunghissima vita.
<< Quello che avete appena visto, se non ve lo siete perso, è conosciuto come choker, “Lo strozzatore” >> grugnì il vecchio prima di fissare lo sguardo sulla putrida acqua di palude.
<< Quei bastardi in teoria non sono un granché come nemico... almeno finché non si trovano nel loro ambiente, ovvero nell'assoluta totalità dei casi, i choker si nascondono nell'acqua sporca e saltano addosso alle prede per ingoiarle vive, non so se avete visto... gli anelli che ha al collo, beh, quelli stringono la preda per fratturargli le ossa, specie quelle degli arti. >>
Provai ad immaginarmi cosa volesse dire essere ingoiato vivo e costretto a passare attraverso un anello stretto come un camino, rompendomi qualche ossa nel processo, e indovinate un po', la cosa non mi pareva affatto elettrizzante.
<< Dopo aver frantumato le braccia alla vittima, o almeno averle inflitto quanto più dolore possibile, il corpo finisce direttamente dentro quello del grimm, un unico grande stomaco... le avete viste quelle costole invertite? Quando la vittima è dentro, le costole stringono per tenerla immobile, e dare all'apparato digestivo tutto il tempo per fare il suo lavoro. >>
Un brivido scosse Jack e Ivan allo stesso tempo, i due indietreggiarono, probabilmente avevano tentato come me ad immaginarsi nei panni della vittima.
<< Oh, non preoccupatevi. >> continuò Bercen con un tono di finta cordialità << Nessuno arriva mai al farsi digerire vivo, di solito si muore per mancanza d'aria, quando il corpo del grimm si stringe talmente forte da impedirti la respirazione... si dice, nessuno è mai tornato da lì dentro per controllare, fatto sta che prende il nome dal suono che esce dalla sua bocca quando ha una preda dentro di lui, il suono di qualcosa che viene soffocato... >>
Bene, se mi era rimasto un po' di ottimismo quel giorno, era calato dentro la bocca del choker, e l'unica cosa che mi tratteneva dal mettermi a correre lontano dal mio gruppo e da tutti quanti, era proprio l'eventualità che quella creatura orripilante mi stesse aspettando da qualche parte, acquattata dentro ad una pozzanghera in attesa di una preda da divorare viva.
Ed io non ci tenevo ad essere quella preda.
<< Vi consiglio di non allontanarvi... quelle creature sono troppo codarde per attaccare un gruppo di persone armate fintanto che sono vicine, e di certo non sono abbastanza forti da ucciderci tutti o abbastanza astuti da attaccare assieme, forse. >>
Come ad aver letto nei miei pensieri, Bercen mi fece sottintendere che se avessi provato ad allontanarmi avrei incontrato la mia fine nella bocca di un choker.
<< Adesso dov'è? >>
<< Sott'acqua, abbastanza lontano da non farsi vedere ma abbastanza vicino da tenerci sott'occhio, ed io non ho il tempo per mettermi a stanarlo con mine e granate, adesso muovete il culo, che se facciamo ritardo il choker sarà l'ultimo dei vostri problemi... >>
<< Peccato >> mugugnò Cyr << Sarebbe stato un ottimo modo per iniziare la giornata: uccidere il mostro delle paludi! >>
Guardai quel ragazzino orrendo con un misto di ripugnanza e disgusto, se il choker se lo fosse mangiato di certo non ne avrei sentito la mancanza.
Sentito coglioncello? Perché non vai a cacciare il choker, se ci tieni tanto...

Continuammo a camminare per la palude fino a quando il sole raggiunse il punto più alto, e poi anche dopo perché non avevo idea di dove cazzo fosse la strada che non avevo mai memorizzato durante la mia prima fuga da quel letamaio.
Per dieci lunghissimi minuti fui certo di essermi perso, e sebbene facessi del mio meglio per nasconderlo, potevo sentire lo sguardo di Bercen fisso sul il mio collo e la sua mano intenta a massaggiare la canna del fucile.
Il bastardo non avrebbe perdonato un mio errore, in quanto agli altri ognuno sembrava risucchiato nel suo mondo, da Jack che si guardava intorno guardingo mormorando di tanto in tanto fra se e se come avrebbe ridotto il choker se solo si fosse fatto rivedere, a Kojo che pareva essersi annoiato di cercare in giro, motivo per cui aveva da poco ripreso la sua ripugnante caccia al tesoro, affondando le mani nella melma fangosa nella speranza di ricavarci qualcosa di interessante.
E da come l'incedere di Bercen si faceva veloce ogni volta che mi spostavo, iniziai a chiedermi se non mi fosse convenuto che il fauno finisse per afferrare la coda di quell'orrendo grimm e tirarlo fuori dal suo nascondiglio.
Insomma ero abbastanza disperato, ma una volta tanto la fortuna venne in mio aiuto quando mi imbattei in un tronco abbattuto, e fin qui nulla di anomalo, ma il fatto che fosse spezzato a metà, con una grande cavità nel mezzo che solo la zampa di un goliath avrebbe potuto provocare mi fece capire che non era la prima volta che passavo per di lì!
Avevamo da poco lasciato la zona paludosa, inoltrandoci adesso nella fitta foresta che circondava la base, anche se, senza il miracoloso ritrovamento dell'albero abbattuto, non sarebbe stato certamente un segnale rassicurante o un motivo per esultare.
La prima cosa che mi venne in mente fu che forse quel bastardo di un goliath mi stesse aspettando da qualche parte, ma probabilmente era la paranoia a parlare per me, ciò che importava era che se da lì era scappato quando, nella mia corsa a rotta di collo via da un grimm di mille e passa tonnellate, il suddetto goliath aveva abbattuto decine di alberi con la speranza di liberarsi la strada per infilzarmi con le zanne o calpestarmi, allora ero sulla strada giusta per trovare la maledetta base nemica e il maledetto rifugio segreto.
Mi allontanai da quella carcassa d'albero e osservai il terreno sterrato che si era generato dopo il passaggio del goliath, forse non mi avrebbe condotto esattamente all'ingresso, ma di certo mi avrebbe portato sulla strada giusta.
Ma ora che ci pensavo: cosa cazzo ci faceva un goliath in una foresta così fitta?
Allontanai quel pensiero inutile e mi fermai a guardare la strada che quella stupida creatura aveva tracciato per me, che fosse un segno del destino che io portassi a termine la mia missione?
Probabilmente no, probabilmente avevo solo parecchio culo.
<< Allora non ci siamo persi! >> esclamò Bercen entrando nel corridoio di alberi abbattuti << Forse riusciremo anche a rispettare la tabella di marcia... no, quella è andata a puttane da un pezzo, ma se non altro la missione non sarà un fallimento. >>
Sentii il sollievo scaldarmi il petto, non solo non mi ero perso in una stramaledettissima palude o foresta che fosse circondato da grimm ostili e in compagnia di un manipolo di disagiati, ma a quanto pareva non sarei morto quel giorno.
<< Se il tuo capo ha ritenuto di assumermi un motivo doveva esserci. >>
Non potei resistere alla tentazione di lanciargli un sorrisetto carico di soddisfazione e godermi il suo grugnito di disappunto.
Uno a zero per me, vecchio bastardo.
Mi avviai nel sentiero seguito dal mio esiguo gruppetto, in particolare dai restanti membri del team IIKJ (ma poi, capisco il nominarmi capitano, ma davvero non potevano trovare un'ordine migliore?), che parevano molto, molto sollevati di non dover più ne camminare con la caviglia immersa nell'acqua né incespicare fra grosse radici e cespugli vari.
In quanto a Bercen, gli bastava sbrigare la faccenda nel più breve tempo possibile, e di certo non volevo sapere cosa passasse per la testa di Cyr.
Oltre a tracciarci la via, il goliath aveva anche facilitato la camminata, il terreno era non dico liscio, ma presentava meno ostacoli della palude e dell'intrico di radici, cespugli e altra roba di prima.
Ma questa non sarebbe la mia storia se i miei momenti di gloria durassero a lungo, e infatti solo qualche minuto dopo aver imboccato il mio sentiero della salvezza, il cielo venne scosso da una violenta detonazione che rimbombò nelle mie orecchie così forte che temetti di vedermi il timpano esplodermi fuori dal condotto uditivo.
Anche i miei compagni parvero provare lo stesso effetto, e iniziarono ad estrarre le armi, guardarsi attorno atterriti nel tentativo di scovare nemici fra gli alberi.
Solo Bercen mantenne la calma, eppure avrei giurato di aver visto anche lui piegarsi sotto l'intensità del boato.
Si guardò intorno, poi guardò indietro e volse lo sguardo al cielo, eravamo così presi dallo spavento che non ci eravamo accorti che il sole era improvvisamente scomparso, oscurato da una patina grigia che pareva aver avvolto il cielo all'improvviso.
Ciò non era vero, e potevo ancora distinguere la zona di cielo non invasa dalle nubi, che però avanzavano rapide e compatte, come intenzionate ad avvolgere il pianeta nel loro cupo manto grigiastro.
Bercen scosse la testa.
<< Cazzo vi spaventate? È solo un temporale... idioti. >>
Ci rimproverò e tirò avanti, eppure si girò una seconda volta per guardare il cielo, e nei suoi occhi notai un lampo di... terrore?
Proseguimmo senza parlare, e potei notare come il paesaggio fosse cambiato all'improvviso: il gracidare delle rane aveva accompagnato la marcia nella palude, il canticchiare degli uccelli e il suono di altri animali (compreso quello di una coppia di orsi che, a giudicare dal volume dei ruggiti, doveva starsela spassando un mondo) la marcia nella foresta, eppure tutto cessò come iniziarono a rimbombare i primi tuoni.
Adesso gli uccelli non cinguettavano, ma svolazzavano via nella stessa direzione in cui eravamo diretti noi, e il lento martellare dei tuoni fu il nostro unico compagno per l'ultimo tratto del viaggio.
Lo so, non siamo uomini delle caverne, è strano che un temporale sia in grado di flagellare a tal punto l'umore di una squadra di combattenti, abituati (almeno così vorrebbe la norma, mentre io ero un caso a parte) a ben altro che a qualche tuono, eppure c'era qualcosa in quel rumore cupo e in quelle nubi scure che allertava la parte più istintiva di tutti noi.
Noi non avevamo idea di cosa fosse, e di certo nemmeno Bercen, anche se dal modo in cui scrutava il cielo dietro di lui ogni volta che giungeva a noi il rimbombo di un tuono, immaginai che di certo era più vicino alla verità di noi altri.
Percorremmo rapidamente la strada gentilmente offertaci dal goliath, fino a tornare di nuovo nel fitto della foresta, ma a quel punto non serviva più, la collina dove si ergeva la base nemica era ben in vista, e sapevo che per arrivarci avrei dovuto tirare dritto, o almeno non ricordavo di aver fatto deviazioni importanti prima che il grimm piombasse alle mie spalle.
O più probabilmente, era l'imminente tempesta e qualunque cosa celasse al suo interno a spingermi ad allontanarmi il più velocemente possibile dalla sua fonte.
Aumentai la mia andatura, e venni presto imitato, ammesso che non avessimo iniziato tutti quanti a correre in avanti nello stesso momento, anche dai miei compagni di squadra.
Dietro di noi i tuoni si facevano più forti, e anche se non avevamo idea del perché, sentivamo come se ognuno di quei forti suoni sarebbe potuto essere l'ultimo che avremmo mai sentito.
Ci spingemmo così verso la base White Fang con un senso di angoscia che non riuscivamo a spiegarci, ed il fatto che pure Bercen, il nostro veterano (per quanto stronzo fosse), non avesse idea di cosa stava succedendo intorno a noi, contribuiva a peggiorare l'umore collettivo della squadra.
Per fortuna aumentando la velocità finimmo presto quell'ultimo tratto, quando, sbucando da una grossa macchia erbosa, ci ritrovammo su una piccola radura che costeggiava una formazione rocciosa.
Sbattei più volte le palpebre per riuscire a collegare l'ammasso confuso di rocce di quella sera lontana con la più nitida parete rocciosa che avevo davanti.
Mi accorsi però di non riuscire a individuare l'ingresso, probabilmente nascosto in qualche insenatura non ben visibile dall'esterno, ma ancora una volta la sorte sembrò volersi farsi perdonare per quello che era successo a Beacon.
Infatti dopo una rapidissima analisi, il mio sguardo si fermò sul corpo esanime di un White Fang lasciato lì a terra.
Inizialmente la visione mi provocò un brivido di terrore, cosa era successo? Eravamo stati anticipati? L'attacco era già partito? Un grimm lo aveva ucciso e si era infilato nel passaggio segreto, pronto a tenderci un agguato?
Passai in rassegna tutte le cose terribili che la presenza di quel cadavere poteva significare, e valutai l'idea di sfruttare il mio puramente nominale ruolo di capo del team dal nome idiota per mandare Kojo o Jack in avanscoperta, cercando di decidermi se inviare il più brutto o il più sacrificabile.
Diversamente da me, Bercen, vero capo di quella spedizione, si avvicinò al cadavere assieme a Cyr, e mentre questi iniziava a frugare nelle tasche, il vecchiardo dapprima si accertò che fosse veramente morto, poi, verificata l'assenza di battito cardiaco, iniziò a controllargli il corpo in cerca di ferite o segni di violenza, inizialmente parve non trovarli, poi, in seguito ad un inspiegabile sussulto, piegò il collo della vittima, dove mise in bella mostra un piccolo foro scuro, quasi impercettibile ad un primo esame.
<< Giusto, la ragazza serpe... >>
Tornò in piedi, lasciando il cadavere in balia del mostriciattolo dal viso sfregiato, mentre Jack e Ivan si scambiarono uno sguardo d'intesa, entrambi a chiedersi chi diamine fosse questa “ragazza serpe” a cui il vecchio cacciatore aveva accennato.
Conoscendo Jack, avrebbe pensato si trattasse di qualche strana imprecazione usata solo dagli anziani.
Ivan invece aveva una certezza: non era qualcosa di commestibile, quindi nisba.
A Kojo come al solito la cosa gli faceva l'effetto che gli avrebbe fatto passare accanto ad un muro appena verniciato: cioè nessuno.
<< Potresti illuminarci? >> chiesi, provai a materializzare nella mia mente il risultato dell'operazione “ragazza+serpe”, ma non ne uscì niente di particolarmente rassicurante.
<< Avevamo mandato una talpa, una persona in gamba, che inizialmente avrebbe dovuto spedirci informazioni riguardo l'entrata segreta, insomma, fare il lavoro che avresti dovuto fare tu. >>
Questa abitudine da parte di tutti di lanciarmi frecciatine stava iniziando a darmi sui nervi, ma mi guardai bene dal replicare.
<< Purtroppo poi abbiamo perso i contatti e non se n'è fatto più niente, forse doveva nascondere la sua identità, ma l'iter vuole che in casi come questi la persona in questione sia data per morta e si proceda ad un piano alternativo, e così abbiamo fatto... ma invece era ancora viva, deve aver visto Crox e gli altri avvicinarsi ed ha deciso di liberarci la strada. >>
Si schiarì la gola e proseguì.
<< La sua arma le permette di avvelenarti senza quasi lasciare il segno, una puntura e sei morto, se però ha colpito questo disgraziato al collo ed ha esercitato abbastanza pressione da lasciare il segno, lo ha fatto per farci capire che è ancora viva. >>
Ero sorpreso.
No, non per la talpa fedele, lì ero ancora rimasto alla parte della ragazza+serpe, ma ero sorpreso che Bercen stesse condividendo delle informazioni così rilevanti con me, dopo avermi trattato con sufficienza quasi per tutto il tragitto.
Certo, dubitavo fortemente lo facesse per una qualche premura nei miei confronti, quindi non potevo certo abbassare la guardia.
Lui dovette accorgersi di questo mio dubbio, e ovviamente rispose con la solita simpatia.
<< Se ve lo sto dicendo, è perché non vorrei che uno di voi teste di cazzo la infilzasse per sbaglio, certo ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate per quando Crox prenderà il responsabile e gli caverà gli occhi dalla testa, peccato che poi succederà lo stesso a me, e questo sarebbe molto meno divertente. >>
Cyr, dietro di lui, si deformò il volto con un sorriso malato.
<< Beh a me non dispiacerebbe vedere Crox che ti cava gli occhi dalla testa, magari da orbo diventi più simpatico. >>
Il vecchio gli rispose con il medio e tornò a guardarci, fece per aggiungere altro, ma l'ennesimo tuono, ancora più vicino e più violento dei precedenti, tagliò brutalmente il filo del discorso.
Se fino a poco fa Bercen aveva assunto un'espressione non dico distesa, ma meno accigliata e nervosa del solito, con quel tuono era presto tornato a riassumere l'espressione di chi ha provato ad infilare il dito all'interno di un tempera matite elettrico.
Alzò lo sguardo e fissò torvo il manto di nuvole, ora più scure di prima, che adesso avvolgevano il cielo.
Come se il temporale avesse avuto lo scopo di introdurlo, un gelido vento iniziò a levarsi dagli alberi della foresta, non c'era alcun animale attorno a noi, e nel nostro silenzio eravamo accompagnati solo dal cupo frusciare dei rami e dal suono di carta accartocciata emesso dalle foglie secche trasportate dal vento.
<< … Dobbiamo entrare nel passaggio, giusto? >> gracchiò Jack mentre spostava gli occhi da un albero all'altro, in cerca di pericoli che nessuno poteva vedere.
<< Muoviamoci. >> acconsentì Bercen, sulle prime non capii, poi lo vidi allontanarsi dal cadavere e sparire dentro l'insenatura vicina, ora capivo: la ragazza serpe di Bercen non aveva solo lasciato lì un cadavere per avvisarci di lei, ma lo aveva anche posizionato vicino all'entrata in modo che riuscissimo a notarla dopo aver visto il cadavere.
Di certo era astuta, altrimenti non sarebbe riuscita a non farsi scoprire per chissà quanto tempo.
Ma questo non era necessariamente un dato rassicurante.
Un secondo tuono interruppe il flusso dei miei pensieri e spinse Jack ed Ivan a darsi una mossa.
I due corsero all'interno del passaggio e per poco non mi travolsero nel mettersi al riparo.
Presto fummo tutti dentro, quasi non riconoscevo il famoso passaggio da cui ero passato prima che tutto questo avesse avuto inizio: si trattava di una stretta ma lunga salita a spirale scavata nella roccia, ma non così angusta da non permettere il passaggio di due persone accanto, a patto che una delle due non fosse Ivan.
La galleria era illuminata da qualche fiaccola, ma la decorazione a cui prestammo più attenzione furono gli altri due corpi di white fang che ci aspettavano stravaccati a terra.
Giustamente, per quanto ingenui, nemmeno quei terroristi in bianco si sarebbero sognati di mettere un singolo uomo a guardia di un passaggio segreto, peccato che la cosa gli doveva essere servita molto poco contro un nemico proveniente dall'interno.
A parte Cyr che non perse l'occasione per mettere le sue piccole mani nelle loro tasche, iniziammo presto ad avanzare nella parete scavata nella roccia, più rassicurati nell'essere in pieno territorio nemico che non fuori sotto il temporale.
Eppure, mentre camminavo nello stretto passaggio di pietra, il rimbombo dei tuoni riusciva comunque a raggiungermi, e avanzando nell'oscurità con la mia piccola squadra, la mia mente decise di provare a concedersi un attimo di riposo.
Ma non ci riuscì, e mentre avanzavamo lungo il passaggio, inquietanti immagini di tempeste, di sorrisi inquietanti, di orrendi mostri di palude, di corpi metallici in movimento e di lunghe code serpentine si accalcavano nella mia mente.
A fargli da sottofondo, il cupo martellare del temporale.


Nota dell'autore

Si ringrazia 
Thanos 05 per il concepimento e il disegno del Choker, nonché per l'enorme contributo dato alla storia in generale sia nei disegni, nelle correzioni e nelle idee.
Colgo anche questa occasione per ringraziare chi da quasi due anni a questa parte continua a seguire questa storia, ormai non così lontana dalla conclusione.
Ricordo per chi volesse approfondire la storia del team dal nome più inopportuno di sempre, della storia 
DIKJ: The Madman, the Big One and the Monster, che troverete sempre sul profilo dell'ormai disegnatore di fiducia di questa storia.

 
   
 
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