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Autore: lagertha95    17/03/2020    3 recensioni
Kylo Ren, alias Ben Solo: retaggio familiare pesante, solo, giovane, rabbioso, deluso, poco paziente, diviso, nerovestito, Lato Oscuro della Forza con sprazzi improvvisi di Luce.
Rey di Kakku, alias la mercante di rottami: retaggio familiare inesistente, sola, dinamica, entusiasta, alla ricerca di una figura a cui far riferimento, giovane, vestita di colori chiari, Lato Chiaro della Forza con sprazzi di Oscurità.
Kylo Ren e Rey di Jakku sono due facce della stessa medaglia, attratti inevitabilmente l'uno dall'altra, complementari: impareranno a vedere o si limiteranno a guardare?
Assolutamente Reylo, da raccolta di OS si è trasformata in una long che, pian piano, sto portando avanti.
"Nella guerra degli sguardi, vince chi riesce ad andare oltre ciò che vede." cristinik, twitter.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Salve a tutti/e!
Sono assente da un po', spero possiate perdonarmi, ma la quarantena, purtroppo, non è ozio fine a se stesso e gli impegni sembrano quasi essersi moltiplicati.
In ogni caso, sono riuscita a buttar giù il nuovo capitolo di questa reylo (il prossimo è già in stesura, quindi spero di non farvi aspettare di nuovo così tanto).
Come sempre, ringrazio tutti voi e, in questo periodo più che mai, vi mando un abbraccio e un bacio virtuali pieni del mio affetto.
Buona lettura, 
La vostra Lagertha
.

Temporale
 

Hai un sangue, un respiro. Sei fatta di carne, di capelli, di sguardi anche tu.
Cesare Pavese
 


Per Kylo Ren parlare di sé non era mai stato semplice.
Non aveva mai confessato i propri dubbi, le proprie paure, le ambizioni a nessuno, né a Leia, né ad Han, né a Luke.
Gli unici che potevano vantarsi di essere stati messi al corrente dei piani di quello che, un giorno, sarebbe diventato il Leader Supremo della galassia, erano i cosiddetti cavalieri di Ren.

Nella notte, quando abbassava la guardia, stretto al corpicino morbido e caldo di Rey, Kylo sentiva le loro voci che lo chiamavano, sirene spaziali che lo cercavano e, ammalianti, cercavano di richiamarlo a loro o, almeno, di scoprire dove si fosse nascosto.
Abbracciato a Rey, nel mezzo della silenziosa e fredda notte su Batuu, Kylo Ren spalancava gli occhi e chiudeva la mente, escludendoli da quell’angolo di paradiso in cui Rey lo aveva accolto a braccia aperte.

Rey glielo aveva chiesto, una volta, a chi appartenessero le voci che ogni tanto le capitava di sentire, ma Kylo aveva sempre liquidato in fretta la cosa con “Miei vecchi compagni, niente di cui preoccuparsi”.

Quell’angolo di paradiso, aveva deciso, non sarebbe stato sporcato da nessuno che non fossero loro, mai.
Ovviamente, non sapeva di sbagliarsi.


I giorni passavano lenti, uno dopo l’altro.
Continuavano ad allenarsi e intanto esploravano il pianeta.
Avevano iniziato a costruire una sorta di casa, a partire da una costruzione fatiscente e preesistente che avevano scovato non lontano da dove Rey era atterrata con il Millennium Falcon.

Il pianeta, almeno così pareva, li aveva accettati.
In quella permanenza, entrambi non dimenticavano mai di ringraziare il pianeta per quell’ospitalità, per la protezione che concedeva loro.

Iniziarono a esplorare la forza in un modo che nessuno dei due, tramite gli insegnamenti jedi tradizionali impartitigli da Luke né con gli insegnamenti sith di Snoke, aveva mai sperimentato.

Si aprivano completamente, davano prima di chiedere, concedevano forza e informazioni per poi riceverne in cambio ed essere grati.
Era strano, dover dare per primi, ma con quel loro stare su Batuu entrambi stavano imparando tante nuove cose, a partire dal dover dividere il letto.

Kylo Ren, a dispetto delle proprie enormi dimensioni, nel letto occupava giusto una striscia sul lato sinistro, striscia nella quale restava fermo immobile tutta la notte.
Decisamente diverso era, invece, il modo di dormire di Rey, che da sempre dormiva a stella nel mezzo del giaciglio e che, da quando Kylo le si era infilato nel letto e le aveva fatto provare quanto dannatamente fosse bello avere qualcuno che la scaldasse di notte, aveva iniziato a passare le notti spalmata addosso al ragazzo.
Nonostante avessero progredito nella conoscenza reciproca, la tensione sessuale a cui entrambi resistevano li logorava.
Ogni giorno era una sfida e in realtà non c’era nemmeno più un motivo per cui davvero dovessero negarsi l’uno all’altra quando era palese che si desiderassero.

Ma erano carne e sangue e desideri e dopo settimane di misure prese, di lento avvicinarsi, di conoscenza, nessuno dei due ce la faceva più.
La “casa” che stavano costruendo e gli allenamenti li tenevano occupati, ma non erano mai abbastanza.


Fu il pianeta a dare loro l’occasione di uscire da quell’impasse sfiancante.

Batuu aveva deciso di scatenare nella più totale potenza gli elementi che lo componevano, costringendo Kylo e Rey a rifugiarsi nel Falcon.
La pioggia cadeva scrosciante e imperterrita, facendo risuonare le lamiere dell’astronave e provocando strani scricchiolii che, ogni volta, facevano sobbalzare Rey.
Rey che era abituata al vento secco del deserto di Jakku, al doversi proteggere dalla sabbia frustante, non di certo a quell’oceano che si riversava su di loro dal cielo.
Rey che non si era mai abituata a Ach-To o alle nascoste e sperdute basi ribelli della Resistenza, dove non c’era privacy né silenzio.
Rey che odiava il vuoto dello spazio, così tremendamente silenzioso e solitario.
Si rendeva conto che sarebbe potuta apparire incontentabile e viziata, ma aveva anche capito da tempo che casa sua era dove erano lei e Kylo.



Quando era atterrata sulla Supremacy, Rey aveva sentito come se un peso le fosse stato tolto dalle spalle. Aveva, finalmente, respirato.
Quand’era su Jakku percepiva chiaramente l’assenza di qualcosa di fondamentale, come se le mancasse un pezzo.
Quando aveva incontrato Finn, Han, Chewbe e poi tutti gli altri della Resistenza, Rey aveva pensato di aver trovato il proprio pezzo mancante e presa dal caotico susseguirsi di eventi non aveva avuto tempo per domandarsi se quel pezzo lo avesse trovato davvero o se tutto quello non fosse che un surrogato, un sostituto indegno anche se, al momento, accettato in modo grato.
Era un qualcosa di sottile e strisciante, perennemente presente, tipo quei puntini che ci disturbano la vista ma che non riusciamo mai a fissare perché, non appena ci impegniamo a trovarli, questi spariscono e si nascondono.

Quand’era atterrata, dentro al guscio del Falcon, la spada laser tra le mani, Rey aveva respirato non appena aveva visto il volto sgraziato e bellissimo di Kylo Ren apparire al di là del vetro.
Aveva accennato un sorriso che era stato ricambiato dal tutto d’un pezzo cavaliere di Ren e si era sentita a casa, tranquilla e senza paura, certa che, nonostante tutto, nulla di male le sarebbe occorso in quella sede.

Aveva avuto ragione.
Quando la spada laser di Luke aveva tranciato a metà Snoke, guidata dalla forza di Kylo, e Rey era caduta a terra, quando i pretoriani li avevano accerchiati e, insieme, Kylo e Rey avevano ingaggiato il combattimento, chiunque li avesse visti da fuori non avrebbe mai detto che quei due ragazzi – perché tali erano – si fossero incontrati solo due volte e che quelle due volte avessero combattuto da avversari.
Erano perfetti: equilibrati, armonizzati, un’unica melodia bitonale che risuonava nella sala del trono della Supremacy senza mai stonare.
Belli e letali, avevano combattuto fianco a fianco come se si conoscessero da sempre, come se avessero sempre combattuto insieme e avevano vinto.
I pretoriani erano stati sbaragliati e per un momento, un unico brevissimo istante, la galassia aveva sfiorato la pace che emanava da quei due.
Poi la catastrofe: la mano tesa di Kylo, la richiesta, il rifiuto, quella tesa lotta, la distruzione della spada, lo svenimento di Kylo, la fuga di Rey.



La lontananza forzata e voluta, da lei in primis, aveva fatto capire a Rey quanto doloroso fosse stare senza Kylo, quanto lui e lui solo rappresentasse il suo luogo d’appartenenza, quanto lui fosse casa, universo, tutto.

Nel bel mezzo della tempesta che imperversava su Batuu, Rey rifletteva mentre Kylo Ren, in veste decisamente casalinga, preparava la cena.
Mangiarono in silenzio e altrettanto in silenzio si misero a letto, con il ragazzo che si chiedeva che cosa stesse succedendo alla compagna.

Kylo non voleva invadere la privacy di Rey e per questo, nonostante stesse percependo ogni singola variazione della forza della ragazza, stava in silenzio e in attesa, aspettando il momento in cui lei da sola avrebbe trovato la volontà, il coraggio e il modo di confessargli quello che le stava passando per la mente.

Decise di rendere il tutto meno pesante, così afferrò uno dei manuali jedi che Rey aveva trafugato durante la sua fuga da Ach-To e iniziò a leggere.
Dopo un po’ Rey gli si accoccolò addosso e, con una mano impegnata a disegnare cerchietti che a Kylo provocavano il solletico, iniziò a parlare.

“Io sto bene qui.” Cominciò, tremante. “Con te mi sento al sicuro e a casa come non mi sono mai sentita.”

Kylo Ren percepiva l’immensa difficoltà di Rey nel trovare quelle parole che non solo riteneva giuste, ma che non avrebbero ferito lui, animale selvatico e scontroso.
Decise di non aiutarla. Non tanto perché non volesse, ma perché sapeva che l’avrebbe messa in difficoltà più di quanto già non fosse.
Così si limitò a posare il libro sul materasso sottile e a dedicarle tutta l’attenzione necessaria.

“Vorrei solo che tu stessi bene quanto me.” Terminò, infine, dopo un lungo periodo di silenzio.

Totalmente preso in contropiede, Kylo Ren l’allontanò da sé e la fissò, serio.

“Scusa?”

Rey lo fissava con occhi più che sinceri, convinta della veridicità delle proprie parole.
Il punto era che Rey, che aveva sempre vissuto in completa solitudine, aveva imparato a prestare attenzione anche alle piccole sfumature delle persone che si ritrovava intorno, mentre Kylo Ren da sempre solo in mezzo alla gente, si era chiuso alla percezione dell’altro e, con questo, aveva perso anche la reale percezione di sé e delle proprie emozioni.

“Tu mi respingi. Non te ne accorgi, non lo fai volontariamente, ma quando provo ad avvicinarmi tu mi respingi.”

Kylo Ren era, se possibile, sempre più sconvolto.
Non si era mai reso conto di nulla, tutto concentrato com’era a tenerla al sicuro.
Non si era mai chiesto da che cosa, alla fine, stesse cercando di tenerla al sicuro.
Davvero poteva essere che la stesse cercando di proteggere da se stesso?

“Non ti sto attaccando, Kylo…” la voce sottile di Rey interruppe quella sequela di pensieri catastrofici e il contatto della mano piccola e calda di lei sulla guancia lo riportò alla realtà. “Ti sto solo chiedendo di spiegarmi, di farmi capire cosa pensi perché non sempre ci riesco.”

Fuori dal Falcon la pioggia e il vento erano sempre più forti e Rey, che non si era mai trovata in una tempesta simile, tremava, anche se cercava di non farsi distrarre, di tenere l’attenzione puntata sul ragazzo di fronte a lei.
Kylo sorrise e l’attirò a sé, avvolgendola con tutto se stesso.
Poi, tra un bacio e l’altro posatole sui capelli, iniziò a parlare.

“Dopo aver distrutto il tempio di Luke, io e quelli che tu conosci come Cavalieri di Ren fummo costretti a fuggire. Avevamo paura, nonostante tutto, perché eravamo solo dei ragazzini rimasti senza casa. Io ero già stato allontanato dai miei, terrorizzati dal mio potere, loro erano stati mandati da Luke per lo stesso motivo: imparare a gestire la forza. Nessuno ci voleva, ma io sentivo da tempo una voce nella mia testa. Era una voce melliflua e accattivante che mi traeva a sé e mi guidava. Arrivammo a Snoke, che ci accolse a braccia aperte, che ci fece sentire apprezzati, che ci addestrò, rendendoci quelli che siamo adesso: force user capaci e potenti, votati al lato oscuro.”

Fece una pausa, guardò fuori dall’oblò: la tempesta sembrava essersi leggermente quietata, quasi andasse di pari passo con il suo io interiore.
Il respiro di Rey si era calmato, riprendendo, insieme al cuore, un ritmo normale.

“Sono come una famiglia per me. Una famiglia disastrata e disfunzionale, piena di invidie e rancori, ma è l’unica cosa che in questi anni ho avuto. Con Hux era una continua e stupida competizione. Con Snoke non c’era rapporto se non per i crudeli addestramenti che ci imponeva. I cavalieri sono crudeli e potenti e non hanno apprezzato la tua scesa in campo, colpevole, secondo loro, di avermi portato via, di avermi fatto avvicinare di nuovo al lato chiaro, di avermeli fatti abbandonare.”

Rey si rese conto del tremore delle braccia del ragazzo e gli si avvicinò, stringendolo a sua volta, cercando di infondergli la stessa calma che lui, parlando, aveva infuso a lei.

“Ci troveranno, Rey. Non possiamo nasconderci in eterno. E sono preoccupato per cosa potranno farci, che cosa potranno farti.” Chiuse gli occhi e inspirò a fondo. “Non voglio respingerti, ma se lo faccio è solo per proteggerti. Ho percepito i cavalieri più vicini. Se arriveranno e capiranno quanto io tenga a te, quanto io…”

“Shh…non importa, capisco.”

La tempesta aveva rialzato la testa per un secondo, perfettamente in accordo con la vena di panico che aveva rotto la voce di Kylo Ren, ma si era quietata di nuovo, quando Rey lo aveva zittito.
Rey lo spinse giù, lo fece distendere, gli si accoccolò a fianco dopo aver spento le luci del Falcon.
Carezzandolo, portò le labbra sulle sue e nell’oscurità e nel silenzio più totali, il rumore umido di un bacio risuonò chiaro.

“Ti amo anch’io.”

 
   
 
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