Il weekend più pazzo dell'anno (e siamo appena a gennaio).
Abbiamo guidato di nascosto fino a Denver io, Robyn e ovviamente Reb e Susan.
Siamo arrivati alle nove di sera e ci siamo scatenati come i pazzi, abbiamo sfruttato la bellezza e la patente della mia dolcissima Rob per fare il pieno di alcolici.
Dato il mio elegante e raffinato soprannome, non potevo non annegare le mie amarezze in una bottiglia di vodka.
Un sorso, voglio essere sincero.
Dopo aver fatto scorta di pizze, alette di pollo, patatine, nuggets e casse di lattine di dr peppers e pepsi,ci siamo nascosti in un boschetto in periferia e ci siamo rifocillati per terra, su una coperta.
Il pic-nic più spartano, trash e sballato della mia vita, ma sicuramente il più indimenticabile.
Abbiamo messo un po' di musica, ma abbiamo smesso di ascoltarla presto, preso com'ero da Robyn e dai suoi baci infuocati.
Eric e Susan si sono rifugiati in macchina, lasciandoci la coperta.
Dopo cinque minuti, l'auto ha iniziato a dondolare e tra risatine imbarazzate e gridolini di incoraggiamento, abbiamo lanciato ai piccioncini tutti i condom in nostro possesso.
La sicurezza prima di ogni cosa.
Ci abbiamo provato anche noi Rob, ma la mia ansia e la tua paura di venire beccati si sono trasformati in catene che hanno legato i nostri corpi e la nostra volontà.
Siamo rimasti abbracciati a guardare le stelle, a sognarne una tutta per noi.
Vederti dormire sul mio petto, sotto il mio trenchcoat, è stata la cosa più tenera del mondo.
Abbiamo lasciato Denver alle quattro, siamo andati a casa di Eric.
Quando alle undici sono tornato a casa, mia madre ha trasformato il mio didietro in una perfetta riproduzione della bandiera americana:stelle e strisce.
Non mi farà uscire per i prossimi trent'anni.
Almeno, così pensa.
Perché nessuno può davvero fermarci.
Nessuno.