Piove sul bagnato.
I miei compagni hanno già cominciato a inoltrare le candidature ai college, tutti non fanno che parlare di dove si trasferiranno, di come la loro vita cambierà in meglio, di come finalmente saliranno sul primo scalino della scalinata che li porterà a realizzare il Sogno Americano:lavoro, matrimonio e progenie.
E poi ci sono io.
Che non faccio che litigare con mia madre perché non vuole che mi allontani dal Colorado, semplicemente perché mio fratello non ha voluto farlo.
Ma io non sono Byron, non ho intenzione di lasciarmi soffocare da questo paese di merda.
Byron non ha mai brillato per coraggio o determinazione, è sempre stato il figlio perfettino che fa di tutto per compiacere i genitori: giacca e cravatta, partite di biliardo, quotidiani di economia e libri di filosofia.
Una noia da morire.
Mai una nota, mai una punizione, mai un rimprovero.
Se non fosse per la faccenda dell'erba, entrerebbe di diritto nella classifica dei migliori figli del mondo.
A differenza di quello scapestrato del sottoscritto.
Io sono la pecora nera, il dispiacere.
Scusa mamma se sono cresciuto e ho smesso di essere il tuo raggio di sole che fa gli origami.
Il sole è tramontato da un po', dentro di me.
Ho avuto un'altra crisi di pianto nei bagni, oggi.
Soltanto Reb ha notato I miei occhi rossi.
Figurati se a casa mia potrebbero mai notare il mio malessere.
Da una parte però devo dire di non essere poi così dispiaciuto, mia madre se mi becca a piangere mi spedisce di nuovo a farmi strizzare il cervello.
Quindi a subire le mie agonie saranno i miei organi interni,il mio sangue, la mia pelle.
Ogni respiro mi costa uno sforzo.
Ogni istante vissuto è uno spreco.
Non voglio continuare così.