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we are out for prompt.
Prompt:
Soulmates!AU + Hogwarts!AU | : Macaria in Corvonero e Thanatos in
Serpeverde +
Macaria aiuta Thanatos a studiare.
Numero
parole:
2129.
Thanatos
l’aveva notata fin da subito, dal primo momento in cui
l’aveva vista entrare
nella Sala Grande. Fra quella marmaglia di bambinetti, infatti, era
l’unica a
non avere sul viso un’espressione di puro terrore. Camminava
tranquilla, con un’espressione
rilassata, il passo leggero e aggraziato e gli occhi fissi davanti a
sé,
probabilmente incuriositi dal Cappello Parlante.
Quando
la McGonagall chiamò forte il suo nome, Thanatos
trasalì.
«Macaria
Katakthonios.»
Quella
bambina apparteneva a una delle famiglie più antiche del
mondo dei maghi e
anche fra le più potenti. Molti fra i suoi compagni presero
a bisbigliare,
certi che il Cappello Parlante l’avrebbe assegnata alla loro
Casa, la Casa di
Serpeverde.
«Dove
potrebbe mai finire? Tutti i suoi antenati appartenevano a
Serpeverde!» disse
qualcuno.
Thanatos
si sporse leggermente per vedere meglio. Macaria mosse qualche passo
verso la
professoressa, ma prima di posare il piede sul primo gradino, si
fermò,
sollevando il capo.
«Corvonero»,
disse con voce sottile, ma abbastanza forte da essere udita da tutti.
La
McGonagall aggrottò la fronte e inclinò un poco
il capo.
«Prego?»
«La
mia Casa è Corvonero», disse Macaria con quella
suo voce melodiosa che quasi
incantava. Che fosse in realtà una Veela?
Le
labbra della professoressa si tesero in una linea sottilissima.
«Signorina
Kathakthonios, non può scegliersi la Casa di
appartenenza», rispose, severa e
altera come sempre.
«Lo
so professoressa, infatti non sono io ad averlo deciso. È
stato il Cappello
Parlante!» spiegò Macaria.
La
McGonagall si volse verso Silente, indecisa sul da farsi. Thanatos,
come tutti
i presenti, si sporse per vedere la reazione del preside, che rivolse
un
sorriso complice a Macaria e si limitò ad annuire.
La
bambina saltò sul posto, si volse e andò a
sedersi al tavolo di Corvonero, fra
i bisbigli di tutti i presenti.
Thanatos
le lanciò un’ultima occhiata, che lei
inaspettatamente ricambiò con un sorriso.
Assurdo,
pensò lui e tornò a guardare la calca di bambini
che attendeva trepidante.
In
quattro anni Thanatos non aveva mai rivolto la parola a Macaria, ma le
loro
strade si incrociavano sovente fra i corridoi di Hogwarts. Uno sguardo,
un
sorriso, un leggero cenno del capo e lei filava via, lasciando dietro
di sé un
profumo di narcisi.
Thanatos
non riusciva a spiegarsi per quale motivo lo salutasse come se lo
conoscesse né
tanto meno perché lui ricambiasse quei gesti, anche se
impercettibilmente.
In
un certo senso Macaria lo attraeva, ma non così tanto da
esortarlo a rivolgerle
direttamente la parola. Tuttavia, aveva iniziato a studiarla nella Sala
Grande,
durante i pasti, e in biblioteca, magari nascondendosi dietro uno
scaffale o a
un grosso libro e aveva subito notato quanto fosse sola. Nemmeno gli
altri
studenti della sua Casa le si avvicinavano, anzi, si era accorto che
spesso le
lanciavano sguardi spaventati e si allontanavano in tutta fretta.
Che
problemi hanno? si
chiese un giorno Thanatos, insofferente al fatto che Macaria pranzasse
da sola,
leggendo un libro.
Se
non fosse stato ritenuto strano se non addirittura indiscreto, si
sarebbe
alzato e le si sarebbe seduto accanto. Avrebbe tanto voluto parlarle...
Thanatos
risollevò lo sguardo dal proprio piatto e i suoi occhi
incontrarono quelli di
Macaria. Lo stava fissando con il viso arrossato e
un’espressione imbarazzata e
sorpresa al tempo stesso. La vide deglutire e tornare a infilare il
naso nel
proprio libro.
Cosa
le prende? si
chiese, finché non giunse alla conclusione più
ovvia, dandosi dell’idiota per
non esserci arrivato prima, quella
ragazzina è una Legilimens!
Lei
risollevò di nuovo lo sguardo e annuì
leggermente, arrossendo ancora un poco.
Thanatos
chiuse la propria mente all’istante, scuotendo il capo e
sentendosi in
imbarazzo per la prima volta in vita sua. In fondo, lei aveva ascoltato
i suoi
pensieri fino a quel momento...
Macaria
aveva solo quattordici anni, ma era la studentessa più
brillante che Hogwarts
avesse mai avuto. Anche lo stesso Silente ne sembrava piacevolmente
sorpreso e
lo si poteva intuire dagli sguardi un po’ curiosi che le
indirizzava e che lei
ricambiava.
A
quattordici anni, Macaria riusciva a battere in duello quasi tutti gli
studenti
del Settimo anno e questo le attirò addosso le antipatie di
buona parte dei
compagni, ma nessuno osava farle scherzi o dispetti per via della sua
famiglia.
Persino Peeves la evitava!
Thanatos
continuava ad allenarsi con l’Occlumanzia, sebbene fosse
un’arte che dominava
alla perfezione. Si sentiva ancora in imbarazzo per tutti quegli anni
in cui
aveva lasciato la sua mente alla mercé di una ragazzina!
«Signor
Elysium, cosa vuole fare? Desidera seguire la lezione o lasciare la mia
aula?»
Thanatos
tornò con la mente al presente. Si riscosse, osservando la
professoressa
McGonagall che lo guardava da dietro gli occhiali sottili.
«No,
mi scusi. Non mi distrarrò più»,
rispose.
«Dopo
la lezione non vada via, devo parlarle.»
Thanatos
annuì, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena.
Sapeva bene di cosa
desiderava parlargli la McGonagall, l’aveva evitata per
metà anno, ma era
arrivato il momento di affrontare il problema.
Alla
fine della lezione, Thanatos si accostò alla cattedra,
mentre i suoi compagni
uscivano rumorosamente dalla classe.
La
professoressa si sedette e lo guardò negli occhi, come in
attesa che fosse lui
a parlare per primo.
«Quest’anno
ha i M.A.G.O., cosa ha intenzione di fare con la mia materia? Non ha
mai avuto
problemi con la Trasfigurazione, cosa le è
successo?»
Thanatos
spostò il peso del corpo da un piede all’altro.
«Sa
bene che desidero diventare Auror e confesso di essermi concentrato
soprattutto
su Difesa Contro le Arti Oscure e...»
«La
Trasfigurazione è altrettanto fondamentale per un Auror
quanto Difesa Contro le
Arti Oscure, signor Elysium», lo interruppe la McGonagall.
«Lo
so.»
«Mi
fa piacere che lei lo sappia, ma adesso è il caso di
mettersi in pari con la
mia materia. Per questo ho deciso di affidarle qualcuno che possa
aiutarla.»
Thanatos
aggrottò la fronte, confuso. Non conosceva nessuno che fosse
così bravo con la
Trasfigurazione tanto da poter dare ripetizioni.
«A
chi ha pensato?» chiese, curioso.
«Alla
signorina Katakthonios. Penso che lei la conosca», rispose la
McGonagall.
«Come?
Ma è solo al Quarto anno!»
«Le
assicuro, signor Elysium, che ne sa più di lei e dei suoi
compagni di Corso
messi insieme. Potrebbe sostenere i M.A.G.O. anche ora, a mio modesto
parere.»
Thanatos
rimase a bocca aperta, confuso e frastornato. Se avesse preso
ripetizioni da
una ragazzina del Quarto anno sarebbe divenuto lo zimbello di tutta la
scuola!
«Professoressa,
mi permetta di studiare per conto mio...»
«Con
la signorina Katakthonios sarà più semplice e
veloce, glielo garantisco. Lei sa
già tutto, suppongo. Inizierete oggi stesso nel tardo
pomeriggio. Adesso può andare,
signor Elysium.»
Thanatos
avrebbe voluto ribattere, ma sapeva bene quanto la professoressa
McGonagall
fosse irremovibile nelle sue decisioni. Salutò a mezza bocca
e indispettito
uscì dalla classe a passo lesto.
Macaria
lo attendeva all’entrata della biblioteca, con un libro sotto
il braccio e la
bacchetta nella mano, intenta a far danzare delle farfalle di carta
nell’aria. Appena
lo notò, trasfigurò la carta in petali di narcisi
che le si incastrarono nella
chioma corvina.
«Usi
gli incantesimi non verbali?» le chiese, senza nemmeno
salutarla.
«Ciao»,
gli disse lei con un sorriso, «ho sempre usato incantesimi
non verbali, fin dal
primo anno.»
Thanatos
non replicò e le fece segno di entrare in biblioteca. Mentre
percorrevano uno
dei corridoi per trovare un tavolo libero e lontano da orecchie e occhi
indiscreti
Macaria gli rivolse la parola.
«Non
c’è bisogno di usare l’Occlumanzia, non
ti leggerò nella mente. Mi dispiace di
averlo fatto, quando ero piccola non riuscivo a controllarmi. Adesso mi
capita
di ascoltare qualche pensiero solo se mi distraggo.»
Thanatos
non si scompose né tanto meno aprì la mente. Non
si sarebbe fidato tanto
facilmente.
«Qui
andrà bene», si limitò a dire,
indicando il tavolo più defilato dell’intera
biblioteca.
Macaria
prese posto e gli accennò un sorriso.
«La
McGonagall dice che potresti sostenere i M.A.G.O. anche ora»,
le disse.
«La
professoressa esagera sempre, ma forse non ha tutti i torti. So di
essere molto
abile.»
«Non
montarti la testa, ragazzina.»
«Non
è questione di montarsi o no la testa, si tratta di essere
consapevoli di chi
si è e di cosa si è in grado di fare. Tutto
qui.»
Thanatos
sospirò, sollevando gli occhi al cielo.
«Ecco
perché odio parlare con gli appartenenti alla Casa di
Corvonero: fate
ragionamenti che capite solo voi», disse.
Macaria,
invece di offendersi, rise.
«Forse
è vero», rispose e, inclinando il capo, riprese,
«tutti si aspettavano che
venissi smistata in Serpeverde.»
Thanatos
incrociò le braccia sul petto.
«Sì.
Tutta la tua famiglia, se non erro, faceva parte della mia
Casa.»
«Non
tutta. Mia madre era in Corvonero e da lei ho ereditato il potere che
spaventa
tutti...»
Thanatos
si morse la lingua, sebbene morisse dalla voglia di sapere di cosa si
trattasse. Macaria lo guadò negli occhi e solo in quel
momento lui si accorse
che alla luce del sole morente prendevano una sfumatura rossastra.
«Io
ho il dono della Vista. Ricordi la Cerimonia dello Smistamento? Quando
la
professoressa McGonagall ha chiamato il mio nome, ho avuto la visione
del
Cappello Parlante che urlava
“Corvonero!”», gli disse lei.
Thanatos
si mosse quasi a disagio sulla sedia.
«Ora
mi spiego le tue parole, allora è vero che non ti sei scelta
la Casa. Suppongo che
Silente sapesse di questo tuo potere.»
«No,
ma forse l’avrà intuito sul momento. È
un mago molto sveglio.»
Thanatos
evitò di guardarla e lasciò che lo sguardo
vagasse sui libri davanti a lui.
«Iniziamo?»
chiese infine, estraendo la propria bacchetta.
Macaria
sorrise.
«Iniziamo.»
Con
il passare dei giorni, quelle lezioni divennero un vero e proprio
appuntamento.
Non solo Thanatos aveva recuperato gli incantesimi che aveva
trascurato,
restando sorpreso nel vederli eseguiti da una ragazzina di quattordici
anni, ma
era addirittura migliorato. Macaria era un’insegnante
paziente e capace, che non
si lasciava mettere in difficoltà. Un giorno, gli
confidò di aver studiato le
magie avanzate proprio in vista di quelle ripetizioni.
«Hai
visto il colloquio fra me e la McGonagall?» le chiese
Thanatos, che oramai non
si sorprendeva più.
«Sì,
circa una settimana prima che avvenisse», rispose Macaria.
«Ecco
cosa intendeva la McGonagall quando ha detto, riferendosi a te:
“Lei sa già
tutto, suppongo”. Supponeva bene, a quanto mi pare di
capire», e dopo una
pausa, soggiunse, «posso farti una domanda?»
«Dimmi.»
«Hai
già deciso cosa fare dopo Hogwarts?»
Macaria
abbassò il capo e scrollò una spalla.
«Tutti
si aspettano che diventi Auror, ma a me piacerebbe diventare una
Guaritrice. Mi
piace prendermi cura delle persone.»
Thanatos
drizzò la schiena.
«Beh,
se vogliamo metterla su questo piano, gli Auror salvano le
persone.»
Macaria
lo guardò negli occhi.
«Tu
vuoi diventare Auror. Cosa ti spinge?» gli chiese a
bruciapelo.
Thanatos
rimase in silenzio per un lungo e interminabile istante, ponendo a se
stesso la
medesima domanda.
«A
dire il vero ho scelto questa carriera un po’
perché mi è stata suggerita
quando avevo quindici anni e un po’ perché mi
piace l’azione. Non sono un tipo
da ufficio, per intenderci», rispose infine.
«Tu
però hai detto che gli Auror salvano per persone.»
«Fra
le tante cose, sì.»
Macaria
non disse più nulla e sfoderò la bacchetta,
trasfigurando i pulviscoli di
polvere che veleggiavano nell’aria in petali di narcisi.
«Perché
il narciso?» le chiese Thanatos, afferrando un petalo prima
che si posasse sul
tavolo.
«È
il simbolo della mia famiglia», rispose lei, «e
sono i miei fiori preferiti.»
Lui
osservò quel petalo soffice e dall’odore intenso,
pensieroso.
«Grazie
per avermi aiutato», sussurrò a un tratto, senza
guardarla.
Non
poteva vederla, ma era certo che gli stava sorridendo.
«Di
nulla, grazie a te per la compagnia.»
Scese
un breve silenzio.
«Thanatos?»
«Sì?»
«Possiamo
definirci amici, ora?»
Lui
ci pensò su, guardandola in viso. I suoi occhi erano
languidi e l’espressione
sembrava speranzosa.
Le
accennò un sorriso.
«Direi
di sì», le rispose infine.
Macaria
trattenne il fiato e divenne tutta rossa.
«Allora
voglio dirti che quando andrai via da Hogwarts, mi
mancherai», disse tutto d’un
fiato.
Se
non avesse avuto un grande controllo sulle proprie emozioni, forse
Thanatos
sarebbe arrossito a sua volta. Non rispose e rimase a pensare,
osservandola
attentamente, quasi a volerla studiare, comprendere. Era una ragazza
così
particolare...
«Ci
rivedremo di certo dopo Hogwarts», le disse.
«È
una promessa?» gli chiese lei.
«Sì,
lo è.»
Macaria
arrossì un altro poco e tese una mano per stringere la sua.
Aveva un tocco
fresco, nonostante avesse iniziato a far caldo.
«Allora
quando accadrà, quando ci rivedremo, se vorrai ti
racconterò una visione che ho
avuto. Una visione che riguarda sia me sia te»,
sussurrò.
Thanatos
ricambiò la stretta.
«Non
credo di volerla conoscere, perché dubito che ce ne
sarà bisogno», rispose e
sporgendosi in avanti le sfioro le labbra con le proprie, nel segreto
di una
biblioteca illuminata dagli ultimi raggi del sole.
Angolino
dell’autrice:
1
– Prendi Crateide.
2
– Prendi la mitologia greca.
3
– Prendi Harry Potter.
4
– Shakera per bene.
5
– Attendi qualche minuto e avrai un mix che Zeus ce ne scampi.
Erano
EONI che non scrivevo di questi due e quando mi è stato
affidato questo prompt...
beh, non ho resistito. Come avrei potuto, in fondo?
Per
chi non mi conoscesse, qualche informazione di background: secondo
un’enciclopedia
bizantina dell’XI secolo d.C. Macaria è la figlia
di Ade (la madre non viene
menzionata, ma nel mio headcanon è Ecate); sempre nel mio
headcanon, Macaria e
Thanatos fanno coppia fissa, in quanto entrambi divinità
della morte: lei è la
dea della Buona Morte e presiede i Campi Elisi.
Bene,
non voglio annoiarvi oltre. Spero che la OS vi sia piaciuta!
Intanto,
sulla mia Pagina
Facebook sto facendo delle dirette in cui parlo in
modo simpatico (ok
ok, diciamo che ci provo) di mitologia. Mi piacerebbe molto invitarvi a
seguirmi, un po’ per farvi qualche risata e un po’
per lanciarmi nuove sfide!
Senza
pretese,
Elly