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Autore: Mercurionos    23/03/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 12 – La Bella Addormentata a Castel N.I.S.B.A., Parte 3 – Anno 1, 37/42 Fruttidoro
 
Il tempo passò, e il freddo sole di Neo Freezer si avvicinò al lontano orizzonte. Il cielo si tinse di rosso, e le strade cominciarono a svuotarsi. Banan era pieno di lividi, ma continuava a sforzarsi di sorridere quando Pump lo guardava. Si fermarono in una piazzetta, forse per concludere il loro appuntamento; notandolo, Radish fece cenno al suo sadico amico di saltare sul tetto di un edificio non troppo alto, in modo da poter osservare la scena senza essere individuati. Proprio in quel momento però, Pump sollevò lo sguardo oltre le spalle di Banan, che le stava ancora parlando, e per caso guardò Radish dritto negli occhi. Il ragazzo se ne accorse, arrossì fortemente, e si rintanò in una viuzza lì accanto. La saiyan, senza volerlo, non riuscì a trattenere un debole accenno di sorriso quando notò questo comportamento, ma i suoi confusi pensieri vennero troncati da una voce lontana.
 
Le persone che fino a quel momento stavano girando per la piazzetta all’imbrunire interruppero i loro affari, dimenticarono i propri impegni e dedicarono tutta la loro attenzione ad un teleschermo appeso alla parete di un bar. Ogni rumore si fece sempre più sordo fino a sparire; nemmeno il vento volle azzardarsi a distrarre i presenti. Vegeta e Radish, che ancora osservavano poco lontano la scena, si accorsero dell’insolito comportamento della folla ed aguzzarono la vista. Vivaci colori si alternavano sullo schermo che aveva catturato l’interesse dell’intera piazza.
 
Un uomo, probabilmente il proprietario del locale, si avvicinò allo schermo e premette un tasto, alzando il volume della trasmissione. Banan e Pump smisero di pensare alla loro uscita tra amici, che non si era rivelata null’altro che soltanto questo, considerando la costante presenza di due intrusi non esattamente pacati. Anche questi ultimi però, rintanati nei loro nascondigli, erano stati distratti dalla voce rauca di quello che pareva essere il conduttore del telegiornale. La confusione in televisione era evidente, e pareva che la trasmissione in corso fosse stata interrotta per un comunicato d’emergenza. Non accadeva troppo raramente, dato che molte volte venivano esaltati gli atti di ribellione in favore della propaganda dell’impero.
 
“…e le immagini che vedete trasmesse in diretta sono riprese da una squadra di passaggio vicino alla base Zoukorei, in orbita attorno a Yato Cinque. Una violenta ed inaspettata battaglia ha preso vita quando un manipolo di navicelle si è alzata in volo dalla superficie del pianeta e ha preso di mira la stazione dell’esercito. Si sospetta che si tratti del nucleo di ribelli ancora nascosti su Yato Cinque, questo poiché… Aspettate, cos’è quello? Datemi il comunicatore, presto! Devo parlare con loro! Dovete allontanarvi da lì, allontanatevi! Andate via!”
 
Ma il messaggio di avvertimento del giornalista arrivò tardi. Da quello che si era potuto distinguere dalle immagini trasmesse, una grossa nave da carico si era scagliata verso il centro della stazione spaziale, causando un’enorme esplosione nel momento del violento impatto. Fuoco e metallo vennero scagliati nello spazio profondo, illuminando a giorno i bui recessi del cosmo. Le navicelle che stavano ancora combattendo in difesa della stazione spaziale vennero sbalzate lontano dalla deflagrazione: alcune esplosero, poiché troppo vicine all’evento; altre smisero di brillare, danneggiate dall’intensa onda d’urto.
 
Quando le sfavillanti luci dello scoppio cessarono, finalmente si poté vedere cosa esattamente fosse accaduto alla gigantesca struttura orbitale. La base spaziale Zoukorei era una delle tante basi orbitanti attorno ai pianeti più importanti per la stabilità dell’universo, una titanica costruzione circolare nella progettazione non dissimile alle ammiraglie dell’esercito. Era stata tranciata a metà dalla gigantesca detonazione: della parte destra della stazione rimanevano soltanto alcuni grossi ammassi di metallo, che pian piano si stavano dirigendo verso l’atmosfera del pianeta. La metà sinistra invece sembrava più un enorme arco di metallo accartocciato, invece che una sezione di stazione spaziale.
 
Radish rimase atterrito da quella visione. Come tutti sapeva della ferocia della guerra civile al confine dell’Universo, ma non aveva mai preso parte ad una di quelle battaglie, né aveva mai assistito ad un simile spettacolo. Violenza e morte erano proprio gli elementi che avevano caratterizzato la sua gioventù, e da cui aveva voluto allontanarsi. Venne distratto nel vedere la minuta figura della sua amica tremare stretta nelle proprie spalle in mezzo alla piazza gremita.
 
Per Vegeta era diverso. Lui, che osservava la scena dall’alto del palazzo affacciato sul piazzale, conosceva bene, fin troppo bene quella sensazione. I ribelli all’Impero sarebbero sempre esistiti, e talvolta avrebbero pure potuto causare seri danni all’esercito. Correttezza e lealtà erano ideali a cui aveva rinunciato tempo addietro, aveva imparato ad essere spietato, solo così avrebbe potuto ambire a diventare il numero uno. Ma se fosse stato lui stesso su quella stazione? Se ci fossero stati quelli che poteva chiamare “amici”? Per quanta fosse la fiducia nella propria forza, Vegeta dentro di sé lo sapeva: sarebbe morto. Sarebbe morto lui, sarebbero morti i suoi compagni. E la causa di tutto ciò era la persona che più di tutti detestava: Freezer.
 
Avrebbe rinunciato a tutto. Aveva già rinunciato a molto. Si era lasciato alle spalle ciò che una persona normale avrebbe chiamato umanità, e tutto perché non aveva avuto altra scelta se non obbedire con gran fedeltà a Freezer. Aveva sempre fatto quello che gli diceva, lavorando per lui come uno schiavo e alla fine… Alla fine sarebbe stato fatto fuori? Avrebbe gettato dietro di sé ogni sua qualità ed ogni suo ideale solo per poi morire? Come era successo a suo padre? Come era successo ai genitori di Radish?
 
Guardò di nuovo la trasmissione. In silenzio, il programma inquadrava chissà quante invisibili morti, infinite vittime della tirannia di Freezer. Ma nonostante questo, Vegeta stringeva sempre più forte i pugni, e l’odio che provava si sparse anche sui rivoltosi, sugli inutili vermi che avrebbero tentato di ucciderlo solo perché indossava un’elegante armatura. L’impero galattico aveva fatto nascere rivolte e guerre civili, aveva distrutto società, portato carestie, instabilità economica e pestilenze solo per uno sterile desiderio di conquista. In molti non avevano nemmeno più una casa a cui fare ritorno, Vegeta invece aveva perduto in un solo istante anche la sua famiglia, il suo popolo, il suo pianeta.
 
Vegeta si voltò alla propria destra, vedendo avvicinarsi una figura nota. Vide qualcosa che non si sarebbe mai immaginato, specie in quella giornata dedita ad inseguire la ragazza che tanto piaceva all’amico. Radish stringeva i denti, digrignandoli rumorosamente. Uno sguardo tetro gli solcava il volto, proiettando nero e pesante odio verso le persone che si erano inimicate l’esercito e, con questo, anche i saiyan. Vegeta comprese: non era l’unico a provare queste emozioni.
Avevano rinunciato a tutto, ma qualcosa li aveva tenuti in vita. Vegeta detestava coloro che avevano deturpato la sua anima. Radish odiava le persone che avevano distrutto tutto ciò che aveva. Chinarono lo sguardo sulla folla nella piazza, abbacinati dal buio del disprezzo per il mondo che li circondava.
 
Ma la cecità arrecata da un irrefrenabile odio non poté ignorare quegli occhi. Quello stesso paio di occhi che Radish e Vegeta scorsero nella folla. Quegli occhi li stavano guardando, e cercavano soltanto una cosa: risposte. Risposte a domande che lei stessa non era in grado di comprendere, di identificare. Quando gli sguardi rabbiosi dei due giovani saiyan incrociarono quello della giovane Pump, videro un abisso ancora più profondo del loro odio: videro lo smarrimento della ragazza, la sua inadeguatezza, i suoi dubbi, tutto nella flebile luce dei suoi occhi. Prima o poi, tutti loro avrebbero potuto o dovuto vivere un’esperienza simile, volenti o nolenti. Erano soldati, non avevano scelta, la loro vita non gli apparteneva. E lei, in quel confuso momento, spinta dal proprio istinto cercò l’unica certezza che le era rimasta: erano loro, erano Radish e Vegeta, perché sapeva in cuor suo che non le restava altro.
 
I due saiyan si videro inquadrati da quei lucidi occhi pieni di interrogativi, da quel viso così tanto impallidito, e indietreggiarono. Radish cercò lo sguardo di Vegeta, e questi fece lo stesso. Si fissarono, in silenzio. Ansimavano, erano confusi, il loro pensiero rimbalzava dalla ragazza a loro, poi di nuovo, in continuazione. Videro che non erano diversi: erano stati strappati alla loro giovinezza; erano stati spogliati di ogni ideale e di ogni aspirazione; era stato chiesto loro di crescere ed essere uomini, essere soldati prima ancora che sapessero leggere; erano stati lasciati soli, ultimi della loro specie, e dovevano proteggere la loro amica. E per la prima volta compresero la voragine che li aveva sempre divisi dalla vita e ne assaporarono la profondità, tastarono il divario che si era creato tra loro e la realtà. Si sentirono soli, abbandonati di fronte ad avversità la cui magnitudine non potevano quantificare. Per la prima volta, ebbero paura.
 
Altrove, molto lontano dal pianeta Neo Freezer…
“Maledizione! Quei dannati bastardi! Non potevano aspettare qualche altro giorno?” Freezer era furioso. I pugni che lasciava cadere sulla propria poltrona piegavano il metallo, lasciando la chiara impronta delle sue mani. Dodoria e Zarbon tennero la testa china, abituati alle violente sfuriate del loro imperatore. L’ammiraglia di Freezer, come il grosso del nucleo dell’esercito imperiale, erano impegnati in un punto ai confini dell’Universo, ben lontani dal pianeta Yato Cinque quando arrivò la notizia dell’assalto ribelle.
 
“Mio signore…”
Uno degli ufficiali presenti nella sala di comando ebbe l’ardire di aprire bocca, con la semplice intenzione di chiedere quali fossero le intenzioni dell’imperatore riguardo l’attacco ricevuto. Freezer, ricolmo d’ira, non rispose. Alzò un braccio indicando con l’indice la malcapitata che aveva osato intromettersi nei suoi pensieri. Un sottile fascio di luce attraversò il petto della donna, che cadde in terra senza vita. Gli occhi di Freezer, iniettati di sangue, fissavano gelidi lo schermo dove ancora venivano riprodotti gli eventi su Yato Cinque.
 
“Zarbon!”
“Lord Freezer?”
“Possiamo permetterci di abbandonare questa battaglia e andare a sterminare quella feccia ribelle?”
“No signore, non credo. Ci metteremmo troppo tempo solo a raggiungere il sistema Yato, poi dovremmo cercare i ribelli.”
“Dannazione… Certe volte penso proprio che mi manchi Beerus. Se potessi distruggerei io stesso quell’intero sistema! Cosa fare, cosa fare?”
 
Un minuto alieno dalla pelle paglierina si avvicinò a Freezer, confidente nel fatto che non sarebbe stato giustiziato con tanta facilità: “Lord Freezer, signore…”
“Dimmi, Kikono. Hai qualche idea a riguardo?”
“Perché non ne approfittiamo per far vedere quanto valgono i migliori soldati dell’esercito, signore?”
Freezer parve calmarsi e si mise composto sulla propria poltrona: “Spiegati meglio.”
“Potremmo chiedere all’Istituto di Neo Freezer di occuparsi della questione, non trova? In questo modo mostreremo a tutti quanto sia efficace la nuova struttura e cosa succede a mettersi contro l’Impero!”
“Oh… Oh, Kikono! È un’idea eccezionale! Dimmi, quando possiamo consegnare agli studenti questa missione?”
“Le prossime missioni cominciano fra poche ore, signore, quindi temo ci sia da aspettare fino al prossimo mese…”
“Non importa. Dodoria! Ti affido l’incarico di stabilire un blocco attorno a quel dannato pianeta. In caso qualcuno volesse fuggire sarà fatto a pezzi. Se necessario fa distruggere tutte le navi ancora a terra. Ora vai! – Dodoria fece un rapido cenno con il capo e abbandonò la sala di comando, poi Freezer si rivolse nuovamente a Kikono – Affida la missione a qualcuno nelle classi più basse, facciamo vedere che i nostri soldati d’élite sono imbattibili, ma anche che non servono di certo i migliori per occuparsi di qualche minuscolo ed insignificante insetto.”
“Cosa ordino di impostare come obiettivo della missione, Lord Freezer?”
“Come, non è ovvio? Fufufufu… lo sterminio. Massacrateli.”
 
Note dell’Autore:
Essere adolescenti, in particolare dal punto di vista psicologico, non è molto divertente. Specie quando le circostanze ci costringono a prendere decisioni di cui non possiamo ancora pienamente immaginare le conseguenze. È un’età in cui si comincia a pensare, a chiedersi il perché delle cose, ma anche in cui si cominciano a provare emozioni nuove e sconosciute. I saiyan sono ottimi guerrieri, non crudeli e spietati, pazzi assassini e violenti approfittatori dei più deboli, ma è questa la visione del mondo che è rimasta impressa in mente a Vegeta. Perlomeno fino a quando qualcuno lo ha cambiato, e lo ha reso completo.
 
Molte volte, quando pensiamo e inventiamo, ci dimentichiamo delle conseguenze che può avere ogni minima azione. Quindi, che effetti catastrofici potrebbe avere il separatismo, la tirannia e la guerra a livelli galattici? Rivolte, collassi, bancarotte, carestie… Non è soltanto una logica conseguenza, è storia.
 
Mi dispiace terminare il capitolo in modo tanto drammatico, ma possiamo davvero dire che sia strano? Pian piano, in modo più o meno subdolo, Radish e Vegeta sono stati corrotti da un male maggiore. Un male tanto grande che anche il grande principe dei saiyan ha dovuto versare lacrime amare quando ha perso la vita per mano della stessa persona che lo aveva reso ciò che era diventato.
 
Non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo. La fine del primo anno si fa sempre più vicina.

 
   
 
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