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Autore: Daphne_07    25/03/2020    0 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Maledetti calderoni...

Hermione si svegliò alle prime luci dell’alba, non per un motivo preciso, come dover fare i compiti o ripassare qualcosa, ma semplicemente perché ci si era abituata. La sua maniacalità nello studio la spingeva ad addormentarsi tardi e a svegliarsi presto, cosa che le causava occhiaie da paura la mattina. Spesso tentava di riaddormentarsi, ma le era impossibile: Hermione Granger, seppur avesse solo 12 anni, non aveva mai sprecato un solo minuto in vita sua. Il suo corpo si rifiutava di oziare, e così la ragazzina correva a cercarsi un impiego, che fosse dai più utili, come aiutare Neville a fare i compiti, ai meno utili, come pulire maniacalmente il bagno pur sapendo che la stessa cosa l’avrebbero fatta gli elfi poche ore dopo. Aveva delle rigide tabelle di marcia che seguiva in modo ossessivo: ogni giorno si appuntava di quanto tempo fosse in anticipo rispetto agli orari predefiniti e poi modificava quello che aveva scritto, spingendosi a velocità disumane e perfezionando i suoi record: vestirsi in cinquanta secondi, lavarsi i denti in trenta secondi, non pettinarsi affatto, leggere dieci pagine di un saggio a caso in quattro minuti e rifarsi il letto in un minuto. Se qualcuno le diceva “Ma perché tanta fretta, hai ancora un sacco di tempo!” lei rispondeva: “Perché c’è altro da fare”, e se quello insisteva chiedendo cosa ci fosse di così importante da fare alle 6.00 di mattina, lei rispondeva piccata “Il tempo è denaro” e correva a pulire le finestre con uno straccio, cercando di non svegliare le compagne di stanza. Hermione non era un essere venale o tirchio, ossessionato dai soldi, come le sue manie nel risparmiar anche sul tempo facevano credere. Conosceva semplicemente l’importanza del denaro, il suo valore. Valore... Ma diamo tempo al tempo. Una volta vestitasi, Hermione corse a rammendare la manica dell’uniforme di Lavanda Brown, che, vedendola così attiva e instancabile, le aveva chiesto di svolgerle piccole faccende. Quella ragazzina non poteva stare un secondo senza affannarsi, avrebbe pagato per lavorare.
Non appena furono le 8.00, Hermione si fiondò in Sala Comune, dove i compagni sonnacchiosi rischiavano di riaddormentarsi sulle poltroncine rosse. Sentendolo come suo personale compito, Hermione non mancava mai di salutare Harry e Ron (dal secondo anno anche Ginny) urlando “BUONGIORNO!”, in modo che la sua voce squillante ridestasse tutti.
-Buongiorno a te, Hermione…- bofonchiò Ron.
-Sveglia! Oggi abbiamo un test di Pozioni! Ho ripassato per un’ora intera!- Per la sua prima lezione, Piton aveva programmato un test sugli intrugli dell’anno precedente: ne avrebbe sorteggiato uno a caso e si sarebbe limitato a scrivere gli ingredienti alla lavagna: toccava agli alunni ricordarsi i procedimenti di cottura e di preparazione.
-Oddio!- Harry e Ron si misero le mani dei capelli: si erano completamente scordati che Piton, alla fine dell’anno precedente, aveva programmato quella terribile verifica. La notizia del test si diffuse in poco tempo, e i Grifondoro del secondo anno convennero che era meglio non scendere per la colazione e fermarsi a ripassare.
-Siete tutti smemorati! Possibile che io sia stata l’unica a ricordarmene? Se vi foste svegliati prima, adesso avreste bell’e che ripassato! Chi dorme non piglia pesci!- li rimproverò Hermione, toccandosi il naso con aria saputa.
-Piglia che?- chiese Ron, che non conosceva tutte quelle espressioni Babbane.
-Niente, Ron, muoviti, che finiamo per beccarci un’insufficienza il primo giorno di scuola!- disse Harry, prima di correre in dormitorio a cercare il suo libro di Pozioni.
Hermione uscì dalla Sala Comune, scese fischiettando le scale e si sedette al suo tavolo nella Sala Grande.
-Ehi, ciao, Jane- Quella era indubbiamente Madeline.
-Ciao…- Hermione le fece posto e la lasciò sedere accanto a sé (per un solo Corvonero al tavolo sbagliato nessuno avrebbe fatto polemiche). Madeline fece un risolino e disse piano: -Lo sai che c’è Charles Mitchell che ti sta guardando?-
-Purtroppo lo so…- rispose seccata Hermione.
-Ma come? Lui è il ragazzo più bello e gentile della nostra età! Ha dei lineamenti perfetti! E poi guarda che capelli… Non sembrano oro fuso? E che occhi! Che occhi! Blu cobalto!-
-Mah… Quello non è oro fuso, è beige, e a me ricorda tanto il colore della diarrea-
-Non ha manco un’imperfezione! È un galantuomo che nemmeno nell’Ottocento ne trovavi uno così premuroso e raffinato!-
-Beh, riguardo alle imperfezioni, significa che passa un sacco di tempo a curare la propria bellezza, e a me non piacciono i ragazzi così vanitosi!-
-Ma è talmente elegante e di classe! Pensa che ha saputo elencare tutti i quadri di tre pittori scelti a caso dai compagni! Ed è un amore con le ragazze! Non mi sorprenderei se facesse il baciamano alla Sprite!-
-Che schifo!-
-Jane, quel tipo è ricco sfondato!-
-Questo vuol dire che è anche smorfioso!-
-Niente affatto! Te l’ho detto che è gentilissimo, non farebbe del male a una mosca!-
-Significa che ha un carattere debole e piatto- insisté Hermione.
-Jane, è un affarone-
-Ma perché cavolo mi parli di lui come se me lo stessi vendendo al mercato?- Come avrete ben capito, Hermione non era affatto empatica. Se c’era qualcosa in cui non era brava, quella cosa era comprendere i sentimenti altrui. Non avrebbe intuito niente da delle mezze occhiate, non ci avrebbe creduto nemmeno se glielo avessero raccontato: lei voleva sentirselo dire in faccia dal diretto interessato, altrimenti non avrebbe dato credito nemmeno agli sguardi più eloquenti e alle premure più esclusive.
-Lui ti guarda molto, Jane… Non credi che possa significare che si è infatuato di te?-
-Macché, Mad! Sono solo occhiate, non ha senso, non ci siamo mai parlati!-
-E chissenefrega! Lo sai quante qualità ha?-
-Da quello che ho capito, ha altrettanti difetti. A me piacciono i ragazzi un po’ più… vivaci, ecco, con un carattere ben delineato-
-E’ un modo per dire che ti piacciono i tipi stronzi?-
-Cosa dici! Mi basta che abbiano un po’ di milza! E non mi interessa che mi elenchi dei quadri, la mia cultura mi basta e avanza!-
-Ha una villa da re!-
-Ma non me ne importa un accidente! È la ragione più infima di un fidanzamento, poi tanto lui non mi piace, IO NON GLI PIACCIO, ficcatelo in testa, e bohm- Hermione sbattè il piatto di frittata sulla tavola (gli inglesi mangiano quello) e un uovo viscido scivolò sul pavimento.
-Cosa c’è tanto da urlare, eh, Granger?- Una voce perfida e pungente. Malfoy, di sicuro. Di nuovo Hermione ebbe l’impulso di ingaggiare un combattimento, ma si rese conto che non avrebbe potuto rischiare così tanto. Meglio il vecchio buonsenso, anche se non le piaceva stare quieta e lasciarsi sottomettere.
-Niente, perché diavolo mi infastidisci?-
-Fa’ attenzione a quello che dici. Blaize è un idiota, ma non sarà sempre lì a salvarti la pelle!-
-Merda, tremo dalla paura!-
-Te ne pentirai!- E Malfoy si girò dall’altra parte, scortato da Tiger e Goyle.
-Jane, non hai paura che ti giochi qualche brutto tiro?- chiese preoccupata Madeline.
-No, è un tale idiota! E poi è anche un codardo: se non te ne fossi mai accorta, infastidisce solo i professori deboli e di cui non ha paura, ma si astiene dal far baccano durante le lezioni di Trasfigurazione o di Pozioni!-
-Possibile… Ma sai che lui è imprevedibile, potrebbe lo stesso farti qualche scherzo-
-Non lo riterrò un degno avversario finché non mostrerà un po’ di coraggio e non tenterà di infastidire anche la McGranitt o Piton. Altrimenti resterà un smidollato! E ti assicuro che sarà così-
-Va bene, d’accordo- Suonò la campanella dell’inizio delle lezioni e gli studenti corsero nelle loro classi. Hermione, insieme a Harry e Ron, scese nei sotterranei e si fermò davanti alla porta scura dell’aula di Pozioni. Erano in anticipo di qualche minuto, ma Hermione aveva insistito perché arrivassero lì prima di tutti: non perdere mai un minuto, accanirsi sulle cose e, se possibile, battere gli avversari sul tempo. Le piaceva questa sfida ingaggiata silenziosamente tra lei e i suoi nemici, i Serpeverde. Era bello sentirsi più brava di loro, batterli a colpi di cultura e di puntigliosità. Queste erano le parole d’ordine: lavoro duro e competitività. Per Hermione era sempre stato così, il suo spirito battagliero le suggeriva di sconfiggere tutti a colpi di determinazione. Anche se senza alcuna cattiveria, aveva sottomesso anche Harry e Ron, intimorendoli con la sua intelligenza, e si percepiva che lei era un po’ come “l’albero Maestro” del gruppo. Non sapeva perché brillare più degli altri le desse così tanta soddisfazione, sapeva solo che così avrebbe eccelso e si sarebbe sentita potente. Perché lei, al contrario di ogni aspettativa, eccelleva in tutto, e non si sarebbe mai lasciata mettere i piedi in testa. Questa sua caratteristica aveva alimentato il desiderio di scontro sul treno, il tratto “combattivo” era cresciuto durante l’estate e aveva determinato quello sfogo eclatante di rabbia repressa. I lettori penseranno “Ma questo non è OOC!”, però visto che la storia è “What If” possiamo anche cercare di vedere come sarebbero andati i fatti se Hermione fosse stata così.

Dopo un po’ arrivarono anche gli altri, e, non appena Hermione incrociò lo guardo di Malfoy, lui le lanciò un ghigno perfido e agghiacciante. No, doveva stare calma, non lasciarsi intimorire da quel codardo! Stavano per sostenere la prima lezione e il primo test dell’anno scolastico, Hermione doveva assolutamente concentrarsi ed ottenere il risultato più alto, come sempre.
-Venite- Piton comparve sulla soglia della porta e fece cenno agli alunni di entrare. Tutto era come l’anno precedente: un’aula scura e fredda, i banchi di noce, gli scaffali polverosi, la lavagna degli ingredienti e i calderoni. Hermione si sedette al solito posto, in prima fila, lontana da tutti, per evitare che qualcuno potesse copiarla.
-Silenzio!- intimò Piton, minacciosamente, e tutti si zittirono all’istante. Nell’aula era diffuso il malcontento e la paura per il test: evidentemente Hermione era l’unica, tra Grifondoro e Serpeverde, ad essersi ricordata della verifica. Si lanciò un’occhiata intorno, compiaciuta della sua memoria, e notò con felicità che tutti i Serpeverde avevano un’aria terribilmente preoccupata: di certo erano così impreparati che nemmeno la predilezione del professore nei loro confronti li avrebbe potuti salvare. Sul viso di Pansy Parkinson, una ragazza con la faccia da carlino, si poteva leggere il terrore puro. Tutti ritenevano che quel test fosse un’ingiustizia: i ragazzi erano divisi tra smarrimento e indignazione, un misto di panico e rabbia contro il professore. Nessuno, chiaramente, si era osato di contestare, non ci sarebbe stata una protesta neppure se gli alunni avessero espresso il loro parere in forma anonima: Piton era terribile con chi si opponeva alle sue decisioni, e anche i Serpeverde temevano la sua ira.
-Dovrete preparare la pozione del Fiorenero, su cui mi sono soffermato particolarmente l’anno scorso. Alla lavagna sono scritti gli ingredienti. Paciok, controlla quelle gambe!- Neville era stato assalito dalla tremarella, e naturalmente Piton non si era lasciato sfuggire l’opportunità di farlo vergognare. I Serpeverde esplosero in una risata finta ed isterica, mentre i Grifondoro, abituati a quei maltrattamenti, stettero muti. Però… mancava una voce al coro delle risate. Dov’era finito il sorriso cattivo di Malfoy? Lui e Zabini se ne rimasero zitti, Malfoy tenne il capo chino sul banco per tutto il tempo, finché quella risata oscena non si spense. Aveva uno sguardo annoiato, come se si fosse stancato di quelle puerilità, e osservava Piton con un’aria… non riprovevole… superiore, forse, come se anche lui avesse riconosciuto le bassezze di quell’uomo. Possibile?! Ma cosa era successo? C’entrava con la storia dello schiaffo? Naturalmente Malfoy aveva ancora un viso sprezzante e maligno, ma questa volta il destinatario di quelle occhiate arroganti non era Allock, bensì Piton, nientemeno che il professore più temuto della scuola.
-Iniziate- Qualcuno sbuffò, Piton lo fulminò con lo sguardo. La pozione del Fiorenero, eh? Abbastanza complicata, per fortuna che Hermione si era segnata le fasi di preparazione su un taccuino e aveva potuto ripassare a casa. Dalla punta della bacchetta di Hermione scaturì una fiamma bluastra, di cui la ragazza si servì per appiccare un fuoco magico sotto il calderone. Tagliò meticolosamente l’aglio a metà, poi schiacciò dei baccelli rossi sotto il mortaio e li versò nella pozione. Tutto (almeno per lei), sembrava andare a meraviglia, mentre lo stesso non si poteva dire degli altri. La pozione di Neville borbottava minacciosa, quella di Ron aveva assunto la consistenza del catrame, quella di Goyle puzzava di zolfo e in quella di Amanda Hill, una ragazza del Serpeverde, stava crescendo a velocità spaventosa un fiore carnivoro. Un paio di ragazze si misero a singhiozzare, altri iniziarono a respirare affannosamente e altri ancora assunsero la faccia di chi è condannato a morte. Piton, disgustato, guardò minacciosamente tutta la classe, ma i suoi occhi si posarono su un ragazzo in particolare: Malfoy. Non aveva neppure acceso il fuoco sotto il calderone, e ostentava uno sguardo di sfida verso il professore. Piton rimase sorpreso dallo stranissimo comportamento del suo allievo prediletto, quel fastidioso marmocchio che fino a pochi mesi prima sarebbe stato disposto a leccargli i piedi. Inizialmente fece finta di non aver visto, ma, appena si rese conto che la classe intera stava guardando la scena, decise di non fare la figura del debole e di contrattaccare.
-Malfoy, cosa stai aspettando? Muoviti e prepara quella pozione, o sarò costretto a punirti- Malfoy assottigliò gli occhi e fece una smorfia compiaciuta, come se non stesse aspettando altro che quelle parole.
-Con tutto il rispetto, signore, non mi sembra giusto- disse, senza scomporsi, quasi stesse intrattenendo una conversazione con un suo amico al bar.
-E cosa non ti sembra giusto?- chiese Piton, a denti stretti.
-Questo test, signore. L’ultima volta che ce ne ha parlato è stato tre mesi fa, e soprattutto noi non abbiamo avuto modo di ripassare: la pozione non si trova sul libro. Inoltre le fasi di preparazione sono molto complesse, e, credo di parlare a nome di tutti, è difficile ricordare i procedimenti dopo un’estate di inattività- dopodiché, nell’aula si creò un silenziò teso. Malfoy lasciò i compagni di stucco, non solo perché aveva contestato le decisioni del professore, ma anche perché aveva fatto la cosa tutto da solo, senza che nessuno lo sostenesse. Man mano che il ragazzo parlava, il viso di Piton si era arrossato sempre di più, passando da cereo a rosso mattone. “Ma io sto sognando!” si disse Hermione, sconvolta, e lanciando delle occhiate interrogative a Harry e a Zabini. Rimase talmente scioccata che smise di mescolare la pozione, cosa essenziale perché l’intruglio non si addensasse, e non si rese conto che da una fiala stava gocciolando del liquido altamente pericoloso. Quel liquido colò lentamente giù dal porta-provette fino al calderone, dove, goccia per goccia, si riversò tutto. Provocò una terribile reazione chimica con gli altri ingredienti: il calderone si squarciò in due, come se lo avessero tagliato a metà, e la pozione schizzò in faccia a tutti i presenti, ricoprendoli di una sostanza fredda, viscida e rosa. Come se non bastasse, dal punto dell’esplosione cominciò a scaturire un fumo denso e nero. I ragazzi colpiti dalla pozione iniziarono ad emettere dei piccoli strilletti scioccati, ma nulla si dimostrò più disastroso di Hermione, colpita per prima, e su cui si era riversata la maggior parte del liquido. Era ricoperta dalla testa ai piedi di quella strana sostanza. Lentamente, si passò la mano sugli occhi, liberandoli dalla sporcizia come un tergicristallo sopra un finestrino. Non appena si rese conto di quello che era successo, il suo viso avvampò. Attorno a lei si era creato un silenzio imbarazzante, rotto solo dalla tosse di chi respirava il fumo e dalle urla soffocate delle ragazze.
-GRANGER!- tuonò Piton. Sì, era nei guai. Decisamente nei guai, inelegantemente e spaventosamente nei guai. Proprio lei che aveva la fama di essere perfetta in tutto quello che faceva! Quel casino aveva distolto l’attenzione da Malfoy, che adesso sogghignava divertito, coprendosi la bocca con una mano. Se quel bastardo aveva guadagnato un po’ della sua stima, beh, l’aveva subito persa!
Ma vita è fatta così: ci sono giorni belli e ci sono giorni in cui vieni ricoperto da una strana poltiglia rosa, viscida e maleodorante.

   
 
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