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Autore: Inikos DS    25/03/2020    3 recensioni
Nico Di Angelo ha sedici anni, dopo la morte prematura della madre Maria, si troverà a dover fare i conti con la nuova compagna del padre: Persefone. Costei porterà via al ragazzo l’unica persona cara rimastagli; sua sorella Bianca.
Accusato ingiustamente dalla donna, di esser lui l’assassino della ragazza, Nico sarà portato di forza in un manicomio situato su un isola, nel pieno dell’oceano Atlantico; l’Happy Island.
Qui il ragazzo, si troverà ad affrontare una situazione completamente nuova, distrutto dal dolore e circondato da malati mentali, scoprirà presto gli orrori che si celano dietro quel nome, all’apparenza così “rassicurante”. Tra nuove amicizie, odio e il tanto desiderato amore, Nico dovrà combattere contro i suoi demoni per riuscire nella sua vendetta: eliminare Persefone e proclamare la sua innocenza al mondo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Angolo Autore:


Salve a tutti/e,

ebbene eccomi qui ad aggiornare questa storia dopo ben quasi tre anni di assenza. Mi rendo conto che è trascorso così tanto tempo che difficilmente troverò ancora qualcuno. Ma volevo comunque tentare, avendo da parte questo capitolo già da un po' di tempo. Vi chiedo scusa per essere scomparso e per aver lasciato passare così tanto tempo. Purtroppo questo è un problema che ho con molti ambiti della mia vita. Ma senza andare fuori tema, prima di leggere il capitolo, vi lascio un piccolo riassunto “rinfresca – memoria” di quello che è accaduto all'incirca nei capitoli precedenti, così da ricordavi un po' il contesto e gli avvenimenti. Anche se mi rendo conto che forse vi toccherà rileggere i capitoli precedenti per poter apprezzare appieno questo, che avviso già da adesso: è un capitolo piuttosto breve, poiché di passaggio. Se riceverò un riscontro da voi, sappiate che finirò la storia senza abbandonarvi qui in eterno, lo prometto. Voi come state? Purtroppo stiamo attraversando un momento assai delicato e tragico sotto alcuni aspetti. Ma passerà anche questo, infondo nulla dura per sempre. Nella speranza che la mia storia possa essere una piacevole distrazione in un momento del genere, vi auguro una buona lettura.

Scusate ancora e grazie.

Nico.

 

Riassunto Breve:

Nei capitoli precedenti Jason e Reyna sono stati scelti come nuovi messaggeri e mandati in Bulgaria alla ricerca di nuovi ragazzi da portare all'Happy Island, sotto la supervisione (a distanza) dei terribili Phobos e Deimos. Persefone, dopo aver cercato di scappare con in grembo il figlio di Ade è stata rapita e riportata all'Happy Island, dove Will e Michael hanno iniziato a prendersi cura di lei. Inoltre su decisione di Zeus, Era e degli altri professori, appena partorito il pargolo, sarà rinchiusa nel reparto dedicato ai malati mentali come punizione per aver cercato di tradirli. Nico e Will hanno fatto l'amore per la prima volta e finalmente si sono aperti l'uno con l'altro, specie Will che ha raccontato al ragazzo tutta la storia del suo triste passato e del motivo per cui lui e Michael sono dei medici esperti nonostante la giovane età. Annabeth e Leo, dopo aver dovuto aiutare Era e gli altri a rintracciare Persefone, hanno iniziato ad elaborare un piano per poter accedere agli uffici segreti dell'Happy Island, nella speranza di riuscire a mettersi in contatto con Jason e Reyna.

Lou ed Hazel continuano ad aiutare Nico a mettersi in contatto con sua madre e soprattutto con sua sorella Bianca, tramite le sedute spiritiche. Soprattutto dopo che Lou ha ritrovato un messaggio scritto da lei stessa, mentre si trovava in stato di trance. Bianca invece si è risvegliata dal coma e su consiglio di una dottoressa, dovrà essere ricoverata nella clinica del dottor Ollo, che si trova in Bulgaria, (il resto lo vedrete in questo capitolo). Inoltre dal capitolo precedente ho introdotto un nuovo personaggio, chiamato la “dama bianca” che più avanti capirete chi è. Altra cosa, Nico aveva trovato la madre di Jason, Beryl Grace, rinchiusa nel reparto dei malati mentali e stava per farla rincontrare al ragazzo, ma proprio in quel momento quello è dovuto partire per la Bulgaria con Reyna. Infine Piper è disperata per la partenza di Reyna e non sa ancora bene come affrontare la sua assenza.

 

 

 

 

 

Inizio Capitolo:

 

 

 

 

 

Happy Island – Stanza di Piper e Reyna:

 

 

“Stupida innamorata...”

Con quelle parole che le ronzavano in testa Piper aprì gli occhi. Avvertiva un dolore sordo alla fronte e, quando cercò di alzarsi, il corpo stremato dal duro allenamento a cui si era sottoposta la sera precedente, la fece nuovamente crollare distesa. Solo allora si rese conto della presenza di Annabeth e Hazel che dormivano accanto a lei.

Le due ragazze infatti, dopo averla trovata stesa priva di sensi nell'arena, l'aveano scortata fino in camera ed erano rimaste a vegliare su di lei.

Annabeth aprì gli occhi,

<< Ehi Pip, come stai? >> le chiese, accarezzandole il viso. A quelle parole, la ragazza le si raggomitolò contro e iniziò a piangere silenziosa. Annabeth la strinse forte a se. Poteva capire come si sentisse l'amica. Anche il suo cuore non avrebbe retto, se qualcuno le avesse portato via Percy da un giorno all'altro.

 

 

 

Camera di Will – All'incirca nello stesso momento:

 

 

Nico aprì gli occhi, il calore delle mani di Will, che dormiva stretto a lui, gli infondevano una piacevole sensazione al corpo. La mente tornò al giorno prima, a quando si erano amati. Dopo essersi confidati e chiariti, ogni tipo di barriera era caduta tra loro e così, si erano uniti come due disperati nella tormenta.

Nico aveva raggiunto l'estasi, mai prima di allora, aveva provato emozioni e sensazioni di una tale intensità. Will l'aveva letteralmente fatto impazzire, trascinandolo nella più ipnotica delle passioni. Il solo ripensarci gli faceva smuovere qualcosa lì sotto.

Cullato dal respiro del biondo, prese ad accarezzargli la schiena, disegnando piccole spirali sulla sua pelle.

Non sapeva ancora bene cosa significasse amare qualcuno. Certo, amava sua madre e sua sorella Bianca, ma l'amore nei confronti di Will era un qualcosa di diverso, un sentimento nuovo. E lui si sentiva tremendamente spiazzato di fronte alla sua intensità. Mai avrebbe pensato di trovare qualcuno come Will. Così dolce, così premuroso e con un'innata gentilezza, nonostante il terribile passato che aveva alle spalle. Infondo lui non era l'unico ad aver conosciuto la sofferenza. E capiva ora, che era da stupidi pensare di essere gli unici. Tutti soffrono, tutti hanno i loro scheletri nell'armadio, le proprie battaglie silenziose. E spesso sono proprio le persone più buone, quelle su cui la vita ha deciso di accanirsi maggiormente. Infondo tutti sono vittime, chi più chi meno. Dunque perché aveva deciso di voler essere il disperato per eccellenza? Quando la disperazione stessa non ama fare distinzioni.

Will si mosse nel sonno,

<< Uhm... >> biascicò con voce impastata.

Nico gli accarezzò il viso, << Ehi. >> sussurrò, scostandogli un ricciolo dal viso.

Il biondo aprì gli enormi occhi azzurri, che nella penombra brillavano come due gemme.

<< Sei per caso un miraggio? >> gli domandò, iniziando a baciargli il collo.

Nico sorrise, << Al massimo potrei essere un incubo. >>

<< Un incubo splendido allora. >> rispose Will continuando a lasciargli baci sul collo che pian piano risalivano verso le labbra.

Impaziente Nico gli afferrò il volto tra le mani e lo baciò con ardore. Così iniziarono a vorticare nel letto, in preda a quei baci carichi di desiderio. Labbra contro labbra, schiuse e gonfie come una rosa in piena fioritura. Nico prese a strusciarsi contro il petto di Will che si lasciò scappare un gemito.

- Driiiin, Driiin. -

Un rumore assordante interruppe i due, frantumando l'intera atmosfera.

<< Fottuta sveglia. >> imprecò Will, balzando dal letto per spegnerla.

<< Stamattina sono di turno, non posso saltare. >> disse poi, guardando Nico con dispiacere. Il moro strinse i denti, << Tranquillo lo so. E poi anch'io tra poco ho lezione con quel coglione di Ares. >>

<< Odio questo posto. >> esclamò Will, avvicinandosi nuovamente a lui. Senza preavviso gli afferrò il pacco con forza e con l'altra mano lo tirò a se.

<< Questa sera però, niente e nessuno si metterà fra di noi. >> disse baciandolo.

Nico annuì, mordendogli il labbro. << O verrà ucciso dal qui presente. >> esclamò con un sorriso diabolico e le parti basse in fiamme.

Dopo che il biondo fu uscito, Nico corse a farsi una doccia. A quanto pare, l'averlo fatto il giorno prima aveva aperto i cancelli della passione, ed ora ne era più che certo, sarebbe stato difficile contenersi, soprattutto per lui.

Asciugati i capelli, indossò la divisa e si avviò verso l'arena. Lungo i corridoi tuttavia, quasi andò a sbatter contro un frettoloso Leo accompagnato da un altrettanta frettolosa Annabeth.

<< Scusa Nico >> esclamò il ragazzo.

<< Tranquillo. >> rispose. << Dove andate così di corsa? >>

Annabeth lo salutò con un gesto, << Ora non possiamo spiegarti. >> disse svoltando dietro ad un angolo, seguita a ruota da Leo.

Nico alzò le spalle, chissà cosa stava tramando quei due.

 

 

Bulgaria – Sofia:
 

 

Reyna e Jason si calarono lungo una scaletta sudicia. Sotto di loro si aprì un ambiente sporco e insalubre. Un topo sfrecciò vicino ai loro piedi e Jason cacciò un urletto che risuonò per tutto l'ambiente.

Reyna lo guardò molto male,

<< Scusa. >> sussurrò lui, << E' che i roditori non mi sono mai stati particolarmente simpatici. >>

La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi accese la torcia che teneva nella tasca dello zaino.

<< Attento, attento c'è un topo sopra di te! >> urlò improvvisamente Phobos dalla radio video trasmittente.

Jason sobbalzò dallo spavento, urtando con un braccio il polso di Reyna che fece a sua volta cadere la pila.

<< Fanculo! >> esclamò con rabbia rivolta ad entrambi. << Volete smetterla di fare i coglioni? >>

<< E' lui che mi ha fatto spaventare. >> provò a giustificarsi il biondo, mentre Phobos rideva di gusto.

<< E tu modera i termini ragazzina. >> intervenne Deimos.

<< Va all'inferno. >> ribatté la mora recuperando la pila, che nel frattempo si era sporcata di uno strato liquido appiccicoso che preferì non identificare.

<< Che schifo di posto. >> esclamò guardandosi attorno. << Possibile che si trovino davvero qui? >> domandò poi con tono incredulo.

<< Certo che siamo sicuri. >> rispose Deimos. << Semplicemente sei tu che non sei abituata a questo, dolce Reyna. >> la schernì.

<< Già. >> gli fece eco suo fratello. << Vi lamentate tanto dell'Happy Island, ma come credi che vivreste in un posto del genere? >>

Reyna non seppe come ribattere a quell'affermazione, nonostante la rabbia cieca che le rodeva il fegato, doveva riconoscere che Phobos aveva ragione.

Pensare di essere costretti a vivere in quelle condizioni. Circondati dallo sporco, dalle malattie e dagli escrementi. Soffocati da mura piene di muffa, sporcizia e rosicchiati da ratti infetti e scarafaggi... Come poteva un essere umano ridursi così?

Qualche metro più avanti Jason illuminò con la torcia un modesto spazio che si apriva in una stanza rettangolare. Dal soffitto che raggiungeva appena un metro, serpeggiavano grossi tubi in acciaio dal quale si diffondeva un grande calore ma anche una grande puzza. A terra stavano alcune coperte impilate una sopra all'altra, uno zainetto semi aperto, qualche lattina di cereali e alcune bottiglie di birra ormai vuote. In un angolo la ragazza notò dei contenitori di plastica pieni di un liquido giallo, che sicuramente non era limonata.

<< Visto che qualcuno c'è? >> la rimbeccò Phobos con voce allegra.

Reyna lo ignorò e si voltò a guardare Jason; anche lui era sconvolto.

<< E adesso cosa facciamo? >> domandò il ragazzo dopo alcuni minuti.

<< Aspetterete il loro arrivo e poi agirete come da copione. >>

Reyna sbuffò e nella speranza di non cadere in tristi pensieri, iniziò a ripetersi mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare. Il piano era il seguente: fingere di essere membri di un associazione di beneficenza (avevano indossato anche delle maglie a tema), pronti ad offrire ai ragazzi alloggio in una camera d'albergo per una notte. Compreso di doccia, cena e una quantità modesta di soldi. Erano certi che mai avrebbero rifiutato un'offerta del genere.

Poi la sua mente andò ai barboni che spesso vedeva passeggiare lungo le spiagge di Puerto Rico, la sua città natale, quando ancora era libera. Quei ragazzi vivevano all'aperto, dormivano in capanne fatte di giunchi o sui lunghi rami degli alberi, mangiavano noci di cocco e si lavavano nel mare. Nulla a che vedere con l'ambiente insalubre e decadente che aveva di fronte agli occhi in quel momento.

<< Secondo te quanti ce ne sono? >> le domandò Jason improvvisamente, segno che anche lui stava riflettendo sull'argomento.

<< Qui dentro forse quattro, non mi sembra ci sia poi così tanta roba. >> rispose. Poi quasi senza accorgersene si lasciò andare ai suoi dilemmi.

<< Come possono vivere così? >> domandò al compagno, come se quello potesse darle una risposta .

<< Credo per semplice abitudine. >>

<< Si, ma come ci si può abituare a questo? >>

<< Quando non si hanno altre scelte, qualsiasi realtà, può diventare l'unica realtà. >>

<< Ma tutti sanno che non esiste una sola realtà nella vita, Jason. >> controbatté.

<< Certo che lo sanno tutti Reyna, ma è più facile fingere che non sia così! >> rispose l'altro guardandola negli occhi. << Prendi me per esempio, sono nato e cresciuto su quella stramaledetta isola. E fino a qualche settimana fa, era la mia unica realtà. >>

<< E lo sarà ancora per molto. >> arrivò la voce di Phobos.

Jason lo ignorò e continuò a parlare, << La mente umana è un qualcosa di speciale e terribile allo stesso tempo. Noi sull'isola cerchiamo sempre un modo per sopravvivere ogni giorno, ed è solo adattandoci che ci riusciamo. Per chi vive qui, fingere che questo buco schifoso sia l'unica realtà è stata la scelta più facile. La mente lo fa per evitare di impazzire, come una protezione a doppia lama. Ed è questo che fanno tutti gli esseri umani. Si adattano, alle regole, a quello che la società vuole, alle persone che le circondano, a quello che gli altri vogliono vedere da loro, alla “normalità”. Si adattano a tutto, anche all'amore, solo per cercare di non soffrire. >> concluse con gli occhi lucidi e un nervo di rabbia sulla fronte.

<< Beh questo adattarsi comunque non rende le cose meno schifose. >> commentò Reyna, pensando a come avrebbe voluto vivere la sua realtà insieme a Piper.

<< Lo so, perché non è quello che vorremmo. E sai, quando ho visto per la prima volta la Bulgaria sono rimasto davvero senza parole. Un nuovo mondo mi si è presentato davanti agli occhi e se penso a quanto ancora c'è da vedere... >>

<< Una volta assaporata la libertà, essere costretti a vivere con le catene diventa

disumano. >> lo compatì la ragazza, << ed essere costretti a vivere in questo modo lo è. >>

<< Io non direi disumano. >> s'intromise Deimos che nel frattempo era tornato a dar loro rogne. << Non sono stati forse, gli altri esseri umani a spingere questi a vivere in tal modo? Tesoro questo è un comportamento più che umano. >>

<< Lo stesso che avete fatto voi bastardi con noi. >> sputò Reyna furente.

<< Appunto, questo conferma le mie parole. >> commentò soddisfatto l'altro, bevendo rumorosamente da una cannuccia.

<< Adoro la pepsi. >> aggiunse poi con un sospiro rilassato.

 

 

 

La ragazza si stava lavando da ormai più di mezz'ora, ma Reyna poteva capirla bene. Con tutta la sporcizia e il fetore che aveva addosso. E poi chissà da quanto tempo era che non vedeva una doccia come quella. Sul tavolino per lei, aveva già sistemato la cena e versato del sonnifero un po' ovunque nel piatto. Appena crollata addormentata sarebbe stata prelevata dagli scagnozzi di Phobos e Deimos.

Alla fine ne avevano trovati tre: lei e due ragazzi che adesso erano nel bagno di Jason a ripulirsi anche loro. All'inizio si erano dimostrati tutti e tre reticenti, specie lei, di nome Nisha. Ma alla fine avevano accettato, costretti dall'offerta troppo succulenta per poter essere rifiutata. In quel momento la porta del bagno si aprì e Reyna la vide uscire vestita con gli abiti che le aveva lasciato sul lavandino.

Parlava male l'inglese, quindi cercò di farle capire le cose aiutandosi con le mani:
<< Qui c'è la tua cena. >> le disse, << Mangiala. >> facendo cenno di prendere il piatto.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, ma al secondo boccone, cadde al suolo addormentata. Un minuto dopo entrarono due uomini e prelevarono il corpo.

Usciti dalla stanza, Reyna si versò del vino rosso e lo bevve tutto d'un fiato, poi scaraventò il bicchiere contro la parete, che esplose frantumandosi in mille pezzi.

Cosa stava facendo? Consegnava quelle povere persone in mano di quei pazzi che avevano rovinato la sua stessa vita. Colta dallo sconforto e in preda ad una sorta di delirio, scoppiò in lacrime, i singhiozzi le impedivano di respirare correttamente. Si accasciò al suolo, coprendosi il volto con le mani.

Come poteva adattarsi a questa realtà? Come poteva, quando l'unica a cui era riuscita ad adattarsi stando bene per davvero era una sola: quella in cui Piper era con lei, giorno dopo giorno.

 

 

 

Italia – Venezia:

 

 

 

Ade ricontrollò per l'ennesima volta che nella valigia di Bianca ci fosse tutto l'occorrente. La chiuse e la depositò nel vano dell'aereo privato che aveva pagato apposta per far trasferire la figlia nella clinica in Bulgaria. Nella speranza che quella potesse recuperare la memoria una volta per tutte.

Circa qualche minuto dopo, arrivarono gli infermieri tirando una carrozzina sulla quale stava la ragazza. A causa del lungo periodo di coma, dal quale era uscita da poco, infatti non era ancora riuscita a riprendere il totale controllo del movimento degli arti.

<< Mi mancherai papà. >> disse all'uomo, stampandogli un bacio sulla guancia.

<< Mancherai tanto anche a me piccola mia. >> rispose l'altro, stingendola a sé,

<< Papà verrà presto a trovarti, promesso. >>

Bianca sorrise speranzosa a quelle parole, poi si guardò attorno come alla ricerca di qualcuno,

<< Perché la mamma non è venuta a salutarmi? >> chiese infatti.

Ade tentennò un po' a quella domanda, ma non si lasciò prendere alla sprovvista,

<< Purtroppo è rimasta bloccata nel traffico, ma mi ha detto di salutarti da parte sua. >> rispose, dandole una carezza sul volto.

<< Verrà anche lei a trovarmi? >>
<< Certo che si, verremmo tutti. >> la tranquillizzò. << Ma è ora di andare piccola, l'areo deve decollare. Nella clinica ti stanno aspettando tutti. >> le disse, indicando le due hostess di volo che le sorridevano caldamente.

I due si strinsero in ultimo abbraccio, poi Bianca fu trasportata all'interno dall'abitacolo che, dopo qualche minuto si alzò in volo nel cielo azzurro.

Ade rimase a fissarlo finché quello non divenne che un piccolo puntino bianco, domandosi se avesse fatto bene a mandare via da lui l'unica rimasta, di quella che un tempo era la sua famiglia.

 

Bianca non capiva molto di quello che le stava succedendo. Da quando si era risvegliata in quel letto di ospedale tutta la sua realtà aveva perso totalmente consistenza. Si muoveva in una sorta di nuvola cercando di afferrare ricordi, che a detta di suo padre erano distorti rispetto alla realtà. Ad esempio non ricordava minimamente di avere un fratello più piccolo di nome Nico. Eppure nella foto che il padre le aveva lasciato, c'era anche lui in braccio a sua madre Maria.

Cosa le era successo? Perché era finita in coma?

Nessuno gliel'aveva ancora spiegato. I dottori erano andati avanti e indietro ogni giorno, cercando di farle ricordare, somministrandole questa e quell'altra medicina. Farmaci che l'avevano fatta delirare, sprofondare negli incubi e tenuta sveglia per giorni. Mangiava quel che poteva, si guardava allo specchio e vedeva una ragazza dal viso pallido ed emancipato. Gli occhi neri spenti e le labbra screpolate. E adesso era su un areo che la stava portando in una clinica “speciale”, forse per pazzi pensò.

Nella speranza di mettere a tacere i pensieri si prese la testa tra le mani:

<< Andate via, andate via.... >> cominciò a sussurrare.

Attirò così l'attenzione di una delle hostess, << Tutto bene cara? >> le chiese con un gentile accento latino.

Bianca alzò lo sguardo verso la donna, aveva un sorriso dolce ma occhi duri e penetranti.

<< No... >> rispose. << Ma preferirei essere lasciata in pace. >>

Quella le fece una carezza e indietreggiò,

<< Va bene. >> disse solo.

Poi si avvicinò con aria sospettosa al finestrino dell'abitacolo e dopo aver dato una rapida occhiata al panorama si avvicinò svelta alla sua compagna.

Bianca non poteva sentire quel che si stavano dicendo ma sembravano avere un'aria abbastanza allarmata.

Solo quando entrambe, ebbero la conferma di quel qualcosa, alzarono inavvertitamente il tono di voce.

<< Guarda, voliamo nella direzione opposta alla nostra meta. >> esclamò preoccupata la prima.

<< Com'è possibile? Pensavo che fosse già stato tutto stabilito dalla Dama Bianca. >>

<< Lo credevo anch'io... Non credi che forse... >>

<< Una trappola? Hylla sono loro! >> urlò improvvisamente l'hostess mentre la porta della cabina pilota si apriva e due uomini armati di sciabola facevano il loro ingresso. >>

A quella vista Bianca si sentì svenire.

Forse sto sognando di nuovo, si dev'essere sicuramente uno dei miei incubi. Disse tra se e se.

Ma le urla di battaglia e i fendenti che si menavano tra loro sembravano troppo reali da poter semplicemente star immaginandoli. Entrambe le donne infatti, l'attimo dopo avevano sfoderato da sotto la gonna un coltello a testa e, dopo uno scambio di battute era iniziato lo scontro. Per Bianca fu come assistere ad una partita di Soul Calibour in chiave moderna. Tutti e quattro erano bravissimi, ma alla fine le due ragazze ebbero la meglio.

Eliminati i due farabutti, Hylla si avvicinò a Bianca visibilmente scossa da quanto appena successo.

<< Stai tranquilla. >> le disse guardandola negli occhi.

Bianca annuì, ma in lei qualcosa si era mosso. Quello scontro aveva aperto nella sua mente una sorta di squarcio. Una vaga lontana immagine di una lotta simile, lei con un coltello in mano, una donna dai capelli ramati che urlava. Poi il vuoto...

<< Si, si è solo che... >> cominciò a dire ma poi si bloccò immediatamente.

<< Che? >>

La ragazza scosse la testa,

<< Chi erano quei due? >>

<< Terroristi... >>

<< Hylla presto vieni qui! >> urlò l'altra ragazza che nel frattempo era entrata nella cabina pilota.

Quella corse in aiuto dell'amica. Parlavano a voce così alta, (forse a causa del panico), che Bianca riuscì ad ascoltare tutto quello che dicevano.

<< Hanno impostato il pilota automatico! >>

<< Dove siamo dirette? >>
<< All'Happy Island naturalmente... Erano loro, sono sempre stati loro. >>
Hylla imprecò in spagnolo.

<< Non posso credere che siano riusciti a fregarci così, sotto il nostro naso. >>

<< Dobbiamo assolutamente contattare il quartier generale, non ho idea di come si piloti questo coso. >> ammise l'altra.

Bianca le sentì parlare al telefono con una certa Leto che a quanto pare poteva dar loro direttive su come manovrare l'aereo.

Nonostante tutta la situazione, Bianca non riusciva ad avvertire paura. Forse era colpa delle medicine che le erano state somministrate o forse semplicemente aveva dimenticato cosa si provasse ad averla.

Dopo circa un quarto d'ora, la ragazza vide una delle hostess, quella che doveva chiamarsi Hylla tornare da lei.

<< Perdonaci per prima, non era nostra intenzione spaventarti. Sappi soltanto che ora sei al sicuro e soprattutto che ti stiamo portando in un posto sicuro. >>

Bianca annuì, per qualche strano motivo credeva alle parole di quella donna, nonostante fosse una sconosciuta, che aveva appena assassinato un uomo con un pugnale davanti ai suoi occhi.

<< Basta che non precipitiamo nell'oceano con questo coso. >> disse soltanto guardando fuori dal finestrino.

L'altra sorrise, << Oh per quello ci stiamo lavorando. >>

 

 

  
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