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Autore: _iamross    26/03/2020    0 recensioni
I limiti sono dei punti fondamentali da non dover superare. Il controllo, difatti, è forse la caratteristica che più rispecchia Arabella Nelson; ama dominare e avere sempre il coltello dalla parte del manico. Arruolarsi nell'accademia militare è stata infatti la scelta più azzeccata per quell'anima da combattente che da sempre ha influito sul suo presunto futuro. Ma la sua facciata da falsa combattiva nasconde milioni di retroscena. Un passato difficile, una vita dura, molti segreti e un appiglio: la sua carriera. Ma cosa accadrebbe se qualcuno in particolare riuscisse ad abbattere quel muro di freddezza costruito negli anni?
•••
«Forse sei abituata ad avere il mondo ai tuoi piedi.».
« O forse sei tu che credi di essere superiore agli altri, tanto da non rispondere ad una semplice domanda.».
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Settembre 2017.

« Nell'ambito dell'addestramento militare si possono distinguere due tipologie di attività: quelle formative e quelle addestrative. Esse incidono sulla sfera del saper essere un militare e tali capacità che apprenderete perseguono un solo obiettivo: sviluppare le vostre abilità, capacità e dimestichezza nel saper fare.».

La voce del colonnello dichiara, perentoria, la base ed i fondamenti di questa accademia militare. I suoi occhi scrutano senza timore tutti i visi nuovi e non, mentre affronta il suo discorso preparatorio.

A differenza di alcuni di noi, che hanno già affrontato una situazione simile, vi sono nuovi soldati che per ordini superiori sono stati trasferiti qui in Siria.

Non sappiamo il motivo principale per cui la nostra accademia, costituita principalmente da sole donne, è stata improvvisamente stravolta, dando il libero accesso anche agli uomini. Benché molte di noi, come già immagino, indagheranno a tal proposito, io preferisco dissociarmi per evitare problemi in futuro. Non ci è concesso mettere il naso in questioni di questo tipo e non intendo farlo. O per lo meno, semmai la questione dovesse puzzarmi, indagherei da sola senza l'aiuto di qualcuno. È già successo in passato a causa di alcuni reclutamenti sospetti; riuscii a controllare qualche fascicolo ma oltre ai loro dati biografici, non riuscii ad estrapolare nient'altro.

Marxwell avanza pesantemente davanti alla schiera di uomini e donne, tra cui me, che - ammutolite e con sguardi seri - lo fissiamo, attendendo lo step finale che concederà ad ognuno di noi i vari ruoli già scritti.

Non ho avuto modo di scrutare i visi, soprattutto quelli maschili, dei nuovi arrivati e con tutta sincerità nemmeno mi importa. Mi basta riconoscere Lily al mio fianco, del resto... chi occupa il posto alla mia destra o semplicemente dietro di me non mi interessa.

«Non perderò tempo spiegandovi le varie attività, sapete già cosa siete in grado di fare e quali sono le vostre capacità. In questi mesi vi potenzierete, lavorerete sodo giorno e notte e farete in modo di curare oltremodo le vostre abilità.» afferma, soffermandosi su ogni donna o uomo appena entrato dalla porta in fondo alla sala, spostando poi la sua attenzione su di noi già addestrate da un anno. « Non sarà facile, soprattutto per i nuovi reclutati e farete bene a non saltare nessun tipo di addestramento perché non esiterò a mandarvi via»

Il suo sguardo si sposta definitivamente alle nostre spalle e aggrotto la fronte quando mi accorgo che, con un cenno del capo, intima qualcuno a muoversi verso la sua direzione. I passi di più persone si arrestano solo quando Marxwell solleva la mano, ordinando lo schieramento dei ragazzi proprio dietro alla sua figura imponente.

Non li ho mai visti prima, quindi suppongo che siano gli uomini di cui parlava inizialmente il colonnello con un suo fidato ufficiale. Non ho idea di chi possano essere, probabilmente nuove reclute, ma dai loro visi seri e fermamente duri dubito che possano esserlo.

Due ragazzi, in particolare, perlustrano sia il luogo che le persone presenti ed un moto di fastidio mi assale quando si soffermano su noi donne. Il loro sguardo sembra impostato e quasi beffardo, quasi superiore a tutte noi. Sicuramente, sono due dei tanti che si affiancano alla massa, etichettandoci come deboli solo perché siamo donne.

Tuttavia, benché i loro sguardi mi infastidiscono, rimango impassibile.

«Come avrete già intuito, questa accademia non sarà più composta solo da donne ma anche da uomini.» afferma rivolgendosi a noi donne, « Per questioni di cui parleremo in un secondo momento, questi ultimi vi seguiranno durante gli addestramenti. Avete bisogno di una marcia in più, di superiori che vi seguano ad ogni passo che fate e, loro, sono in migliori su ogni linea. Quindi, da oggi in poi, l'unica cosa che vorrò sarà serietà e duro lavoro»

Apprezzamenti e squittii bisbigliati arrivano alle mie orecchie e tali voci basse incominciano a darmi fastidio. Tant'è che l'uomo si ferma di botto con la predicazione e, con uno scatto istantaneo, urla in direzione di due ragazze l'allontanamento immediato dall'accampamento.

Gli angoli della mia bocca si sollevano in un sorriso di piena goduria e, dalla breve risata di Lily, capisco che quest'ultima se n'è accorta.

« Intesi?»

« Sissignore!» esclamiamo in coro.

Le dita fremono dalla rabbia e dal fastidio, che in questo momento mi assale. Quando seppi della riunione speciale, pensai che finalmente avesse messo le idee in chiaro sui vari incarichi da affidare, ero pronta e sicura quando varcai la soglia e invece? Dopo anni in cui donne come noi hanno lottato affinché ottenessero un'importanza anche su questo campo, ecco che - quell'uomo tutto muscoli ma evidentemente anche senza sale in zucca - chiama i soccorsi, con la buona intenzione di potenziarci, come se in realtà non lo fossimo già.

Ore, giorni e anni di allenamenti solo per sentirsi dire che non siamo abbastanza.

Questa stronzata termina dopo il saluto e furente cammino a passo svelto verso la mia camera, dall'altra parte dell'accademia.

A differenze delle altre, che non si sono risparmiate commenti alquanto ridicoli sui loro muscoli o stazza, io sono decisamente contraria a questa scelta presa così su due piedi. Perché a mio parere è una decisione altamente stupida e poco motivante per noi.

« Uomini! Ha deciso di farci seguire da coloro che se la stavano spassando prendendoci per il culo!» esclamo duramente, sbattendo rumorosamente gli anfibi sul terriccio.

Lily mantiene il mio passo e ruota gli occhi al cielo: sa bene che non sopporto molti dei comportamenti di Marxwell.

«Arabella, potrebbe aver ragione» prorompe.

I miei passi si bloccano immediatamente e mi volto lanciandole un'occhiataccia. «Stai scherzando, spero»

È ridicolo, non può averlo detto davvero.

Sospira pesantemente e sorpassandomi varca la soglia della nostra camera. Sfila la giacca e rimane in canottiera, sciogliendo poi la sua lunga treccia dorata. « Non sto scherzando, sto sempre dalla tua parte ma stavolta credo che abbia ragione. Ridimensiona un po' il tuo pensiero un po' troppo femminista» mi rimprovera, affilando i suoi occhi scuri.

Incrocio le braccia al petto seguendola nei suoi movimenti. Un'altra cosa che ci distingue è proprio questa: se Lily è convinta di una cosa, farà di tutto pur di far vincere il suo pensiero mentre io preferisco morire pur di ammetterlo.

Anche se, questa volta, non ha minimamente ragione. Ho sudato per ottenere questo posto, per essere posizionata un gradino più in alto rispetto a tutte eppure non è abbastanza. C'è sempre la pecca che distrugge tutti i miei sforzi.

«Io non capisco, perché proprio adesso? C'è qualcosa sotto, questa balla che ha tirato su non riesco a digerirla» borbotto sospettosa.

Inarca un sopracciglio e sedendosi sul materasso inizia a districare i lunghi capelli.

Chiudo la porta alle mie spalle e sfilo la giacca della divisa, che siamo costrette ad indossare ogni giorno. Oggi, stranamente, non dobbiamo affrontare nessun tipo di addestramento, probabilmente, per concedere del tempo ai nuovi ragazzi di conoscere l'intero edificio e, per una volta, mi ritrovo d'accordo con la sua decisione.

Necessito un po' di tranquillità, perché la mia testa non fa altro che lavorare e lavorare - la quale, anche adesso formula varie ipotesi sul presunto motivo di questa scelta.

« Hai sentito cos'ha detto, c'è un motivo ben preciso e presto ci informerà» afferma pacata. « Non arrovellarti il cervello, Ara»

Sbuffo ruotando gli occhi al cielo; il fatto che mi conosce così bene, molte volte, mi infastidisce. Afferro dei leggins, una maglia e l'intimo intenzionata a fare una doccia e la guardo imbronciata.

Di solito è sempre lei la più ragionevole tra le due; io sono istintiva, diretta, curiosa ma anche responsabile e controllata - forse un po' troppo - mentre lei è più ragionevole, intuitiva e molte volte preferisce osservare invece che agire. Ama il controllo ma l'unica differenza è che non è un tipo di controllo quasi maniacale come il mio.

Siamo due facce della stessa medaglia, due caratteri che alcune volte si somigliano ed altre si differenziano ma che alla fine si compensano. Siamo sempre state così, io le copro le spalle e lei fa lo stesso con me. Lei mi salva ed io cerco di riportarla a galla.

« Smettila di fingerti la mia coscienza» alzo la mano dirigendomi verso la porta.

« Io non fingo, io sono la tua coscienza» puntualizza con una punta di sarcasmo.

Reprimo un sorriso. « Taci, bionda!»

La sento ridere ma decide di non rispondere. Chiudo la porta alle mie spalle, lasciandola da sola in camera, e cammino per i corridoi stretti e asettici. Solitamente, c'è sempre quel via e vai di ragazze: alcune che ritornano in camera a riposarsi quel poco tempo a noi concesso; altre, invece, che semplicemente si preparano ad affrontare l'ennesimo allenamento. E adesso che sono letteralmente vuoti, un evento che non è mai accaduto, rimugino su dove possano essere andate. In aria aleggia il silenzio, nessuno sembra fiatare e l'unico suono percepibile sono i miei passi che causano lo scricchiolare di alcuni punti del pavimento. Mi stranisce parecchio questo silenzio improvviso ma scrollo le spalle dirigendomi nei bagni comuni.

Odio i bagni comuni, soprattutto quando sono costretta a condividerlo con le altre. Non dico di essere acida o scorbutica, solo che non sopporto quando giudicano o ti osservano con un occhio di riguardo. So bene delle voci che corrono su di me ma fingo di non sapere e fingo, soprattutto, di non stare sul cazzo a molte di loro. E' vero che mi credo superiore ma solo perché, se mi mettessi a puntare il dito contro tutti, finirei per essere cacciata via. Sfortunatamente, non ho il dono della pazienza infinita e alcune ci giocano su, solo per vedermi sboccare. Lily sa di tutto questo e se ancora oggi non è successo nulla a nessuna di loro, è solo grazie a lei. A differenza mia, Lily, è fin troppo paziente e, forse, è anche per questo motivo che riesce a frenarmi.

L'indifferenza è l'unica arma - continua a ripetermi - ed io stringo i denti e ricaccio indietro tutti i modi, possibili e immaginabili, per zittire ognuna di loro.

Tiro un respiro di sollievo quando mi accorgo che anche i bagni sono vuoti, poggio i miei panni puliti sul mobile e, spogliandomi degli indumenti ormai sporchi, entro nel primo box doccia che scorgo.

L'acqua calda scivola giù per il mio corpo nudo e affronto, senza timore, il getto che cade sul mio viso riscaldando le mie gote. Il momento che preferisco di più e proprio questo: poter rilassare i miei muscoli dopo un intenso e duro lavoro. E anche se mi concedo questo piccolo momento di benessere ogni notte, ammetto che non mi dispiace poter usufruirne più di una volta.

La notte è il momento perfetto per sciogliere tutti i nodi creati durante il giorno, è come se per quelle poche ore la mia testa riuscisse a spegnersi totalmente. Eclissa tutti i rancori, i problemi ed i fastidi, dando spazio all'unico bisogno di cui il corpo necessita.

Lo scrosciare dell'acqua è una dolce melodia per le mie orecchie e sorrido insaponando il mio corpo e massaggiando la mia cute, gemendo dal piacere.

Pochi minuti dopo tolgo il sapone in eccesso dal mio corpo e dai miei capelli, giro la manovella ed esco dal box, afferrando poi i due asciugamani bianchi.

Il rumore di un altro getto d'acqua mi avvisa della presenza di qualcuno ma fingo di non accorgermene, avanzando verso il mobiletto con i miei vestiti.

Il mio riflesso appare sbiadito, quando provo ad osservarlo dall'enorme specchio posto proprio di fronte alle docce. Utilizzo l'asciugamano che tengo in mano per vedere meglio la mia figura e quando sono soddisfatta del mio lavoro, lo lascio cadere ai miei piedi.

Il mio viso appare rigenerato, più arrossato ma anche rilassato. I lunghi capelli rossi accarezzano le mie spalle, nude e punteggiate da lentiggini, gocciolando sul pavimento. Pettino questi ultimi, sospirando l'attimo dopo.

Non ho nemmeno controllato che ora è ma considerata la mia lentezza, dubito che possa essere passata mezz'ora. Abitualmente, impiego quarantacinque minuti esatti ma per una volta decido di non cronometrare il tempo e godermi a pieno la mia pausa. Inoltre, Lily è andata fare una piccola corsa, come d'abitudine, quindi non ho motivo per correre in camera e anche se lo avessi, di certo, non lo farei lo stesso.

I miei occhi sembrano più vispi e le mie labbra ancora più rosse, le mordo constatando quanto sono scure, perdendomi per un attimo tra i miei pensieri... lontani e quasi sconosciuti, ormai.

Scrollo le spalle e quando capisco che il mio corpo necessita di essere coperto, ecco che mi accorgo, dal riflesso dello specchio, di due occhi verdi - senza emozione alcuna - che perlustrano sfacciatamente il mio corpo. Riesco a vedere solo il suo viso poiché il resto è coperto dalla separé che c'è in ogni box.

Stringo l'asciugamano striminzito, che a malapena copre le mie gambe magre, e alzo il mento scrutandolo duramente.

La prima cosa che noto sono i suoi occhi verdi e inquisitori, mai incrociati prima, che per la prima volta mi mettono in soggezione e per un attimo mi fanno vacillare. Sono di un verde intenso, capaci di perforarti dentro senza chiedere il permesso e questo mi infastidisce. Il mio corpo sembra infastidirsi. La sua mascella è tagliente ed è caratterizzata da una barbetta sul mento che incornicia perfettamente i suoi zigomi, i capelli sono scuri e corti - adesso bagnati e gocciolanti - e le sue labbra sono piene e rosee. Continuo a fissarlo, tornando alla realtà solo quando la sua lingua sbuca fuori leccando il suo labbro inferiore.

L'acqua cessa di scendere e indurisco i miei lineamenti schiarendomi la voce. « Ti sei accorto che sei nel bagno delle donne?» chiedo inarcando un sopracciglio.

Il ragazzo mi fissa ancora per qualche altro secondo ma poi distoglie lo sguardo, afferra l'asciugamano ed esce dal box. Non si cura minimamente del fatto che sono una donna e che effettivamente potrebbe imbarazzarmi vederlo nudo, inoltre non mi guarda nemmeno e non si degna di rispondermi. Copre ciò che Dio gli ha donato generosamente e, mentalmente, tiro un respiro di sollievo; parlargli sarà più facile, soprattutto in queste condizioni discretamente accettabili.

Stringo più che posso ciò che mi copre e avanzo incazzata verso la sua figura, piuttosto alta e ben muscolosa. Mi dà le spalle quando tento di ottenere la sua attenzione, che, osservandole bene, sono muscolose e ampie. Le sue gambe sono sode e altrettanto muscolose e deglutisco quando la mia testa lo associa ad una divinità.

Effettivamente, è messo bene fisicamente.

Picchietto la sua spalla e sbuffo quando continua ad ignorarmi beatamente. Odio dannatamente tanto la sua indifferenza e odio dannatamente tanto il fatto che mi infastidisce ciò.

«Sei per caso sordo o hai qualche problema di comprendonio?» affermo ironica.

Finalmente si volta e dal suo metro e ottanta cinque di altezza mi fissa. Non sembra minimamente offeso dal mio commento acido, anzi, sorride mettendo in mostra due fossette che si scontrano con il suo viso dapprima burbero e la mia irritazione cresce ancora di più.

«Sei sempre così scorbutica?»

La sua voce è graffiata, bassa e roca e rabbrividisco senza nemmeno rendermene conto. La sua bellezza è disarmante ma cerco di mantenere la mia facciata da dura. Accarezzo le mie braccia, cercando di non dare nell'occhio, e mi avvicino a lui quanto basta per fronteggiarlo.

Sarà anche bello ma i suoi atteggiamenti eclissano tutto.

«Ti ho fatto una domanda, sei pregato di rispondere» evito la sua domanda alquanto ridicola e mi scontro con i suoi occhi più scuri di prima. « Al mio paese, persone del genere vengono definite maleducate»

Il suo sorriso si spegne e, come se non fosse accaduto nulla, il suo viso si tramuta in una maschera di freddezza e apatia. La mia impertinenza sembra averlo infastidito e sollevo gli angoli delle mie labbra in un sorriso di vittoria.

«Forse sei abituata ad avere il mondo ai tuoi piedi»

Il suo petto brilla a causa delle piccole goccioline d'acqua, le quali creano scie disordinate delineando il suo addome scolpito e che spariscono laddove l'asciugamano stringe il suo bacino.

« O forse sei tu che credi di essere superiore agli altri, tanto da non rispondere ad una semplice domanda» rispondo immediata fronteggiandolo.

I nostri visi sono vicini ed i nostri occhi si uccidono a vicenda. Si scrutano, si osservano e si sfidano affinché uno dei due, alla fine, ceda. Ma entrambi non lo facciamo, nessuno dei due sembra vincere sull'altro ed è per questo motivo che, alla fine, spezza questa catena aprendo bocca.

Sorride sghembo districando i suoi capelli bagnati. « Impara a fartene una ragione, Nelson, e inizia a portar rispetto ai tuoi superiori. Sai bene che l'impertinenza paga pegno»

Le sue parole confondono le mie idee ma non ho il tempo di ribattere perché apre la porta del bagno e sparisce dalla mia vista.

   
 
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