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Autore: Inquisitor95    27/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Trentuno

martedì 27 agosto

 

 

Mi ritrovo a girare in tondo per casa senza riuscire a fermarmi, assicurandomi che tutto sia messo al proprio posto e che non ci sia qualcosa di sporco in giro. Il salotto è perfettamente in ordine, la cucina altrettanto e sul tavolo ho persino sistemato le arance che ci sono nel centrotavola in maniera quasi maniacale considerando anche l'angolatura.

La maglietta che indosso raffigura un supereroe, è molto sbarazzina e c'era pure un grande logo stampato dietro, i colori predominanti sono il blu, rosso e bianco. Indosso poi un pantalone che mi arriva fino alle ginocchia, vecchio e usurato ma comodo per stare in casa.

“Ma chi me lo ha fatto fare?” mi dico ancora una volta, poi sento il cellulare suonare, come prima cosa rivolgo il mio sguardo all'orologio vedendo che sono le sei e venti di sera.

Subito corro per prendere il cellulare vedendo chi è che mi sta chiamando: “Mirco Romano” e subito sento il cuore cominciare a battere all'impazzata.

«Pronto?» rispondo cercando di non fare trasparire la mia insicurezza e il fatto che sto tremando.

«Sono quasi vicino casa tua. Posso parcheggiare nel vialetto o dove? Insomma, c'è il parcheggio?» chiede lui, la sua voce appare con l'eco quindi deduco che stia chiamando dalla macchina. È davvero reale, capisco.

«Sì, puoi tranquillamente parcheggiare nel vialetto. Non ti ruberanno mica la macchina.» dico cercando di scherzare un po' con lui, il ragazzo fa una mezza risata e poi mi saluta per chiudere la telefonata.

Con la mente resto immobile mentre col corpo continuo a girare in tondo attraversando lo spazio tra il divano e il tavolino come se fossi in equilibrista per poi trovarmi di fronte alla televisione ancora una volta.

Continuo a guardare il cellulare e ripenso a quando pochi giorni prima io e Mirco ci siamo messi d'accordo per organizzare questa serata a casa mia. Non so esattamente quale coraggio io abbia avuto per invitarlo e chi in cielo mi abbia davvero aiutato a raccogliere le forze.

“Sta di fatto però che se non ci avessi provato non avrei mai scoperto di riuscirci.” penso ancora. Ero convinto che avrebbe rifiutato o che magari non gli sarebbe andato di passare una serata con me anziché con i suoi amici o la sua fidanzata. E invece...

«Puoi stare tranquillo, non farei mai qualcosa che non mi andrebbe di fare.» è stata la risposta di Mirco quando gli ho detto che se l'idea non gli piaceva poteva anche dirlo.

La mia proposta di fatti è stata molto semplice: serata di gioco alla console, cena insieme, magari ordinare una pizza o un panino e poi dopo, se ci andava, di unirci al mio gruppo per continuare la serata giocando in compagnia.

“Ho fatto una scommessa con me stesso, ma Mirco è un amante dei giochi di gruppo e quindi non avrei mai dovuto dubitare che avesse accettato.” dico ancora a me stesso, d'altronde sembra apprezzare davvero la mia conoscenza e anche se in testa ho altro non vuol dire che da questa serata non possa consolidarsi ancora di più la nostra amicizia.

Dopo qualche minuto sento il campanello suonare e scatto in allarme, mi avvicino con una falcata veloce e e ampia e in pochi attimi supero il corridoio arrivando davanti la porta d'ingresso. Giro la maniglia e apro la porta trovandomi di fronte Mirco che mi sorride.

Indossa una maglietta senza maniche, molto semplice e interamente di colore nero, sotto indossa anche lui un pantalone color sabbia, anche a lui arriva fino alle ginocchia mostrando le gambe pelose, infine chiude con un comodo paio di scarpe da ginnastica.

Mi perdo pochi istanti osservando i suoi occhi chiari, non riesco a non pensare che sia davvero un bel ragazzo, una bellezza comune, quasi selvaggia, non come il tipico angelo biondo raffigurato nei dipinti. Mirco è semplice.

«Che hai? C'è un fantasma dietro di me o mi lasci entrare?» chiede lui scherzosamente, non aspetta che io lo inviti, di prepotenza avanza dentro la casa e mi faccio di lato per farlo passare, poi chiudo la porta.

«Benvenuto nell'umile dimora De Luca. La mia camera è al piano di sopra, vai pure.» dico indicandogli la stanza, lui sale le scale guardandosi intorno e cercando di catturare ogni dettaglio che lo circonda.

I suoi occhi si perdono sulla visione delle foto di famiglia che scendono la parete delle scale, riconosce mia madre naturalmente e poi si ferma a guardare mio padre e mio fratello, mi fa un largo sorriso.

«Sembrate una bella famiglia davvero. Siete tutti e quattro felici e senza pensieri.» dice lui con un tono amareggiato, so bene che il padre è un alcolizzato e sono anche a conoscenza del fatto che i suoi genitori non si amano più.

La situazione familiare di Mirco è molto diversa dalla mia, la sua è fredda e distaccata, noi invece siamo la famiglia più unita che si possa immaginare, quando uno di noi soffre, gli altri accorrono a proteggerlo come fossimo una branco di lupi, ognuno difende l'altro.

«Grazie, sono sicuro che anche tu però hai avuto dei momenti felici, anche con tua sorella.» dico io cercando di spronarlo, mi ha parlato più volte della sorella Gabriella, Mirco tende a non parlare molto dei suoi genitori ma qualche volta gli capita di raccontare un aneddoto.

«Scemo e cretino. Non parlo per invidia o chissà cosa, hai frainteso le mie parole. È bello vedere quanto tu e la tua famiglia siate uniti, dipende molto dai caratteri che sono compatibili tra di loro; anch'io vorrei una famiglia così...» dice in risposta continuando a salire le scale, resto dietro le sue spalle avanzando dopo di lui.

“Per me tutto questo è la normalità, ma evidentemente per certe persone non dev'essere così...” penso tra me e me.

Quando entriamo in camera mia vedo Mirco continuare a guardarsi intorno, osservando nuovamente i dettagli e si avvicina alla scrivania che si trova davanti al letto osservando le varie carte da lavoro che ho ordinato in una pila, subito accanto ci sono i miei appunti di poesia che ho lasciato lì dall'ultima volta che li ho presi, vale a dire quando sono andato con mio fratello in montagna a pescare.

«Cosa stai cercando esattamente?» chiedo, Mirco osserva rapidamente i libri che tengo negli scaffali, si avvicina all'armadio, poi si allontana e poi mi guarda ridacchiando.

«Dildi e cazzi di gomma. Sto cercando un souvenir da portarmi via, un ricordo di essere stato in questa casa.» dice con tono scherzoso, nella mia mente suona però incredibilmente minaccioso e probabilmente il ragazzo si accorge del mio improvviso disagio.

«Non troverai nessun giocattolo sessuale in questa stanza o in altre, te lo posso assicurare. Preferisco giocare con la carne cruda che con la plastica!» rispondo incrociando le braccia al petto, lui ridacchia soddisfatto della mia risposta quasi sfacciata e poi si siede sul letto.

«Hai una bella stanza. Molto in ordine. Vedessi camera mia ti metteresti a piangere probabilmente.» dice in risposta, si muove ancora e ancora e poi si avvicina alla finestra per osservare fuori, si appoggia sul davanzale.

«Se hai bisogno di fumare puoi farlo, tranquillo. Ho lasciato la finestra aperta proprio per questo.» dico io. Lui annuisce ma capisco che la sua agitazione non deriva dal bisogno di fumare e torna a sedersi.

«Allora? Cominciamo a giocare? Fammi fare un giro di prova col visore di realtà virtuale.» dice lui proponendo subito qualcosa da fare, senza neanche chiedere il permesso, il ragazzo si toglie la maglietta restando a petto nudo.

Ci metto qualche istante per riprendermi e per costringermi a non sbavargli davanti e cerco di concentrarmi sul pensiero della mia mente: “Sono proprio un depravato! Quante volte anche Rob si è spogliato davanti a me e non ho fatto tutta questa scenata! Valerio, stai calmo!”

Mi concentro su altro, tiro fuori dallo scatolo il visore che mi è stato prestato gentilmente da Max proprio per l'occasione. Ho chiesto anche a Rob qualche gioco di paura da implementare senza specificare per cosa o meglio, per chi mi servissero.

«Penso che questo sia il gioco migliore da giocare col visore. Paura in prima persona, c'è qualcosa di meglio?» dico inserendo il disco nell'apposito scompartimento, aiuto Mirco a sistemarsi comodamente per giocare e lo aiuto ad indossare il casco di realtà virtuale.

Spiego brevemente al ragazzo come muoversi e cosa fare lasciando che le prime immagini nel gioco scorrano velocemente: sangue e mostri riempiono subito le prime scene del gioco, la musica intonata suona con i classici violini in un crescendo finché poi non tace arrivando in un'area quieta dove le immagini si fanno più lugubri: attraverso lo schermo riesco a vedere ciò che Mirco sta vedendo col visore e si trova in una stanza buia con le tende tirate, una luce debole che viene dall'esterno e una ragazza in lacrime che si tiene il viso.

«Quella tipa mi ricorda troppo Alessia...» dice Mirco commentando, il suo tono di voce è amareggiato, non mi viene in mente di indagare visto che non saprei cosa dire al riguardo della sua fidanzata che piange.

Il gioco continua a scorrere finché il ragazzo non riesce a completare il primo livello, dopo aver superato altri mostri e altro sangue, le immagini si chiudono nuovamente con la ragazza che piange e che poi si volta improvvisamente urlando e terminando la sequenza di prologo.

«Allora? Che te ne è sembrato? Preferisci andare su qualcosa di più leggero?» chiedo io che per tutto il tempo sono rimasto a guardarlo giocare.

Mirco però sembra completamente assente, si toglie il casco del visore e cerca di risponde. «È figo! Davvero fa molta paura ed è anche abbastanza realistico...» dice lasciando la frase in sospeso, evita il mio sguardo e cerco di studiare la sua espressione. «Quella ragazza del videogioco era la versione mora di Alessia... mi ha fatto venire i brividi!» ripete ancora una volta.

“Sta cercando di spronarmi a chiedergli qualcosa, Mirco non è un tipo che parla volentieri dei suo problemi.” dico tra me e me, decido quindi di essere audace.

«Come mai ti ricorda proprio lei? È successo qualcosa?»

Mirco si gira verso di me mordicchiandosi il labbro come un bambino che ha fatto qualcosa di sbagliato, è la prima volta che lo vedo così piccolo e fragile. Ha l'espressione abbattuta e triste. «Ci siamo lasciati!» ammette infine.

Mi sembra di restare bloccato in quel fotogramma, come se avessero fermato il tempo e cerco di assorbire la notizia. «Perché?» è l'unica domanda che riesco a fare; nella mia testa passano un centinaio di idee e sensazioni. Le più intense però sono solo due: tristezza, per un amico che si è appena lasciato e che soffre; soddisfazione, per il fatto che il ragazzo che mi piace sia single anche se non alla mia portata.

«Io e Alessia...» comincia Mirco cercando di spiegarmi ma è come se non gli venissero le parole. «Fratello, la nostra storia è sempre stata incasinata, per raccontarti il perché ci siamo lasciati dovrei spiegarti tutto dall'inizio!»

Faccio quindi spallucce e mi avvicino a lui sedendomici accanto. «Io sono qui, se vuoi raccontarlo.» gli dico e lui sembra essere persuaso dalle mie buone intenzioni.

Mirco fa un sospiro pesante e guardandomi negli occhi comincia a raccontare: «Devi sapere che sono sempre stato un donnaiolo, te l'ho già detto è vero. Capitava spesso che anche essendo fidanzato con altre ragazze, finissi per scopare con altre. Storie di una notte, senza alcuna importanza; le relazioni poi non finivano mai bene perché ero insoddisfatto di quello che avevo.

«con Alessia è cominciato tutto cinque anni fa. L'estate in cui entrambi uscimmo dal liceo, avevo appena preso sessanta ma non mi importava di nulla. Il mondo era mio ed ero pronto a divertirmi, i miei genitori stavano ancora insieme e tutto sembrava andare per il verso giusto.

«posso dirti che quella è stata l'estate più bella della mia vita. Mare, sole, nottate intere a fumare, ad ubriacarmi fino all'alba. Lavoricchiavo ma poi tornavo a far tutto quello che mi piaceva fare. Sono stati tre mesi intensi! Poi, una sera al mare per la notte di Ferragosto, io e la mia comitiva siamo andati al mare in spiaggia, e quella notte c'era anche Alessia con delle sue amiche.

«si sa che queste cose nascono molto velocemente, io sono un tipo che fa amicizia subito, bastò una risata e un paio di battute per sciogliere il ghiaccio che c'era tra me e questa perfetta sconosciuta: una bella ragazza, lontana anni luce dalla mia tipa ideale, eppure c'era qualcosa in lei che mi aveva colpito. Che mi tratteneva a lei.

«abbiamo passato tutta la notte a ridere e scherzare, restando anche da soli in compagnia mentre gli altri facevano i cazzi loro. Io e lei siamo finiti per passare la notte camminando sulla spiaggia e dentro di me in qualche modo, sentivo aver avuto un colpo di fulmine.

«puoi ovviamente immaginare queste cose come si sono evolute: ci si aggiunge sui social, si chiacchiera e si scambia il numero di telefono. E in tutto questo lei era fidanzata con uno che era il doppio di me, un vero autentico stronzo. Uno di quei tipi poco raccomandabili, non che io sia tanto meglio... ma almeno non sono stato dentro per aver picchiato quasi a morte un tipo.

«nel giro di poche settimane io e Alessia siamo usciti tante volte insieme all'oscuro di tutto e tutti. Naturalmente neanche il suo fidanzato doveva saperlo. Non ci è voluto molto prima che finissimo a letto insieme. Ed era la cosa più bella del mondo farlo di nascosto, non preoccupandoci del suo tipo o di altri. Pensavamo solo a divertirci e scopavamo spesso. C'è stata una settimana dove lo abbiamo fatto ogni giorno di fila almeno una volta. Capitava anche due quando entrambi eravamo presi con la luna buona.

«ma naturalmente, la nostra relazione segreta non è rimasta tale tanto a lungo e succede che il suo tipo ci ha scoperti; non mentre scopavamo ma ha capito che lei lo stava tradendo con me. E cosa farebbe un fidanzato che scopre la che sua tipa lo tradisce?

«questo tipo viene da me un giorno, mi minaccia di spaccarmi la faccia se non lascio subito Alessia, se non la smetto di scriverle e se non la smetto con tutta questa storia. Ma sai come sono competitivo, per me questa relazione con Alessia non era solo divertimento, era diventata una questione di principio: dovevo conquistarla, volevo conquistarla. E senza rendermene conto mi stavo innamorando di lei, quindi non potevo lasciarla andare.

«abbiamo passato due anni vedendoci di nascosto, io ero la sua ancora di salvataggio da una relazione che le teneva prigioniera. Lei era il mio porto sicuro, un luogo dove i problemi dei miei genitori non riuscivano a raggiungermi. Ma non ti nascondo che questi due anni sono anche stati infernali; avevo paura, tanta. Sempre. Ho cominciato a soffrire anche di attacchi d'ansia e spesso stavo male perché avevo paura che lui ci scoprisse, un pazzo del genere avrebbe potuto prendersela anche con qualcun altro... non solo con me ma magari con qualcuno che amavo.

«dopo due anni però, Alessia riuscì a lasciarlo, non voleva più vivere quella relazione che la soffocava; lui naturalmente aveva dato di matto e ce le siamo dati di santa ragione! Ci siamo presi a pugni in una maniera che non ti dico... ho lottato per la ragazza che amavo, letteralmente!

«avevo vinto. Avevo vinto l'amore di Alessia e adesso potevo averla tutta per me, potevamo essere finalmente felici insieme. Segretamente, nudi sotto le coperte e sotto le stelle, ci sussurravamo che eravamo “fatti per stare insieme” e questo rendeva tutto più intrigante. Perché ci credevo

«per questo motivo ho sempre detto che io e lei stiamo insieme da cinque anni, anche se ufficialmente sono soltanto tre. E non ho mai avuto l'impulso di tradirla. Mai lo avrei sognato, lei mi ha cambiato, ha tirato fuori il meglio e il peggio di me. Ma dopo tre anni... qualcosa tra di noi si è raffreddato. E penso di aver capito che quel “fatti per stare insieme” non sarebbe bastato più.

«ormai ci stiamo facendo del male, prima non litigavamo quasi mai. Prima ero convinto che lei fosse la mia luce, come ti ho detto, il mio porto sicuro; ma qualcosa è cambiato e quando sono con lei non riesco più ad essere felice come lo ero prima. Per questo motivo, ho deciso di lasciarla

«perché così non le avrei fatto più del male. Non ci saremmo feriti e non avremmo più litigato, voglio che sia felice e io voglio essere felice. Ed ho capito, che la nostra felicità non è più quando siamo insieme.»

Ascolto ogni parola di Mirco riuscendo a figurarmi nella mente ogni dettagli di quella storia: le serate passate in spiaggia, i momenti di intimità con Alessia, i litigi con il fidanzato di lei, il momento in cui si sono finalmente messi insieme. Sembra la storia di un bel film, una storia d'amore che alla fine prevale su tutto. E quando penso che non ci sia stato un lieto fine sento gli occhi pesanti.

“Fatti per stare insieme... è una bella frase da dire. Ed è ingiusto che le cose siano andate diversamente.” penso tra me e me mentre Mirco aspetta che io dica qualcosa. Mi accorgo che il suo sguardo è fisso su di me ed è pieno di tristezza, cerco di dire qualcosa di “utile”.

«Credo che la via sia questa, è triste pensare che sia tutto finito e mi dispiace molto. Però se credi di non riuscire più a sostenere questa situazione allora credo tu abbia fatto bene a lasciarla, non puoi farle o farti del male.»

«Sei uno dei pochi al quale ho raccontato questa storia, al quale ho detto come mi sono sentito in quel periodo.» dice Mirco con voce grave e guardando altrove, in questo momento riesco a vedere quanto lui sia “umano” e fragile come qualunque altra persona in questo mondo. «Anzi, credo che forse tu sia il terzo a conoscenza di questo, o forse il secondo...» continua.

Immagino che Alessia sappia di come si sia sentito, o forse sta parlando della sua migliore amica, la ragazza che lavora nella tavola calda e che è partita. Questo mi fa sentire importante, mi fa capire che per lui sono un vero amico.

Cade tra noi qualche istante di silenzio e mi sento uno stupido perché non riesco a dire qualcosa di utile per farlo stare bene, lui fa un sorrisetto amareggiato mentre si butta dietro sul letto poggiandosi con le spalle.

Distolgo lo sguardo dal suo fisico mezzo nudo e guardo fuori dalla finestra accorgendomi che in qualche modo le ombre sono scese nella stanza e che ormai è sera. Cerco velocemente un orologio per vedere che ore si son fatte e vedo che sono quasi le otto di sera e che abbiamo parlato per quello che mi sembrava un momento.

«Fratello, io comincio ad avere fame. Che ne dici che usciamo a mangiare qualcosa di tosto? Un bel paninazzo pieno di carne a rompere!» propone lui, pensandoci bene anch'io sento un languorino allo stomaco.

«Sì effettivamente anch'io comincio ad avere fame. Sarà meglio uscire. Dammi due minuti per mettermi un jeans, non riesco ad uscire col pantaloncino.» dico e lui aspetta qualche secondo che mi tolgo il pantaloncino, cerco velocemente un jeans nel cassetto e prendo allo stesso tempo un paio di scarpe comode da mettere, nel frattempo lui si rimette la maglietta e sento lo sguardo addosso.

«Però... certo che non sei messo male eh!» dice lui commentandomi in mutande, mi sento stranamente in imbarazzo non capendo esattamente la finalità di quell'affermazione. Che sia uno dei suoi normale scherzi?

«Ehm... grazie, peccato che non lo uso esattamente a pieno come potrei però pazienza.» cerco di stare al gioco riuscendo finalmente a mettere il jeans.

«Porti gli slip?» dice ancora una volta parlando delle mie mutande, mi siedo per allacciare le scarpe e dentro di me sto già elaborando la risposta alla prossima domanda.

«Sì, ma indosso quello che capita. Ovviamente dipende dalle occasioni!» gli dico risalendo in piedi e facendogli l'occhiolino, Mirco fa un largo sorriso e ridacchia insieme a me mentre ci avviciniamo verso la porta di camera.

«Sei proprio un porco!» commenta lui fingendosi un santerello, è il primo a fare battute di ogni genere, ma siamo in vena di scherzi e sembra essersi ripreso dalla depressione e tristezza che lo avevano assalito prima.

Scendiamo i gradini della scalinata ma non prima di esserci assicurati di aver preso tutto. «Conosco un buon posto dove si mangiano panini con carne “a rompere” come dici tu. Ci muoviamo con due macchine o...?» non ho il tempo neanche di finire la frase che Mirco dice la sua.

«Andiamo con la mia.» aspetta qualche istante prima di aggiungere ancora qualcosa. «Adesso che ti siedi accanto a me mi metterai la mano sulla coscia o tra le gambe?» chiede ancora maliziosamente e resto al suo gioco.

«Non rischierei di farmi picchiare da te. A meno che tu non mi dia il permesso di farlo.» dico, ma Mirco si limita a ridacchiare senza rispondere, prendo le chiavi di casa e usciamo velocemente camminando sul vialetto; attorno a noi le luci della sera riempiono la strada deserta, c'è tutta un'aura strana che mi fa sentire bene.

“Forse si tratta semplicemente dell'umidità che mi confonde, o forse il fatto che sto per salire in macchina con Mirco e la cosa mi emoziona troppo!” penso tra me e me, riconosco subito l'auto nero di Mirco ed entrambi ci avviciniamo ad essa.

Apro la portiera e mi siedo nel lato passeggero allacciandomi la cintura come prima cosa. Mirco si accende una sigaretta, poi abbassa il finestrino e da alcune boccate mentre con l'altra mano accende la radio mettendo il play alla lista di canzoni caricate. «Dimmi dove andare e ti ci porto.» dice lui, e dentro di me questa frase così semplice sembra nascondere un'infinità di parole.

«Certo.» è l'unica parola che riesco a dire, lasciandomi poi trasportare dal ritmo della canzone e dalle parole che vengono cantate nel frattempo anche da Mirco.

  
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