Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Dolceninfa    29/03/2020    1 recensioni
Sasuke è un uomo di trentacinque anni alle prese con la sua carriera ed una figlia adolescente. Nulla va male nella sua vita che sembra seguire dei binari preimpostati, fino a quando una sera accade qualcosa che lo sconvolge. La perdita del padre fa riaffiorare spiacevoli ricordi e per la prima volta diventa vulnerabile.
Una vita perfetta scombussolata da qualcosa di imprevedibile.
"Si voltò frettolosamente, l'espressione del viso pungente, quando finalmente i suoi occhi neri incontrarono quelli dell'uomo accanto a lui. E si bloccò, come se avesse perso la parola. Nemmeno il cielo nelle sue giornate migliori aveva un azzurro così bello ed intenso."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Poggiò la fronte contro il vetro della doccia, mentre le gocce calde continuavano ad infrangersi sulla sua pallida schiena. Si sentiva uno schifo. La testa gli pulsava al ritmo dei suoi battiti irregolari, mentre gli occhi continuavano a protestare contro la testardaggine di volerli tenere aperti. Avrebbe volentieri dormito un altro po', se solo non fosse per lui inconcepibile rimanere a letto oltre le nove di mattina, anche se era domenica e poteva riposare.

Ho un dannato bisogno di caffè. Si voltò, lasciando che adesso fossero il suo volto ed il suo petto i destinatari di quell'acqua tiepida, così rinvigorente. Confuse immagini giunsero alla sua mente, riguardanti la sera prima. Una smorfia infastidita distorse il suo viso perfetto, mentre ripensava ai disastri che aveva combinato. Aveva vomitato nell'auto di Suigetsu e, come se non bastasse, aveva anche fatto sesso con uno sconosciuto.

Kami, che diamine mi è preso, si chiese, mentre massaggiava la chioma nera per spargere lo shampoo su tutto il cuoio capelluto. Continuò a sciacquarsi, sperando ingenuamente che quel gesto potesse cancellare le azioni commesse la sera precedente. Mai nella sua vita era stato così sconsiderato, neppure nei peggiori anni della sua adolescenza. Sbattè di nuovo la fronte contro il vetro. Aveva fatto sesso non protetto con chissà chi. Non sapeva neppure il suo nome e, oltre questo, vi era il rischio che potesse contrarre una malattia venerea. Lui, il primo dei rigidi, il più attento estimatore della pulizia, dell'ordine e della sicurezza, era crollato proprio sui suoi principi più saldi. Che esempio avrebbe potuto dare alla figlia, se il primo ad essere così superficiale era stato proprio lui?

Chiuse il rubinetto, avvolgendosi l'asciugamano in vita e prendendone un altro per frizionarsi i capelli. Non importava quanto tempo sarebbe stato sotto la doccia, quella serata ormai non l'avrebbe potuta cancellare. Ma ora che aveva riacquistato il controllo – che mai più perderò – poteva di certo agire in maniera corretta.

Asciugatosi e rivestitosi, si diresse verso la cucina della sua villa bifamiliare, per nulla sorpreso di trovarvi, intenta a trangugiare la sua colazione, Sakura Haruno, la madre di sua figlia.

Quella lo fissava incuriosita, inclinando il capo e con un che di divertito.

-Dovresti ringraziare che Sarada dormisse, altrimenti le avresti fornito uno spettacolo davvero unico. Chi l'avrebbe mai detto che Sasuke Uchiha, potesse ridursi in quel modo- sghignazzò, chiaramente senza nessuna intenzione di risparmiarlo dalle prese in giro.

Sospirò, dirigendosi verso la macchinetta del caffè, limitandosi a fare spallucce, mentre vedeva la tazzina riempirsi di quel liquido caldo, che tanto bramava.

-Mi devi dei soldi, li ho prestati a Suigetsu per il taxi. E ha anche lasciato le chiavi della sua macchina. Ha detto che la rivuole pulita. Si può sapere che hai combinato? - continuò a chiedere, stuzzicandolo. Era chiaro che sapesse benissimo cosa avesse combinato, ma era anche cristallino che la cosa la divertiva alquanto. Almeno non sapeva che altro avesse fatto, o meglio non ancora. La guardò distrattamente, mentre portava la tazzina alle labbra. Sakura era un medico di grande importanza per Konoha. Ed era l'unica di cui si fidava abbastanza da chiederle un favore.

-Sei noiosa- replicò lui a quel sorrisetto di scherno.

Il modo migliore per cominciare, se hai bisogno di un favore. Digrignò i denti a quel richiamo della sua coscienza. Eppure quella non sembrava infastidita dal suo commento, chiaramente avvezza alle manifestazioni fredde che poteva esibire. Gli porse una pillola, sorridendogli con un fare quasi materno.

-Per il mal di testa- specificò e lui annuì. Afferrò la medicina che l'altra gli offriva, studiandola nei suoi verdi occhi. Non vi era più scherno adesso, solo una sincera premura. Erano legati in maniera indissolubile. Non si erano mai sposati, ma questo non aveva fatto alcuna differenza per lui. L'amava, ma in modo differente. Come si ama la propria famiglia. Andare a letto con lei non era stato un errore, perchè da quell'atto era nata Sarada. Eppure non le aveva mai potuto dare ciò che Sakura a quei tempi voleva. Lui lo sapeva. Lei lo capì. E nonostante tutto erano diventati una famiglia. Aveva fatto costruire quella villa proprio pensando a questo. Al piano terra vi era la cucina, il salotto, la stanza ricreativa, un bagno ed il giardino, mentre il primo piano era diviso a metà: la parte sinistra spettava a Sasuke, quella destra a Sakura e Sarada, il tutto diviso da un corridoio. Ognuno aveva la propria privacy, la propria vita, ma questo non avrebbe mai influenzato la serenità della figlia. Sarada non viveva bene la separazione dei suoi genitori. Doversi spostare continuamente tra una casa ed un'altra, era solo fonte di stress che avrebbe potuto compromettere la sua vita scolastica, per cui erano giunti a quella soluzione. Uniti, ma separati. Mangiavano insieme, trascorrevano le attività ricreative insieme, ma dormivano in posti distinti, così, chi voleva portare qualcuno, non aveva alcuna intromissione ed alcun disturbo. Tutto programmato e pensato dalla sua mente calcolatrice e ben organizzata, almeno fino a prima di quella sera.

-Ho bisogno di un favore- ruppe quel silenzio con la voce un po' roca, dopo aver mandato giù la pillola. La donna spalancò gli occhi di poco, forse sorpresa da quell'uscita, ma poi l'espressione si fece minacciosa

-Io non la porto a lavare. Non ho idea di che schifo sia là dentro, ma se persino Suigetsu non ne voleva sapere, non mi includerai in questo – mise le mani avanti, probabilmente aspettandosi una richiesta piuttosto servile. Scosse il capo, facendo ondeggiare qualche ciuffo nero sulla fronte.

-Non si tratta di questo – spiegò subito, portandosi una mano alla fronte, sospirando. Non era facile per lui ammettere quella debolezza. -Ecco, potrei aver fatto qualcosa di poco considerevole- ammise

-Sasuke dovrai essere più specifico di così, anche vomitare nell'auto del tuo amico è poco considerevole- rivide quell'espressione divertita sul volto della donna. Non glielo avrebbe fatto dimenticare così facilmente.

-Devi promettermi che non lo saprà nessuno- la fulminò con lo sguardo – Sakura sono serio- aggiunse, al che quella incrociò le braccia al petto, imbronciando l'espressione del volto, per poi stringere un pugno ed abbatterlo proprio sul suo addome. Si era contenuta, eppure avvertì lo stesso il colpo. Quella donna aveva una forza spropositata.

-Ma per chi mi hai preso, shannaro! Siamo una famiglia. E' ovvio che ti prendo in giro, ma puoi fidarti di me – quelle ultime parole uscirono con un tono più dolce, al che lui annuì nuovamente, nonostante si massaggiasse la parte lesa.

-Ho bisogno...ecco...- si voltò, fuggendo dall'espressione curiosa della donna, poggiando le mani sul ripiano della cucina, abbassando il capo. Non aveva il coraggio di guardarla – necessito di un test. Di un controllo per le malattie veneree – non riuscì a non sbirciare con la coda dell'occhio la faccia della sua interlocutrice dai capelli rosa, tinti dopo l'ennesima delusione d'amore, sembravano quasi essere schizzati a quella rivelazione, mentre gli occhi le erano usciti fuori dalle orbite. Lo indicava come se fosse un mostro

-Non ci posso credere...tu...proprio tu...- Sakura tremava completamente e non capiva se fosse spaventata o si stesse trattenendo dal ridere, ma quando la vide tenersi la pancia ed esplodere in una risata, talmente rumorosa da far vibrare i vetri, capì quale fosse delle alternative.

Sospirò, incapace anche solo di replicare, se non un mesto e sconfitto

-Allora? Mi aiuterai? Ho bisogno di discrezione-

Sentì il palmo di quella sulla sua spalla, mentre ancora rideva con le lacrime agli occhi

-Tra tutti i favori...aaah se solo sapessero – ridacchiò – certo, ti aiuterò. Doveva essere davvero speciale, per averti fatto perdere così il controllo – riflettè quella. Lui deglutì. Quasi neppure se lo ricordava. Era sicuro che avesse due occhi azzurri magnetici ed un fisico tonico, ma i dettagli del suo viso apparivano sfocati, confusi, a causa dell'alcol che aveva bevuto. Eppure era certo che, se lo avesse visto, lo avrebbe riconosciuto.

-Però forse è più semplice se mi dici chi sia. Potrei ricercare le sue informazioni cliniche, chissà che non abbia già effettuato degli esami – propose lei, forse volendogli evitare l'attesa.

Scosse il capo – No, preferisco essere controllato. Non voglio rischiare adesso – strinse i pugni, digrignando i denti, anche perchè non voleva dover confessare che non aveva la minima idea di chi fosse. Sentiva sotto le nocche il freddo del mobile su cui aveva poggiato le mani. Era talmente teso che dai muscoli si intravedevano le vene. Sentì Sakura sospirare, mentre l'ilarità si spense.

-A dire il vero sono quasi sollevata – gli sorrise, mentre lui la guardò stralunato.

-Sei impazzita?- le chiese, senza mezzi termini.

Quella non abbandonò il sorriso. - Non è sano come vivi, Sasuke. Sempre rigido, sempre vigile, come se non potessi concederti nessun divertimento. Come se fossi il detentore del peso del mondo- sentì le mani delicate della donna massaggiargli i muscoli – Le tue spalle non sono così forti per sostenere tutte le responsabilità di cui ti fai carico- soggiunse. Poi sospirò – Oggi pomeriggio c'è il funerale di tuo padre. So che non è un evento piacevole, ma è giusto che tu ci vada. Devi perdonarlo, Sasuke. Altrimenti ti perseguiterà e non sarai capace di andare avanti – gli diede quel consiglio, insieme ad alcune pacche amorevoli.

-Per come la pensava lui, non ero io a dover perdonare- ribattè velenoso

-Sai che non era più così. Lui stava camb...- la zittì con lo sguardo, come se non volesse udire altro

-Cambiano sempre troppo tardi-

La cucina si era caricata di tensione. Quell'elettricità muta che poteva scaricarsi od esplodere, svanì così rapidamente come era giunta, al rumore sordo di un corpo che sbattè contro lo stipite della porta.

-Ahi...- fece la voce di una ragazzina ancora assonnata -Avete visto i miei occhiali?- Sarada interruppe qualsiasi altro discorso in merito, stropicciandosi gli occhi ed avanzando alla cieca. Sorrise alla vista della figlia, una figura minuta e graziosa, lasciando che fosse Sakura ad aiutarla, mentre il suo sguardo finì sulle chiavi di Suigetsu. Era il momento di risolvere almeno uno dei casini che aveva combinato.

*

*

*

Spinse con l'indice gli occhiali, che a poco a poco stavano scivolando. Era la prima volta che partecipava ad un funerale, dato che sua nonna era morta, quando lei era troppo piccola perchè potesse ricordare. Doveva avere 5 anni l'ultima volta che aveva visto Fugaku Uchiha, quindi era come se non lo avesse mai conosciuto, e dalle facce inespressive in quel luogo, sembrava che non fosse nemmeno la sola. Non era un'esperta di morte, ma pensava che in quel caso qualcuno dovesse piangere. Eppure in quella stanza piena di uomini e donne, vestiti talmente bene da fare invidia ai party più esclusivi, non ve n'era neanche uno che avesse gli occhi lucidi. Nella sua indagine, dopo aver afferrato un bicchiere di succo, offerto per rinfresco, captò qualche discorso che nulla aveva a che fare con la perdita di un caro. Si parlava di soldi, eredità, gestione aziendale, conti e numeri, tutte cose su cui sapeva già destreggiarsi, ma che le sembravano così fuori luogo in quel momento. Possibile che non ci fosse nessuno colpito da quella perdita? Adocchiò suo padre, intento a discorrere con qualcuno che lei non conosceva. Era teso, lo leggeva nella sua espressione, però nemmeno lui sembrava dispiaciuto. Se capovolgeva i ruoli ed immaginava di perdere lei suo padre, non avrebbe saputo come affrontare la sua vita, tanto lo amava. Quindi, come era concepibile, che suo padre fosse indifferente a quella morte?

Si distanziò da quelle persone, continuando però a studiarle. Lo sguardo finì su Itachi Uchiha. Era stato lui a parlare durante la cerimonia. Un discorso breve, come se non avesse chissà quanto da dire. Aveva ormai capito che quello non era un vero funerale, ma più una riunione amministrativa. Eppure ora che lo vedeva meglio, qualcosa di diverso negli occhi neri come i suoi, vi era. Lo zio sembrava esausto, cosa che solo un'attenta osservatrice avrebbe potuto notare. Gli Uchiha erano molto abili a mascherare le loro emozioni, apparendo quasi indifferenti a tutto. E quando Itachi si congedò da uno degli ospiti, decise di seguirlo in maniera discreta, ancora incerta se fosse opportuno o meno rivolgere a lui le sue incertezze. Lo trovò nel suo studio. La porta era socchiusa, ma riuscì comunque a sbirciare ciò che stesse facendo. Beveva qualcosa che chiaramente non era il succo che lei aveva ingurgitato, e, come se si fosse accorto di essere spiato, le rivolse un'occhiata indurita, che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque. Lei sobbalzò, ma l'espressione di Itachi si distese, quando la riconobbe. Così entro nella stanza, un po' vergognosa per essere stata scoperta.

-Deve essere alquanto noioso per te stare qui- le rivolse quella frase con un tono abbastanza dolce, non sembrava neppure irritato di essere stato seguito

Lei scosse il capo -Zio, il nonno era una persona cattiva?- domandò

Itachi non si scompose a quella domanda. Finì la bevanda che si era versato, andando a poggiare il bicchiere su un carrellino, dove vi scorse anche una bottiglia di vetro riempita fino a metà, di quel liquido ambrato che aveva appena bevuto.

-Ha compiuto delle azioni non piacevoli, ma no, non era cattivo – le rispose. Lei ipotizzò a cosa si potesse riferire. Era a conoscenza della lite tra suo padre e suo nonno, ma era sicura che non fosse l'unica azione non piacevole a cui lo zio potesse pensare. Si sforzò per richiamare alla mente un qualche ricordo del nonno, ma ogni immagine appariva nebulosa e distante. Tutto ciò che sapeva era che, da quando c'era stata quella lite, lei non aveva più trascorso alcun momento con Fugaku Uchiha né aveva più messo piede nella sua villa, fino a quel momento.

-E allora perchè nessuno piange? - gli chiese e si sentì ad un tratto sul punto di piangere lei. Si morse il labbro inferiore, trattenendo le lacrime che volevano fuoriuscire dai suoi occhi. Non lo aveva praticamente conosciuto davvero, ma era pur sempre suo nonno. E le sembrava così crudele che nessuno lo piangesse, che nemmeno i suoi figli sentissero un pizzico di tristezza per la sua dipartita, per quanti sbagli potesse aver fatto. Itachi si piegò, sollevandole il mento con le dita

-Non sempre il dolore si esprime con il pianto, Sarada. Ci sono persone che soffrono in silenzio, ma questo non significa che, se non riesci a vederlo, non stiano male – le spiegò con un fare dolce e rassicurante – Di solito, chi si lascia andare, preferisce non avere testimoni, soprattutto in questi ambienti – aggiunse con un occhiolino e quella capì che si riferiva a se stesso e a lei che lo aveva spiato. Le guance si tinsero di un rosato dovuto all'imbarazzo, ma poi avvertì l'indice ed il medio dell'uomo toccarle dolcemente la fronte -Ma a te è concesso piangere, se vuoi. Sarà il nostro segreto- lei quindi annuì e non si sentì più in difetto nel lasciare che le lacrime le rigassero il volto.

Prima di ritornare nel salone, si sciacquò la faccia, non volendo lasciare residui di quell'infantile cedimento, dovuto alle sue aspettative, più che ad una reale sofferenza. Lasciò lo studio dello zio a passi lenti e studiati, non era proprio entusiasta di rivedere quelle facce estranee, quando venne fermata da un uomo munito di registratore

-Tu devi essere Sarada Uchiha. Come vivi la morte di tuo nonno? - era stata colta così alla sprovvista, che non sapeva nemmeno che rispondere, quando solitamente la battuta tagliente era un suo punto di forza.

-Se importuna ancora mia figlia, la faccio scortare fuori – lo minacciò una voce che non aveva alcuna inflessione incerta. Il padre si frappose tra lei e quel giornalista, causando evidentemente paura nell'ultimo che si allontanò, scusandosi. Sasuke aspettò fino a quando quello non abbandonò la sua visuale, per poi rivolgersi a lei.

-Itachi mi ha detto dove eri. Mi stavo preoccupando. Stai bene? - il tono con cui le parlò era anni luce differente da quello usato con l'uomo di prima. Sasuke Uchiha era un uomo d'un pezzo, ma con la figlia sapeva sciogliersi.

Annuì – Papà non capisco che siano venute a fare tutte queste persone, se nessuno è interessato al nonno -

Vide il padre sospirare, per poi carezzarle la nuca -Non farti questi problemi adesso. La realtà in cui io e tuo zio viviamo, non ha spazio per l'affetto e i sentimenti umani. Però tu non devi pensarci-

-Ma è un funerale- protestò lei.

-E' un mondo senza scrupoli, Sarada- la guardò intensamente

-A te dispiace che il nonno sia morto?- domandò a bruciapelo, ricambiando quello sguardo intenso. Chiunque, anche a distanza, non avrebbe avuto dubbi sul fatto che fossero padre e figlia.

-Certo- ammise, dopo diverso tempo trascorso in silenzio e lei non ebbe alcuna incertezza sulla verià di quell'ammissione. E la scoperta la fece sentire quasi sollevata. Alla fine qualcuno che avesse voluto bene a suo nonno c'era ed era tutto ciò che le serviva sapere.

 

In memory of Fugaku Uchiha...

 

Here I am again in this mean old town
And you're so far away from me
And where are you when the sun goes down
You're so far away from me

You're so far away from me

So far I just can't see
You're so far away from me
You're so far away from me, all right

 

So far away, Dire Straits

 

 

 

 

 

Angolo Autrice-Risposte ai commenti

Ciao a tutti!!!

Grazie innanzi tutto per aver letto il primo capitolo. Leggendo alcuni commenti, mi sono resa conto che avrei dovuto specificare il modus scrivendi che ho scelto, ma prima appunto le risposte.

 

Ryanforever: Ti ringrazio per aver fatto particolare attenzione alla grammatica. Non ho una beta, per cui nessuno mi aiuta in questo. Da questo capitolo avrai ben notato chi è l'altro pov. Spero che la trama continui ad incuriosirti!

 

Frangilois: Ciao! I tuoi appunti sono più che giusti. Ho volutamente tenuto un po' la situazione confusa, perchè il mio intento era creare un prologo immedesimandomi nello stato mentale di Sasuke che in quel momento era brillo. Ovviamente ogni cosa verrà spiegata capitolo per capitolo. Diciamo che Fugaku lo ha cacciato da casa sua, la casa dove Sasuke era cresciuto, ma più che questo, il senso è che lo ha ripudiato come figlio. Stessa cosa per la lemon. Ho voluto evidenziare cosa ha recepito Sasuke da ubriaco, ma ovviamente in seguito sarà più descrittiva, sperando di non aver problemi di rating :)

 

Grazie per seguire la mia storia a:

1 - amaimon666 
2 - april88 
3 - essenze92
4 - LadyTsuky 

 

Per qualsiasi altra domanda o curiosità sulla storia o i capitoli, sono bel lieta di rispondere!

Alla prossima!!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Dolceninfa