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Autore: BlackHawk    29/03/2020    1 recensioni
Drake scoppiò a ridere. Una risata amara che in realtà nascondeva una grande disperazione e sofferenza.
Quando si accorse che Kailey stava per rientrare nel locale, si ritrovò a pronunciare le parole che era riuscito a dire ad alta voce solo una volta da quando aveva parlato con suo fratello. –È morta.-
- Drake mi dispiace, non volevo….-iniziò a dire Kailey, ma lui la interruppe bruscamente.
-Ieri, ma l’ho scoperto stamattina.-
Non immaginava che ne avrebbe mai parlato con qualcuno, ma con lei non era riuscito a trattenersi.
-Drake, mi dispiace.- ripeté Kailey, mostrandosi sinceramente dispiaciuta.
-Era incasinata.- si ritrovò a dire. –Però non era colpa sua. Mio padre la picchiava e quando lui se ne è andato, lei ha cominciato a drogarsi. Non riusciva a smettere.-
-Non è facile.- osservò Kailey, dopo essersi schiarita la voce.
-Davvero non ricordi nulla?- le chiese, cambiando completamente argomento.
-Per ora ricordo molto poco, Drake.- rispose. -Però…-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Drake non aveva mai suonato così male in vita sua, nemmeno quella volta in cui suo fratello, completamente ubriaco, lo aveva riempito di botte fino a farlo sanguinare.
Si ricordava ancora quanto avesse avuto paura di lui quel giorno, ripromettendosi di andare a vivere da un’altra parte non appena avesse raggiunto la maggiore età, ma poi era riuscito comunque a suonare decentemente nel locale in cui si esibiva spesso con il suo gruppo.
Quella sera invece non ricordava gli accordi, confondeva le parole e stava umiliando tutto il gruppo di fronte a decine di ragazzi che erano venuti a sentirli suonare.
Non riusciva a fare a meno di pensare a Kailey, al modo in cui aveva stretto il suo corpo e a come lei gli avesse fatto dimenticare il passato, anche se solo per una notte. Ma quella mattina lei aveva detto, o per lo meno finto, di non ricordare nulla e questo lo aveva mandato fuori di testa.
Non ci avrebbe mai provato con lei se avesse capito in tempo che era ubriaca, ma lei non si ricordava nulla di lui, e quindi aveva bevuto molto di più di quanto avesse dato a vedere.
Quella mattina però, quando l’aveva stretta tra le sue braccia, lei era perfettamente sobria e se solo glielo avesse permesso lui avrebbe potuto annegare i suoi tormenti un’altra volta.
Ma non glielo aveva consentito.
Era scappata da lui senza pensarci due volte e adesso doveva ritrovarla ad ogni costo. Non gli importava di aver ferito i suoi sentimenti o altre stronzate del genere. Voleva solamente usarla un’altra volta per svuotare la sua mente.
L’avrebbe sedotta, sfruttando l’attrazione che lei chiaramente provava nei suoi confronti, e poi si sarebbe servito di lei ogni volta che ne avesse avuto bisogno, fregandosene altamente dei suoi sentimenti.
Quando finirono di suonare anche l’ultima canzone, Drake lanciò un’occhiata al pubblico. Sembravano tutti annoiati e delusi dall’esibizione a cui avevano appena assistito.
-Che cazzo ti è preso Drake?- gli chiese Tyler.
-Non mi rompere i coglioni Ty.-
-Mi prendi per il culo? Hai suonato da schifo stasera e ci hai fatto fare una pessima figura. Mark ci paga per attirare nuovi clienti, ma con un’altra performance del genere non ci rinnoverà il contratto un’altra volta. Servono a tutti quei soldi, perciò vedi di risolvere qualunque cazzo di problema tu abbia.-
Tyler aveva ragione, ma non aveva intenzione di riconoscere i suoi errori, perciò Drake si limitò a staccare la chitarra dall’amplificatore e poi si avviò verso l’uscita del locale. Non era dell’umore adatto per sentire la ramanzina che anche Chase aveva sicuramente voglia di fargli.
Loro tre erano un gruppo da così tanto tempo che faceva fatica a ricordarsi la prima volta che avevano suonato insieme, ma erano anche amici.
Amici che però non parlavano mai dei loro problemi. Si ubriacavano e rimorchiavano ragazze tutte le sere, ma nessuno osava mai chiedere se gli altri due stessero bene. La loro non era quel tipo di amicizia.
Mentre camminava per le vie deserte di San Francisco si chiese se non dovesse contattare Carter. Aveva conosciuto Kailey nel suo studio perché una sua amica voleva farsi un tatuaggio, ma anche lui quella sera era lì perché Carter doveva procedere con il tatuaggio che gli avrebbe ricoperto tutta la schiena.
Era stata una fottuta coincidenza che però gli aveva incasinato il cervello.
Tramite lui sarebbe forse riuscito a risalire a Kailey, di cui non sapeva nulla se non il fatto che avevano passato una notte insieme che gli aveva fatto dimenticare almeno per una volta tutti i suoi problemi.
Accelerò il passo per raggiungere lo studio più in fretta.
Non appena entrò, la ragazza alla reception gli rivolse uno sguardo lascivo. Erano stati insieme una sola notte, tanti mesi prima, e non si rassegnava al fatto che lui non la volesse un’altra volta nel suo letto.
-Drake.- lo salutò, piegandosi in un modo tale da mostrargli meglio la scollatura.
-Ava. –la salutò lui.- Carter è impegnato?-
-Tra cinque minuti ha un appuntamento.-
-Allora vado di là.-
-Credo sia meglio che lo vada a chiamare. È entrata una ragazza prima e posso solo immaginare cosa stanno facendo in questo momento.-
Drake alzò gli occhi al cielo.
-Non credo che mi scandalizzerò.- disse Drake, avviandosi verso la stanza in cui Carter dava vita alla sua arte.
Prima che potesse afferrare la maniglia, una ragazza bionda sulla ventina uscì.
Rivolse un sorrise a Drake e poi si allontanò dallo studio.
Drake entrò nella stanza e notò che Carter stava il lettino su cui faceva accomodare i suoi clienti.
-Ehi Drake.- lo salutò allegro il tatuatore non appena si accorse della sua presenza.
-Chi era quella?-
Vide Carter scrollare le spalle. –Per la verità non mi ricordo come si chiama.-
Drake scoppiò a ridere.
-Non dovevi venire domani?- gli chiese Carter, fissandolo con aria interrogativa.
All’improvviso si ricordò il motivo per cui era venuto allo studio.
-Ti ricordi quella tipa di ieri?-
-Chi?-
-Quella che aveva accompagnato l’amica a farsi un tatuaggio.-
-Ah ho capito.- disse Carter, in tono strano. -Intendi l’amica di Lizzie.-
Drake si chiese perché i suoi occhi si fossero incupiti all’improvviso.
-Sì, quella. La conosci?-
-Conosco l’amica, Lizzie. Cioè non è che la conosco bene.- rispose Carter, distogliendo lo sguardo. -È uscita un paio di volte con Jason. Me l’ha mandata lui per il tatuaggio.-
-Aspetta un attimo...- disse Drake, cominciando a capire. –Ti piace.-
Vide Carter sussultare. –Che cazzo vuoi, Drake?- gli chiese poi, in tono più aggressivo.
-Voglio il cognome di Kailey e il suo indirizzo.-
-Non lo so, amico. Perché diavolo ti interessa tanto? Non ti è bastata una volta sola?-
Voglio lei, pensò Drake.
-Allora dimmi dove posso trovare questa Lizzie. Se sono amiche deve sapere di certo quello che sto cercando.-
-Non lo so Drake. L’ho vista ieri per la prima volta, non mi sono messo a controllarle i documenti.-
-Dammi il numero di Jason allora.-
Carter andò a prendere il suo telefono e poi gli dettò un numero, che Drake salvò sulla propria rubrica.
-Grazie, amico.-
-Ci vediamo domani alle tre.-
Drake annuì e poi uscì via, evitando accuratamente Ava.
Chiamò immediatamente Jason, nonostante fosse molto tardi, e gli spiegò il motivo della telefonata.
Purtroppo però non riuscì a ottenere le informazioni che desiderava perché a quanto pareva Lizzie e Kailey avevano litigato proprio per quello che era successo la notte precedente.
Drake decise di andare a casa, se così si poteva definire un appartamento di quaranta metri quadrati molto vecchio e mai in ordine.
Purtroppo però non poteva permettersi altro e vivere con il fratello non era un’opzione valida.
 
Il giorno dopo Drake ricevette un messaggio da parte del fratello. Aveva urgentemente bisogno di parlare con lui, per cui sarebbe dovuto andare nell’ufficio in cui lavorava.
Drake non parlava quasi mai con suo fratello. Erano passati quattro anni da quando era andato a vivere da solo e i loro contatti erano diminuiti notevolmente.
A volte si incontravano nel centro di riabilitazione in cui finiva spesso la madre, ma nessuno dei due prendeva l’iniziativa con l’altro. Si limitavano a lanciarsi occhiate e ad ascoltare attentamente la responsabile che si occupava del centro di disintossicazione.
Sempre la stessa storia. La madre rimaneva un paio di giorni e poi se ne andava per drogarsi di nuovo.
Drake si infilò un paio di jeans e una maglia e poi si diresse verso l’ufficio in cui lavorava il fratello. Paradossale il fatto che lui non riuscisse quasi ad arrivare alla fine mese, mentre suo fratello lavorava in un azienda che fatturava miliardi di dollari all’anno.
Parcheggiò la moto accanto all’ingresso e poi si avviò verso la reception. La ragazza lo squadrò per qualche secondo prima di indicargli l’ascensore che avrebbe dovuto prendere per arrivare alla stanza di Max.
Dieci minuti dopo era seduto su una poltrona di fronte alla sua scrivania. Max lo osservò per qualche secondo senza dire niente e poi sospirò.
-Drake, io vorrei scusarmi per…-
Drake lo interruppe subito. –Saltiamo la parte in cui ti scusi per quella volta, ok? Ogni volta che ci vediamo ritorni su quel cazzo di argomento. Sono passati anni, lascia perdere. Dimmi perché sono qua.-
Vide suo fratello passarsi una mano nei capelli scuri come i suoi e poi incrociare la braccia sulla scrivania.
-Si tratta della mamma.-
Drake se lo era immaginato, per quel motivo aveva deciso di andare da lui.
-Che è successo stavolta?- chiese, sospirando.
Suo fratello lo guardò negli occhi per un momento e a Drake sembrò che fossero lucidi.
-È morta.-
Drake sentì i polmoni farsi pesanti. –Cosa?-
Suo fratello alzò lo sguardo. Stava davvero piangendo, Drake non se l’era immaginato. Non lo aveva mai visto piangere in vita sua.
-La polizia l’ha trovata in un vicolo ieri notte.- spigò suo fratello con voce incrinata. –Era andata in overdose.-
-Perché cazzo non mi hai chiamato ieri sera?- chiese Drake.
-Hanno avuto difficoltà nell’identificare il corpo. Mi hanno contattato solo stamattina e poi ti ho subito scritto.-
-È morta.- mormorò Drake, come se dirlo ad alta voce rendesse la cosa più reale.
-Quando l’hai vista l’ultima volta?- gli chiese Max.
-Due giorni fa in clinica. Sembrava pulita.- disse Drake, alzandosi dalla poltrona di scatto.
Aveva bisogno di andare via di lì. Non riusciva a respirare.
-Drake...mi occuperò io del funerale.-
Drake non disse nulla, si fiondò verso la porta e uscì dalla stanza come se fosse una questione di vita o di morte.
E lo era. Sua madre era morta.
È morta, continuò a ripetersi mentre raggiungeva l’ascensore.
Si bloccò un minuto prima di premere il pulsante di chiamata. Intravide una folta chioma rossiccia e un corpo che aveva sognato di stringere ancora. Kailey.
Non gli importava perché Kailey si trovasse lì in quel momento. Aveva solo bisogno di toccarla, di perdersi dentro di lei.
Si avviò a passi decisi nella sua direzione.
Quando fu a un passo da lei le afferrò un braccio e la costrinse a voltarsi. I suoi occhi nocciola si spalancarono sorpresi quando si accorse di lui.
Drake agì impulsivamente. Notò una stanza vuota con la porta aperta e spinse Kailey ad entrare. Chiuse la porta a chiave e poi tornò a concentrarsi su Kailey. Aveva un disperato bisogno di lei.
Non le diede il tempo di reagire o di protestare. Avanzò deciso e poi la spinse contro un enorme tavolo. Erano in una sala riunioni, probabilmente.
-Che diavolo stai facendo?- gli chiese Kailey, arrabbiata.
Drake l’attirò a sé e poi premette le proprie labbra su quelle di Kailey, impadronendosi della sua bocca.
   
 
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