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Autore: mattmary15    29/03/2020    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sfide
seconda parte

 

Il segnale che Jarvis manda nell’interfono della base avvisa tutti che la loro presenza è richiesta nella sala di controllo.

Natasha osserva Bruce già da un po’.

“Sei ancora su questo pianeta?” gli chiede urtandolo con un gomito.

“Ah, sì, scusami.”

“Dobbiamo andare. Ci hanno convocati sul ponte.” Lui la guarda sconsolato.

“Mi sento in colpa.” Lei si ferma e gli prende una mano.

“Per la malattia di Loki?”

“Non dovrei dirlo a Karen?”

“Cosa cambierebbe?” Natasha va sempre dritta al punto.

“Lo so, lo so.” Sfilando la sua mano da quella di lei e mettendosi a camminare in tondo.

“Calmati. Ti ha chiesto lui di non dire niente a nessuno. Non dico che tu debba essergli fedele ma se Karen dice il vero e non le importa di Loki, allora non le farà differenza sapere che sta morendo.” Bruce alza gli occhi al cielo, esasperato.

“Tu credi davvero che non le importi?”

“Non sto sostenendo questo ma se le importa è meglio tenerla al sicuro da una notizia simile, non credi?”

“E’ l’unico motivo per cui non ho ancora parlato.”

“Allora perché stiamo facendo questa conversazione?”

“Perché sento che dovrei fare qualcosa per fermare Loki o, almeno, per aiutarlo nella missione di cui si è fatto carico.”

“Tipo mandare il bel fusto verde a combattere al posto suo? Hai sentito Thor. Non si può fare.”

“Intendevo un aiuto diverso. Più, come dire, scientifico.”

“Cos’hai in mente?” Bruce prende coraggio e parla.

“Potremmo prestargli il Tesseract per stavolta.”

“Ti prego, Banner! Non pensarci neppure. E comunque questa decisione non spetta a te.”

“Aspetta, aspetta Nat!” Fa Bruce trattenendola per un braccio. “E se fosse possibile per lui utilizzare altre gemme oltre al Tesseract?” Natasha si ferma e ci pensa su.

“Potrebbe essere, ma a cosa stai pensando esattamente?”

“Supponiamo che Karen vada con lui.”

“Non mi piace questa supposizione.”

“Lasciami parlare. Supponiamo che lui sia in grado di adoperare l’energia della gemma della realtà. Potrebbe battere di certo il suo avversario.”

“E manderesti Karen su Jothuneim?”

“Lei ci andrebbe.”

“E Loki la vorrebbe lì con lui?”

“Non credo.”

“Quindi?”

“In due hanno più possibilità di riuscita. Credo che Tony sarebbe d’accordo con me.”

“E la cosa non piacerà a Fury.” Bruce stringe un pugno, poi prende la mano di Nat.

“Quando ti ho abbandonato, dopo Sokovia, tu mi hai detto che ho sbagliato a non fidarmi di te. Ora sta succedendo la stessa cosa. In qualche modo Loki non vuole condividere questa situazione con Karen.”

“Questo é un colpo basso, Bruce. Va bene. Lascia fare a me. Se parli tu, succederà un casino.” Bruce avvicina le labbra al suo viso e la bacia dolcemente.

“Grazie.”

“Non ringraziarmi. Sei in debito con me.” Bruce sorride e si avvia lungo il corridoio tenendola per mano.

 

La sala di controllo è stata sgombrata. È rimasta solo una cassetta sul tavolo delle operazioni strategiche ed è quella che contiene il Tesseract.

Thor precede Loki nella stanza e si ferma a guardare tutti i suoi compagni. Steve, Tony, Clint, Bruce, Nat, Jane, Selvig, tutti disposti lungo le pareti. Nella stanza ci sono anche Visione e Wanda, Karen e Strange e, fermo in piedi al centro della sala, Fury.

Il dio del tuono si volta verso suo fratello.

“Puoi ancora cambiare idea. Posso affrontarli io.”

“L’ultima volta che hai affrontato i giganti di ghiaccio sei stato bandito da Asgard,” dice Loki sorridendo e piegando la testa di lato, “è il tempo di fare un lavoro di precisione. Quello che un martello non potrebbe mai realizzare. Abbi fiducia per una volta!” Thor fa un passo indietro. Loki si ritrova faccia a faccia con Fury.

“Qualcuno ha detto che non si fanno patti convenienti con gli stregoni.”

“Ti hanno detto la verità. Sin dalla notte dei tempi chi desidera qualcosa che non può ottenere con le sue sole forze, si è rivolto agli stregoni, agli sciamani, a coloro che operano nell’occulto. Molte magie oscure si basano su un principio chiarissimo: più è di valore quello che chiedi, maggiore è il prezzo che devi pagare.” Fury lo guarda con l’unico occhio a sua disposizione in maniera inequivocabile.

“Qual è il tuo prezzo, Loki?”

“Quanto sei disposto a pagare?” Loki sorride come fa quando sa che avrà l’ultima parola e Fury lo detesta perciò mette subito le cose in chiaro.

“Non ti darò il Tesseract.”

“Voglio Jothuneim. Se avrò il mio pianeta, non avrò più bisogno del vostro.” Fury ghigna.

“Non mi interessa nessun altro pianeta che la Terra.” I due non sembrano sul punto di chiudere la conversazione ma Natasha s’intromette.

“Allora stai perdendo tempo. Li hai visti quei cosi blu? Ha già provato a combatterli e le ha prese.”

“Ti ringrazio per la fiducia!” Esclama sarcasticamente Loki.

“E di che! Dico solo le cose come stanno. Certo, sarebbe diverso se potessi adoperare una delle gemme dell’infinito!” Nessuno se ne accorge ma Nat guarda per un attimo Bruce che non perde l’occasione.

“Ha ragione Nat. Se potessi usare la gemma di Karen, ti basterebbe un dito per sconfiggere quel gigante di ghiaccio.” Anche Loki guarda Bruce ma il suo sguardo è più gelido del potere emesso dal Tesseract. 

Tony, dall’angolo in cui si è messo ad ascoltare tutta la faccenda, non si fa scappare la sua occasione.

“Non è malvagio come piano. Chi sospetterebbe mai che una fanciulla minuta e graziosa come Karen è un’arma di distruzione di massa?” Dice facendo un passo in avanti e guadagnando la scena. Steve lo segue immediatamente.

“E’ una follia. Karen è umana, non potrebbe resistere a condizioni estreme come quelle di Jothuneim.”

“E tu le conosci bene?” Loki s’insinua nella conversazione. Il suo scopo non è quello di portare Karen con sé ma quell’atteggiamento sempre così paternalistico di Rogers lo irrita profondamente.

“Credo di poter dire con certezza che il ghiaccio non è l’habitat ideale per un essere umano!” Gli risponde nei denti Cap. 

“Ma io non sono umana. Non più.” Le parole di Karen spiazzano tutti. “E’ vero?” Chiede rivolta a Loki.

“Sei ancora umana.” 

“Metaumana. E la domanda era un’altra. Puoi usare il potere della gemma della realtà?”

“No.”

“Bugiardo.” Ribatté lei. “L’hai contenuta quando ho perso il controllo nel laboratorio di Banner.”

“Vero, io ero presente!” Esclama Stark. Loki vorrebbe sollevare gli occhi al cielo. E’ finito in un asilo nido e non riesce ad uscirne.

“Esistono riti antichi su Jothuneim. Non sono accessibili a chiunque.”

“Io non sono ‘chiunque’,” insiste Karen, “e glielo faremo capire.” Loki la guarda dritto negli occhi e allunga una mano.

“Va bene, glielo faremo capire. Ti pentirai di questa scelta, dottoressa. Non dire che non ti avevo avvisata.” Lei prende la mano di Loki mentre Fury apre la valigia che contiene il Tesseract. Loki muove la mano libera e un turbine azzurro apre una via davanti a loro mentre i suoi occhi si permeano di magia. Guida Karen oltre quella che sembra una tenda fatta di brina e la donna svanisce dall’altro lato.

“Se il Tesseract rimane da questa parte, come farete a tornare?” Chiede Strange all’improvviso. Loki fa un piccolo inchino ai presenti poi, con un solo passo all’indietro, sparisce anche lui oltre il turbine che si rimpicciolisce fino a sparire.

Tutti i presenti si guardano senza capire cosa sia accaduto esattamente.

Nat afferra la giacca di Bruce.

“Cosa abbiamo fatto?”

“Andrà tutto bene. Lui la ama.”

“E se non fosse così?”

“Deve essere così. E’ certamente così.”

 

Fa freddo. 

Non come si aspettava. E’ sopportabile. Karen si guarda intorno. Il mondo intono a lei sembra fatto di bianco e di nero. In realtà di una tonalità sporca di bianco e di una di sbiadita di blu.

Si guarda intorno in cerca di Loki. L’ha perso durante il passaggio. 

Una parte di lei si chiede se non l’abbia addirittura spinta in quel luogo per abbandonarcela. Scuote la testa. Impossibile.

Guarda ancora. Solo distese di pietra e ghiaccio a perdita d’occhio. Immense.

Al popolo che le abita sembrano altrettanto immense e desolate? Loki avrebbe tramato tanto per ottenere il potere su un luogo simile? 

Non ha mai visto Asgard con i suoi occhi ma Jane le ha raccontato che è un paradiso. 

Sta per scoraggiarsi quando sente qualcosa posarsi sulle sue spalle. E’ un mantello pesante ma di pregiato tessuto finemente decorato con fili d’oro, alcuni dei quali scendono sul davanti. 

“Fa freddo qui.” Loki le parla sottovoce. E’ sempre stato dietro a lei?

“Non così tanto.” Risponde. Lui sorride.

“Gela il cuore prima delle ossa.”

“E’ in un posto come questo che vuoi vivere?” Gli chiede senza mezzi termini.

“Mi hai raccontato della tua bella casa sul lago, ricordi?” Lei annuisce. “Ti ho chiesto se  facessi mai il bagno in quel bellissimo lago e tu hai riso dicendomi che l’acqua di lago è verde. Ora ti domando. Non potrebbe sorgere una casa bellissima seppure nel cuore di un luogo tanto inospitale?”

“Quindi è sempre stato questo il tuo piano? Trovare un modo di tornare a casa?”

“Questa non è mai stata la mia casa. Forse un giorno. Forse in un’altra realtà.” Karen è convinta di non poter provare nulla ma nel sentire Loki parlare a quel modo, qualcosa la turba. Non ha tempo per capire. Un forte rumore di passi annuncia l’arrivo di qualcuno.

Loki la precede e saluta, nel gruppo di giganti di ghiaccio appena arrivati, quello che porta una lunga lancia di pietra che sembra affilata e pesante.

“Ti saluto, nobile Godrum. Come promesso sono venuto a reclamare il mio trono.” Il guerriero,  che pare più anziano degli altri che lo seguono, fa un cenno del capo e poi prende a parlare.

“Non sei il benvenuto tra noi, Laufeyson, poiché porti guerra nella guerra. Hai tu però diritto a reclamare ciò che viene dal tuo sangue e che ti è stato negato poiché difetti evidentemente in numerosi doti che gli Jotunn posseggono.”

Loki è sempre stato considerato inadeguato. Non si lascia scoraggiare dalle parole. Le parole, per lui, sono potenti incantesimi e sa come trarre vantaggio da esse.

“Nessuno di voi ha il potere di offendermi. Vi proverò dove sta la mia forza quando dovrete inchinarvi al vostro giusto re.”

“E che sarebbe quella cosa che hai portato con te?” Lo sguardo del dio si fa torvo per la prima volta.

“Vi consiglio di non offendere colei che mi vanto di condurre innanzi a voi,” Loki si volta e porge una mano a Karen, “una temibile dea della guerra di Midgard.” Karen accetta l’invito di Loki e si presenta a Godrum. Il gigante la guarda perplesso.

“Non sembra una dea.”

“Quante ne hai viste sinora, Godrum? Ti dico che neppure le Valchirie di Odino possono superarla in forza e bellezza.”

“Non può essere ammessa alle stanze del re.”

“Non l’ho chiesto. Ho diritto di portare con me nell’arena un testimone. Sono le antiche regole della sfida.”

“Così è. Vieni con noi a sfidare chi ci comanda. La dea di Midgard verrà portata nelle stanze dell’attesa.”

“Io non vado da nessuna parte. E non provate a toccarmi!” La voce di Karen esce sicura, quasi realmente minacciosa. Loki se ne compiace. “Se sono il testimone, devo seguire Loki ovunque vada.”

“Kurtan si riterrà offeso.” Fa Godrum all’indirizzo di Loki.

“Non potrà che accettare la sfida allora!”

S’incamminano nella direzione da cui Godrum e i suoi sono arrivati. Karen si sorprende nel rendersi conto, mentre la nebbia si dirada, che quelle che le sembravano lastre di roccia nuda, sono in realtà pareti di edifici mastodontici. Loki l’ha chiamata dea ma si sente più insignificante di un insetto.

Raggiungono una porta che pare fatta di ossidiana. Gli uomini di Godrum la aprono e li lasciano passare.

“Dunque sei davvero venuto a farti massacrare, Loki Odinson.”

“Sbagli di proposito o sei duro di comprendonio? Io sono Loki figlio di Laufey. In entrambi i casi, sarà una cosa che scoprirò nell’arena.” Kurtan si accorge della figura rimasta alle spalle del suo sfidante.

“E quella chi è?” Chiede rivolgendosi a Godrum. “Come osate portare un’umana nelle mie stanze?”

“E’ il testimone di Laufeyson.” Dice con semplicità Godrum. A Karen, quel gigante anziano comincia a stare simpatico. Ha la fortissima sensazione che, anche se si dimostra fedele a Kurtan, sotto sotto faccia il tifo per Loki. 

“Non abbiamo più niente da dirci,” Fa Loki voltandosi e portando Karen con sé, “l’arena parlerà per entrambi domani.”

Quando rimangono soli, Loki si rivolge a Karen.

“Sei stata brava.”

“Non ho fatto niente.”

“E’ già qualcosa. Seguimi.” Fa incamminandosi lungo un corridoio che sembra più stretto e oscuro degli altri.

“Dove andiamo?”

“Ci sono vie luminose che uniscono i mondi.”

“Come i ponti dell’arcobaleno di cui parla Jane?” Sente Loki sorridere anche se il dio non si volta.

“E ce ne sono altre oscure. Dammi la mano, ci si può smarrire in questi passaggi.” La donna stringe la mano di Loki e si lascia condurre lungo il corridoio che sembra non finire mai.

Improvvisamente una luce tenue compare dinanzi a loro. A Karen sembra che una tenda di stelle li separi da un altro luogo. Loki avvicina una mano e lei si accorge che sono creature vive che emettono uno strano bagliore, simili a cavallette. Saltano via per riposizionarsi alle loro spalle seguendo la trama della stessa, strana figura di prima.

Non può che spalancare la bocca per la sorpresa. Una grande radura si distende davanti ai suoi occhi. Ci sono lastre di pietra che luccicano in tonalità delicate di azzurro, rosa, arancio, oro e verde. Sembra quasi che un’aurora boreale, incapace di rimanere agganciata al cielo, si sia infranta in terra e abbia ricoperto ogni cosa.

“Che luogo è?” Chiede continuando a guardarsi intorno. Loki si siede su una roccia che brilla come uno smeraldo e le risponde.

“Ricordi la storia dell’albero del mondo?”

“Yggdrasil?” Loki annuisce.

“L’albero che sorregge i nove mondi tra cui il tuo, Midgard. Yggdrasil sostiene l’intero universo ma poggia su tre radici. Una va verso Asgard, l’altra va verso Niflheim, l’ultima giunge qui. La luce che illumina questo luogo viene dalle radici di Yggdrasil. Qui, molto, molto tempo fa, sorgevano un tempio ed un altare. Fu Odino a distruggerli. Ovviamente non toccò le radici. Se lo avesse fatto, oggi non sarei qui. Lui lo sapeva? Non ne aveva idea? Chi può dirlo. E’ Odino. Di lui si dice che conosca ogni cosa. Ad ogni modo, io ero stato abbandonato in fasce nel tempio. Mio padre, il mio vero padre, Re Laufey mi aveva ‘restituito’.”

“Restituito?” Chiede lei andando a sedersi al suo fianco come erano soliti fare quando lui era prigioniero di Fury e lei doveva carpirgli informazioni per lo Shield.

“Ciò che non merita di vivere viene restituito ad Yggdrasil perché lo riassorba in sé e lo restituisca al flusso di energia che dona vita ai mondi.” Il silenzio che segue è insopportabile per Karen.

“Ok hai vinto. La mia culla era un cassetto. Non c’è davvero paragone.” Loki la guarda negli occhi. Sa che dovrebbe sorridere per quel ridicolo tentativo di Karen di consolarlo ma ciò che deve dire é troppo importante.

“Voglio ricostruire questo luogo. Voglio che la luce di Yggdrasil illumini di nuovo questo mondo. Non sarà mai come Asgard e non voglio che lo sia. Voglio che i giganti di ghiaccio capiscano cosa si cela nella loro natura. Sono guerrieri, fieri e potenti ma sono anche la memoria dei mondi. Si dice che la saggezza di Odino venga da ciò che ha preso ai giganti. Voglio fondare un luogo dove misteri come quello delle gemme dell’infinito vengano studiati, custoditi e, infine, tramandati.” Karen sorride.

“E come si chiamerà questa splendida città?”

“Utgard.” Dice lui immediatamente.

“Wow! Hai pensato proprio a tutto!”

“Ho avuto molto tempo per pensare. Troppo tempo.”

“E questa città, immagino, avrà bisogno di un re.”

“Certo. E di una regina.” Karen distoglie lo sguardo e si alza.

“Io sono,” sta per dire ‘una scienziata’ ma si trattiene, “io non so cosa sono. Di sicuro non una regina. Ho a malapena il mantello di una regina.” Loki la segue e le toglie il coprispalle di dosso.

“No, questo è mio.” Fa indossandolo poi, facendo compiere un cerchio all’indice della mano destra, continua. “Questo è l’abito di una regina.”

Karen si specchia nella superficie azzurra e liscia di una delle lastre di pietra e si osserva. Indossa un abito rosso e oro. Le fascia semplicemente le spalle e il busto per poi scendere morbido sui fianchi e, da lì, fino ai piedi. 

“Questa non sono io.”

“Potresti, se lo volessi.”

“Anche se lo volessi, non sarei una buona regina.”

“Hai già provato? Se fosse così, mi sentirei a disagio. Non sono mai stato re. Potremmo provarci insieme. Immagina un luogo fatto a misura di ogni nostro intento. Un luogo di scienza e magia in cui ogni sforzo di chi ci vive è rivolto all’acquisizione di ogni genere di conoscenza.” Karen si guarda e non osa esprimere ciò che prova nel sognare l’impresa di realizzare un luogo simile. Un dubbio l’attraversa.

“Asgard non era questo?” Loki le lascia andare le spalle e fa un passo indietro.

“Asgard voleva governare su ogni cosa.”

“Tu no?” Stavolta deve essere andata oltre perché lui la guarda come se l’incanto si fosse spezzato, come se ci fosse solo una domanda nei suoi pensieri: ‘Tu non capisci?’ Karen non vuole che lo pensi. “So quello che vuoi.” Dice con dolcezza.

Loki vorrebbe risponderle ma la presenza di un’altra persona lo fa voltare. Karen riconosce Godrum.

“Dovevo immaginare che il saggio consigliere di mio padre fosse in grado di raggiungere le radici dell’albero sacro.” L’anziano gigante fa un passo in avanti e si inginocchia.

“Mio signore, a lungo ho atteso il giorno in cui avresti mantenuto la promessa fattami quando giurasti di liberare il nostro popolo dalla guerra eterna.” Karen non capisce e Godrum, leggendo la sorpresa nei suoi occhi, le spiega. “Loki mi promise che avrebbe spodestato Laufey e donato a Jothuneim un nuovo destino, un destino di pace e prosperità in cui i nostri figli non sarebbero più stati misurati solo per la loro forza ma anche per la loro saggezza. Dopo che apprendemmo della morte del re su Asgard però, lui non tornò.” Loki lo invita ad alzarsi.

“Thor mi impedì di prendere ciò che mi serviva su Asgard ma la fortuna arride agli audaci così finì nelle spire dello spazio del bifrost e incappai nei Chitauri. Furono loro a offrirmi niente meno che una gemma dell’infinito. Credevo che con quella avrei potuto recuperare quello che i midgardiani chiamano Tesseract. La sorte dà e la sorte toglie. Mi ci è voluto un pò ma, come ho detto, la sorte toglie e la sorte dà.” Conclude guardando lei.

“Mio signore, domani lo scontro non sarà semplice. Kurtan è un grande guerriero e, finora, è imbattuto. Possiedi ancora lo scettro che ti diedero i Chitauri?”

“No.”

“Qual è il piano, allora?” Karen si fa avanti.

“Io sono il piano.”

“Mia signora?” Chiede Godrum, perplesso.

“Aiuterò io Loki.”

“Questo è impossibile, nessuno può entrare nell’arena. Una volta che i testimoni controllano le armi per il combattimento, gli sfidanti rimangono soli.”

“Voi due mi state sottovalutando.” Prova a ribadire il dio degli inganni.

“In condizioni normali, sarebbe difficile. Ma la corruzione che vi sta consumando, mio signore, lo rende impossibile.” Loki non fa in tempo a fermare le parole del gigante che indica il suo petto.

“Corruzione? Quale corruzione?” Chiede Karen guardando dritto negli occhi Loki che non risponde. Lo fa Godrum.

“Le armi dei Chitauri sono velenose. Porta una ferita mortale.”

“Godrum, un promemoria per il futuro. Non prenderti certe libertà quando parli di me.” 

“Chiedo perdono.” Fa Godrum ma la reazione di Karen non si fa aspettare.

“Tu sei ferito?”

“Lo sai benissimo.”

“Non sei guarito!”

“La ferita si è perfettamente rimarginata.”

“Non usare questo giochetto con me. Ti hanno avvelenato?”

“Sono perfettamente in grado di combattere.”

“Ti hanno avvelenato o no? Hai detto che non mi avresti mai mentito quando ci siamo conosciuti.” Loki alza le mani al cielo.

“Sai dottoressa? Sei seccante. Io sono un dio. Un dio! Non devo rendere conto a nessuno, neppure a te!” Karen incrocia le braccia al petto e aspetta. 

“Allora? Sì o no?”

“Sì. Quindi?” Chiede. Karen si volta con occhi supplici verso il gigante di ghiaccio.

“Godrum, che possiamo fare?” Loki é sconcertato dal modo in cui i due ora parlano tra loro.

Sembra che si conoscano da sempre.

“Non posso favorirlo in alcun modo violando le leggi dello scontro. I giganti di ghiaccio non lo accetterebbero come loro re.”

“Ed è lecito farlo combattere in queste condizioni?”

“Ha lanciato lui la sfida.”

“Allora lascia che io lo aiuti.”

“In che modo?” Chiede infine Godrum.

“Io posseggo la forza dell’Aether. Loki potrebbe usarla?”

“Solo se la gemma della realtà gli appartenesse.” Risponde Godrum.

“Se dipendesse da me, gliela darei.” Fa Karen con decisione.

“Puoi farlo. E’ sufficiente che pronunci l’antico rito del passaggio.”

“Non può farlo,” s’intromette Loki, “morirebbe. Io non lo desidero e non accetterei il passaggio a quelle condizioni. Sono stato io a trasferire l’Aether a lei.”

“Allora non c’è possibilità, a meno che,” accenna Godrum “non gli consegni te stessa.”

“Godrum!” La voce di Loki adesso è tempesta. Il gigante di ghiaccio cade in ginocchio e china il capo chiedendo perdono.

“Cosa significa?”

“Niente! Questa conversazione finisce qui. Godrum, ritirati.” Il gigante si alza e fa un cenno di riverenza a Karen.

“Aspetta, Godrum! Dannazione Loki! Sono qui per un motivo e, se non vuoi il mio aiuto per te stesso, accettalo almeno per salvare il mio pianeta! Io non voglio che scoppi una guerra tra i nostri mondi.”

“La dea di Midgard é saggia, dovreste ascoltarla mio signore.” Loki stringe un pugno, rimane teso, il volto arrabbiato.

“Saggia? Non c’é saggezza nel confidare nel dio degli inganni, non credi Godrum?”

“Tu sei il dio delle storie, mio signore. Non c’è saggezza più grande.” Karen fa un passo verso di lui.

“Se c’è un solo modo di farti vincere questo scontro senza spargimento di sangue, voglio tentare.” Loki allarga le braccia.

“Avanti, ficcanaso e insolente gigante, parla.” Godrum si rivolge a Karen.

“Loki potrà usare il tuo potere se tu ti vincolerai a lui secondo i giuramenti dei nove regni. Sono giuramenti sacri, indissolubili. Comportano molti doveri, ma vi permetteranno di condividere ogni potere, ogni fortuna e ogni sventura.” Loki alza gli occhi al cielo.

“Cosa devono sentire le mie povere orecchie? Tutte queste parole e lei non ha ancora compreso, Godrum.” Karen si volta a mostrargli il suo disappunto. Lui prosegue. “É un matrimonio.”

“Un matrimonio!” La faccia di Karen é tutta un programma e Loki sorride, sornione, incrociando le braccia al petto.

“Un matrimonio. E non di quelli che avete su Midgard. É indissolubile. Niente scioglie questo vincolo. A parte il Ragnarok. Ma quella é la fine del mondo. Non la vorresti vedere.” Karen raggiunge una pietra e si siede.

“Certo che niente é mai semplice con te!”

“Io avevo detto che non era una buona idea.” Karen solleva la testa di scatto.

“Cioè tu non mi sposeresti?” La voce di Karen si è alzata di un tono. Godrum si schiarisce la voce e fa un passo indietro.

“Io?”

“Sì, tu.” 

Una volta Thor gli ha parlato delle femmine midgardiane. Gli ha detto che può capitare che dicano qualcosa ma che intendano qualcos’altro. Gli ha raccontato di come Jane gli abbia dato uno schiaffo mentre gli diceva di non essere affatto arrabbiata con lui. Ha l’impressione che adesso Karen stia usando le parole a quel modo. Non crede che sia suo desiderio sposarsi ma sembra percepire che sia lui a rifiutarla.

“Sono incline ad addivenire ad una soluzione pacifica di questa vicenda. Sono incline anche a condividere l’Aether. Ovviamente, in cambio, offrirei volentieri i miei servigi.”

“Wow! Questa sì che é una dichiarazione d’amore!” Loki allunga le labbra in un ghigno.

“Stavamo parlando d’amore?” Karen alza gli occhi al cielo.

“Sul mio pianeta le persone si sposano quando si amano.”

“Seriamente?” 

“Quasi sempre. Spesso. In genere. E comunque io ho sempre pensato che mi sarei sposata solo se mi fossi innamorata.”

“Quindi?”

“Quindi che non mi sarei sposata per aiutare qualcuno a conquistare un pianeta.”

“Un pianeta oggi, l’universo domani!” Esclama Loki ridendo.

“Oh, mio Dio!”

“Non sono ancora tuo. Tecnicamente.”

“Loki, possiamo affrontare le cose con serietà?”

“Godrum, ci lasceresti da soli?” Fa Loki tornando a guardare il gigante con un’espressione severa del viso. Godrum fa un cenno col capo e si allontana. “Non é una cosa che tu debba prendere in considerazione.”

“Cosa?”

“Il matrimonio.” Lo sguardo di Karen si fa interrogativo.

“Perché?”

“Si tratta di un gesto dalle conseguenze troppo importanti e direi anche imprevedibili.”

“Più imprevedibili della morte e della resurrezione come metaumana?”

“Direi di sì.”

“Per il fatto che avrei a che fare con creature di altri mondi o pericolosi alieni?”

“Per il fatto che avresti a che fare con me.”

“Non intendi sposarmi?”

“Non intendo sposarti se non posso condividere ciò che ho, la mia esistenza, con te.” Karen dondola appena all’indietro.

“Quindi non vuoi farlo per tornare in possesso dell’Aether.”

“Era mia. L’ho data a te per un motivo.” Eccolo il punto.

“Capisco.” Karen guarda a terra. La luminescenza delle radici di Yggdrasil le avvolge le caviglie e non riesce a guardarsi i piedi.

“Speravo in qualcosa di più emotivamente coinvolgente.” Lei gli si avvicina e gli mette una mano sul petto.

“Quanto è grave questa ferita?” Loki poggia la sua mano su quella di lei.

“Abbastanza da dover chiudere i giochi domani. Non garantisco di stare ancora in piedi dopo.”

“Il mio potere potrebbe guarirti?”

“Non ha importanza. Prima devi rispondere. Karen Miller, figlia di Stan, signora della gemma della realtà, vuoi unire la tua vita alla mia? Il filo del tuo destino sarà intrecciato al mio per tutta la trama del disegno del mondo, da oggi fino al tempo di Ragnarok.” 

Karen guarda la sua mano stretta in quella di Loki, sente il battito del suo cuore. Non alza lo sguardo perché i suoi occhi verdi la renderebbero incapace di dire anche un sola parola.

“Sì.”

“Per l’eternità?”

“Ho detto sì.” Si stringe a lui e lui l’abbraccia. “Non morirai, vero?”

“Ho detto fino al tempo del Ragnarok.” Lei sorride, la guancia schiacciata contro la pelliccia del suo mantello.

“Fino al tempo del Ragnarok.” Ripete più a se stessa che a lui.

  
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