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Autore: JennyPotter99    31/03/2020    1 recensioni
Schiamazzi, urla, risate, profumo del maialino appena cotto e di birra continuamente versata a terra.
Gli uomini erano fin troppo ubriachi per reggere il bicchiere o anche per camminare.
Quella era una delle solite serate che aspettavano gli osti della principale taverna di Port Royal.
I coniugi Garcia e la dolce Alice possedevano quella taverna da antiche generazioni.
Da ormai 5 anni, anche la bambina li aiutava spesso a servire i tavoli.
Nel suo piccolo vestitino sporco e povero nascondeva parte delle mance dei clienti, senza farlo sapere ai proprietari.
Quella sera in particolare, sulle rive di Port Royal si aggirava una tremenda tempesta, proprio mentre quella che, si diceva essere la nave più veloce dei Caraibi, attraccò al porto con il primo ufficiale Norrington e il governatore della città, il signor Swan.
Alcuni ufficiali britannici fecero irruzione nel tugurio e posarono sul tavolo un bambino, quasi dell’età di Alice, forse più grande, che non respirava.
-Serve aiuto qui!- disse un mozzo, vestito comunque della divisa britannica.
Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, un cannone distrusse quasi metà della taverna.
Alice si accucciò sotto il tavolo, troppo impaurita, ma dal buco vide chiaramente cosa avesse sparato.
Era una
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Port Royal, molto tempo prima.
 
Schiamazzi, urla, risate, profumo del maialino appena cotto e di birra continuamente versata a terra.
Gli uomini erano fin troppo ubriachi per reggere il bicchiere o anche per camminare.
Quella era una delle solite serate che aspettavano gli osti della principale taverna di Port Royal.
I coniugi Garcia e la dolce Alice possedevano quella taverna da antiche generazioni.
Da ormai 5 anni, anche la bambina li aiutava spesso a servire i tavoli.
Nel suo piccolo vestitino sporco e povero nascondeva parte delle mance dei clienti, senza farlo sapere ai proprietari.
Quella sera in particolare, sulle rive di Port Royal si aggirava una tremenda tempesta, proprio mentre quella che, si diceva essere la nave più veloce dei Caraibi, attraccò al porto con il primo ufficiale Norrington e il governatore della città, il signor Swan.
Alcuni ufficiali britannici fecero irruzione nel tugurio e posarono sul tavolo un bambino, quasi dell’età di Alice, forse più grande, che non respirava.
-Serve aiuto qui!- disse un mozzo, vestito comunque della divisa britannica.
Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, un cannone distrusse quasi metà della taverna.
Alice si accucciò sotto il tavolo, troppo impaurita, ma dal buco vide chiaramente cosa avesse sparato.
Era una nave, dalla quale stavano scendendo una ventina di uomini armati di spada e pistola che crearono caos.
Da sotto il legno, poté anche percepire che il bambino non era morto.
Allora si alzò e lo analizzò: sembrava un ragazzino del tutto normale, tranne che al collo aveva un curioso ciondolo.
Era una moneta d’oro con un teschio disegnato al suo interno.
Alice sapeva benissimo a cosa, anzi, a chi, era associato quel simbolo: i pirati.
Improvvisamente, egli si svegliò e le afferrò il polso. -Dove sono?-
La bambina sobbalzò, ma non ebbe paura di lui.- Sei a Port Royal, io mi chiamo Alice.-
Ancora debole, il ragazzo si riaccasciò sul tavolo.- Will Turner.-
Nonostante Alice avrebbe voluto stare lì a vegliare su di lui, fuori le cose si stavano mettendo male.
Non aveva idea di dove fossero i suoi genitori, ma qualcuno spalancò la porta: un uomo dalla pelle scura e con lunghe treccine nere.
Puntò il suo sguardo verso Alice e ridacchiando malvagiamente, l’afferrò come un maialino prima dello sgozzamento.
Lei tentò di dimenarsi, ma le fu impossibile.
Neanche riuscì ad urlare, poiché l’uomo le coprì la bocca e per farla stare zitta, la colpì alla nuca con il manico della pistola.
L’ultima cosa che Alice vide prima di svenire, fu la bandiera di quella nave, con sopra un teschio.
Aveva ragione: pirati.
***
 
 
 
Port Royal, oggi.
 
Erano passati svariati anni dall’ultima volta che Alice era stata a Port Royal.
Di certo non indossava più il corsetto, ma una camicia bianca che le andava larga, dei pantaloncini di stoffa di seconda mano, un paio di stivali che le arrivavano fino alle ginocchia e qualche anello d’oro al dito.
Vivere con i pirati, l’aveva fatta diventare un pirata.
Aveva ormai raggiunto la maggiore età, sviluppando una folta chioma di capelli biondi, chiari come il sole e un paio di occhi azzurri quanto l’oceano.
Non era tornata a Port Royal su una nave di corsari, ma su una piccola zattera rubata ad una donna che, oltretutto, stava affondando.
Non era neanche da sola.
Il suo compagno era uno dei pirati più famosi e famigerati dei Caraibi, il capitan Jack Sparrow.
La barbetta nera e i capelli legati in treccine, i baffi prorompenti, numerosi tatuaggi, una bandana rossa dentro la quale c’era incastonata una particolare moneta arrugginita.
Attorno alla vita, la cintura con dentro la spada, una bussola e una pistola armata di un solo colpo.
Alice la città non se la ricordava affatto, era fin troppo piccola quando venne portata via: non si ricordava nè dei coniugi Garcia né tanto meno della sua vita precedente lì.
Mentre la loro zattera affondava, si arrampicarono sull’albero maestro, così da riuscire ad arrivare al porto senza bagnarsi.
-Madame.- le disse Jack, porgendole la mano per farla salire sul pontile.
Alice lo ringraziò con un sorriso, mentre tutti intorno a loro li fissavano.
Giunti sul pontile, un vecchietto occhialuto con un quaderno in mano li fermò.- Dove credete di andare? Uno scellino per ormeggiare la barca al porto e mi dovete dire i vostri nomi.-
Jack estrasse tre monete e gliele porse.- Facciamo 3 scellini? E lasciamo perdere il nome?-
L’anziano, più che soddisfatto, fece finta di niente.- Benvenuti a Port Royal, signor e signora Smith.-
Alice e Jack avevano un’importante missione da svolgere, ma gli occorreva una nave come si deva.
Attraccate al porto ce ne erano due che facevano al caso loro.
-Che ne dici, stellina?- le chiese Jack.
Le navi erano molto simili, però si vedeva che una era più possente dell’altra.
Alice indicò quella più alta e lunga.- Direi quella.-
Allora i due si diressero al vascello, quando vennero bloccati da due guardie armate di fucile.
All’apparenza, sia quello grassottello, che quello magrolino, avevano due facce da pesci lessi.
-Dove state andando?! Il pontile è zona vietata ai civili.- esordì lo smilzo, mentre dalle parti delle città si udivano delle trombe.
-Bene, se ne vedo uno, ve lo farò sapere.- disse Jack, avanzando, venendo però braccato di nuovo. -Sembra ci sia un solenne qualcosa in città e due abili guardie come voi non sono state invitate?-
-Noi dobbiamo restare sul pontile, perché è zona vietata ai civili.- spiegò il magro.
-Di sicuro una barca come quella ha bisogno di più soldati a proteggerla, non credete?- intervenne Alice, per cercare di distrarli.
-Beh, certo, l’Interceptor è la nave più veloce dei Caraibi, ma anche la Dontless ha i suoi record.-
-Io so di una che le batte tutte: la Perla Nera.- continuò Jack.
-Tsk, quella nave non esiste.-
-Sì che esiste, io l’ho vista.-
-No, ti dico di no.-
-Invece sì!-
-Tu hai visto una nave, con le vele nere, capitanata da un uomo così malvagio che anche l’inferno lo ha risputato?-
-No…-
-Ecco, quindi ho ragione io.-
Lasciando che i due discutessero fra di loro, Alice e Jack sgattaiolarono sull’Interceptor.
Era da tanto tempo che non salivano su una vera nave: di solito, Jack stava al timone ed Alice sdraiata al sole sulla piattaforma di legno davanti ad esso.
-E’ perfetta.- commentò lei, accarezzando il legno.
A quel punto, le due guardie intervennero e gli puntarono i fucili contro.- Cosa credete di fare?! Perché siete a Port Royal? E niente fandonie!-
-Oh, beh, è mia intenzione requisire una nave, trovare una ciurma a Tortuga, rubare, spendere e saccheggiare fin che le mie subdole membra cadranno!- spiegò Jack.
-Ho detto niente fandonie!-
-Credo sia la verità.- aggiunse il compagno.
-Se fosse la verità, non l’avrebbe detta a noi!-
-Oppure sapevo che non mi avreste creduto.- ribatté Jack.
Proprio in quel momento, durante la conversazione, da dietro le loro spalle si udì un tonfo sull’acqua.
Guardando meglio, tutti e 4 notarono una donna che stava affondando.
-Adesso l’andate a salvare?- domandò Jack ai due.
-Non so nuotare!-
Jack sospirò e si tolse il cappello e la cintura, tuffandosi in acqua.
Afferrò la donna prima che toccasse il fondale, ma capì che era fin troppo pesante, come se indossasse tre vestiti in uno, così le strappò il corsetto e la portò sul pontile, dove ella sputò acqua e si riprese.
In quell’istante, mentre tossiva, Jack notò un curioso ciondolo al suo collo: una moneta d’oro con disegnato sopra un teschio.
Sapeva benissimo da dove veniva.
Alice scese dalla nave insieme alle guardie, bloccandosi quando ne vide arrivare altre, seguito dal signor James Norrington, ormai divenuto Commodoro e il governatore Swan.
Perciò, decise di nascondersi dietro un muro, aspettando di vedere cosa accadesse.
Il commodoro puntò la propria spada contro Jack, nel frattempo che gli venissero messe le manette.
-Commodoro, davvero volete uccidere il mio salvatore?- intervenne la ragazza, che si rivelò essere Elizabeth Swan, la figlia del governatore.
Gli altri soldati ritirarono le armi e Norrington gli porse la mano.- Credo che un grazie sia dovuto.-
Anche se titubante, Jack gliela strinse e non appena lo fece, l’uomo approfittò per alzargli la manica della camicia: sul polso del pirata c’era il marchio di una P e il tatuaggio di una rondine.
-Abbiamo avuto a che fare con la compagnia delle indie orientali, vero, Jack Sparrow?-
-Capitan…Sarei Capitan Jack Sparrow.-
Successivamente, Norrington si apprestò a controllare i suoi effetti.- Una pistola con un colpo solo, una bussola che non funziona…- vide, estraendo poi la spada.- Questa quasi speravo fosse di legno. Siete di sicuro il peggior pirata di cui si ricordi.-
-Ma di me si ricordano almeno.- commentò Jack che, poi, di scatto, afferrò la ragazza, circondandole il collo con le manette, tenendola in ostaggio.- I miei effetti, prego!-
Il commodoro fu costretto a porgere ad Elizabeth le sue cose.
-Miss Elizabeth, se non vi spiace.-
La ragazza gli mise il cappello sulla testa e disgustata legò la cintura al suo bacino.- Siete spregevole.-
-Ferisce più la spada, mia cara. Io ho salvato la vostra vita, voi la mia, siamo pari.- commentò Jack, con un sorrisetto soddisfatto.- Cari miei, ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete quasi catturato Capitan Jack Sparrow!- esclamò, lanciandogli contro la ragazza per poi scappare via.
-Adesso potete sparargli!- ordinò il governatore.
Correndo, Jack raggiunse Alice.- Si va?!-
-Direi di si!-
Con pallottole che li evitarono per un pelo, Alice e Jack corsero via verso la città e si rifugiarono nella locanda di un fabbro, per nascondersi dalle guardie.
   
 
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