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Autore: BlackHawk    31/03/2020    1 recensioni
Drake scoppiò a ridere. Una risata amara che in realtà nascondeva una grande disperazione e sofferenza.
Quando si accorse che Kailey stava per rientrare nel locale, si ritrovò a pronunciare le parole che era riuscito a dire ad alta voce solo una volta da quando aveva parlato con suo fratello. –È morta.-
- Drake mi dispiace, non volevo….-iniziò a dire Kailey, ma lui la interruppe bruscamente.
-Ieri, ma l’ho scoperto stamattina.-
Non immaginava che ne avrebbe mai parlato con qualcuno, ma con lei non era riuscito a trattenersi.
-Drake, mi dispiace.- ripeté Kailey, mostrandosi sinceramente dispiaciuta.
-Era incasinata.- si ritrovò a dire. –Però non era colpa sua. Mio padre la picchiava e quando lui se ne è andato, lei ha cominciato a drogarsi. Non riusciva a smettere.-
-Non è facile.- osservò Kailey, dopo essersi schiarita la voce.
-Davvero non ricordi nulla?- le chiese, cambiando completamente argomento.
-Per ora ricordo molto poco, Drake.- rispose. -Però…-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Kailey allungò una mano verso il comodino accanto al letto e disattivò la sveglia prima che iniziasse a suonare.
Quella mattina si era svegliata molto presto, ma poi non era più riuscita a riaddormentarsi.
Si era distesa sulla schiena e aveva fissato a lungo il soffitto bianco della sua camera, tormentata senza tregua dai ricordi della sera precedente.
Un Drake piuttosto alticcio l’aveva insultata e umiliata davanti a tutte le sue amiche senza esitare a spintonare il suo amico Tyler, ma poi le aveva anche mostrato una versione di sé completamente diversa che l’aveva turbata non poco.
Non solo le aveva detto che sua madre era morta il giorno prima, ma aveva anche accennato ai suoi problemi di droga e violenza domestica, scusandosi infine per il suo comportamento inopportuno.
Adesso Kailey era terribilmente confusa.
Chi era davvero Drake? Il ragazzo sfacciato che aveva conosciuto quella mattina che si era svegliata nel suo letto oppure il ragazzo ferito e arrabbiato che aveva appena perso sua madre?
Non riusciva fare a meno di chiedersi in quale tipo di ambiente fosse cresciuto.
Le aveva detto che suo padre picchiava sua madre, ma poi ad un certo punto se ne era andato e sua madre aveva cominciato a drogarsi.
Anche lui era stato vittima della violenza di suo padre? Come era stata la sua infanzia? Poteva contare almeno sull’affetto di fratelli o sorelle oppure era figlio unico?
Kailey si rese conto all’improvviso che avrebbe voluto sapere molto di più su di lui, ma sapeva anche che avrebbe fatto meglio a reprimere immediatamente l’istinto da crocerossina prima che fosse troppo tardi.
Non poteva certo negare che le loro strade si fossero incrociate più di quanto lei stessa avrebbe immaginato e voluto, ma era anche perfettamente consapevole che Drake era uno di quei ragazzi dai quali era meglio tenersi alla larga e così avrebbe fatto.
In fondo San Francisco era una città piuttosto estesa, non sarebbe stato così difficile. O almeno così credeva lei.
Lanciò un’occhiata alla sveglia e si accorse che se non si fosse alzata immediatamente avrebbe cominciato la sua prima giornata in qualità di addetta all’ufficio marketing con un clamoroso ritardo, ma non aveva nessuna intenzione di alimentare i pregiudizi dei suoi colleghi che la ritenevano troppo giovane e inesperta per un incarico del genere.
Perciò si alzò da letto e decise di andarsi a preparare un caffè, decisamente necessario per affrontare un’altra lunga giornata di lavoro.
Aveva appena posizionato la caffettiera sui fornelli quando il suo telefono squillò. Lo andò a recuperare nella sua camera e rispose senza nemmeno vedere chi fosse.
-Pronto?-
-Buongiorno! Dormito bene?- le chiese la voce allegra e squillante di Lizzie.
-Più o meno. Come mai già in piedi?-
-Volevo batterti sul tempo.- rispose Lizzie, divertita.
-Ovvero?-
-Non hai da fare stasera, vero?-
-Perché, che avevi in mente?- le chiese Kailey, alzando gli occhi al cielo.
Non era proprio nei suoi programmi uscire quella sera, ma era convinta che Lizzie stesse cercando di rimediare all’errore che aveva fatto lasciandola da sola con Drake e lei non voleva darle l’impressione di essere offesa.
Anche se il suo atteggiamento era stato davvero scosiderato.
-Pizza. –rispose Lizzie.  -E poi vorrei che tu mi accompagnassi in un posto.-
-Dove?-chiese Kailey, curiosa.
-Se te lo dico poi non vieni.-
-Non ci torno in quel posto di ieri, Lizzie…- iniziò a dire Kailey, seccata. –Non ho nessuna intenzione di…-
-No, che hai capito! Senti ti passo a prendere alle sette, fatti trovare pronta.- disse Lizzie, chiudendo la telefonata prima che lei potesse dire niente.
Kailey mise il telefono in carica e poi alzò di nuovo gli occhi al cielo. Trattare con lei era davvero impossibile.
Tornò in cucina e notò che il caffè era pronto. Ne versò un po’ in una tazzina, aggiunse un cucchiaino di zucchero e poi si sedette su una sedia vicino al tavolo.
Era elettrizzata, ma anche in ansia. E se non fosse stata all’altezza dell’incarico che il signor Evans le aveva assegnato?
Forse avrebbe dovuto scegliere qualcuno con più esperienza, invece che qualcuno come lei, che lavorava per quell’azienda solo da quattro anni.
Decise di scacciare dalla mente quei pensieri fastidiosi e di godersi il caffè. Non aveva senso fasciarsi la testa prima di essersela rotta.
 
Il signor Evans la convocò nel suo ufficio nel tardo pomeriggio.
Kailey bussò un paio di volte e poi entrò nella stanza dopo che lui la invitò a farlo.
Lo trovò chino su alcuni documenti e questo le diede il tempo di osservare meglio alcuni dei quadri appesi alle pareti della stanza. Si trattava di paesaggi tempestosi che trasmettevano un senso di inquietudine difficile da ignorare.
Si chiese come mai la sua scelta fosse ricaduta proprio su quelli.
-Prego, accomodati.- la invitò lui qualche secondo dopo, indicandole una sedia davanti alla sua scrivania.
Kailey si costrinse a distogliere l’attenzione dai quadri e si concentrò invece su di lui. La prima volta che l’aveva incontrato non si era accorta di quanto fosse attraente.
Aveva folti capelli scuri e due occhi castani penetranti. I lineamenti del viso erano marcati, ma affascinanti e Kailey si costrinse a non sussultare quando uno strano pensiero si insinuò nella sua mente. Assomiglia moltissimo a Drake.
-Come ti sei trovata con Caroline?- le chiese subito, guardandola negli occhi.
-Molto bene signor Evans.- mentì Kailey, costringendosi a sorridere.
Caroline era la sua scontrosa assistente, una ragazza minuta con grandi occhi azzurri che non aveva nascosto la sua indignazione quando aveva scoperto di dover lavorare per una che aveva la sua stessa età.
-Non chiamarmi signor Evans, ti prego. Mi fai sentire vecchio! Puoi chiamarmi Max e puoi darmi del tu.- le disse sorridendo.
Kailey annuì, ma le sembrava una conversazione piuttosto surreale. Nessuno dei suoi superiori era mai stato così gentile nei suoi confronti fino a quel momento.
-Dunque, Kailey, credo che domani sia necessaria una riunione con il tuo team perché vogliono immettere un nuovo prodotto nel mercato e ovviamente ai piani alti hanno bisogno di sapere come verrebbe accolto dai consumatori.- le spiegò Max, chiarendole finalmente il motivo per cui lei era lì.
-Certo, non c’è problema.- annuì Kailey, dopo essersi schiarita la voce. Il mio team. Oddio.
-Andrà tutto bene.- la rassicurò lui con un sorriso.
-Si vede tanto che sono agitata?- scherzò Kailey, scrollando le spalle.
-Forse un po’.- disse Max, ridendo.
Kailey notò che aveva lo stesso sorriso accattivante di Drake e questo le impedì di unirsi alla sua risata. La somiglianza tra il suo capo e il ragazzo con cui era andata a letto era impressionante, solo che il suo capo aveva almeno una decina di anni in più rispetto a Drake.
E se fossero parenti?, si chiese allarmata. In fondo questo avrebbe potuto spiegare il motivo per cui Drake era lì quella mattina. Cazzo.
-Devi mostrarti sicura di te, altrimenti si cominceranno a chiedere perché hai avuto il posto tu e non loro.- le consigliò Max, distogliendola dai suoi pensieri.
-Perché hai scelto me?- chiese Kailey d’impulso.
Arrossì non appena si rese conto di essere stata troppo esplicita e diretta.
-Ho sentito solo cose positive sul tuo conto e non posso negare che la tua età abbia condizionato la mia decisione. Questa azienda ha bisogno di persone giovani con idee nuove, non di altri vecchi decrepiti!- spiegò Max, alzando le braccia.
Kailey scoppiò a ridere, apprezzando i suoi modi diretti e rilassati.
Annuì convinta e iniziò a sentirsi meno in ansia.
Vide Max allentarsi la cravatta e il suo sguardo si posò inevitabilmente sulle sue spalle ampie evidenziate dalla camicia azzurra che indossava. Era piuttosto in forma per essere un uomo sulla quarantina.
Si schiarì la voce a disagio e lo guardò negli occhi. -Se mi dici a che ore preferisci che io indica la riunione mando subito una e-mail a tutti.-
-Per le undici sarebbe perfetto.-
Kailey annuì e poi si alzò dalla sedia. –Allora mi attivo subito.-
-A domani, Kailey.- la salutò Max, alzandosi anche lui e accompagnandola alla porta del suo ufficio.
Non appena mise piede fuori dalla stanza Kailey tirò un sospiro di sollievo. Era stata una conversazione piuttosto singolare, ma ciò che l’aveva più sconvolta era la somiglianza tra Drake e Max.
La possibilità che fossero davvero parenti le faceva contorcere lo stomaco e sudare i palmi delle mani.
Si diresse verso la sua stanza e poi una volta al computer inviò una e-mail a tutti i colleghi con cui aveva lavorato per ben quattro anni di fila e che non avevano mai dimostrato la minima fiducia in lei.
Poi decise di andarsene.
Caroline era già andata via quindi almeno per quel giorno non avrebbe dovuto sopportare di nuovo il suo atteggiamento irritante.
Raccolse in fretta le sue cose e poi raggiunse la macchina.
Arrivò in breve tempo a casa e in quel momento fu grata ai suoi genitori. L’appartamento che le avevano comprato era molto vicino agli uffici dell’azienda per cui lavorava e questo le permetteva di risparmiare tempo e soprattutto di non affrontare stancanti viaggi in macchina.
Decise di cambiarsi e si infilò un paio di jeans comodi e una maglia rosa leggera e poi ritoccò leggermente il trucco senza esagerare.
Non fece in tempo nemmeno a sedersi un attimo che il citofono squillò. Lanciò un’occhiata all’orologio e si accorse che erano già le sette.
Che puntualità, pensò, ridendo.
Si accertò che fosse Lizzie e poi uscì di nuovo.
Lizzie la stava aspettando nella sua mini cooper nera, ma come al solito si era fermata nel parcheggio riservato ai disabili.
-Lo hai fatto di nuovo.- osservò Kailey una volta seduta in macchina.
Lizzie si girò verso di lei e la guardò con i suoi grandi occhi blu. –Cosa?- le chiese con nonchalance, sistemandosi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio.
-Lo sai benissimo, Lizzie.-
La vide ingranare la marcia e poi partire dopo aver tolto il freno a mano. –Era una questione di secondi! Mi sarei spostata se necessario.-
-Certo, come al solito.-
-Non fare la guastafeste, K!-
Kailey le lanciò un’occhiata veloce e si accorse che era vestita più audacemente del solito.
Indossava una gonna nera molto corta e una canottiera rossa con una vistosa collatura. I capelli erano perfettamente ordinati nel suo tipico caschetto e il trucco era sui toni del nero e del grigio, troppo vistoso per andare solo a mangiare una pizza.
-Dove hai detto che andiamo?- chiese Kailey, sospettosa.
-Non l’ho detto.- rispose Lizzie, guardando dritto davanti a sé.
Aveva uno stile di guida piuttosto sportivo e tendeva a perdere facilmente la pazienza.
-Devo preoccuparmi?-
-Ma figurati!-
-Spara.-
-Per ora andiamo a mangiarci una pizza.-
-E poi?-
-E poi vedrai,- disse Lizzie, in tono criptico.
Kailey sospirò rassegnata e poi lanciò un’occhiata fuori dal finestrino.
Era ancora primavera, ma le giornate si erano decisamente allungate e lei adorava quando il sole tramontava più tardi.
Dieci minuti dopo erano in una pizzeria non molto lontana dal negozio in cui lavorava Tessa.
Un cameriere le fece accomodare in un tavolo all’aperto e poi porse loro i menù. Kailey non lo aprì neppure. Sceglieva sempre la stessa pizza tanto.
-Allora mi dici dove andiamo?- chiese a Lizzie, abbassando il menù dietro cui la sua amica si era nascosta.
Lizzie alzò gli occhi al cielo e poi sbuffò sonoramente, posando poi il menù sul tavolo.
-Non puoi semplicemente fidarti di me? Non ti porto a rapinare una banca, tranquilla.-
-Ci mancherebbe! Però vorrei saperlo lo stesso.- protestò Kailey, esasperata.
-La pianti di preoccuparti?-
-E tu la pianti di fare la misteriosa?-
-Sei una rompiscatole, K!-
Prima che Lizzie potesse parlare arrivò il cameriere per prendere le ordinazioni. Kailey tornò alla carica non appena le lasciò di nuovo sole. -Ti sei messa tutta in tiro! È normale che mi insospettisca.-
Vide Lizzie arrossire. Bingo.
-Non mi sono messa tutta in tiro. È una serata piuttosto calda e non volevo vestirmi troppo pesantemente.-
-Certo, come no.- disse Kailey, inarcando un sopracciglio.
Lizzie le stava decisamente nascondendo qualcosa, ma decise di non insistere oltre. Presto avrebbe scoperto comunque di cosa si trattava.
Si guardò intorno e notò che la pizzeria era piuttosto affollata per essere una serata infrasettimanale.
-Stai bene, K?- le chiese Lizzie all’improvviso, costringendola a voltarsi verso di lei.
-Perché?-
-Per via di quello che è successo ieri.-
Kailey era riuscita a dimenticare almeno per un po’ la scenata di Drake davanti alle sue amiche.
Quando erano tornate alla macchina nessuna di loro aveva osato chiedere nulla, ma chiaramente si erano preoccupate tutte per lei.
-È uno stronzo.- si limitò a dire Kailey, prendendo poi un sorso della birra che il cameriere aveva appena portato.
-Non immaginavo che si sarebbe potuto mai comportare così. Non che io lo conosca, ma ti assicuro che quella sera che l’abbiamo incontrato da Carter non mi aveva fatto una cattiva impressione.- spiegò Lizzie, pensierosa.
-Ricordo ancora poco di quella sera, ma ancora non riesco a capire come possa essere andata a letto con un tipo del genere.-
-Era simpatico e poi sembrava che ti piacesse.-
Kailey scrollò le spalle. –Forse è perché…- si interruppe bruscamente prima di concludere la frase.
Non voleva rivelarle ciò che lui le aveva detto sulla madre. Le sembrava inopportuno e fuori luogo.
-Forse era troppo ubriaco ieri sera.- disse invece, sospirando.
-Probabilmente.- annuì Lizzie con convinzione.
Il cameriere arrivò con le pizze e a quel punto smisero di parlare di Drake. Mangiarono in silenzio e poi chiacchierano del più e del meno, godendosi la pizza e la serata.
Quando Lizzie disse che non avevano bisogno della macchina per raggiungere il posto in cui voleva essere accompagnata, la curiosità di Kailey si intensificò.
Si incamminarono in una strada in cui Kailey non passava spesso e quando la sua amica si fermò davanti ad uno studio di tatuaggi lei spalancò gli occhi per la sorpresa.
-Mi prendi in giro?- le chiese, incredula -Volevi che ti accompagnassi qui?-.
-Tessa e Kim sono piuttosto contrarie ai tatuaggi e allora ho pensato che potevi accompagnarmi tu.- le spiegò Lizzie, afferrando la maniglia della porta.
-Non capisco proprio perché tu abbia voluto fare tanto la misteriosa.- disse Kailey, seguendola all’interno dello studio.
Notò diverse immagini e foto attaccate alle pareti della sala d’attesa e poi seguì Lizzie alla reception dove una ragazza con le braccia interamente tatuate e il viso ricoperto di piercing le stava squadrando dalla testa ai piedi.
-Ciao Ava.- la salutò Lizzie, sforzandosi chiaramente di essere gentile.
La ragazza la salutò con una smorfia e poi le disse che Carter stava lavorando con un’altra persona. Invitò entrambe a sedersi e ad aspettare cinque minuti.
-Perché siamo qui?- le chiese Kailey, curiosa.
-Devo terminare il tatuaggio dell’altra sera, ma non volevo venire da sola.-
-Si può sapere come diavolo ti è venuto in mente di farti un tatuaggio?-
-Non lo so, mi andava. – rispose lei, alzando le spalle. -Non fare quella faccia, K!-
Lizzie evidentemente doveva aver notato l’espressione perplessa sul suo viso, ma lei davvero non riusciva a spiegarsi come potesse aver avuto un’idea del genere.
-E cosa ti saresti fatta tatuare esattamente?- le chiese poi Kailey, lanciando un’occhiata rapida alla ragazza mora della reception.
-Un fiocco.-
-Un fiocco.- ripetè Kailey, perplessa. -Non mi avevi detto che ti ha mandato Jason qui?-
-Sì, esatto. Lui e Carter sono amici da parecchio tempo.- disse Lizzie, con un tono strano.
Prima che Kailey potesse chiederle se le cose tra lei e Jason stessero funzionando, la ragazza della reception disse a Lizzie che poteva andare.
-Forza vieni con me.-
-Non credo che sia..- iniziò a dire Kailey, assolutamente contraria all’idea di vedere la sua amica farsi tatuare da un perfetto estraneo.
Lizzie le afferrò un braccio e la costrinse ad alzarsi. Si avviò verso una porta accanto alla reception e poi bussò prima di entrare.
La prima cosa che Kailey notò fu un lettino sulla sinistra e una scrivania sulla destra piena di fogli e disegni.
Le pareti della stanza erano tinte di un bordeaux troppo scuro per i suoi gusti e c’era un’unica finestra dalla quale entrava poca luce. Se non fosse stato per una fila di faretti sul soffitto la stanza sarebbe stata completamente al buio.
-Lizzie,- disse una voce profonda che la costrinse a spostarsi di lato per vedere meglio di chi fosse.
Carter era un ragazzo molto alto, con spalle larghe e braccia muscolose. Aveva corti capelli scuri e due occhi azzurri talmente chiari da sembrare grigi. Indossava dei jeans scuri e una maglietta nera che metteva in risalto i suoi addominali definiti.
Quando si accorse di lei spalancò gli occhi sorpreso. –Kailey.-
-Non si ricorda di te, Carter.- spiegò Lizzie, imbarazzata.
Kailey notò che Lizzie e Carter si fissavano in modo strano e si chiese se non fosse successo qualcosa tra di loro. Almeno l’abbigliamento della sua amica avrebbe avuto un senso.
Prima che potesse dire alcunché una porta alle sue spalle si aprì, attirando la sua attenzione.
Kailey si voltò e sgranò gli occhi per la sorpresa.
Un Drake a torso nudo con i capelli scompigliati e completamente concentrato sul suo telefono era appena uscito da una piccola stanza nella quale sembravano esserci garze e altri materiali di cui Kailey non riusciva a cogliere bene l’utilizzo.
-Non è possibile.- protestò irritata.
Si voltò di scatto verso Lizzie.
-Kailey?- disse Drake, sorpreso. Si voltò verso di lui e sbuffò.
Lo vide inarcare un sopracciglio e poi scoppiare a ridere.
-E certo!- esclamò, allibbita. -Non si può andare da nessun parte senza che tu non sia nei paraggi!-
-Calmati, Kailey.- le disse Lizzie, esasperata.
-Me ne vado.- disse Kailey, avviandosi verso la porta.
Si rendeva perfettamente conto che si stava rendendo ridicola di fronte a tutti, ma non riusciva proprio a sopportare la presenza di Drake in quel momento.
-Rimani qui.-protestò Lizzie, afferrandole un braccio.
-Non ci penso proprio!-
-Piantala di fare la bambina.-
Kailey non riusciva a credere che la stesse costringendo a rimanere, facendole fare la figura della stupida davanti a Drake e a Carter.
Vide Drake avviarsi verso la scrivania e posare il telefono. Lanciò un’occhiata fugace al disegno in bianco e nero sulla sua schiena e poi il suo sguardo si posò sul suo petto muscoloso.
Perché la sua mente lo rifiutava, ma il suo corpo la tradiva in quel modo?
Era esattamente quello il motivo per cui doveva andarsene via. Quando lui era vicino non ragionava lucidamente.
Ricordati il modo in cui ti ha trattata ieri sera, si disse. Ricordati il modo in cui ha spinto il suo amico senza un motivo.
-Come mai da queste parti, principessa?- le chiese Drake, ironico.
Ogni traccia del ragazzo ferito e disperato della sera precedente era scomparsa, lasciando il posto al ragazzo sfacciato e arrogante che aveva conosciuto qualche giorno prima.
-Ha accompagnato me.- spiegò Lizzie, rispondendo al posto suo.
In quel momento le fu grata, perché se avesse aperto bocca lo avrebbe solo preso a parolacce. Il suo tono strafottente la irritava terribilmente.
-Ma certo.- disse Drake, lanciando un’occhiata a Carter.
-Forse è meglio se…- iniziò a dire quest’ultimo, ma fu interrotto bruscamente da Drake.
-Forza principessa, diamo a Carter lo spazio e il tempo necessari per lavorare.- le disse, guardandola negli occhi.
-Potete aspettare nella stanzetta Drake.- disse Carter, iniziando a sistemare il lettino.
-Cosa? Rimango qui con Lizzie e tu te ne puoi anche andare.- protestò Kailey, alzando gli occhi al cielo.
Non aveva intenzione di stare in nessuna stanzetta da sola con lui.
Drake si avvicinò a lei e poi sorrise in modo malizioso. –Di cosa hai paura, Kailey?-
-Forza, K.- mormorò Lizzie, concentrata completamente su Carter. - Ci rivediamo tra mezzora-
In altre circostanze si sarebbe soffermata a riflettere sul comportamento strano di entrambi, ma non era quello il momento. Non quando Drake era a torso nudo e così vicino a lei.
Si costrinse a non rabbrividire quando Drake le posò una mano sulla schiena e la spinse verso l’uscita.
Kailey lo scansò bruscamente e lo sentì ridacchiare alle sue spalle. Stronzo. Non appena furono fuori dalla stanza ,la ragazza alla reception lanciò una lunga occhiata a Drake e poi guardò male lei, come se fosse un animale da circo.
-La stanzetta è libera.- disse in tono allusivo.
-Non ci credo.- sussurrò Kailey, incredula.
La receptionist, di cui non ricordava minimamente il nome, ci stava provando spudoratamente con lui invece di fare il suo lavoro.
Allucinante, pensò Kailey.
Si voltò di scatto verso di Drake non appena percepì il suo petto caldo alle spalle e le sue mani sui fianchi e lo fulminò con lo sguardo.
-Grazie Ava.- disse Drake, continuando però a guardare Kailey.
-Forza Kailey.- disse poi a lei, spingendola verso una porta chiusa che non aveva notato prima.
Kailey notò l’occhiata torva di Ava e poi si avviò a passi decisi verso la porta.
Perché ogni volta che lui la toccava le sembrava che una scarica elettrica le attraversasse tutto il suo corpo?
Entrò in una stanza buia e cercò l’interruttore, ma Drake fu più veloce.
La luce inondò l’ambiente non appena Drake si fu richiuso la porta alle spalle. La famosa stanzetta era un ambiente molto piccolo e poco illuminato, esattamente come la stanza in cui era stata prima.
Le pareti erano tinte di una tonalità chiara e l’arredamento era costituito solamente da un divanetto e una piccola scrivania addossata ad un muro.
Très chic, pensò ironica.
Kailey sbuffò esasperata. Cosa diavolo ci faceva lì con Drake? Avrebbe dovuto ignorare Lizzie e uscire dallo studio, invece di assecondare Drake.
-Allora…- iniziò a dire Drake, avvicinandosi lentamente a lei.
-Che diavolo ci fai qui?- gli chiese seccata, costringendosi a guardarlo negli occhi e a ignorare il fatto che fosse a torso nudo. –E copriti, per cortesia. Hai intenzione di farti venire la febbre?-
Ovunque andasse se lo ritrovava davanti all’improvviso e tutti i suoi tentativi di dimenticarsi della sua esistenza svanivano nel nulla. Dannazione.
-Secondo te?- le chiese, divertito.
Come fa ad essere così lunatico?, si chiese Kailey perplessa.
Un giorno era sfacciato, un giorno arrabbiato e un altro ancora calmo e rilassato.
Kailey lanciò un’occhiata al divanetto. Si sarebbe seduta volentieri, ma pensava che se veniva davvero utilizzato come Ava aveva lasciato intendere non era poi così pulito dopotutto.
Incrociò le braccia al petto e guardò Drake negli occhi.
Si chiese come facesse a nascondere così bene il dolore per la perdita della madre.
-Stai bene?- si ritrovò a chiedergli, prima di valutare se fosse una buona idea o meno.
Che stai facendo, K?
Lo vide irrigidirsi e stringere i pugni lungo i fianchi, ma poi le sorrise in modo strano.
-Credi che stiano già scopando?-
-Cosa?- chiese Kailey, confusa.
Poi capì che si riferiva a Lizzie e Carter. Dunque le sue supposizioni erano giuste?
Drake si avvicinò ancora di più a lei e poi rise. –Io credi di sì.-
Kailey in quel momento capì una cosa.
Il suo atteggiamento indifferente e sprezzante era solo una maschera. Era il suo modo di affrontare il dolore, ma lei non aveva affatto intenzione di assecondarlo.
-E anche se fosse?- chiese, mostrandosi indifferente alla notizia.
-Non ti da fastidio?-
-Perché dovrebbe?-
Drake avanzò verso di lei e le sfiorò un braccio con il suo, ma poi proseguì dritto e si andò a sedere sul divanetto. Kailey notò i suoi addominali flettersi e si costrinse a distogliere lo sguardo. Perché diavolo se ne andava in giro senza maglietta?
-Perché ti ha mentito.- le spiegò, costringendola a voltarsi.
-Credi che questo atteggiamento serva a qualcosa Drake?- gli chiese, provocandolo.
-Perché non vieni qui?- le chiese, sorridendo maliziosamente.
Kailey era in piedi a un paio di metri da quel divano, ma non si sarebbe avvicinata affatto.
-Tenerti tutto dentro e fingere che vada tutto bene non ti sarà d’aiuto.- insisté, guardando i suoi meravigliosi occhi verdi.
Non sapeva nemmeno lei per quale motivo gli stesse dicendo quelle cose. Forse era semplicemente il suo modo di difendersi da lui. Attaccare per non essere attaccata. Lo vide serrare la mascella e lo sentì inspirare profondamente, ma non ottenne la reazione che stava cercando.
-Hai paura che ti possa saltare addosso se ti avvicini? O hai paura del contrario?- le chiese in tono provocatorio, ignorando le sue parole.
Kailey odiava essere sfidata. Non si era mai tirata indietro in vita sua e non lo avrebbe fatto nemmeno questa volta.
Drake credeva di esercitare una qualche forma di controllo su di lei solo perché erano stati a letto insieme e forse all’inizio lo credeva anche lei a causa della perdita di memoria, ma gli avrebbe dimostrato il contrario.
Si ritrovò a camminare nella sua direzione e si fermò a un passo dalle sue gambe.
-Credi davvero di essere così irresistibile?- gli chiese, sfrontata.
Drake si sporse in avanti e scoppiò a ridere. –Eri molto più divertente l’altra sera.-
-Intendi quella di cui non mi ricordo niente oppure quella in cui mi hai insultato e poi mi hai detto che tua madre era morta?-
Kailey si ritrovò a trattenere il fiato. Forse aveva esagerato.
Vide Drake alzarsi di scatto e fissarla con odio. Indietreggiò istintivamente, ma lui fu più veloce.
Le afferrò un braccio con decisione e l’attirò a sé, imprigionandola tra le sue braccia forti.
Kailey notò che aveva la mascella serrata e che i suoi occhi si erano incupiti all’improvviso.
-Attenta, Kailey.- l’ammonì in tono duro, chinandosi verso di lei e incatenando i suoi occhi verdi a quelli di Kailey.
Si impadronì delle sue labbra prima che lei potesse scusarsi, ma Kailey posò le mani sul suo petto e lo respinse prima che fosse troppo tardi, liberandosi dalla sua stretta e cercando di ignorare la sensazione meravigliosa che provava ogni volta che lui la teneva stretta a sé.
-Non lo capisci che così è peggio?- gli chiese, scuotendo la testa. –Dovresti parlare con qualcuno.-
-Sta’ zitta, Kailey.- replicò lui in tono brusco, prima di attirarla a sé e di avventarsi nuovamente sulle sue labbra.
Kailey avrebbe davvero voluto parlare con lui e cercare di aiutarlo, ma sarebbe stato inutile. Drake non voleva essere aiutato.
Suo malgrado si arrese a lui e si ritrovò a rispondere al bacio con il suo stesso impeto, perfettamente consapevole che sarebbe stato un errore di cui si sarebbe pentita in seguito.
Capì in quel momento di non avere minimamente il controllo sul suo corpo. Si stava comportando come una quindicenne in preda agli ormoni, accidenti.
Dischiuse le labbra e permise alle loro lingue di cercarsi e sfiorarsi, godendosi il suo sapore e il calore del suo corpo vicino. Le bastava che lui la baciasse o toccasse per perdere completamente il lume della ragione.
Riusciva solo a sentire il suo profumo inebriante e la sua mano che le accarezzava dolcemente la schiena. Tutto il resto in quel momento non le importava.
Non le importava che lui l’avesse insultata la sera precedente o che probabilmente la stesse usando in quel momento per non affrontare i suoi problemi. Voleva solo sentire le sue labbra morbide sulle proprie e lasciarsi andare alla tempesta di sensazioni che lui le faceva provare ogni volta che si toccavano.
Kailey si sollevò sulle punte e inclinò di più la testa per approfondire il bacio, costringendosi a ignorare completamente quella parte di sé che le stava urlando di allontanarsi.
Sentì Drake irrigidirsi e poi afferrarle con decisione il sedere, sollevandola da terra. Kailey non poté fare a meno di circondargli il collo con le braccia e di allacciare le gambe intorno alla sua vita.
Drake la fissò per un momento prima di riprendere a baciarla in un modo che a Kailey sembrava rude e disperato al tempo stesso.
Non c’era più traccia del Drake rilassato e divertito di qualche attimo prima. Adesso la stava baciando come se volesse punirla e Kailey non si stava minimamente opponendo.
-Ho bisogno di te.- le sussurrò poi all’orecchio, mentre la depositava sulla scrivania addossata al muro e si posizionava tra le sue gambe.
Kailey aprì gli occhi di scatto.
Che diavolo stava facendo?
Lei non era così. Non si lasciava baciare da un ragazzo che non fosse il suo fidanzato.
Scosse la testa e poi cercò di allontanarlo, riprendendo il controllo della situazione.
-Io non..- cominciò a dire, schiarendosi la voce.
Drake la fissò per un istante e poi fece un passo indietro, rendendosi conto che lei lo stava rifiutando un’altra volta.
-Tu cosa, Kailey?- le disse in tono arrabbiato.
   
 
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