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Autore: JennyPotter99    01/04/2020    1 recensioni
SEQUEL DI "LA PIETRA FILOSOFALE (RIVISITATA)"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Con il passare del tempo, i fratelli Potter si erano resi ancora di più conto di tutto quello che gli era successo.
Un gigante era venuto in casa loro e gli aveva detto che appartenevano al mondo della magia.
Che i loro genitori erano morti per mano di un potente mago malvagio che, non solo era scomparso lasciando ad Harry una cicatrice, ma poteva anche ritornare in chissà quale modo.
Quella notte, sua sorella, non era lì.
La ragazza ci aveva pensato e ripensato, facendo anche alcune teorie, però non sapeva quale fosse vera.
L’estate con i Dursley era stata una tortura come sempre: Jenny si era limitata a viaggiare con la fantasia, mentre Harry passava il tempo a disegnare.
Non avevano ricevuto nemmeno una lettera dai loro amici, nonostante Draco avesse garantito a Jenny che le avrebbe scritto.
Per tre mesi fu come se niente fosse successo.
Quella sera, Jenny se ne stava sul proprio letto ad accarezzare Blue: i Matagot, quando si trovano nel mondo normale, sono dei semplici gatti neri, quando sono nel mondo magico, invece, si trasformano.
Il povero Edvige, il gufo di Harry, se ne stava in gabbia agitandosi per essere liberato.
-Non posso farti uscire Edvige: non mi è permesso usare la magia fuori dalla scuola.- gli disse Harry.
Esisteva una regola: i maghi e le streghe minorenni non potevano usare la magia al di fuori di Hogwarts.
-Quale magia? Basta che apri la gabbia.- intervenne Jenny, scontrosamente.
-Certo, così zio Vernon non la fa più tornare.- continuò Harry, notando il suo tono.- Lo sai  che esistono altri ragazzi, oltre a Draco Malfoy, vero?-
Jenny ringhiò e si mise il cuscino in faccia.- Non nominare quel nome.-
-Magari ha avuto da fare.-
La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò male.
-Va bene, sto zitto.-
Improvvisamente zio Vernon fece un urlo dal piano di sotto e così scesero entrambi.
I coniugi Mason, ovvero i clienti più importanti di Vernon, sarebbero venuti a cena quella sera: Dudley si era vestito giacca e cravatta, mentre la zia Petunia aveva fatto una gigantesca torta piena di panna e ciliegie.
-Se non lo fai star zitto, quel maledetto uccellaccio ci rimetterà le penne.- borbottò Vernon.
-Ma si annoia! Se potessi lasciarlo uscire…Un’ora o due.- rispose Harry.
-Così da spedire lettere ai tuoi strambi amici?-
-Non abbiamo ricevuto lettere.- intervenne Jenny, tristemente. -Neanche una.-
-Chi vorrebbe essere amico vostro?- commentò Dudley, dando una spallata ad Harry.
-I Mason arriveranno a momenti!- esclamò lo zio.- Ripassiamo brevemente cosa dovrete fare.-
-Io li accoglierò qui in soggiorno.- rispose Petunia.
-Io sarò pronto ad aprire la porta.- disse Dudley.
-Molto bene. Quanto a voi?- chiese ai fratelli, socchiudendo gli occhi in modo malvagio.
-Noi ce ne staremo in camera nostra, senza il minimo rumore, fingendo di non esistere.- affermò Harry.
Perciò, non poterono fare altro che tornarsene in stanza.
Quando Jenny aprì la porta però, trovò una strana creatura che saltellava sul proprio letto.
Era bassa, scalza, la sua pelle era sul roseo grigio e indossava un lenzuolo sporco.
In più, possedeva delle buffe orecchie e un naso lungo a punta.
Finì di ridacchiare quando notò Harry e Jenny.
-S-Salve.-
I due si guardarono non sapendo chi fosse, ma chiusero subito la porta prima che qualcuno lo vedesse.
-Tu chi saresti?- domandò Harry.
-Dobby signore, Dobby l’elfo domestico.- rispose lui, con una vocina simile a quello di bambino di 3 anni.
Harry pensò subito a cosa gli avrebbe fatto lo zio se avesse scoperto una creatura magica in camera sua.- Non per essere scortese, ma questo non è il momento migliore per ospitare un elfo domestico in camera mia.-
-Oh, certo signore.- balbettò egli.
A Jenny faceva un po' pena: era talmente magro che non si sapeva da quanto tempo non mangiasse.- Scusalo, è un po' scontroso ultimamente.- commentò Jenny, anche se quell’atteggiamento era più il suo, negli ultimi tempi. -Che cosa ci fai qui?-
-Dobby è venuto a dirvi che, ecco, è difficile. Dobby non sa da dove iniziare.-
-Perché non ti siedi?- gli disse Jenny, ridacchiando del fatto che utilizzasse la terza persona.
-S-Sedermi?- singhiozzò l’elfo, prima di scoppiare a piangere.
-Ma che gli hai detto?!- esclamò Harry, sospirando.
-Io?! Niente! Volevo solo essere gentile, mica volevo offenderlo!-
-Offendere Dobby?- continuò l’altro. -Dobby aveva sentito della vostra grandezza, ma mai una strega gli ha chiesto di accomodarsi come fosse un suo pari.-
-Beh, non avrai conosciuto molte streghe educate, allora.- commentò Jenny.
-No, infatti.- affermò Dobby, sorridendo. Successivamente però esso scomparve subito. -Che cosa orribile da dire.- mormorò tra se e se, per poi iniziare a battere la testa ripetutamente contro l’armadio.
Stava facendo fin troppo rumore e i fratelli avevano paura che si sentisse di sotto.
-Basta Dobby, ti prego, smettila!- esclamò Harry.
Allora l’elfo si destò e si sedette sul  letto.- Dobby doveva farlo signore, ha quasi parlato male della propria famiglia.-
-Famiglia?- chiese Jenny.
-La famiglia di maghi che Dobby è costretto a servire per tutta la vita. Se solo sapessero che Dobby è stato qui.- balbettò tremante. -Ma Dobby doveva venire, avvertirvi che non dovete tornare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts quest’anno.-
Quell’elfo le stava molto simpatico, ma sembrava stesse delirando.- E perché mai?-
-C’è un complotto. Sì, un complotto, dovranno accadere le cose più terribili.-
-Che complotto? Chi sta complottando?- domandò Harry, iniziando a preoccuparsi.
-Non posso dirlo!- esclamò Dobby, afferrando la lampada su comodino e iniziando a darsela sulla fronte, facendo ancora più rumore di prima.- Non mi-faccia-parlare!-
Jenny sbuffò roteando gli occhi e con una mano sollevò l’elfo, realizzando che fosse leggerissimo per la sua magrezza e gli tolse la lampada dalla mano.- Va bene, va bene, non puoi dircelo!-
In quel momento si sentirono dei passi provenire dalle scale.
In fretta Jenny aprì l’armadio e ci infilò Dobby dentro.- Sta qui e non fiatare!-
Vernon entrò in camera piuttosto arrabbiato.- Ma che state facendo qui dentro?!- esclamò, puntando il suo dito su di loro. -Un altro rumore  e desidererete di non essere nati.- li minacciò, per poi chiudere la porta alle sue spalle.
Allora Jenny liberò Dobby.- Capisci perché devo andarmene di qui? Perché il mio posto è nel tuo mondo, a Hogwarts! Solo lì ho degli amici.-
-Amici che nemmeno scrivono a Jenny Potter?- replicò l’altro.
Jenny si ritrovò confusa.- Tu come fai a sapere che i miei amici non mi hanno mai scritto?-
Dobby affondò la testa nel lenzuolo, come dispiaciuto a morte.- Dobby s-sperava che se i fratelli Potter pensavano che gli amici li avevano dimenticati, non sarebbero più tornati a scuola.-
Il naso di Jenny fumò dalla rabbia: allora Draco le aveva sempre scritto, solo che lei non aveva mai ricevuto la busta.- Dammi le lettere, adesso.- gli comandò.
-No!-
Dobby saltellò fuori dalla camera e Jenny e Harry lo inseguirono: non potevano permettere che gli zii lo vedessero.
Scesero le scale, a due a due, ma non riuscirono ad acchiappare l’elfo, troppo piccolo e veloce per loro.
Egli si bloccò all’entrata del salone, dove c’erano gli ospiti e mise gli occhi sulla torta sul tavolo.
Con uno schiocco di dita, essa lievitò.
Harry sgranò gli occhi.- Dobby, ti prego, no.-
-I fratelli Potter devono promettere che non torneranno più a scuola.- ribatté Dobby.
-Ma certo Dobby, non ti dovrai più preoccupare.- gli rispose Jenny, fingendo un sorriso: si vedeva chiaramente che stava mentendo.
-Assolutamente no! Ora la mia casa è Hogwarts!- esclamò il fratello.
Jenny sbuffò e gli diede uno schiaffo sulla spalla.- E potevi reggermi il gioco, che cavolo!-
-Allora Dobby deve farlo signore e lo fa per il bene dei fratelli Potter.- continuò l’elfo e poi schioccò nuovamente le dita.
La torta lievitò in aria fino al salone e infine, cadde direttamente sulla testa della signora Mason.
Infine, Dobby scomparve.
   
 
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