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Autore: BlackHawk    01/04/2020    1 recensioni
Drake scoppiò a ridere. Una risata amara che in realtà nascondeva una grande disperazione e sofferenza.
Quando si accorse che Kailey stava per rientrare nel locale, si ritrovò a pronunciare le parole che era riuscito a dire ad alta voce solo una volta da quando aveva parlato con suo fratello. –È morta.-
- Drake mi dispiace, non volevo….-iniziò a dire Kailey, ma lui la interruppe bruscamente.
-Ieri, ma l’ho scoperto stamattina.-
Non immaginava che ne avrebbe mai parlato con qualcuno, ma con lei non era riuscito a trattenersi.
-Drake, mi dispiace.- ripeté Kailey, mostrandosi sinceramente dispiaciuta.
-Era incasinata.- si ritrovò a dire. –Però non era colpa sua. Mio padre la picchiava e quando lui se ne è andato, lei ha cominciato a drogarsi. Non riusciva a smettere.-
-Non è facile.- osservò Kailey, dopo essersi schiarita la voce.
-Davvero non ricordi nulla?- le chiese, cambiando completamente argomento.
-Per ora ricordo molto poco, Drake.- rispose. -Però…-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Drake voleva di più.
Aveva bisogno di stringere Kailey fra le sue braccia e di perdersi di nuovo nel suo corpo caldo e morbido fino a bearsi di quella sensazione di sollievo e liberazione che aveva provato la prima volta che era stato dentro di lei e di cui non voleva più fare a meno.
Sapeva di essere stato spesso un bastardo egoista a cui non importava di sfruttare una ragazza solo per ottenere i suoi scopi e sapeva anche che Kailey non si meritava di essere usata in quel modo, ma non conosceva un altro modo possibile di rapportarsi a lei.
Diversamente dalle altre ragazze con cui lui era stato, lei gli aveva fatto sembrare il passato meno doloroso e in cuor suo sperava che lei potesse fargli dimenticare la morte di sua madre almeno per un po’.
Si costrinse ad allontanarsi quel tanto che gli avrebbe permesso di guardare i suoi incantevoli occhi nocciola.
Perché continuava a respingerlo?
Notò che Kailey aveva le guance arrossate e che il suo respiro era lievemente irregolare.
-Non posso.- mormorò Kailey, evitando il suo sguardo.
Drake prese un respiro profondo e poi si sforzò di ignorare il cuore che gli galoppava furioso nel petto.
Non andava fiero del modo in cui l’aveva trattata la sera precedente né di come aveva reagito quando lei poco prima lo aveva provocato con le sue parole, ma in quel momento aveva bisogno di lei e non avrebbe perso tempo a giustificarsi per le sue azioni.
Chiaramente aveva di nuovo problemi a gestire la rabbia, ma non si sarebbe scusato per questo. Sua madre era morta e lui aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con il mondo.
L’unica persona che gli avesse mai voluto bene davvero era andata via per sempre, lasciandogli un vuoto dentro che nessuno sarebbe mai riuscito a colmare.
Non ebbe il tempo di dire nulla perché la porta della stanzetta si aprì all’improvviso, cogliendo entrambi alla sprovvista.
Drake notò un’espressione sorpresa comparire sul viso di Carter.
-Scusate, io…- iniziò a dire, visibilmente a disagio.
Drake non lo aveva mai visto in imbarazzo in vita sua.
Sentì Kailey irrigidirsi e cercare di spingerlo via e in quel momento avrebbe preso a pugni Carter. Perché cazzo non aveva bussato prima di entrare?
Si voltò verso Kailey, che in quel momento aveva l’espressione di una che sarebbe scappata da un momento all’altro se solo avesse potuto.
-Lizzie, ti sta aspettando fuori.- disse Carter, dopo essersi schiarito la voce. V
ide Kailey annuire imbarazzata e poi sentì la porta chiudersi di nuovo.
-Fammi scendere.- disse Kailey, guardandolo negli occhi.
Drake si rese conto che ogni traccia di desiderio in lei era svanita e la rabbia si impossessò di nuovo di lui.
-Perché?- le chiese seccato.
-Non hai sentito Carter?-
Drake ne aveva abbastanza del suo comportamento.
Prima si lasciava baciare e poi lo respingeva, comportandosi come una adolescente volubile e confusa.
Si soffermò un momento a guardare i suoi lunghi capelli rossi e i lineamenti armoniosi del viso, per poi osservare la curva sinuosa della clavicola.
-E allora?- replicò Drake, stizzito.  -Lizzie può aspettare visto che ti ha usata solo per farsi i cazzi suoi.-.
La vide sussultare e sospirare. –Drake, fammi scendere.- ripeté lei, usando un tono più deciso.
-Fino ad un momento ti strusciavi su di me e adesso vuoi andartene, Kailey?-
-Ero…coinvolta.- disse Kailey, con voce incerta.
Drake scoppiò a ridere, incredulo. Gli stava dicendo che si era pentita di essersi lasciata toccare da lui?
-Eri coinvolta?- ripeté, arrabbiato. –Che diavolo significa?-
Kailey abbassò lo sguardo, imbarazzata.
-Perché continiui a cercarmi, Drake?- gli chiese Kailey, amareggiata.  -Devi aggiungere un altro nome alla lista infinita di ragazze che ti sei portato a letto?-
Non è così, avrebbe voluto dire Drake, ma la rabbia prese il sopravvento e si ritrovò a dire cose che non pensava davvero.
-Non hai fatto tante storie la sera che ci siamo conosciuti, quindi ho pensato che mi sarei potuto divertire con te un’altra volta.- le disse in tono sprezzante. –E poi, Kailey, il tuo nome è già su quella lista.-
-Sei davvero uno stronzo Drake.-
-Uno stronzo da cui ti sei portare a letto volentieri.- replicò Drake, sorridendo in modo beffardo.
Kailey lo guardò con odio e poi dopo aver posato le mani sul suo petto lo spinse via con forza.
Drake indietreggiò di qualche centimetro, colto di sorpresa.
Kailey scese dalla scrivania e scosse la testa.
-Non capisco perché fai così.-  gli disse. –Io non ti ho fatto niente.-
Lo so, pensò Drake.
La osservò mentre usciva dalla stanza, arrabbiata e delusa allo stesso tempo.
Le lasciò qualche secondo di vantaggio, ma poi la seguì fuori.
Ava gli lanciò un’occhiata e poi tornò a concentrarsi su qualunque cosa stesse facendo. Vide Kailey raggiungere la porta dello studio e poi uscire fuori, ma prima che potesse incamminarsi in quella direzione sentì qualcuno afferrargli un braccio.
Si voltò seccato e incrociò gli occhi azzurri di Carter.
-Che cazzo stai combinando?- gli chiese Carter, abbandonando la presa sul suo braccio.
Drake non aveva intenzione di giustificarsi con uno come lui.
-Che diavolo vuoi Carter?- gli chiese in tono aggressivo. -Non potevi continuare a giocare con la tua amichetta invece di rompermi i coglioni?-
Vide Carter spalancare gli occhi per un attimo e poi serrare la mascella. –Non mi stavo divertendo, stronzo. Stavo terminando il tatuaggio.-
Lo vide lanciare un’occhiata ad Ava e poi tornare a concentrarsi su di lui.
-Certo.- disse Drake, ironico.
-Non vuole avere niente a che fare con te, perché diavolo non la lasci in pace?- Drake sentì la rabbia montare di nuovo.
Kailey gli stava facendo perdere il lume della ragione. Non gli importava di rovinare amicizie lunghe una vita. Voleva lei e basta. Tutto il resto non contava.
-Che cazzo ne sai tu di quello che vuole lei?-
-Me lo ha detto Lizzie. Mi ha raccontato quello è successo ieri sera. Che ti è saltato in mente?-
-Non sai un bel niente.- replicò Drake, furioso.
Nessuno che si facesse gli affari suoi in quella cavolo di città.
Prima che Carter avesse la possibilità di dire nulla, la porta dello studio si aprì. Entrò un ragazzo biondo che Drake non aveva mai visto.
-Jason.- lo salutò Carter, avvicinandosi a lui.
Drake notò che era teso e si chiese quale fosse il motivo, ma poi si ricordò che era il ragazzo che stava frequentando Lizzie.
-Mi è parso di vedere la mini di Lizzie nei paraggi, ma non sono sicuro che fosse lei.- disse Jason, lanciando una rapida occhiata a Drake. –È venuta da te?-
-No, amico.- mentì Carter. - Non la vedo da un po’-
Drake non capiva fino in fondo perché Carter si stesse comportando in quel modo, ma francamente non gliene importava più di tanto. Se lui aveva intenzione di tradire la fiducia di un suo amico portandosi a letto la sua ragazza non erano affari suoi.
Si avviò verso la porta, ma si bloccò quando sentì la voce di Carter nominarlo.
-Lui è Drake.- disse a Jason, costringendolo a voltarsi.
Drake non aveva nessuna voglia di trattenersi a parlare con lui, ma si ricordò che gli aveva telefonato qualche sera prima per cercare di ottenere informazioni su Kailey e quindi gli sarebbe potuto tornare utile in un secondo momento.
-Sei tu Drake.- disse Jason, allungandogli una mano. Drake la strinse e poi annuì.
-Sei riuscito a trovare Kailey alla fine?-
Drake prese un respiro profondo e si costrinse ad essere gentile. –Sì.-
Vide Jason annuire e poi riportare la sua attenzione su Carter.
Ne approfittò per uscire e cercare Kailey, che ovviamente se ne era andata via.
Si guardò intorno per alcuni minuti, nella speranza di avvistarla da qualche parte, ma sembrava essere svanita nel nulla.
Quando un paio di ragazze gli lanciarono una strana occhiata si ricordò di essere ancora senza maglietta e quindi rientrò, rendendosi conto tra l’altro che la temperatura si era abbassata notevolmente.
Una volta dentro si accorse che Carter stava ancora parlando con quel Jason.
Il ragazzo di Lizzie era più basso di Carter e meno muscoloso. Agli occhi di una ragazza sarebbe potuto sembrare affascinante, ma Drake capiva perfettamente perché lei si sentisse attratta di più da Carter. Aveva quel fascino da cattivo ragazzo che incantava tutte.
Si avviò nella stanza in cui Carter tatuava i clienti e recuperò maglietta e telefono.
-Perché sei andato in fissa con quella lì?- le chiese la voce stridula di Ava.
Drake si voltò e sbuffò sonoramente. Perché credevano tutti che a lui importasse cosa pensassero gli altri del suo rapporto con Kailey?
Si rese conto di quanto Ava fosse diversa da lei. Le sue braccia erano interamente tatuate e il suo viso mostrava diversi piercing che lui non avrebbe mai voluto vedere sul voto di Kailey.
Era piuttosto alta per essere una ragazza.
I suoi capelli erano neri e di media lunghezza e i suoi occhi castani non avevano quella sfumatura dorata che aveva notato molte volte in quelli di Kailey.
-Puoi avere tutte le ragazze che vuoi, Drake.- proseguì Ava, avvicinandosi piano a lui.
-Carter ha finito l’alcool.- disse lui, ignorando le sue parole. -Dovresti ricomprarlo.-
-Lei non è come noi.- insisté Ava, fermandosi a un passo da lui. –Appartiene ad un altro mondo.-
Drake si chiese se lei avesse ragione, ma temeva la risposta perché in fondo la conosceva già.
Lui aveva una famiglia disastrata alle spalle e un lavoro che non poteva nemmeno essere definito tale.
Kailey non aveva lo sguardo spento e perso delle persone che hanno sofferto molto nella loro vita e probabilmente aveva un lavoro dignitoso e una casa confortevole in cui vivere.
Non potevano essere più diversi e incompatibili di così.
-Perché non andiamo di là, Drake?- le chiese Ava, alludendo alla stanza in cui era appena stato con Kailey.
Drake si allontanò da lei bruscamente. –Non voglio venire a letto con te un’altra volta, Ava.-
Vide gli occhi della ragazza spalancarsi per la sorpresa, ma poi notò un lampo di rabbia balenare nei suoi occhi.
-Quando ti renderai conto di non poter avere quella ragazzina viziata e snob sarà troppo tardi, Drake.- le disse Ava, guardandolo negli occhi.
-Pazienza, Ava.- fece Drake, alzando le spalle. –Non ci verrei comunque a letto con te.-
Le sue parole fecero arrabbiare ancora di più l’assistente di Carter che lo guardò con odio prima di andarsene via come una furia.
Drake si infilò il telefono in tasca e poi decise di andare via.
Quella sera Carter non era riuscito a proseguire i motivi tribali che lui voleva farsi tatuare su gran parte della schiena, perciò non aveva senso rimanere lì.
-Che hai fatto ad Ava?- gli chiese Carter, entrando nella stanza all’improvviso.
-Si è offesa perché non voglio andarci a letto di nuovo.-
-Perché vuoi Kailey.- osservò Carter, lanciandogli una lunga occhiata penetrante.
-Non mi serve il tuo consenso o quello di nessun altro.-
-Che ha di tanto speciale?-
Mi fa sentire bene. Mi fa dimenticare che la mia vita fa schifo e che non ho più nessuno in questo fottuto mondo.
Drake alzò le spalle.
Vide Carter sorridere per un momento, ma le sue parole gli fecero capire di essere un pessimo bugiardo.
–Non so cosa abbia fatto per destare così tanto il tuo interesse, ma ti consiglio di lasciarla in pace. È diversa da noi- gli disse Carter con calma, riprendendo le parole di Ava.
-Noi?-
-Noi incasinati, Drake.-
Drake sapeva che il padre di Carter si era suicidato quando lui era molto piccolo e che sua madre lo aveva abbandonato poco dopo, incapace di crescere un figlio da sola.
Non conosceva bene i dettagli della sua infanzia, ma sapeva che non era stata affatto facile.
-Non mi importa.-
-Ti dovrebbe importare invece. Non è una di quelle che ti porti a letto quando vuoi e che puoi mollare quando ti sei stufato.-
Drake sapeva che Carter aveva ragione, ma non gli importava lo stesso.
Carter non sapeva cosa stava provando in quel momento. Non gli aveva parlato di sua madre e non lo avrebbe fatto.
Gli era crollato il mondo addosso in un secondo e Kailey era l’unica che poteva impedirgli di cadere in un baratro da cui non si sarebbe più potuto tirare su.
Aveva un bisogno disperato e irrazionale di lei. Non sapeva cosa le piacesse o cosa odiasse, che rapporti avesse con la sua famiglia o dove abitasse, ma sapeva che stare dentro di lei, parlare con lei, era una sensazione meravigliosa che voleva provare di nuovo.
-Ci vediamo domani.- disse, uscendo dalla stanza.
Non aspettò che Carter gli rispondesse. Uscì dallo studio senza nemmeno salutare Ava e poi si avviò a piedi verso casa.
 
Drake fu svegliato da un insistente bussare alla porta di casa sua. Lanciò un’occhiata al telefono e si accorse che era davvero presto. Chi diavolo lo aveva svegliato a quell’ora del mattino?
Si alzò lentamente dal letto e si infilò un paio di pantaloni, avviandosi poi verso l’ingresso.
Si stupì di vedere suo fratello vestito di tutto punto fuori da casa sua.
-Ciao Drake.- lo salutò, dopo essersi schiarito la voce.
-Che diavolo ci fai qui?-
In quattro anni era la seconda volta che suo fratello si presentava a casa sua.
-Posso entrare un attimo?- gli chiese Max, a disagio. Drake spalancò la porta di casa e lo fece entrare.
In quel minuscolo appartamento in cui abitava il disordine regnava sovrano, ma non si sarebbe certo messo a fare le pulizie solo perché suo fratello era lì.
Notò che Max si guardava intorno perplesso.
-Che vuoi?- gli chiese irritato.
-Domani ci sarà il funerale di mamma.- mormorò Max, guardandolo negli occhi. Drake si ritrovò a trattenere il fiato. Aveva creduto di avere più tempo per affrontare il lutto, ma non era così.
-Dove?- chiese a Max, cercando di nascondere l’angoscia che provava in quel momento.
-Nella chiesa vicino al mio ufficio.- Drake annuì, ma non disse nulla.
Lui e suo fratello avevano una decina di anni di differenza, ma non era quello il motivo per cui loro due non avevano mai legato.
Drake era il frutto di una violenza che sua madre aveva subito da parte del marito ubriaco e suo fratello rivedeva in lui tutto il dolore che la madre aveva provato quella sera di ventisette anni prima.
-Alle dieci.- aggiunse Max, richiamando la sua attenzione. –Suppongo che ci vedremo domani allora.-
Drake notò l’abbigliamento elegante di Max e poi si concentrò sul suo viso. Fisicamente assomigliava molto al fratello, ma i suoi occhi verdi lo rendevano più simile alla madre.
Se le cose fossero andate diversamente probabilmente sarebbero stati uniti e si sarebbero sostenuti a vicenda in un momento difficile come questo, ma non sarebbe mai accaduta una cosa del genere.
Con gli anni l’atteggiamento di Max era profondamente cambiato. Il rancore che nutriva nei confronti del fratello minore si era trasformato in indifferenza e a Drake stava bene così. Non aveva bisogno di nessuno. Aveva sempre contato solo sulle proprie forze e così sarebbe stato anche in futuro.
-Hai bisogno di qualcosa?- gli chiese Max, distogliendolo dai suoi pensieri.
Drake scoppiò a ridere. Era tipico di suo fratello sparire per lunghi periodi e poi chiedergli se aveva bisogno di soldi. Soldi che ovviamente Drake non avrebbe mai accettato nemmeno se ne avesse avuto bisogno.
-No.- rispose in tono seccato.
Vide suo fratello annuire e poi lanciare un’occhiata al piccolo salone in cui si trovavano.
-Bene.- disse Max. -Allora vado.-
-Conosci la strada.-
Max annuì e poi si incamminò verso la porta. Drake tornò in camera dopo che suo fratello si fu richiuso la porta alle spalle.
Si sedette sul bordo del letto e poi chiuse gli occhi, abbandonandosi ai ricordi.
 
Suo fratello era tornato a casa completamente ubriaco. Non lo aveva mai visto in condizioni del genere e la situazione non gli piaceva per niente.
-Ehi Drake, perché cazzo non ti trovi un lavoro decente invece di suonare quella merda di musica con quei due nullafacenti?- gli aveva chiesto Max, strascicando le parole.
Drake non aveva intenzione di assecondarlo perciò si era limitato ad andare in camera sua e chiudere la porta.
Max lo aveva seguito.
-Hai diciassette anni. A scuola non combini niente e non ti degni di cercare un lavoro. Perché cazzo dovrei continuare a mantenerti?-
Drake aveva alzato lo sguardo e aveva guardato con odio suo fratello. Non era forse corretto il detto “in vino veritas?”
Chiaramente Max non lo sopportava, ma cercava di contenere il disprezzo nei suoi confronti per via della madre, che nei pochi momenti di lucidità voleva vedere i suoi figli andare d’accordo.
-Mi pagano, per suonare quella musica che tu definisci di merda- aveva replicato Drake, incapace di mascherare la rabbia.
Suo fratello aveva inarcato un sopracciglio e poi era scoppiato a ridere. –Ti pagano? E allora perché non mi dai i tuoi soldi per comprare il cibo e pagare le bollette?- Drake si era alzato di scatto dal letto e si era avvicinato a Max. Suo fratello era in quel periodo molto più alto e grosso di lui, ma non gli importava.
-Sai che do sempre una mano.-
-Sei solo un peso, Drake.- gli aveva detto. -Sei come nostro padre.-
Drake non era riuscito a trattenersi. Aveva colpito Max con tutta la forza che aveva, ma ovviamente non era stato abbastanza.
Max aveva reagito e lo aveva riempito di botte fino a farlo sanguinare dal naso.
 
Drake sussultò a quel ricordo di dieci anni prima, così lontano eppure vicino. Quella era stata l’unica volta in cui suo fratello aveva alzato le mani su di lui, ma non se lo sarebbe mai dimenticato.
Max si scusava sempre per quell’episodio e Drake fingeva che il tempo avesse cancellato il dolore che aveva provato quel giorno, ma non era stato così.
Non avrebbe mai dimenticato le parole di Max. Sei solo un peso, Drake. Sei come nostro padre.
Per molti giorni si era chiesto se fosse davvero così e poi era giunto alla conclusione che lui non era come suo padre.
Non avrebbe mai alzato un dito su una donna e non avrebbe mai lasciato la sua famiglia se mai ne avesse avuta una sua.
Credeva che la genetica non avesse proprio niente a che fare con quel genere di cose.
   
 
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