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Autore: Frottole    02/04/2020    0 recensioni
James Sirius Potter era sempre stata una persona considerevolmente ragionevole. Chiunque, chiunque fosse passato sotto suo esame aveva un´etichetta. O un nome. O una ragione. Come Sean, Nally, Fred. Abby. Come Harry Potter. Come lui. Draco Malfoy.
Finché non era arrivato il giorno della gita, al suo settimo anno, di metá dicembre... dove James aveva cominciato a vedere e…non era piú riuscito a chiudere gli occhi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo I



 
Cinque Novembre, 09:12 uhr





James Sirius Potter non era mai stata una persona mattiniera. Quando c´erano le lezioni solitamente gli ci voleva tempo affinché carburasse e le ore piccole non lo aiutavano di certo – quindi girava per Hogwarts come un Troll circa fino alle dieci di mattina, dove cominciava a rendersi conto chi fosse e perché.
<< Giuro che non vorrei proprio essere nei tuoi panni, oggi >>

E soprattutto non lo aiutavano i suoi amici, che alle nove di mattina gli ricordavano che aveva giusto altri quindici minuti per prepararsi e rendersi decente per l´interrogazione di Trasfigurazione.
<< Specie quando ti beccherai l´ennesimo Troll della tua magnifica carriera scolastica e zia Ginny verrá di persona quí ad Hogwarts per farti la pelle. >> sorrise sua cugina Rose alla sua destra – che nonostante fosse al terzo anno era giá la sua spina nel fianco.
<< Se tu tieni la tua bella boccuccia chiusa, Rosie, vedrai che non verrá proprio un accidente di nessuno >> ringhió a denti stretti, trangugiando il caffé controvoglia.
Da quando la Mcgranitt aveva rinunciato al suo posto di insegnante per diventare Preside, il suo posto era stato preso da Andromeda Black, la madre di Tonks e la sorella di quella Santa donna di Bellatrix Lestrange – che aveva provveduto a lasciare un bel ricordino del cazzo sulla faccia della terra, ma quello era un altro discorso.

E anche se di aspetto assomigliasse cosí tanto a quella stronza che era stata sua sorella, Andromeda non era cattiva. Era pacata, chiara, limpida. Ma dai racconti di suo padre, James non poteva aspettarsi altro dalla madre di quel peperino che era stata Tonks. Ma non accettava ritardi nelle consegne e puniva duro – cose da gettarsi dalla Torre di Astronomia.
<< Io non capisco perché durante la settimana voi deficenti dobbiate andare a letto alle quattro di mattina! >>

James crolló definitivamente con la testa sul tavolo di mogano scuro e la batté ripetutamente, cercando di uccidere gli ultimi neuroni rimasti sopravvissuti nel suo cervello per non capire piú un cazzo tutto il resto della sua vita.
<< Sto parlando con te, James! >>
Alzó gli occhi nocciola giusto in tempo per incontrare quelli neri della sua fidanzata. Abby incroció le braccia al petto e inarcó un sopracciglio, quasi come se lo stesse sfidando a dire qualcosa. O a ribattere.
Come se fosse lei ad avere le redini della loro relazione tra le mani. Mah.
<< Non facciamo niente, Ab. É l´ultimo anno, cerchiamo di godercelo al meglio >> rispose, facendo spallucce e rischiando la morte.
<< Ma oggi é mercoledí e tu hai un´interrogazione che vale metá del tuo primo trimestre! >> sbottó contrariata, sedendosi a tre posti distante da lui e mettendogli il broncio – come tutte le volte che non l´aveva vinta.
Qualcuno a caso, da lontano, mimó il suono della frusta.

<< Che palle >> canticchió James a bassa voce, mentre Nally O´Conor si sedeva proprio di fronte a lui. Gli strizzó l´occhio, afferrando due salsicce e riempiendosi il piatto. Per cosa, poi, il Grifondoro ancora doveva capirlo.
<< Io non credo che sia cosí grave… ha solo bisogno di carburare >> disse, guadagnandosi un´occhiata torva da Abby.
<< Certo, se fosse per te nemmeno un cataclisma sarebbe una cosa grave a dirla tutta! >> rise acida l´altra, scuotendo la testa e lasciando che la luce proveniente dal sole che splendeva alto nella Sala Grande giocasse con i suoi capelli corvini.
Nally sorrise con i denti appuntiti visibili appena, guardandola in segno di sfida e James sospiró.
Ultimamente proprio non sapeva cosa prendesse a quelle due. Erano sempre lí pronte a punzecchiarsi e sputarsi in faccia alla prima occasione.
Cosa veramente insopportabile visto che una era la sua fidanzata e l´altra la sua migliore amica e passavano circa quasi tutto il tempo tutti assieme.

<< Andiamo, girls. Non é certo cosí che si vincono le guerre in amore >>
Un´altra cosa che James odiava piú della sua stessa vita era Vincent Rosier e il culo che aveva al posto della faccia. Lui, il suo essere il Capitano di Quidditch della squadra Serpeverde e tutto ció che lo riguardasse personalmente e interamente, partendo dal colore dei capelli e quella camminata arrogante che James aveva provveduto piú di una volta a togliere a suon di cazzotti.

<< Tu fatti i cazzi tuoi, Rosier! >> sputó con rabbia, alzandosi di scatto e arrivandogli esattamente sotto il naso. Tipo quelle bombe da guerra che finché non le tocchi o guardi rimangono sotterrate finché hanno voglia – ma appena le sfiori esplodono e ti tolgono dalla faccia della terra.
<< Nervosetto, stamattina? >> rise Vincent con divertimento – mentre con gli occhi ceruli lo guardava stringere i pugni.
<< Non dirmi… hai di nuovo fatto il cazzone in giro invece di studiare per l´interrogazione! >> ora era ancora piú vicino; James poteva sentire il suo alito che sapeva di tabacco e menta, mentre il sangue gli saliva velocemente al cervello.
Alcune chiazze rossastre cominciarono a macchiargli il collo e le orecchie.
<< Penso proprio che tu ti stia giocando il tuo ruolo da Capitano, Potter… e credimi, questo non puó che rendermi felice.
Non é da tutti sputtanarsi la vita da soli. >> disse Vincent, con lentezza, ghignandogli ad un passo dalla faccia.
Oh, James lo odiava. Quanto lo odiava!  E il desiderio di colpirlo proprio lí, in Sala Grande, in barba della Mcgranitt che poteva spuntargli alle spalle da un momento all´altro.

Odiava i suoi capelli biondi sempre ingellati, la sua predisposizione per la Trasfigurazione e il suo essere un fottuto baro di merda – nel gioco, quello con le scope e non – nella vita e anche nelle relazioni.
E non era nemmeno la prima volta che arrivavano a mettersi le mani addosso per darsele di santa ragione, proprio come amava risolvere lui le cose, ma quello era il settimo anno e James aveva giá causato la bellezza di tre risse in soli due mesi di scuola.
<< Evapora, pidocchio. >>
Il sorriso di Vincent raddoppió.
<< Proprio come pensavo. Cacasotto. >>

E come ogni volta che si comportavano come animali, lei arrivava leggera come una farfalla – tanto da sentirla a stento – e si intrometteva senza troppi frinzoli o teatri. Bastava che aprisse bocca per zittire quel porco di Rosier…e forse anche lui.
Come tutti giorni indossava tacchi alti e le solite calze di seta nera, con la divisa perfettamente ordinata che le sfiorava leggera le ginocchia. La camicia era abbottonata rigorosamente fino al collo sottile e stringeva il seno abbondante.
<< Ho fame >>
Vincent la guardó appena con gli occhi socchiusi e senza rivolgere a James alcuna attenzione gli diede le spalle per ritornarsene senza dire una parola al tavolo dei Serpeverde, sedendosi accanto a sua sorella e guardando Syrma con aria di sufficienza, che l´aveva seguito altrettanto silenziosa.
<< Mon Chérie >> sussurró, baciando i capelli soffici della sua Camélie e riservandole il solito trattamento d´onore.
<< Hai finito di rompere le palle agli altri tavoli, cabrón? >>
Camélie rise, mostrando una schiera di denti bianchi come perle e Vincent vide Samúel fissare gli occhi nocciola su lui.
<< E tu, invece, hai finito di parlare come se fossi ancora al tuo paese di merda? >> ci andó sottile come sempre, evitando di entrare nel personale e dirgli veramente cosa pensasse della gente come lui.
<< In effetti avevo quasi dimenticato il tuo accento di merda, francesino >>
Camélie rise piú forte quella volta e Vincent strinse i pugni sotto al tavolo, cercando di mantenere la calma e non fottersi l´anno come stava invece accadendo appresso a Potter. Quel Samuél gli piaceva ancora piú poco dei Mezzosangue e l´avercelo continuamente attorno a sua sorella e i Serpeverde – nonostante non ne fosse nemmeno degno – lo irritava.
<< Samúel, io credo che la Spagna sia un posto meraviglioso, davvero >> sua sorella accavalló le gambe fasciate da spesse calze nere e quasí gli sembró un pitone. Le strusciava, facendo le fusa come un gatto.
<< E mio fratello non intendeva affatto offendere la tua nazionalitá… >> continuó, lasciva, afferrando una ciocca di capelli e portandosela dietro l´orecchio. Il caschetto le sfiorava appena il collo ornato da una lunga catenina d´oro e Vincent perse tempo ad osservare una piccola vena pulsarle ripetutamente.

<< Solo il tuo essere un misero pezzente di Madrid, che viveva derubando Babbani e Maghi e che ha dovuto cambiare paese perché volevano tagliargli le mani >> e fu dolce, come il miele. Gli scese caldo fino al cuore, mandandolo in fiamme.
Ah, la sua Camélie. Apparentemente cosí dolce e pacata, quasi come il fiore che suo padre aveva raccolto a sua madre la notte in cui venne al mondo, quando scelse il nome per la sua bambina…innamorandosi perdutamente di quel fiore macchiato di sangue.
Ma era macabra. Qualsiasi fiore che non fossero le Camelie appassiva in sua presenza e tutto moriva quando lei lo toccava.
Era esattamente la bambina egoista e viziata che sembrava…ma molto piú sadica e cattiva.
<< Vai a farti fottere, bambolina del cazzo! >>

<< Baci tua madre, con quella bocca? >>
Samuél trucidó il ragazzo seduto a due posti di distanza da lui, mostrandogli un bel dito medio e venendo ampiamente ricambiato. Sua madre. Che andasse a farsi fottere pure Zabini e il suo immischiarsi in fatti che non gli riguardavano proprio per nulla. Lui e quei fottuti occhiali da Hippy messi costantemente sul naso.
<< Non sei il mio tipo >> gli rispose, sorridendo tutto zuccheroso.
Come no. Samuél era sempre stata una persona ottimista, giocosa, quasi magnetica – e questo gli avevano sempre salvato il culo durante i furti – ma proprio non riusciva a capire come facesse Joshua Zabini a non vedere il giochetto di quei due psicopatici dei Rosier. O almeno di Camélie.
Non aveva mai eseguito ordini per nessun Mago Oscuro. In Spagna aveva sempre lavorato solo per se stesso e aveva cercato di non immischiarsi nelle beghe dei Maghi, pazzi senza coscienza. E onestamente, Samuél, per avere diciassette anni, aveva rischiato la vita piú volte di quanto avesse potuto desiderare.
<< Stai un pó zitto. >> sbuffó, lanciando controvoglia la sua colazione nel piatto, giá di cattivo umore alle nove di mattina.
<< Io credo proprio che questa giornata debba essere rallegrata >> cinguettó Joshua, sfilando una fiaschetta di metallo dalla giacca della divisa e rovesciandosi nel caffé una buona dose di liquido ambrato.
<< Che ne dici? >>
Samuél guardó prima la fiaschetta e poi il ragazzo di colore, che aveva una folta coda di rasta fissata in mezzo al cranio. Ricordava di aver visto la sua foto, una volta, al Quartier Generale. E in quella foto, proprio in mezzo al cranio di Joshua, c´era un grosso punto interrogativo marchiato col pennarello rosso.
<< Perché no? >> domandó piú a se stesso che all´altro, che non si fece sfuggire l´occasione di potersi divertire.
Ed erano poche le cose che lo divertivano veramente, se non le persone completamente ubriache, o fatte, a seconda del ritmo che uno aveva…e Samuél non sembrava affatto essere tipo da scolarsi Whisky insieme al caffé. In effetti lo conosceva anche fin troppo poco per i suoi gusti.
<< Allora, dimmi, Samuélito, com´é vivere in questa landa buia e fredda? >> gli chiese, sorseggiando tranquillo il suo caffé corretto e sorridendo appena. Joshua sapeva di avere spesso una visione distorta della realtá, un qualcosa che gli permetteva sempre di essere positivo. Una voce interiore, che lo aiutava ad accrescere la sua magia e il suo animo, portandolo ad un livello superiore.
E sapeva anche che questo livello superiore gli aveva insegnato a leggere le persone. Il loro animo. I gesti, la voce, gli occhi. Quello che nessun´altro riusciva a vedere perché troppo concentrato sui fallimenti della vita.
In quella scuola l´ottanta percento delle persone era cieco. E instabile. Un branco di ragazzini frustrati cosí tanto dalla vita e dai problemi che non sarebbero riusciti a vedere un cazzo nemmeno se qualcuno gliel´avesse sventolato sotto al naso.
Ma Samuél...sí, quel Samuél aveva qualcosa che non lo convinceva.
<< Buia e fredda. >> rispose a denti stretti, evitando di guardarlo negli occhi. Ma a Joshua era bastato vederlo tendersi come una corda di violino per capire che il suo nuovo amico spagnolo aveva qualcosa da nascondere.
Qualcosa di grosso, che gli procurava un tale disturbo da causargli un piccolo tic all´occhio sinistro; piccolo, quasi invisibile ad occhio esterno, ma presente. Continuo. Quasi pulsava come il suo cuore – che poteva sentire da lí. Con il naso, la gola, le orecchie, gli occhi.
<< Giá. Ma sono convinto che quí é molto piú divertente >> sorrise, allentando la morsa attorno al suo collo.  Ritiró le spire, afferrando la tazza e alzandosi a passo di danza.
<< Buona giornata! >> cinguettó, dirigendosi verso l´uscita. era in ritardo per la sua canna mattutina e solitamente la sua scaletta era molto precisa. Salutó gentilmente la Presidente del Consiglio Studentesco, che gli rivolse un saluto militare, ignorando il motivo reale del suo cinguettare sereno e proseguí per la sua strada senza nemmeno troppi intoppi.
La canna mattutina era indispensabile: gli risollevava l´umore, gli apriva la mente e l´anima. Raramente ci rinunciava e quel raramente gli si presentó davanti appena entró nel bagno di Mirtilla Malcontenta.
<< Cosa fate voi due quí dentro? >>
Scorpius Malfoy e Albus Severus Potter lasciarono cadere un misto d´erba e tabacco sul pavimento e Joshua si strinse il ponte del naso tra pollice ed indice.
<< Ma davvero? Davvero, Scorpius? Chi ti ha dato questa merda? Avanti, rispondi! >> disse, perentorio, afferrando la bacchetta e ripulendo quel disastro. Scorpius era pazzo a credere di passarla liscia: lui non avrebbe mai mentito a sua sorella.
<< Questi non sono affari tuoi! >> sbottó il ragazzino dai capelli biondo pallido, misurandosi con lui come se non lo avesse mai preso in giro per il pannolino che aveva portato fino a quattro anni.
<< Cosa credi di fare? >> Joshua scoppió a ridere nel vederlo afferrare la bacchetta e Scorpius arrossí dalla rabbia.
<< Credi che non sia in grado di farti del male? >> gli urló improvvisamente contro, trasformando con quelle parole la faccia dell´altro in una statua di sale.
<< Vuoi farmi del male? >> Gli afferró il braccio cosí velocemente che Scorpius a stento se ne accorse e si puntó la bacchetta alla gola.
<< Avanti, dillo.
Conosci la formula. Fammi male. >> sussurró, gli occhi blu cosí grandi da poterlo inghiottire interamente e non lasciare traccia. Fu un attimo. Il tempo di una scossa e il fulmine della sua vita lo colpí in piena fronte – togliendogli il respiro.
<< Grazie per l´informazione. E non rifarlo mai piú perché questa volta nemmeno Dio potrá proteggerti da tua sorella >> gli bisbiglió all´orecchio.
<< Cazzo! >> sbottó Scorpius, sbattendo i piedi a terra come un bambino.
Gliel´aveva rifatto!
Gli aveva letto di nuovo nel pensiero e lui si era lasciato abbindolare come quando aveva otto anni!
<< Dove vai?
Ehi, Joshua! Non puoi andare veramente da lei! Non é colpa sua! >> urló Scorpius, rincorrendo insieme ad Albus quell´idiota per i corridoi ancora pieni di studenti.
 Era la fine. Se Zabini parlava, finivano tutti nei guai. Famiglia Potter e Weasley al seguito. E non era una bella prospettiva: se sua sorella si arrabbiava… nemmeno gli Dei reggevano il suo confronto.
<< Joshua! >> lo chiamó ancora una volta, con voce esasperata, mentre quello andava spedito come se una calca di studenti non gli venisse in contro in piena ora di punta per le lezioni.
Si fermó. E Scorpius non si accorse di essersi aggrappato ad Albus per la tensione.
Erano davanti all´aula di Trasfigurazione e il cerchio si chiuse proprio davanti ad un gruppetto di Grifondoro. James era uno straccio e Sammy Paciock cercava di fargli aria, senza aver fatto colazione come sempre. Quella mattina sembrava che la sua fronte si fosse schiantata ripetutamente contro un vetro.
<< Devo parlare con te. >> Joshua si diresse diretto contro Nally O´Connor.
La ragazza alzó gli occhi ambrati dal libro di Trasfigurazione per fissarli su di lui, inarcando appena un sopracciglio chiaro. Tolse la matita dalla bocca con molta lentezza, mettendosi dritta.
<< Guarda, guarda chi é appena strisciato fuori dai sotterranei >>
Oh, Nally, Nally. Che gambe aveva Nally O´Connor.
Joshua se l´era immaginate avvolte alla sua vita forse un miliardo di volte. Ripetutamente. Come quasi tutta la scolaresca quando ci era entrata appena tredicenne – recuperata da un centro anti-violenza per maghi e ibridi in piena Londra, picchiata e quasi pugnalata a morte da un gruppo di Vampiri.
Dopo la Seconda Guerra Magica non era stato un bel periodo per i cattivi, come adorava vederli James Potter e la sua brigata della morte – nomignolo che utilizzava il settimo anno di Serpeverde per il gruppetto capeggiato da James.
E Nally O´Connor – dopo tante battaglie da parte della Preside – era entrata ad Hogwarts nonostante fosse una Diurna dai denti da gattino. In barba al consiglio e tutte quelle pecore al Ministero che ancora erano nel pieno della caccia alle Streghe. In quel caso Mangiamorte e affini.
<< Tieni la tua merda lontana dai sotterranei >> sibiló a bassa voce, andandole cosí vicino da rischiare di perdere il controllo.
Era stata chiara la McGranitt quando la O´Connor aveva varcato i cancelli della scuola. I Diurni erano come i Vampiri, con la differenza che i primi  potevano camminare tranquillamente alla luce del sole e avevano il privilegio di non rischiare la morte per combustione spontanea davanti ad una croce di argento.
Ma…

<< La mia merda? Parli proprio tu, Zabini? >> gli rise in faccia con scherno, mentre il suo profumo sembrava spegnergli il cervello.
Ma…

<< Io non vendo a ragazzini di tredici anni >>
Ma Nally O´Connor aveva lo stesso potere ipnotizzatore dei Vampiri. Lo stesso profumo di fiori secchi e orgasmo appena spento.
 << E cosa cazzo vorresti farmi, hm? >>
Ma Nally O´Connor aveva la stessa maschera che usavano i Vampiri per potersi nutrire… per poter incantare, ingannare, uccidere. Quella stessa maschera che poi ti intrappolava, come stava succedendo a lui in quel momento, e che non sarebbe caduta finché non l´avesse deciso lei.
Lei, con quei capelli rosso ramati come un cielo al tramonto, e la bocca carnosa che gli sarebbe piaciuto prendere a morsi – anche se creata per fare il contrario.
<< Ma di che stai parlando? >>

C´era da dire una cosa su James Sirius Potter: poteva essere uno scavezzacollo senza precedenti e di canne ne fumava pure abbastanza; beveva discretamente, ma riusciva a mantenersi abbastanza in forma con il Quidditch e l´allenamento, ma odiava – letteralmente – chi cercava di guadagnarsi soldi vendendo droga ai ragazzini.
Erba, pasticche, oppio o qualsiasi altro fottuto stupefacente presente sulla terra doveva stare lontano dal primo anno al sesto. Punto. Fertig. Cosí aveva deciso.
<< Del fatto che la tua amica abbia venduto della fantastica Amnesia a tuo fratello e questa brillantissima testa di cazzo >> cinguettó Joshua, felice come una Pasqua, facendogli quasi cascare le mascelle sul pavimento.
Guardó prima Nally, poi Joshua e alla fine posó gli occhi omicidi su suo fratello. Quel grandissimo figlio di Merlino che ora aveva le orecchie scarlattine e la faccia macchiata di rosso per la furia che sapeva vicina ad arrivare.
<< Tu… >> Ma non fece un passo. No. Si bloccó proprio mentre stava per dirigersi a bocca spalancata verso un Albus terrorizzato quando arrivó Andromeda, con il suo passo felino e la chioma riccia.
<< Buongiorno, ragazzi. C´é qualche problema? >> saettó con gli occhi neri e lucidi come l´ossidiana tra i due gruppi fin troppo vicini per i suoi gusti e aspettó una risposta.
Oh, se c´erano problemi. Quella era una valanga di merda in piena regola e lo diventó ancora di piú quando Syrma Malfoy spuntó dall´angolo piú vicino – nascosta, con il quaderno degli appunti ancora aperto tra le mani. Lo richiuse con un piccolo tonfo, mentre si staccava dal muro con una lentezza cosí estenuante da far inghiottire a vuoto suo fratello.
Perché se Albus Severus Potter potesse anche solo temere una ritorsione da quel bestione di suo fratello, Scorpius Malfoy temeva molto di piú.
Sua sorella era veleno e lui lo sapeva.
<< No, professoressa. >> rispose educatamente, con gli occhi scuri come il piombo. Si aprí un varco al suo passaggio, mentre i tacchi quasi sembravano poter rompergli i timpani.
<< Noi ci vediamo piú tardi. >> lo salutó, promettendogli fuoco e fiamme alla fine di quella lezione.
E quella volta non ci sarebbe andata affatto per il sottile.


 
***



<< E non andrete alla gita! >>
Non era certamente la prima scenata che avveniva nei bagni di Mirtilla Malcontenta – sempre infestato dal fantasma, intasato d´acqua e preferito dagli studenti per pozioni illegali e riunioni improvvise.
<< No! Non puoi farci questo! >>
Ma James era sicuro che quella fosse la prima volta in quarant´anni o forse di piú che un qualsiasi Malfoy avesse mai fatto una cosa del genere. Ed era meraviglioso. Uno spettacolo puro vedere la Malfoy spettinata per la prima volta in vita sua. Era una belva, con il petto che le si alzava e abbassava per l´affanno e le guance rosse per lo sforzo di gridare.

<< Oh, lo faró! Sta certa che lo faró, caro il mio piccolo pidocchio. >> gli sibiló ad un passo dal naso, gli occhi ridotti a specchi.
Non l´aveva mai vista cosí, mai. Nemmeno quando il suo ex fidanzato, Albert Nott, le aveva messo le corna durante il Ballo di Primavera – due anni prima. Allora, come sempre, si era comportata come una signora; aveva dato le spalle ad entrambi e aveva detto alla Brown che poteva pure tenerseli i suoi scarti.
Cosa che aveva applaudito anche la Mcgranitt.
<< Tu non puoi parlarmi cosí! >> si ribelló Scorpius, i pugni chiusi e i capelli platinati tirati all´indietro.

James ciccó sul pavimento la sua Marlboro Rossa – grande classico a cui non avrebbe mai rinunciato – e fissó invece la ragazza al centro di quel grande cesso in disuso.
Effettivamente non si era mai concentrata su di lei.
All´inizio, quando al primo anno l´aveva conosciuta, l´aveva vista come un nemico. Anche se suo padre gli aveva sempre nascosto la leggenda dietro il suo nome, James non ci aveva messo molto per scoprire vita morte e miracoli. E lei era sempre stata presente. Come suo padre e tutto ció che rappresentava: un ostacolo, qualcosa da abbattere.
<< Io faró molto meglio. Io non ti rivolgeró mai piú la parola.
Questa ora é una questione tra te e papá. >> disse, calma, ora ritornata la ragazza apatica di sempre. Quasi non sembrava che fino a quel momento avesse urlato come una pazza.
Poi quell´astio era scemato quando davanti ai suoi occhi si era presentata una ragazzina meticolosa, attenta allo studio e ligia alle regole. Certe volte gli era sembrato di parlare con sua zia Hermione…e automaticamente, quasi senza volerlo, si era allontana dall´astio che circondava il suo cognome, diventando quasi invisibile.

James la guardó e sorrise perché fu proprio come durante quel ballo, quando aveva tutti gli occhi puntati contro. Giró i tacchi con gran classe, i capelli che le ondeggiavano fino al fondoschiena come seta, ed uscí dal bagno – lasciandosi alle spalle due adolescenti con la bocca aperta e un James Potter che, se avesse potuto, si sarebbe tolto il cappello per lei.
Chapeau.


Usciti dal bagno, le due Serpi si diressero verso i Sotterranei con la coda tra le gambe, mentre James – guardando l´orario – si rese conto di essere in ritardo. A passo felpato si diresse verso lo Spiazzale principale di Hogwarts, dove il Coprifuoco aveva giá svuotato dagli studenti.
Superó la scalinata per vedere da lontano un gruppo seduto sotto al Platano Picchiatore – che ora muoveva i suoi rami lento e dolce.
<< Non dirmi che ti sei fatto picchiare di nuovo da quest´albero >> rise, appena la faccia di Sammy Paciock venne illuminata dalla luna. Schiantarsi dalla Torre di Astronomia avrebbe provocato meno danni.
Era stata una giornata pesante tra l´interrogazione di Trasfigurazione, andata abbastanza maluccio tra l´altro, e la stronzata di Albus. Aveva addirittura saltato la cena per quei due cretini.

<< E tu? Sei riuscito a parlare con Nally? >>
No. Non era riuscito a parlare con Nally perché si era data letteralmente alla fuga dopo le lezioni. E gli doveva parecchie spiegazioni, la signorina!
Proprio non riusciva a capire cosa passasse per quella testa da Diurno del cavolo.
<< Sono solo riuscito a vedere la Caposcuola Malfoy posseduta da qualche spirito maligno >> rise, rifiutando la canna che gli stava passando Baston e accendendosi una delle sue Marlboro.
<< Oh, sí… quando si arrabbia diventa un bel problema >> rise proprio Carl.
<< E tu che ne sai? >>
Carl evitó di guardarlo negli occhi, ma sorrise, facendo spallucce; fece un tiro di canna con nonchalance, come se lui non aspettasse una sua risposta come un assetato nel deserto.
<< La rifornisco di qualcosa che l´aiuta ad essere la prima di tutto il settimo anno >> rispose senza fornire altri dettagli, mentre Sammy lo guardava quasi sconvolto.
<< Quella roba é pericolosissima, Carl! Come puoi permettere che qualcuno ne faccia uso regolare? >> disse con voce concitata, mentre James a quel punto veramente non ci capiva piú una mazza.
<< Di cosa Merlino state parlando? >> sbottó, ora veramente irritato.
<< Un bel mix di eferina, anfetamina e caffeina, ecco di cosa stiamo parlando! Ed ecco cosa prende la Malfoy ogni mattina per tenere il ritmo di tutte quelle lezioni! >> sbottó Carl, ora stizzito, mentre Fred non ci capiva piu un cazzo.
<< Beh, se regola bene le dosi… non é la prima che lo fa >> borbottó Sean, con i capelli castani tirati dietro con una coda di cavallo.
<< Lo so anch´io, cosa credi. Non avrei mai potuto darle qualcosa che potrebbe farle male >> sbuffó Baston, scuotendo la testa.
Ed era la veritá, si accorse James guardandolo dritto in faccia. E proprio in quel momento la faccia della Malfoy che da arrabbiata diventava travolta dal piacere gli balzó nella testa – annebbiandogli i pensieri.
<< Continuo a pensare che quel nome le si addica >> sbuffó suo cugino Fred, coi capelli rossi marchio Weasley e una spruzzata di efelidi sul naso dritto e a punta – come quello di sua madre Angelina.
<< Pensi davvero che sia ancora vergine? >> rise Sean, riaccedendosi la canna ormai spenta.
In effetti quel viso travolto del piacere ora cominciava ad inquietarlo. Nemmeno aveva mai trovato la Malfoy una… persona, ecco.
Non era mai stato divertente prenderla in giro – perché non era tipo da cadere in stupide provocazioni.
Quando non guardavi ti mandava direttamente al San Mungo con una fattura da voto pieno in tutte le materie.
<< Sí. E penso anche che sia un gran peccato che lo sia. Il signor Malfoy puó anche essere stato pazzo a chiamare sua figlia Syrma – che oltretutto vuol dire vergine – ma credo davvero che abbia fatto un ottimo lavoro con lei.
Toglile quella faccia da santarellina del cazzo e quelle risposte saccenti e io vedo solo un paio di gambe chilometriche e una terza di reggiseno >> rise Fred, facendogli l´occhiolino.

Giá… E quella sera era stata lei stessa a togliersi la faccia da santarellina del cazzo per gemere nella sua test
a.
   
 
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