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Autore: BlackHawk    03/04/2020    1 recensioni
Drake scoppiò a ridere. Una risata amara che in realtà nascondeva una grande disperazione e sofferenza.
Quando si accorse che Kailey stava per rientrare nel locale, si ritrovò a pronunciare le parole che era riuscito a dire ad alta voce solo una volta da quando aveva parlato con suo fratello. –È morta.-
- Drake mi dispiace, non volevo….-iniziò a dire Kailey, ma lui la interruppe bruscamente.
-Ieri, ma l’ho scoperto stamattina.-
Non immaginava che ne avrebbe mai parlato con qualcuno, ma con lei non era riuscito a trattenersi.
-Drake, mi dispiace.- ripeté Kailey, mostrandosi sinceramente dispiaciuta.
-Era incasinata.- si ritrovò a dire. –Però non era colpa sua. Mio padre la picchiava e quando lui se ne è andato, lei ha cominciato a drogarsi. Non riusciva a smettere.-
-Non è facile.- osservò Kailey, dopo essersi schiarita la voce.
-Davvero non ricordi nulla?- le chiese, cambiando completamente argomento.
-Per ora ricordo molto poco, Drake.- rispose. -Però…-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Drake prese un sorso di birra e poi lanciò un’occhiata a Tyler, il bassista biondo dei Black Chemistry cui lui doveva delle scuse.
Stava chiacchierando vicino al palco con una ragazza mora che Drake non conosceva, mentre lui e Chase erano seduti al bancone a bere qualcosa.
Quando era arrivato al locale, qualche ora prima, nessuno dei due aveva accennato a quello che era successo lunedì. Chase aveva proposto di bere una birra tutti insieme al termine dell’esibizione, ma Tyler lo aveva praticamente ignorato, fingendo di essere impegnato ad accordare la sua chitarra.
Si erano limitati solamente a suonare e a rispettare la scaletta musicale, ma poi non si erano minimamente rivolti la parola.
Tyler era ancora arrabbiato con lui e Drake sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare. Peccato che il suo orgoglio gli impedisse di andare da lui e scusarsi per il suo comportamento insensato.
-Non ti chiederò che cosa ti sia preso quella sera, ma ti dirò quello che devi fare adesso: alza il culo e vai a scusarti con lui.- gli disse Chase, richiamando la sua attenzione.
Drake si voltò e incrociò i suoi occhi scuri, ma non disse nulla.
Cosa avrebbe detto a Tyler? Che aveva di nuovo problemi a gestire la rabbia perché sua madre era morta e l’unica persona che lo avesse fatto stare bene nella sua vita non voleva avere niente a che fare con lui?
Drake non voleva la pietà di nessuno, tanto meno quella dei suoi amici.
Non si sarebbe giustificato nemmeno dicendo che era ubriaco però, perché non lo era affatto quella sera. Era fin troppo lucido e cosciente quando aveva perso le staffe e gli aveva dato quella spinta con tutta la forza che aveva.
Sentì Chase sospirare e poi lo vide scuotere la testa. –Da quanto ci conosciamo noi tre?-
Drake aveva conosciuto Tyler e Chase al liceo, un anno dopo che suo padre se ne era andato via di casa. Avevano all’incirca quindici anni e la passione per la musica li aveva spinti a formare un gruppo per esibirsi a scuola davanti ai loro compagni.
Con il tempo però erano diventati anche amici e nonostante le frequenti discussioni e incomprensioni loro due erano le uniche persone davvero costanti nella vita di Drake.
-Dodici.- mormorò, prendendo un altro sorso di birra.
-Quindi vuoi farmi credere che hai intenzione di buttare all’aria un’amicizia che dura da una vita solo perché non hai il fegato di ammettere che hai sbagliato?-
Drake si girò sullo sgabello e guardò Chase.
Il batterista del gruppo aveva capelli scuri e occhi profondi e penetranti. Indossava una maglietta nera senza alcuna scritta e un paio di jeans accompagnati dalle sue converse nere.
Non lo aveva mai visto indossare nulla di colorato, ma il suo stile faceva comunque impazzire le ragazze.
-Non è così semplice.-
-Ma davvero?- gli chiese sarcastico, inarcando un sopracciglio. –Perché diavolo lo hai colpito?-
Drake lanciò un’occhiata alla ragazza del bancone, ma ancora una volta non disse nulla.
-Stavate parlando con quelle ragazze, giusto? Cosa è successo dopo?-
Chase non avrebbe smesso di incalzarlo fin quando lui non avesse ceduto, perciò alla fine si arrese.
-Sono andato a letto con una di loro, Chase.- iniziò a dire, guardandolo negli occhi.–Lei aveva detto di non ricordarsi nulla però e io mi sono incazzato. L’ho trattata male davanti a tutti. Tyler mi stava dicendo di tornare a suonare e io….-
-Lo hai colpito.- disse Chase, terminando la frase al posto suo.
-Già.-
-Perché eri incazzato? Non credi di averti mai visto con la stessa ragazza due volte.- Drake sorrise, un sorriso amaro però. Non gli avrebbe certo detto il motivo per cui voleva Kailey, perciò gli disse la prima cosa che gli venne in mente. –Se una ragazza ti dicesse che non si ricorda di aver fatto sesso con te, come la prenderesti?-
Chase scoppiò a ridere. –Penserei che non gli è piaciuto e il mio ego ne soffrirebbe da morire.-
-Esatto.- concordò Drake, sforzandosi di sembrare divertito.
Notò che Chase stava guardando qualcosa alle sue spalle perciò si voltò anche lui. Tyler stava venendo nella loro direzione.
-Piantala di fare il coglione e scusati.- gli disse Chase, a bassa voce.
Drake posò la birra sul bancone e sospirò.
Tyler intanto si avvicinò a loro e gli lanciò un’occhiata prima di rivolgersi a Chase.
-Sto andando via.-
-Chi era quella lì?- gli chiese Chase, accennando alla ragazza mora con cui stava parlando Tyler prima.
-Nessuno.- rispose Tyler, scrollando le spalle.
-Perché non ti bevi una birra con noi prima di andare via?- chiese Drake, sperando che accettasse il suo tentativo di sistemare le cose.
-Potete venire a casa mia.- propose Chase, scendendo dallo sgabello.
Vide Tyler passarsi una mano nei capelli biondi e poi annuire.
-Andiamo allora.- disse Chase, avviandosi verso l’uscita del locale.
Drake lanciò un’occhiata a Tyler prima di seguire Chase.
Sperava solo che non fosse troppo tardi per ammettere di aver fatto un’enorme stronzata.
 
Una decina di minuti dopo erano a casa di Chase a bere una birra in salone.
Chase condivideva l’appartamento con sua sorella, ma quella sera lei non c’era perché avrebbe dormito da un’amica.
-Come sta Ella?- chiese Drake, cercando di spezzare il silenzio che era calato già da un po’.
-Bene.- gli disse Chase, guardandolo storto. - ma non farti strani idee.-
Notò che Tyler si era irrigidito e in quel momento si chiese perché.
Sapeva che Chase era davvero protettivo nei confronti della sorella minore e che faceva di tutto per tenere qualunque ragazzo lontano da lei, inclusi loro due.
-Avete intenzione di continuare così tutta la serata?- chiese Chase, spostando lo sguardo da lui a Tyler.
-Non ho niente da dire.- affermò Tyler, prendendo un sorso di birra.
-Sono stato un coglione.- disse qualche secondo dopo Drake, guardandolo negli occhi. Tyler rimase in silenzio, perciò lui proseguì. –Ero arrabbiato e me la sono presa con te.-
-Stavi trattando malissimo quella ragazza, Drake. Stavo cercando solo di aiutarti. Non ti sei mai comportato così con nessuna, che diavolo ti è preso?-
-Non lo so.- mentì Drake, sospirando.
-Non lo sai?- ripeté Tyler, incredulo.
Drake sapeva benissimo cosa gli era preso, ma non lo avrebbe detto ad alta voce. Strinse la bottiglia di birra con forza quando si ricordò la conversazione con suo fratello di quella mattina.
Il giorno dopo ci sarebbe stato il funerale di sua madre, ma lui non ci sarebbe andato.
Non si sarebbe presentato in una chiesa affollata di persone ipocrite che avrebbero finto di essere addolorate per una donna che però non avevano mai aiutato nei momenti di difficoltà.
Drake non era come suo fratello. Non riusciva a fingere che andasse tutto bene quando invece era il contrario e non avrebbe sopportato persone che avevano fatto esattamente quello per anni. Fingere che il padre non picchiasse la moglie e che la loro fosse una famiglia felice senza nessun tipo di problema.
-Che ti prende, Drake?- gli chiese Chase, distogliendolo dai suoi pensieri.
-Niente.-
-Puoi mentire a te stesso, ma non agli altri.-
-Non sapevo di essere ad una seduta di psicoanalisi.- replicò Drake, alzandosi dal divano.
-Siamo preoccupati per te.- disse Tyler, costringendolo a voltarsi nella sua direzione.
-Non ce n’è motivo.- replicò arrabbiato.
Perché non lo lasciavano in pace? Era abituato a tenersi tutto dentro e a sfogarsi con la musica e con il sesso, ma in quel momento lo stavano costringendo a fare qualcosa che lui non faceva da molto tempo: aprirsi con qualcuno e parlare dei propri problemi. Andò a posare la birra sul ripiano dell’angolo cottura e poi sospirò.
-Ti comporti in modo assurdo da domenica.- insisté Tyler, in tono duro. -Che cazzo è successo?-
Drake si voltò e poi incrociò le braccia al petto. –Perché non ti incazzi con me?-
Vide Tyler scuotere la testa e poi lanciare un’occhiata a Chase. –Sono incazzato con te, ma non per il motivo che credi tu. Non sono arrabbiato perché mi hai colpito.- disse, senza abbassare per un attimo lo sguardo. –Sono arrabbaito perché non ci dici che diavolo ti sta succedendo.-
Drake scoppiò a ridere. Da quando quei due erano diventati così sentimentali?
-Non capisco per quale diavolo di motivo vi preoccupiate così tanto. Va tutto bene. Sto bene, cazzo-
-Ci prendi per il culo? Non capisci perché siamo preoccupati?-chiese Chase, seccato. – Siamo amici, ecco perché!-
-Fanculo Drake.- disse Tyler, alzandosi anche lui. –Mettiamola in questi termini se preferisci: stai suonando davvero male in questi giorni. Siamo preoccupati per i Black Chemistry, non per te.-
Drake sapeva cosa stava cercando di fare Tyler, ma non lo assecondò. –Ci vediamo venerdì.-
-Sei fuori.- disse Tyler, richiamando la sua attenzione.
-Che cazzo significa?- gli chiese Drake, spostando lo sguardo da lui a Chase.
-Sei fuori dal gruppo.- spiegò Chase, guardandolo negli occhi.
-Non potete cacciarmi. Sono il cantante, cazzo!-
Tyler serrò la mascella e poi disse: -Troveremo qualcun altro.-
Drake si rese conto che i Black Chemistry erano una parte importante della sua vita, alla quale non poteva assoluamente rinunciare.
Qualche giorno prima aveva perso sua madre; non poteva perdere anche l’unica ancora di salvezza che aveva.
Quando suo padre picchiava sua madre e lui era troppo piccolo per intervenire, si chiudeva in camera sua e suonava per nascondere le urla di sua madre, chiedendosi perché suo fratello non facesse nulla per farli smettere.
Poi aveva incontrato Tyler e Chase e la sua ancora di salvezza era diventata qualcosa da condividere con altre persone.
Si costrinse a prendere un respiro profondo e a scacciare quei ricordi dolorosi dalla testa.
-Non potete farlo.- ripeté, con voce più incerta.
Si ricordò delle parole che Chase gli aveva detto la sera in cui aveva colpito Tyler. Devi darti una calmata Drake. Altrimenti? Altrimenti ti sbattiamo fuori dal gruppo.
-Mi dispiace.- disse Chase, in tono neutro.
Drake afferrò la bottiglia e la lanciò nel lavandino con una tale violenza che il vetro si ruppe in mille pezzi.
-È morta, cazzo!- urlò, costringendosi a non piangere.
Ricordava bene il giorno in cui si era ripromesso che non avrebbe mai più versato una lacrima.
Suo padre era andato in camera sua dopo aver picchiato la madre e lo aveva trovato in lacrime. Gli aveva detto che gli uomini non piangevano e che lui si stava comportando come una stupida femminuccia.
Si costrinse a prendere un respiro profondo. Aveva quasi trent’anni e non sarebbe scoppiato a piangere davanti ai suoi amici. Sarebbe stato davvero patetico.
-Tua madre?- gli chiese Tyler, cautamente.
Drake annuì lievemente e poi si passò una mano nei capelli.
-Perché non ci hai detto nulla?-
-Perché non voglio la compassione di nessuno.- disse in tono duro. Sentì Chase sospirare. –Non…-
Drake lo interruppe bruscamente. –Ci vediamo venerdì.-
Si avviò verso l’uscita e ignorò i tentativi di entrambi di parlare con lui.
 
Il giorno dopo Drake andò a Baker Beach, uno dei pochi luoghi in cui lui e la madre avevano passato bei momenti.
Ignorò le chiamate insistenti di Max e dei suoi amici e rimase a fissare l’oceano per un tempo che a lui parve infinito.
Non riusciva ancora a credere di aver detto a Tyler e a Chase che sua madre era morta. Provava un senso di liberazione e sollievo che lo confondeva e irritava al tempo stesso.
Si ricordò di quando aveva detto la stessa cosa a Kailey e si rese conto di aver provato la stessa identica sensazione.
Quel pensiero lo fece infuriare.
Se avesse iniziato a pensare che parlare dei suoi problemi era un modo per liberarsi dai suoi demoni interiori, avrebbe dovuto anche ammettere di aver bisogno dell’aiuto degli altri e lui non aveva bisogno di niente e di nessuno, nemmeno di Kailey.
Carter aveva dannatamente ragione. Lei non era come le ragazze che lui c la sera con cui adnava a letto la sera e poi scaricava la mattina dopo.
Per qualche assurdo motivo Kailey non si ricordava cosa fosse successo la notte che avevano passato insieme e poi gli aveva anche detto senza giri di parole che non voleva avere niente a che fare con lui.
Non importava che si fosse lasciata baciare da lui nello studio di Carter. Era attratta da lui fisicamente, ma come a qualsiasi altra ragazza con cui era stato a letto in passatto, non importava un bel niente di lui.
Era la storia della sua vita in fondo. Perché stupirsi? L’unica persona che si era preoccupata davvero per lui era morta e lui doveva prenderne atto.
Non avrebbe cercato di ottenere di nuovo qualcosa che non si meritava. Avrebbe ricominciato ad andare a letto con sconosciute egoiste e superficiali che avrebbero raccontato in giro di essere state insieme al cantante dei Black Chemistry e poi avrebbe cercato di dimenticare la sensazione di sollievo che lei gli aveva donato involontariamente. Niente di più, niente di meno.
Drake osservò le onde infrangersi sugli scogli e poi lasciò che la brezza disperdesse i suoi pensieri.
Non riuscì a fare a meno però di ricordare l’ultima volta che aveva visto sua madre. I suoi occhi verdi erano spenti e i suoi capelli scuri erano rovinati. Chiaramente non era più la donna forte e coraggiosa che aveva sopportato per anni la violenza del marito e quell’immagine gli aveva tolto il respiro.
Quando le aveva chiesto diversi anni prima per quale motivo lei non lo avesse mai denunciato e non avesse mai permesso a lui o a Max di farlo, lei gli aveva risposto che lui non era cattivo e che in fondo l’amava.
Drake non conosceva l’amore tra uomo e donna, ma sapeva con certezza che non era quello che il padre aveva dimostrato a sua madre.
Probabilmente era più simile al modo in cui lei si era presa cura di lui e di suo fratello, ma non credeva che l’avrebbe mai scoperto.
Strinse i pugni e inspirò l’odore di salsedine tipico del mare.
Si voltò quando sentì alcune risate alle sue spalle.
Una coppia aveva steso un telo sulla sabbia e si stava godendo la pace e la serenità che quel luogo donava.
Lanciò un’ultima occhiata alla vastità dell’oceano e poi decise di andare via.
Avrebbe ricordato sua madre come la donna spensierata e allegra che lo aveva portato in quella spiaggia un’infinità di volte piuttosto che pensare a lei come ad una persona segnata da anni di violenza che era morta da sola in un vicolo buio.
 
Quando tornò a casa non fece in tempo a posare il casco che qualcuno bussò alla sua porta.
Decise di ignorare chiunque avesse avuto l’assurda idea di presentarsi a casa sua quel giorno, ma poi imprecò a denti stretti quando capì che quella persona non avrebbe smesso di bussare fin quando lui non fosse andato ad aprire.
Afferrò la maniglia con decisione e poi spalancò la porta con rabbia.
Si irrigidì quando incrociò due occhi nocciola familiari. Che diavolo ci faceva Kailey lì?
Strinse il casco con forza e le lanciò un’occhiata dura.
Aveva raccolto i suoi capelli rossi in una treccia laterale e aveva solo un filo di trucco sul viso, ma era sempre bellissima.
Drake si costrinse a ignorare il modo in cui tutto quello che indossava metteva in risalto il suo fisico e poi si concentrò su di lei.
-Che cazzo ci fai qui?- le chiese, incapace di mascherare la rabbia.
Kailey rimase in silenzio per qualche secondo senza dire nulla e questo lo fece infuriare ancora di più.
Fanculo, pensò, deciso a richiudere la porta.
-Aspetta!- esclamò lei, avanzando di un passo. –Io…-
-Cosa?- le chiese, in tono aggressivo.
-Ehm…volevo…- iniziò a dire in tono incerto. -Posso entrare un attimo?-
-Perché?-
-Non lo so nemmeno io perché sono qui, va bene?- sbottò Kailey, alzando le spalle.
-E allora vattene.- gli disse Drake, serrando la mascella.
-Sei davvero un idiota, Drake!- esclamò lei, avviandosi verso le scale.
Drake posò il casco a terra e poi la chiamò, prima che potesse fare un altro passo.
-Perché sei qui?- urlò, sentendo la rabbia montare velocemente dentro di sé. - Vuoi essere scopata di nuovo?-
Vide Kailey sussultare, ma non si pentì affatto del tono che aveva usato.
In fondo lei era come tutte le altre.
-Prego, accomodati!- esclamò invece, allungando un braccio per indicare l’interno del suo appartamento.
Kailey scosse la testa. –Ti rendi conto di quello che stai dicendo?-
Le sue supposizioni trovarono conferma quando lei entrò dentro casa sua.
A quel punto Drake chiuse la porta di casa e avanzò verso di lei.
Non gli importava quello che aveva deciso poche ore prima. Kailey lo aveva cercato perché voleva servirsi di lui come avrebbe fatto qualsiasi altra ragazza che incontrava. Lo trovava attraente e voleva che lui le desse piacere.
Beh, era esattamente quello che avrebbe fatto.
-Non capisci niente, Drake- mormorò Kailey, sostenendo il suo sgaurdo.
Drake ignorò il suo sguardo preoccupato e continuò ad avvicinarsi a lei.
-Ti sei resa conto di quanto sono bravo e sei venuta a chiedere il bis, Kailey?- le chiese, in tono sprezzante.
Per quale altra ragione si sarebbe presentata a casa sua, sennò?
-Non è così…-
-Ma davvero?- le chiese, inarcando un sopracciglio.
Si fermò quando Kailey si ritrovò con le spalle al muro.
-Voglio solo…parlare.- gli disse.
Drake appoggiò le mani ai lati della sua testa e si chinò quel tanto che gli permise di inspirare il suo dolce profumo.
Possibile che gli stesse dicendo la verità? Di cosa voleva parlare?
-E di cosa?- le chiese, in tono ironico. -Sentiamo.-
   
 
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