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Autore: finnicksahero    03/04/2020    0 recensioni
I colori non possono esistere, non più almeno ma se qualcuno li riportasse alla luce?
Dal testo:
'Feci per aprire bocca ma il mio maglione parlò per me, i loro occhi vacui si impigliarono come ami nei miei, non seppi più cosa fare, ero in una gabbia che diventava minuto per minuto sempre più grigia e vuota.'
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.
 
Mi portarono in una cella, grigia, spenta e buia; non si riusciva a vedere il sole da dove ero io. Intorno a me c’erano tutti i tipi di criminali. Da chi aveva rubato per sopravvivere, a chi come me aveva semplicemente provato a portare il colore in quella città.

Il motivo per cui erano proibiti, i colori, era complicato ed era estremamente segreto. Io avevo indagato e quasi non mi avevano arrestato. Risi fra me e me, tanto valeva andare infondo visto che il risultato non era cambiato poi tanto. Presi un respiro profondo mentre mi sedetti su quello che sarebbe stato il letto per le prossime due settimane, sentii l’odore di sudore misto ad altro che emanava quel posto.

Feci una smorfia e mi sdraiai pensando a tutte le cose belle e colorate della mia vita, ai fiori che nascevano nascosti da tutti in un prato lontano dalla città, ai miei maglioni proibiti che in quel momento molto probabilmente venivano bruciati o sequestrati. In tutti i casi distrutti.

Mi passai una mano tra i capelli erano stati fatti grigi alla nascita. Non sapevo qual’era il mio vero colore e forse non l’avrei mai saputo. Tirai fuori dalla tasca uno specchietto e mi guardai la faccia, il trucco leggero era colato per via delle mie lacrime, i miei occhi verdi erano l’unica cosa colorata che era permessa. Presi una coperta e mi coricai, dando le spalle alla porta, in un attimo, non sapendo che fare, mi appisolai.

Venni svegliata da un grido, mi tirai su quando aprirono la porta, la luce del tramonto mi coprii gli occhi. Da quanto tempo ero lì dentro e quanto avevo dormito? Sentii una morsa allo stomaco, sicuramente avevo perso il pranzo. Mi sedetti sul letto  e silenziosamente mi affacciai per vedere meglio cosa stava succedendo. La realtà si faceva strada nella mia mente, il giorno dopo avrebbero iniziato la formazione della mia mente, per eliminare i pensieri contro corrente. Mi avrebbero derubato della mia identità, una lacrima mi scivolò sulla guancia portando via un po’ di trucco.

-Lasciatemi schifosi- urlò una voce maschile, in controluce riconobbi la forma di un ragazzo, aveva i capelli lunghi e un fisico atletico. Lo buttarono nella cella accanto alla mia dopo avergli tolto le manette . Riuscii a vedere la sua maglia rossa e mi venne da sorridere, quel colore era bellissimo. Sputò contro le guardie e loro impassibili chiusero la porta in faccia a lui. Le celle erano aperte quindi riuscivamo a vederci gli uni con gli altri.Si voltò verso di me e vidi il mio maglione rosa, mi fece un sorriso e poi si alzò.

-Piacere, Jordan- disse ad alta voce, dal letto annui e feci ciao con la mano, era un bel ragazzo nel complesso, aveva il naso grande e storto e la mascella squadrata, il corpo era atletico e asciutto. Lo squadrai e poi ricambiai il sorriso.

-Jules- dissi, il ragazzo dalla maglia rossa si sdraiò sul suo letto e sbuffò, ridendo, sembrava irrequieto, forse aveva paura ma non lo dava a vedere. Dopotutto sapevamo entrambi che stavamo per perdere la nostra personalità.

Rimanemmo delle ore in silenzio, si sentivano solo i singhiozzi dei carcerati, la maggior parte della stanza era al buio e non mi sentii al sicuro. Ero una donna e forse accanto a me c’erano decine di uomini. Mi strinsi nel mio maglione e mi coprii pure con la coperta, adesso capivo l’odore di sudore che avevo sentito. Era impossibile lavarsi in quel posto, soprattutto se eri una donna. Mi portarono la cena e la mangiai con gran gusto, dopotutto era un giorno intero che non toccavo cibo.

Mi misi a letto appena ebbi finito di mangiare, notai che Jordan mi guardava sorridendo. Nascosi il viso nella coperta e mi addormentai cadendo in un sonno profondo.
  
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