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Autore: sagitta72    04/04/2020    1 recensioni
una presa forte mi causa dolore al braccio e mi giro di scatto:
- ahi... mi fai male!
- Ma che cavolo stai facendo! - i suoi occhi di brace mi guardano irosi e mi mettono paura
Cosa mai starà succedendo ad una ragazza scappata dal suo passato e salvata da qualcuno che però tutto sembra essere, tranne che un cavaliere dalle buone maniere?
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi con il terzo ed ultimo capitolo.

Ammetto che scrivere questo è stato più difficile degli altri due, non tanto per il tema svolto, ma perchè non volevo stravolgere troppo il finale della storia e soprattutto il personaggio del nostro meraviglioso Sea Dragon.

Vi lascio alla lettura e spero sia come per gli altri capitoli, molto gradita.

 

 

Capitolo nr 3

Emily

 

Mia madre mi sta stringendo a sé, il suo sguardo è perso negli occhi di quest'uomo.
È così alto, possente, serio. Il suo sguardo lentamente si sposta da quello di mia madre a me, mi studia, mi sorride appena e poi torna ad osservare lei. Non si dicono nulla, i loro respiri sono silenziosi, quasi sembra che non vivano per quanto siano impercettibili, ma io avverto il loro stato d'animo, vorrebbero dirsi tante cose, ma non riescono a proferire parola. Come potrebbero? Dopo tutti questi anni?
Sì, perchè io sono convinta che sia lui, altrimenti non è normale che entrambi abbiano una reazione così d'imbarazzo, di incredulità, di sconcerto.
La prima che inizio a percepire è mia madre che prende respiro, mollare la presa sulle mie spalle e poi voltarmi per dirmi a voce bassa:

  • entra in casa!

  • Ma … mamma..

  • Emily, ti ho detto di entrare e porta con te anche questi – raccoglie la legna che mi era caduta e me la porge – mettili nel camino, si starà spegnendo - e mi guarda severa, dolce, ma severa, il suo sguardo non ammette obiezioni.

Come ordinato entro in casa, prima di entrare però lancio uno sguardo a quest'uomo, che per tutta risposta sta seguendo ogni mia mossa. Varcato l'uscio, chiudo lentamente la porta e poi di corsa butto la legna sul fuoco e poi mi rinchiudo in bagno, dove la finestra è ancora chiusa dalle persiane, ma apro i vetri cosicchè io possa ascoltare tutto ciò che si dicono, cercando di spiare tra le fessure i loro gesti e i loro visi.
Si stanno osservando negli occhi, ancora non si dicono una parola, lui le si avvicina di un paio di passi e rimane possente, nella sua altezza, nella sua fermezza, con le mani nelle tasche dei jeans a fissarla, oserei dire, dolcemente. È mia madre che non capisco cosa provi, fino a poco fa quando mi raccontava di lui era dolce, amorevole, quasi piangeva. Ora invece sembra così ostile, ma come non comprenderla, se è come penso, senza alcun dubbio, è stata abbandonata 13 anni fa da lui senza alcuna spiegazione! Solo che non vorrei che lo cacciasse via, vorrei avere anche io la possibilità di capire, di conoscerlo, di sapere se lui è davvero …..

  • Ciao Olympia - la saluta in un sussurro

  • Ciao …. - mia madre sostiene il suo sguardo

  • ti trovo bene – la sua voce profonda è calda, quasi timorosa

  • sto bene.

  • Non pensavo di trovarti qui, dopo tutto questo tempo.

  • Figurati io – risponde ironica

  • …. - lui sposta lo sguardo verso il mare e resta qualche minuto così a contemplarlo

  • …. - mia madre lo osserva qualche secondo, poi abbassa lo sguardo e stringe le braccia al petto, chiudendo gli occhi e aspettando una sua reazione.

  • Sei rimasta sempre qui in tutti questi anni? - le chiede tornando a guardarla

  • no, ma ci torno spesso…. - sospira, la vedo che si contorce le mani – al contrario di te, che non sei più tornato – la sua voce è fredda e tesa

  • Mi dispiace – sussurra anche lui

  • cosa?

  • Di non essere tornato quel giorno …

  • davvero? - lo guarda scettica

  • Non era previsto che dovesse andare così, Olympia!

  • Già … mm ??? - mamma alza il viso lo interroga con lo sguardo – .. ah è vero non devo saperlo!

  • Non ti capisco?! - lo vedo confuso – di cosa parli?

  • beh. ..volevo anche io chiamarti per nome, ma … non lo so ancora!

  • … - la guarda sorridendo dolcemente, o almeno a me così pare - Kanon... - sussurra avvicinandosi di un passo – il mio nome è Kanon.

  • ora non è un più un segreto, Kanon? - ma non riesce a nascondere il tremore nella sua voce

  • no …

  • allora si, però …

  • si – Kanon guarda verso il mare – dovevo nascondere me stesso – torna a guardarla – anche da te, sapendo della mia esistenza.

  • Ero così pericolosa? - chiede ironica

  • no … - non sa come proseguire, evidentemente non vuole proseguire, come lei e io vorremmo

  • e allora perchè?

  • Il vizio di fare troppe domande non l'hai perso – la riprende con un mezzo sorriso

  • io sono sempre la stessa – risponde piccata mia mamma

  • Non posso Olympia – la sta guardando serio e spazientito, ha poco però da essere così, in fondo ci ha abbandonate dall'oggi al domani – è una cosa più grande di te e persino di me.

  • Come sei misterioso! - lo sta guardando ironico

  • Purtroppo mi tocca esserlo – serio e cupo la sta guardando, la fissa.

  • come mai sei qui? Rivuoi la tua casa? - gli chiede mia madre voltando il viso verso la casetta e accarezzando i muri con lo sguardo, abbiamo così tanti ricordo qui dentro, soprattutto lei.

  • no … - sospira – ero solo passato a visitare questo posto e a vedere se era tutto ancora come lo avevo lasciato.

  • Perchè proprio oggi? - si volta di scatto

  • perchè oggi è un giorno particolare … oggi è quel giorno …

  • come se ti fosse importato di quel giorno, vero? - risponde mia madre con il groppo, la sento schiarirsi la voce e sospirare pesantemente

  • qualunque cosa io dica, non verrei creduto

  • infatti!

  • Mi dispiace Olimpia, mi dispiace davvero, vorrei mi credessi almeno in questo!

  • Mi viene difficile.

  • Lo so. - lui si osserva torvo intorno – Vivi con …. - sta titubando, chissà a cosa pensa, forse che io e mamma siamo qui con un ipotetico padre o marito? - la tua famiglia?

  • Io non ho famiglia …. Emily è la mia unica famiglia!

  • Sono contento che sei riuscita a nasconderti da loro. - sorride, mentre io non capisco di chi stiano parlando

  • Incredibile – noto la sorpresa in mia madre, anche se lo sguardo e i toni sono piuttosto ironici – ti ricordi pure di loro?

  • Non ho dimenticato nulla, per quanto tu non mi creda. - il suo tono si è indurito

  • certo, come no – mia madre incrocia le braccia al petto

  • E' la verità – la fissa deciso – ho pensato molto a te.

  • mi hai pensato tanto, così tanto da lasciarmi qui da sola, in preda alla solitudine ed in balia di chissà cosa mi potesse accadere!

  • Non è dipeso da me! - risponde quasi con rabbia, si vede che sta trattenendo un dolore forte interiore

  • E allora da chi? Da quella persona che dovevi incontrare?

  • Si – risponde di getto

  • chi era?

  • Non posso dirti nulla. - distoglie nervoso lo sguardo da lei e lo volge verso le onde giganti che si infrangono sugli scogli

  • risposta scontata, è già tanto che mi hai dato un nome, chissà! Magari non è nemmeno quello reale!

  • ….. - sogghigna, abbassa lo sguardo e si passa una mano tra i capelli, quei capelli di seta che hanno lo stesso biondo cenere che ho io, poi alza lo sguarda e si avvicina ancora di un passo, mentre mia madre resta ferma e lui è a due palmi da lei – il mio nome è Kanon, ed è quello che porto dalla nascita!

  • Dove sei stato tutto questo tempo? - chiede ancora una volta, poi sogghigna - Scusami è vero, non mi è dato chiedere, giusto? - i suoi occhi sono lucidi, inghiotte di continuo, percepisco che vorrebbe piangere, ma si trattiene. Io invece non riesco a trattenerle, ho questa sensazione strana e sono sempre più convinta che lui …

  • non posso darti le risposte, non ora almeno! O forse non potrò mai … - vedo lui che alza una mano, la sporge verso mia madre, ma poi la ritrae e si morde il labbro inferiore

  • tredici anni, Kanon, tredici lunghi anni … e tu non puoi o non vuoi dirmi nulla. Ti rendi conto di quello che sto provando io in questo momento?

  • Perchè tu pensi che per me sia così facile vederti dopo tutti questi anni? Credi che per me non sia difficile quanto o più di te?

  • Ne dubito.

  • Non hai passato solo tu momenti bui. Te lo assicuro – si osservano, lui pare piuttosto contrariato, poi sospira, vedo che controlla i toni e poi cambia all'improvviso discorso – dove abitate ?

  • In paese, alle pendici di quel monte – lo indica – tu?

  • Vivo nei pressi di Atene …

  • solo?

  • … - è titubante, passa nervoso una mano tra i capelli, poi deciso prosegue - con mio fratello!

  • Hai un fratello? - chiese mia madre sorpresa

  • si … ci siamo ritrovati dopo molti anni, lui è l'unica famiglia che ho – devo aver sospirato troppo forte, trattenendo le lacrime, perchè vedo lui che si volta verso la finestra dove sono io, la fissa pensieroso, poi torna a guardare mia madre - Quanti anni ha Emily? - chiede in un sussurro

  • …. - vedo mia madre impallidire, il suo respiro si fa più agitato, guarda verso la casa e non risponde

  • Olympia? - la richiama paziente - quanti anni ha Emily? - le si avvicina del tutto, appoggia il palmo della mano sulla guancia che è rivolta verso la casa e le sposta delicatamente il viso verso di lui, facendosi guardare

  • ….. - a mia madre scende una lacrima proprio sulla guancia dove lui ha posto la sua mano e con il pollice gliela sta asciugando – dodici – sussurra appena

  • …. - lui chiude gli occhi e sospira, anche il suo respiro comincia a tremolare

  • …. - mia madre non parla, attende

  • è … - si blocca, sospira, prende il viso di mia madre con entrambe le mani – guardami negli occhi … dimmelo

  • dirti? Dirti cosa? Perchè mai io devo darti spiegazioni sulla mia vita! - peccato che non sia convincente

  • Olympia, questo non è un gioco!

  • Beh non sono io che ho giocato con i sentimenti altrui!

  • Basta Olympia – lui appoggia la fronte su quella di mia madre, inspirando profondamente, per poi scostarsi da lei e mantenendo il suo viso sempre più fremendo - … dimmelo, lei è ..? - si blocca, attende

  • lei ... - stavolta vedo il viso di mia madre rigato da più lacrime – si, è tua figlia

  • ….. - lo vedo trattenere il respiro, appoggia la fronte su quella di mamma, non dice nulla, chiude gli occhi.

Restano in quella posizione per alcuni minuti, minuti che a me sembrano essere interminabili. Comincio a piangere anche io, silenziosamente, trattenendo i singhiozzi tra le mani che premo sulla bocca, non voglio farmi sentire, indietreggio di qualche passo. Chiudo gli occhi, il mio petto è scosso da singulti incessanti, non riesco a calmarmi, come potrei? Sono ancora una bambina in fondo, ho appena scoperto chi è mio padre. Lui finalmente è qui davanti a me, è qui con noi.
Ma cosa accadrà ora? Lui resterà? O se ne andrà di nuovo via, abbandonandoci una seconda volta?

  • Ti ho aspettato tutte le sere – mia madre incomincia a raccontare ed io mi avvicino nuovamente alla finestra per ascoltare, mentre lui continua a rimanere nella stessa posizione, senza mai lasciare il viso di mamma avvolto nelle sue mani – mi ripetevo che saresti tornato, che in fondo questa era casa tua e che non avresti mai lasciato nulla ad una sconosciuta che rischiava di portarti solo guai....

  • …. - il respiro di mio padre è lievemente agitato e sussurra – ed io ero in trappola, non potevo raggiungerti.

  • Chi ti ha intrappolato?

  • Ti prego non fare domande, non posso risponderti … - le sue labbra si appoggiano sulla sua fronte – continua ...

  • Io … io sono rimasta qui, non avevo un luogo dove andare e avevo la tua casa a disposizione e la speranza che tu tornassi non svaniva mai! La sera guardavo la luna seduta sul divano, finchè il sonno non mi rapiva dalla stanchezza e di giorno restavo seduta sul ciglio di quella pietra, aspettando di vederti tornare. La mia speranza è svanita solo quando un paio di mesi dopo ho scoperto di essere incinta, ero talmente disperata, non sapevo che fare, non sapevo se procedere o meno, ero minorenne, mi avrebbero rinchiuso in qualche istituo e cercato la mia famiglia ed io non potevo rischiare di tornare da loro.

  • E come hai fatto? - le alza il viso e la guarda intensamente, mia madre resta a fissare quegli smeraldi uguali ai miei, resta in silenzio, ma poi …

  • ho perso ogni speranza di un tuo ritorno, tutto stava andando male e ho capito che la vita mi stava mettendo di fronte ad una grande prova. Ed io l'ho sfidata! Ho compiuto diciotto anni due mesi dopo, al quarto mese di gravidanza, e sono andata a fare visite e controlli, inventando che mi ero accorta di essere incinta da poco, che il ciclo lo avevo avuto fino al mese prima. Probabilmente mi credettero, non fecero problemi ed intanto ho trovato qualche lavoretto presso un convento, dove mi avevano dato poi vitto e alloggio. Ho vissuto da loro fino a quando la bambina aveva tre anni, poi ho trovato un lavoro fisso e da allora abitiamo in una nostra casa e il mio stipendio basta per poterci dare da vivere. Sarei restata quassù, ma in inverno salire e scendere, col freddo, col vento, col rischio che Emily si ammalasse, non era il caso. Veniamo non appena inizia la primavera.

  • Sei sempre stata una temeraria – le sorride

  • non ero un'incosciente? - risponde lei ricordando come l'aveva appellata quella sera di tredici anni prima

  • no … mi ero sbagliato! - i loro occhi sono fissi gli uni in quelli dell'altro

  • non ci posso credere che sei qui - sussurra - mi sembra tutto un sogno! - mia madre afferra i suoi polsi, le mani di lui stanno ancora tenendo il suo viso.

  • Sembra impossibile anche a me – mio padre appoggia di nuovo la fronte su quella di mamma – ma … io credo che il fato abbia deciso per noi, che abbia voluto che le nostre strade si incrociassero … tredici anni prima e …

  • tredici anni dopo … - prosegue mi madre

Le loro bocche si incontrano, le loro braccia li stringono.
Io non riesco a stare più ferma qui, lo so dovrei dare un po' di tempo a loro due, ma ho paura che dopo questo bacio tutto si dissolva nel vento ed io … beh io non ho avuto tempo per parlare con lui! Per conoscerlo! Per farmi conoscere!
Corro fuori ed apro con impeto la porta …

 

Il rumore della porta ci divide di scatto, ci voltiamo e … lei è lì che mi guarda.
La osservo, osservo i suoi occhi, è come vedere il mio riflesso. Lei mi sorride timida, quel sorriso che mi ricorda sua madre la prima volta che mi dedicò il primo di cui poi me ne sono innamorato! Lei resta ferma, ci guarda, ha le guance bagnate, probabilmente è stata tutto il tempo ad ascoltarci e come biasimarla se ora è lì ferita. Olympia le si avvicina, elegante, sicura e amorevole, le accarezza le guance, le asciuga le lacrime, ma lei continua ad osservare me.
Mi avvicino di un paio di passi, lei mi fissa con gli occhioni disperati per poi dirmi:

  • non andare di nuovo via ….

  • Emily .. - sussurra Olympia

  • non è giusto – prosegue lei stavolta guardando la madre ed io mi sento morire, perchè non vorrei deluderla, ma non posso nemmeno accontentare ora la sua richiesta

  • mi piacerebbe poter restare – lei si stringe le braccia al petto e mi dedica uno sguardo astioso, mentre sento Olympia sospirare pesantemente, ma io continuo - purtroppo non posso fermarmi questa sera, ma tornerò presto – la donna che amo si gira di scatto, nuovamente stizzita e delusa

  • non fare promesse che non puoi mantenere – ha una voce dura

  • Invece è una promessa che vi faccio e che manterrò, oggi devo andare, non posso trattenermi, ma ti giuro....- guardando mia figlia – vi giuro, che tornerò, non vi lascio più.

  • Non so se fra tredici anni mi troverai ad aspettarti – Olympia sospinge Emily verso casa – vieni tesoro entriamo, sta iniziando a fare freddo.

Prima di entrare mi osserva ancora una volta, dopodichè richiude la porta alle sue spalle.
Come può cambiare un'emozione nel giro di pochi secondi?
Sembravamo aver trovato una intimità dopo tanti anni ed ora è come se tutto quanto ci siamo detti è finito dritto nella scogliera qui sotto. Il mio istinto mi dice di entrare, di spalancare quella porta e di aprire anche il mio cuore, la mia anima, di renderle partecipe di tutto il mio passato e il mio presente, dare loro il senso di queste sofferenze vissute, ma la ragione mi frena, so che non posso e non devo. Manderei a monte tutto, rischierei anche la loro incolumità ed è l'ultima cosa che voglio. Mi volto e torno sui miei precedenti passi, ma la promessa che ho fatto loro, sarà mantenuta e non permetterò più a niente e a nessuno di dividermi da loro, a meno che non sia una prossima guerra sacra, ma ne è appena terminata una e la prossima è lontana, molto lontana prima che si ripresenterà al nostro cospetto.
Fino ad allora mi prenderò cura di loro, sono la mia famiglia, il mio amore, il mio orgoglio, il mio profondo segreto, che terrò gelosamente per me.

 

Mia figlia ha patito molto quando lui se n'è andato, ha creduto di perderlo di nuovo ed io con lei.
Invece devo ricredermi, ha mantenuto la sua promessa. Non può restare a vivere con noi, mi ha spiegato che non è la vita che gli spetta, che non può raccontare oltre e non perchè non si fida o non ci crede degne, anzi lui si reputa fortunato a poter passare questi pochi giorni con noi. A detta di lui i pochi giorni che viene sono gli unici che rendono la sua vita degna di essere vissuta. Mi ha raccontato di aver avuto un passato riprovevole, inqualificabile, non vuole raccontare cosa, ma nei suoi occhi ho visto tanta sofferenza. Ricordo quando i miei occhi hanno incontrato i suoi per la prima volta, non erano come adesso, la luce era diversa, era più tormentata. Ora non voglio dire che sia più serena e brillante, ma è più spensierata e … sì, romantica con me, amorevole con sua figlia.
Una sera mi ha solo spiegato che ha giurato fedeltà ad un ideale, di cui non si è mai pientito, ma che non può ignorare per vivere un'altra vita, non gli è concesso. Non gli ho chiesto quale, so che avrebbe dovuto dirmi come sempre che non poteva rispondere e non voglio più metterlo in queste condizioni, mi basta che torni ogni volta da noi, così come sta facendo anche in questo momento.
Lo vedo prendere il vialetto, mi ha vista, vedo anche il suo sorriso, sta risalendo verso di noi, non manca un mese che lui non sia qui per passare con noi i tre giorni che gli vengono concessi, da chi non so, ma che ringrazio vivamente. Non so se di lui conoscono la nostra esistenza, l'unica cosa importante per me è vederlo risalire verso di noi e con Emily che tutte le volte gli corre incontro, come la saetta che ho visto sfrecciare poco fa dalla porta. Gli vola in braccio, si stringe al suo collo e dopo un bacio, si fa prendere sulle spalle e arriva trionfante insieme a lui, che una volta raggiuntami, la mette giù, si fa togliere lo zaino dalle spalle, che prontamente Emily prende e porta subito dentro casa.
Non appena nostra figlia si richiude la porta alle spalle, mi avvolge come sempre nel suo caldo abbraccio e ci salutiamo col tanto atteso bacio che bramiamo da quando ci lasciamo a quando ci ritroviamo.
Non è la vita che tutte sognerebbero di fare, non è quella che auguro a mia figlia, lontana dal suo amato, ma lui è l'amore che io ho sempre voluto avere e se questo è il prezzo che devo pagare per averlo, lo pago con tutto l'amore che mi esplode nel cuore...ogni giorno… ogni mese che passa, ma che lui colma con la promessa della sua presenza che non ci fa più mancare!

Tredici anni prima ero sola ….

Tredici anni dopo ho finalmente la mia famiglia.

 

 

Nota dell'autore.
Grazie a tutti per aver seguito e letto questa piccola e breve fiction, siete stati in tanti e a tutti ringrazio col cuore.

Spero non abbia deluso il finale, ma io non vedevo altra via di uscita.

Sarebbe stato impossibile per Olympia ed Emily andare a vivere al Santuario, non sarebbe stato realistico. Ma non sarebbe stato nemmeno credibile se il Kanon che abbiamo conosciuto dopo Hades, avesse abbandonato nuovamente la donna di cui è innamorato e il sangue del suo sangue.

Non so, sarà una visione solo mia forse.

Grazie ancora a tutti per averla seguita.

Sagitta 72

   
 
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