Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Sky Reiner    08/04/2020    1 recensioni
Reiner è alla ricerca di un coinquilino, quando al suo annuncio risponde Bertholdt, un ragazzo all'apparenza impacciato e dall'aspetto gentile. Un susseguirsi di eventi nati dalla loro convivenza li porterà ad avvicinarsi sempre di più, e a scontrarsi con sentimenti ed emozioni contrastanti.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Berthold Huber, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Reiner Braun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bertholdt si voltò in direzione della porta quando la sentì spalancarsi. Mise da parte i libri e si alzò dal divano per accogliere Reiner, che era appena tornato dal lavoro.
“Oggi non vado in palestra,” lo informò il biondo togliendosi le scarpe più eleganti che era solito indossare al bar, e indossandone un paio più sportivo, “Ti va di andare a mangiarci qualcosa? Magari a un fast food.”
Il corvino gli fece segno con la mano di aspettare un attimo mentre era intento a cercare una certa conversazione di Whatsapp, “Ehm, in realtà volevo già farti una domanda simile. Ti andrebbe di vederci con i miei amici, così vi conoscete?”
“Mh, c’è qualche bella ragazza?” Bertholdt gli rivolse uno sguardo ben poco divertito che non fece altro che farlo sorridere, “Ok, faccio il serio. A me va bene anche subito.”
Nel giro di dieci minuti riuscì ad avvisare i suoi tre amici che con loro ci sarebbe stato anche Reiner e a ricevere un ‘ok’ da ognuno di loro, e quando Bertholdt fu pronto uscirono di casa insieme, per la prima volta.
Erano passati appena quattro giorni dal trasloco di Bertholdt e quest’ultimo si era già reso conto di una cosa abbastanza ovvia: Reiner era disordinato. La casa pulita, gli utensili da cucina perfettamente ordinati nei cassetti e le scarpe allineate all’entrata dell’appartamento erano ormai un’illusione. Ogni volta che il biondo si faceva la doccia il bagno si trasformava in una piscina e se avesse potuto fare il bagno sarebbe stato anche peggio; due pacchetti di patatine aperte e mai finite giacevano indisturbati sul tavolino da caffè ormai da giorni.
 
“Sono per le occasioni speciali.” Aveva affermato Reiner, afferrando il polso del corvino prima che potesse andare a riporle in cucina.
 
Aveva anche detto a Bertholdt di buttare i vestiti sporchi tutti nello stesso catino, tanto sarebbero andati tutti in lavatrice… prima o poi. Quando? Probabilmente quando si sarebbe riempito.
 
Nonostante questo piccolo grande difetto Reiner pareva una persona per bene, si svegliava sempre con il sorriso, gli offriva di preparargli la colazione anche se sapeva benissimo di essere lui a dover andare a lavorare, mentre Bertholdt avrebbe benissimo potuto prepararsi qualcosa da solo e poi poltrire fino al suo ritorno.
 
Scoprì che andava a lavorare dal lunedì al venerdì, dalle nove di mattina alle cinque di pomeriggio, e che andava in palestra quasi tutti i giorni dopo il lavoro, era come se non si stancasse mai. Bertholdt quel giorno, poco dopo a mezzogiorno, scrisse ai suoi amici dicendo di decidere in che posto trovarsi e che avrebbe costretto Reiner ad accompagnarlo, emettendo una delle ragioni della sua determinazione: voleva passare più tempo con lui.
 
“Guido io.” Bertholdt salì in macchina per primo, al posto del guidatore, e Reiner non si oppose; forse alla fine anche lui era in grado di stancarsi.
 
“Che palle oggi, certi clienti non sanno proprio scherzare!” si lamentò il biondo non appena il corvino mise in moto la macchina. “Arriva questo e fa, ‘Un caffè lungo’, e io gli faccio, ‘Se fossi in te lo prenderei corto’ e lui mi minaccia con la solita palla del manager!”
 
Bertholdt tirò un sospiro esasperato ma non tentò di nascondere il suo sorriso; ogni giorno Reiner tornava a casa con una storia nuova. La vittima delle battute poco simpatiche di Reiner era sempre diversa: il primo giorno era stato un omaccione biondo a cui Reiner aveva suggerito di spazzare via le briciole del cornetto con le sue sopracciglia, ad esempio.
Il suo coinquilino non si capacitava del fatto che avesse ancora un posto di lavoro in quel bar, a quel punto.
 
“Guarda che se vai avanti così ti licenziano,”
 
“E non sarebbe neanche la prima volta!”
 
“Ah, e me lo dici così…?”
 
Il tempo parve volare e dopo pochi minuti passati a chiacchierare i due giunsero a destinazione; il fast food in cui gli amici di Bertholdt li stavano aspettando non era dei più grandi o gettonati della zona, ma il cibo non era male e comunque avrebbero dovuto soltanto parlare e conoscersi, non avere un’intervista o una cena chic e seducente.
 
Bertholdt notò subito la chioma bionda di Armin e fece segno a Reiner di seguirlo verso il tavolo a cui i suoi amici erano seduti; Marco li vide avvicinarsi e rivolse loro un sorriso raggiante, salutandoli con la mano.
 
“Eccoci, era da tanto che ci aspettavate?” chiese Bertholdt sedendosi di fronte ad Armin; Reiner si accomodò sulla sedia alla sua destra. Jean mise da parte qualunque conversazione stesse avendo con gli altri due per concentrare tutte le sue attenzioni sul biondo.
 
“Ah, ma allora sei tu il famoso Reiner. Bertholdt ci ha parlato di te!”
 
“Ma è ovvio Jean, è il suo coinquilino.” Intervenne Armin, che venne naturalmente ignorato.
 
“Io sono Jean, piacere,”
 
Si strinsero la mano scambiandosi un sorriso.
 
“Ahah, ma veramente? Allora sono famoso,”
 
Dopo le introduzioni varie e aver finalmente ordinato il cibo –Reiner era stato l’unico a prendere un maxi hamburger- il biondo cominciò a sentirsi più a suo agio intorno agli amici del suo coinquilino, che gli aveva riferito che, nel caso si fosse sentito fuori luogo, avrebbero potuto tornare a casa.
 
Quello non sembrava essere il caso però: anzi, aveva già raccontato di svariate sue imprese al bar nel quale lavorava e sembrava andare particolarmente d’accordo con Jean, che non fece altro che lanciare occhiatine a Bertholdt per tutto il tempo, come per dirgli, ‘Guarda, sto parlando con la tua crush’. Marco non pareva essere disturbato da questa cosa –si erano messi d’accordo?- e pure Armin pareva più vivace del solito.
 
Bertholdt fece per dare un ennesimo morso al suo hamburger quando il suo cellulare, appoggiato sul tavolo, vibrò, catturando l’attenzione dei presenti.
 
“Chi è che ci interrompe?” chiese Reiner con la bocca ancora piena di patatine.
 
“Nessuno, è solo Annie che si scusa ancora per non essere potuta venire.” Gli rispose il corvino. A quelle parole Reiner smise di masticare.
 
“Ahm…hai detto Annie?”
 
“Annie è la migliore amica di Bertholdt,” lo informò Marco, “Sono amici da anni ormai.”
 
“Siamo diventati amici in prima superiore, poi al nostro gruppo si sono aggiunti Armin, Jean e Marco,” Bertholdt mise giù il cellulare e cominciò a narrare la storia di come lui e la sua amica reclutarono gli altri membri del gruppo –Jean era amico di Marco, che era amico di Armin, che avevano conosciuto nella biblioteca della scuola-.
Ma nella testa di Reiner c’era solo un pensiero in quel momento: Annie chi? Se il suo cognome fosse stato Leonhart allora il suo piano di far mettere Bertholdt insieme a lei sarebbe fallito miseramente! Doveva avere un altro cognome… Annie Muller, Annie Smith… qualunque cognome sarebbe andato bene.
 
“Ehi Bert, ma come si chiama di cognome questa qua? Perché forse la conosco anche io,” chiese dopo un breve periodo di riflessione, in cui Bertholdt aveva continuato imperterrito il suo racconto.
 
“Eh? Leonhart, è bassa, bionda, occhi azzurri. Va in palestra qua vicino,” gli rispose lui, e Reiner fece di tutto per nascondere la sua delusione. Adesso Bertholdt sarebbe rimasto single a vita.
 
“Eh sì, è proprio lei. La conosco solo di vista in realtà, ahah!”
 
Delusioni e vicende adolescenziali a parte il gruppo uscì dal fast food che ormai erano le sette e mezza di sera; Reiner e gli amici di Bertholdt si scambiarono i numeri di telefono, promettendosi di rivedersi il prima possibile magari in un posto un po’ più interessante, e Reiner si offrì anche di guidare –che gentiluomo-.
Una volta tornati a casa Bertholdt gli rivolse uno sguardo, come se volesse chiedergli qualcosa;
“Che è quella faccia?”
“Niente; allora, ti sono simpatici i miei amici?”
Reiner fece finta di pensarci su;
“Mh, non sono male dai. Ma Jean ci stava provando con me o sbaglio?”
Bertholdt ridacchiò, pensando a come il ragazzo in questione avesse fatto commenti inopportuni o simili per attirare l’attenzione del biondo per tutto il tempo. Ovviamente era solo un modo per far ingelosire Bertholdt… ma questo non poteva mica dirlo.
“Lascia stare, è fatto così. Ma come ti ha detto lui, lui e Marco stanno insieme e ogni volta che ci sentiamo mi parlano l’uno dell’altro… quindi dubito che sia interessato a te.” Disse con un sorrisetto.
“E come si sono messi insieme?” chiese Reiner sedendosi sul suo amatissimo divano. Bertholdt seguì il suo esempio e si sedette al suo fianco.
“Sono diventati coinquilini e hanno scoperto di piacersi a vicenda.”
“Chissà, magari anche tra noi due nascerà una storia d’amore avvincente come la loro, eh Bertholdt?”
Il corvino provò a pensare a delle parole per ribattere ma non gli venne in mente nulla, si limitò a fissare Reiner, che stava ancora ridacchiando. Forse sta ridendo perché era solo uno scherzo, o una cosa improbabile per lui, pensò, giocherellando con il bordo della sua camicia.
Erano passati pochi giorni dal suo arrivo, e quindi avrebbe potuto benissimo trattarsi di semplice agitazione intorno a un ragazzo che non conosceva ancora tanto bene. Si era fatto quella e mille altre ipotesi nel giro di neanche una settimana, ma ogni giorno Reiner pareva fare qualcosa di intrigante o affascinante.
Uscire dal bagno solo con un asciugamano avvolto intorno alla vita perché aveva dimenticato i vestiti in camera, indossare quelle magliette troppo strette per lui, anche solo sedersi al suo fianco dopo una dura giornata di lavoro per chiedergli come fosse andata mentre lui non c’era, con le gambe troppo allargate e una lattina di birra in mano; erano tutte cose che facevano battere il cuore di Bertholdt a mille.
Reiner fece finta di nulla al silenzio improvviso dell’amico; continuò a parlare dei suoi amici, a commentare delle cose che avevano detto quel pomeriggio, ribadì anche che fosse stupito del fatto che entrambi conoscessero Annie, ma non distolse quasi mai lo sguardo dagli occhi verde oliva di Bertholdt.
Abbassò solamente una volta lo sguardo e lo fece solo per accertarsi che non si stesse immaginando il rossore presente sulle guance del corvino. A cosa stava pensando? Era tornato taciturno dopo il suo commento riguardante i coinquilini. Non ci voleva un genio per capire il motivo del suo silenzio.
Si alzò, annunciando che sarebbe andato a fare la doccia per primo. Bertholdt lo seguì con lo sguardo fino a che non entrò in bagno.
Il biondo si guardò allo specchio, perplesso; si svestì ed entrò in doccia, ripensando agli avvenimenti di pochi minuti prima e di quelli dei giorni precedenti.
Avrebbe tanto voluto pensare a qualcos’altro, ma nella sua testa pareva esserci solo Bertholdt. Bertholdt che si era agitato alle sue parole di poco prima, che sarebbero dovute essere soltanto uno scherzo. Bertholdt che non parlava mai di ragazze, neanche delle sue amiche. Bertholdt che cercava di guardare ovunque tranne che nella sua direzione quando usciva dal bagno a petto nudo.
E mentre si insaponava i capelli, che ormai erano diventati troppo lunghi per i suoi gusti, ebbe un’intuizione: non è che piaceva a Bertholdt?
Di riflesso volse lo sguardo alla porta, al si là della quale si trovava il ragazzo in questione. Dei segni sembravano esserci, e lui voleva scoprire se fosse vero o meno. Non sapeva neanche perché trovasse così indispensabile saperlo, ma dato che la missione ‘Trova una ragazza a Bertholdt’ era fallita, se ne affidò una diversa: scoprire se Bertholdt era effettivamente interessato a lui.
 
La mattina seguente Bertholdt si svegliò per via del bussare alla sua porta; si era addormentato tardi, con il cellulare in mano, e quando accese lo schermo per controllare che ore fossero si ritrovò davanti la conversazione che aveva avuto con Annie la notte prima. L’ultimo messaggio, da parte di lei, diceva, “Fatti vedere interessato”.
Lasciò perdere il cellulare e andò ad aprire la porta, ritrovandosi davanti agli occhi un Reiner ancora in pigiama con in mano due buste di affettati.
“Ah, ti sei svegliato finalmente. Ma che hai fatto stanotte? Hai due occhiaie enormi,”
“Niente di interessante,” al che Reiner gli rivolse un ghigno e alzò un sopracciglio, “…Ma perché hai del cibo in mano?”
“Ah! Giusto, volevo chiederti se preferisci il prosciutto o lo speck stamattina?”
Bertholdt guardò perplesso prima Reiner, poi le buste contenenti gli affettati. Da quando Reiner si metteva a cucinare di prima mattina?
“Speck, ma…che stai facendo esattamente? Sono tipo le sette…”
Il biondo gli fece cenno di seguirlo e si avviò in cucina, dove aveva già preparato la tavola; persino i fornelli erano già accesi, e sul tavolo in legno giacevano dieci fette di pane, due piatti, le posate e una bottiglia contenente succo alla pesca, oltre a utensili e cibi vari che dovevano ancora essere cucinati.
“Stamattina mi sono svegliato e mi sono detto… Reiner! Perché non provi a darti alla cucina? E allora ho cominciato dal pasto più importante della giornata, preparare una colazione all’americana mi sembrava carino.”
Bertholdt fissò per qualche secondo la tavola e, invece di sedersi, si avviò verso il frigorifero;
“Sai, non sono un grande intenditore ma… penso manchi qualcosa,”
“Ah sì? Io stavo improvvisando, come viene, viene.”
Il corvino afferrò diversi componenti mancanti –come delle classiche uova e dei frutti che non fossero mele o pere- e li appoggiò di fianco a tutto il resto, poi si mise a frugare negli armadietti, in cerca di qualcosa.
“Tu intanto cuoci lo speck, magari lava la frutta, io provo a preparare i pancake,” e come per magia estrasse un pacchetto da uno degli armadietti, contenente proprio le frittelle dolci in questione, “Ci vorrebbe troppo per prepararli dall’inizio… magari lo possiamo fare quando sei a casa dal lavoro.”
A Reiner si illuminarono gli occhi; seguì le istruzioni di Bertholdt e spense i fornelli per occuparsi prima di mirtilli, lamponi e fragole.
Dalla finestra della cucina entrava una leggera arietta, non abbastanza fredda da essere fastidiosa. Quella mattina il cielo era particolarmente azzurro e non sembrava esserci traccia di neanche una nuvola. Le giornate avevano cominciato ad essere più lunghe già da un pezzo, e da lì a poco Bertholdt, essendo ormai metà Maggio, avrebbe dovuto sostenere l’esame di anatomia umana.
Il corvino posizionò accuratamente i pancake fumanti su entrambi i piatti, per poi recuperare un barattolo di Nutella acquistato da Reiner pochi giorni prima. Era pronto per l’esame? Forse sarebbe stato il caso di iscriversi al prossimo appello, dato che aveva dovuto concentrarsi di più sul trasloco e tra una cosa e l’altra aveva come la sensazione di non aver studiato abbastanza.
Notò con piacere che Reiner aveva quasi finito di preparare lo speck e che la frutta era stata già lavata e tagliata; dopo aver spalmato un po’ di Nutella su ogni pancake decise di occuparsi delle uova.
“Bert, dov’è che hai imparato a cucinare? Sembri uno di quei tizi nei programmi di cucina che spiegano le ricette agli spettatori,”
Bertholdt arrossì al complimento del biondo, che fortunatamente non se ne rese conto essendo girato dalla parte opposta;
“Premessa: adesso mio padre sta bene, ma qualche anno fa finì in ospedale e io e mia madre dovemmo prenderci cura di lui. Lei mi insegnò a cucinare…” spiegò il corvino, “M-Ma non che io sia bravo! Cioè, c’è di meglio e lo sai.”
“Ma smettila di svalutarti,” Reiner intanto aveva finito di cuocere lo speck, che ripose su dei piatti a parte, “Anche l’hamburger dell’altro giorno mi è piaciuto. Vai a Master Chef o che ne so io, vinceresti,”
“Lo farò, appena avrò imparato a cucinare roba come il pesce gatto cotto in argilla, con salsa al vermouth e riso in cagnone. Allora avrò qualche chance,”
I due si ritrovarono a scherzare sui nomi improbabili di ricette sconosciute al genere umano, e in men che non si dica la colazione fu pronta in tavola. Due uova con sottiletta e spezie, speck croccante cotto in padella, pancake americani con Nutella e due ciotole di macedonia attendevano i ragazzi, che si sedettero finalmente a tavola, impazienti di consumare la colazione che loro stessi avevano cucinato.
 
Ben presto fu l’ora di andare a lavorare per Reiner. Dopo quella colazione abbondante si sentiva carico e pronto per affrontare la giornata; si sistemò la polo bianca nei pantaloni e lanciò un ultimo sguardo a Bertholdt, che stava piegando i vestiti ritirati dall’asciugatrice sul divano. Evidentemente rimase con lo sguardo fisso su di lui per un po’ troppo dato che il corvino alzò la testa, con un’espressione sconcertata stampata in volto.
“Reiner, cosa c’è?”
“Eh? Ahah, niente, pensavo a una cosa. Ci vediamo stasera, buon divertimento in compagnia di te stesso!”
“Ma devi proprio dirlo ogni volta che esci?”
Il biondo tuttavia si chiuse la porta alle spalle prima che Bertholdt potesse finire di parlare.
Reiner schiacciò i tasti dell’ascensore e, mentre aspettava che esso raggiungesse il suo piano, si guardò alle spalle. La porta del suo appartamento era, ovviamente, chiusa. Ma perché non poteva rimanere a casa con Bertholdt invece di andare a lavorare? Il suo lavoro non gli piaceva neanche.
 
Quel sabato sera Bertholdt si infilò il pigiama per primo; dopo la riflessione mattutina di qualche giorno prima, aveva ricominciato a studiare con regolarità ed era anche riuscito a vedersi con Armin il venerdì pomeriggio, per farsi aiutare con alcune materie. Non che i due frequentassero la stessa università, ma il biondo si era offerto di dare un’occhiata al suo programma e di aiutarlo a capire determinati concetti.
Quindi, dopo tutto quel duro lavoro, decise di dedicarsi a se stesso e di mettere su un film da vedere insieme a Reiner: aveva innanzitutto scartato i film erotici, non gli sembrava proprio il caso. Anche i film comici non lo ispiravano molto, e poi non facevano quasi mai ridere veramente. Non aveva trovato film romantici intriganti e guardare un horror o un thriller a Maggio non avrebbe fatto lo stesso effetto di guardarlo in un mese più freddo.
Ricontrollò la lista di film disponibili su Netflix per la terza volta, ma proprio non riusciva a decidere. Giunse alla conclusione che ci sarebbe voluto l’aiuto di Reiner, che al momento era in doccia.
 
Reiner spense l’acqua della doccia e gli venne un brivido all’improvviso cambio di temperatura; si posò davanti allo specchio e fece un respiro profondo, pronto a mettere in atto il suo piano.
Aveva provato ad essere più gentile del solito con il suo coinquilino ed aveva notato con piacere che le guance di quest’ultimo parevano essere perennemente tinte di rosso in sua presenza, ma era ora di fare un passo avanti.
Sapeva di essere un buon attore, quindi non ebbe bisogno di prepararsi ulteriormente.
 
Bertholdt stava tranquillamente leggendo la trama di un film selezionato completamente a caso quando un urlo proveniente dal bagno lo fece sobbalzare;
“Bert! Ho bisogno,”
Di cosa esattamente? Si chiese il corvino, mettendo da parte il telecomando e incamminandosi verso la porta del bagno. Una volta davanti ad essa rispose,
“Cosa c’è?”
“Ah, mi sono dimenticato i vestiti in camera, potresti andare a prendermeli?” chiese il biondo. Bertholdt sbatté le palpebre ma cercò di ricomporsi, “Sono sul letto!”
“Uhm, arrivo subito,”
Nonostante il bagno e la camera di Reiner si trovassero letteralmente a tre metri l’uno dall’altra, al corvino parve di intraprendere un viaggio itinerante nelle Dolomiti in pieno inverno. Non avrebbe dovuto entrare lì dentro, vero? Sarebbe bastato passarglieli rimanendo fuori dalla porta. Almeno questo era quello che avrebbe fatto una persona normale.
Recuperò il pigiama del biondo –che consisteva in una maglietta nera personalizzata con il disegno di un boccale di birra, un paio di boxer neri e un paio di pantaloni della tuta grigi- e si riposizionò davanti alla porta del bagno.
“Te li passo?”
“Ehm, in realtà mi sto facendo la barba. Non è che entreresti tu?”
Bertholdt cominciò a sudare freddo; quella doveva essere una normalissima serata rilassante, ma perché capitavano tutte a lui?
“S-Sei sicuro?”
“Ma sì, tanto siamo tutti e due uomini. Hai paura del-“
“Ok! Ok, entro.” Esclamò nella speranza che Reiner smettesse di parlare. Afferrò la maniglia con una lentezza pari a quella di una lumaca e cercò di prepararsi psicologicamente a quello che avrebbe dovuto affrontare una volta varcata la soglia.
Aprì finalmente la porta e una nuvola di vapore lo avvolse, facendolo tossire per via del caldo soffocante. Reiner era davanti allo specchio, rasoio a mano libera in mano e schiuma da barba sul mento. Bertholdt rimase come ammaliato dalle goccioline d’acqua che rotolavano lungo la sua schiena robusta, rivolta verso di lui.
Reiner incrociò il suo sguardo con quello riflesso sullo specchio di Bertholdt, che non appena si accorse del fatto che il biondo lo stesse guardando raddrizzò la schiena e strinse la presa sui vestiti che aveva ancora tra le mani.
“Ce ne hai messo di tempo,” commentò il biondo, con un sorrisetto alquanto malizioso stampato in volto. Il corvino intanto fece di tutto per non abbassare gli occhi, “Dammi qua.”
In un attimo Reiner appoggiò il rasoio sul lavello e si voltò verso Bertholdt, a cui parve di andare in escandescenza. Se un attimo prima la sua faccia era pallida, adesso era di un rosso acceso. Porse i vestiti a Reiner con mani tremanti e fece per uscire, ma il biondo sembrava non essere soddisfatto e si avvicinò pericolosamente a lui.
“Ahah, grazie Bert, come farei senza di te? Adesso vai a scegliere il film,” gli appoggiò una mano sulla spalla in segno di riconoscenza, e fu un miracolo se Bertholdt non svenne in quel preciso istante.
“P-Prego, Reiner-“ balbettò il corvino prima di fare dietrofront e chiudersi la porta alle spalle con una velocità disumana. Si avviò in salotto, ancora rigido come pezzo di legno, e si sedette sul divano davanti alla televisione ancora accesa.
Solo allora si accorse di quanto velocemente il suo cuore stesse battendo, per un attimo temette di star per avere un infarto, ma fortunatamente pochi secondi dopo i battiti si fecero più regolari. Si portò una mano al petto e fece dei respiri profondi per calmarsi del tutto prima che Reiner tornasse dal bagno.
Oh mio Dio. Cosa avrebbe fatto una volta che Reiner sarebbe stato lì con lui? Che imbarazzo, pensò, ma alla fine non ho fatto niente di male… è stato lui a chiedermi di entrare. E non sembrava disturbato dal fatto che lo stessi osservando… cosa gli dico però?
Chiuse per un attimo gli occhi e per qualche motivo la prima cosa che gli tornò in mente fu il corpo tonico di Reiner, le sue braccia nude e vigorose, le mani grandi del biondo che sfiorarono le sue quando gli passò i vestiti. La sua espressione fiera nonostante avesse in volto quella stupida crema da barba e fosse completamente nudo davanti a lui.
Improvvisamente la sua voglia di guardarsi un film in compagnia di Reiner svanì nel nulla e fu sostituita da quella di chiudersi in camera sua, e non mettere piede fuori da essa per un periodo indeterminato di tempo. Decise che, se fosse saltato fuori che Reiner lo aveva fatto apposta, avrebbe fatto a pezzi sia lui che i suoi pettorali invidiabili ed il suo sorriso impertinente.
 
Reiner uscì dal bagno rinfrescato e raggiante; ormai aveva quasi la certezza che Bertholdt provasse qualcosa per lui, altrimenti non avrebbe agito in quel modo, giusto? E per di più lo aspettava una serata insieme al suo amato coinquilino.
Una volta giunto in salotto, però, si ritrovò davanti la televisione ancora accesa e il divano vuoto; non pareva esserci alcuna traccia di Bertholdt.
Aprì la bocca per chiamarlo ma si fermò immediatamente; forse aveva esagerato e adesso il corvino era rimasto traumatizzato a vita, sarebbe stato meglio lasciarlo da solo per un po’. Si sedette sul divano in compagnia soltanto del suo cellulare e di Netflix e selezionò uno dei film che non gli pareva di aver visto.
 
Quella notte Bertholdt non dormì per niente; eppure era sicuro di essersi abituato al materasso un po’ troppo duro e alla lieve luce della lampada sul balcone di fronte al suo che entrava dalle tapparelle. Ma aveva troppe cose per la testa evidentemente, e quando all’alba delle tre e qualcosa udì la maniglia della sua porta abbassarsi ebbe un sussulto.
Alzò la testa dal cellulare e il suo sguardo incrociò quello stanco di Reiner; non ebbe neanche bisogno di ripercorrere gli eventi della serata per ricordarsi di quello che era successo poche ore prima, e arrossì al solo pensiero di dover rivolgere la parola al biondo.
“Non dormi?” Reiner parve stupito dal fatto che il suo coinquilino fosse ancora sveglio, “E poi che stavi facendo? Sei sparito.”
“Avevo… delle cose da fare.”
“Delle cose?” nonostante la stanchezza il biondo gli rivolse un sorrisetto malizioso. Bertholdt avrebbe tanto voluto sotterrarsi.
“P-Piuttosto, anche tu sei ancora sveglio.”
“Mi sono visto un film e poi alla tv davano Magic Mike, dovevo rivederlo,” si lasciò sfuggire uno sbadiglio, “Adesso vado a letto, domani non svegliarmi. Notte, Bert.”
“…Buonanotte, Reiner.”
Il biondo richiuse la porta e Bertholdt siritrovò nuovamente da solo, avvolto dal buio della notte. Prese a fissare il suo cellulare, ormai tutti i suoi amici erano andati a dormire a parte Annie, che doveva essere stanca di sentirlo parlare dei suoi drammi amorosi.
Avrebbe tirato mattina guardando qualche video a caso di Youtube.
 
Reiner ignorò beatamente il casino che aveva lasciato in salotto e si sdraiò sul letto, con l’intento di addormentarsi il prima possibile. Adesso che sapeva di interessare a Bertholdt, che cosa avrebbe fatto? Trovava le reazioni del corvino divertenti, forse pure carine anche se non l’avrebbe mai ammesso, ma non poteva di certo mettersi con una persona che conosceva da neanche un mese.
Si fosse trattato di una ragazza conosciuta per caso il sabato sera in un locale, allora ci avrebbe anche fatto qualche pensiero, ma il fatto che si trattasse del suo coinquilino, ragazzo alto e con una personalità che era completamente l’opposto della sua… Reiner non aveva la più pallida idea di come agire.
E poi c’era anche Historia; non si erano sentiti molto in quel periodo. Forse avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace ed accettare che lei e Ymir erano fidanzate e che non si sarebbero lasciate da lì a poco, e forse avrebbe dovuto dare una chance a Bertholdt, ma le cose sono molto più semplici a dirsi che a farsi.
Si addormentò senza aver trovato una soluzione al suo dilemma.
 
 
 
N/A: Ciao guys ;) rieccomi con un nuovo capitolo, sinceramente quando ho cominciato a scriverlo avevo l’intenzione di dilungarmi di più sulla parte in cui Bert e Reiner si trovano con gli amici, ma poi non è andata esattamente così ahahah
Ogni tanto mi sembra di far succedere le cose troppo in fretta quindi magari, se vi va, lasciatemi pure una recensione per dirmi se effettivamente è così :’) però ovviamente ogni tipo di recensione mi fa piacere, lol
Eh vabbé… noi ci vediamo al prossimo capitolo ;) ok, bye!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Sky Reiner