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Autore: bulmasanzo    10/04/2020    2 recensioni
Due zeri, due nullità, si uniscono, si amano, si dividono, si perdono...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lost keys

 

Quando sei uno studente che vive nella dimensione in cui ogni sfaccettatura della tua vita viene sempre considerata 'di troppo', devi stare molto attento.

Troppo studio ti stanca. Troppa fretta ti affanna. Troppa ansia ti distrugge i nervi. Troppi pensieri ti causano un ciclo vizioso che ti riporta ad avere troppa ansia.

Poi ci si mette la matematica. E bada, da quella non si scappa, non mente mai, non ti illude nemmeno, ti dice le cose come stanno.

Troppa poca popolarità + troppa timidezza + aspetto troppo malandato = 610. (NB: leggasi non "seicentodieci", ma "sei, uno, zero." Cioè, come dire... Sei uno zero, non vali niente!)

Troppi libri, tenuti in bilico uno sopra l'altro, e una scalinata in discesa sono due nemici mortali.

Aggiungendo un passo falso, il risultato è che si perde l'equilibrio in un attimo.

Un sentore di allarme passa negli occhi stravolti della ragazza, la quale tenta, in estremo, di frenare la rovinosa caduta del suo carico. Sforzo che, naturalmente, si rivela del tutto inutile. Attratta dalla gravità, ogni cosa si riversa giù, spargendosi per i gradini, non vi è un singolo oggetto che viene risparmiato. Il quaderno ad anelli batte di costa e si apre con clangore, le pagine si sparpagliano, fermagli semoventi schizzano ovunque, insieme a graffette, salvabuchi, penne, gomme, matite e squadrette, tutto quanto. Due biondissime studentesse, il cui abbigliamento segue perfettamente l'ultimissima moda, con la falcata svelta direttamente proporzionale ai loro tacchi alti, passano rapidamente accanto la sventurata in difficoltà, ignorando la sua silenziosa ma evidente richiesta di soccorso. La evitano, come se fermarsi ad aiutarla fosse vietato dalla legge. Emily già se le immagina, quando, alla larga dalla portata delle sue orecchie, ridacchieranno di lei sotto i baffi, anzi - orrore! - sotto quell'ombra lasciata dai baffetti che si strappano regolarmente con la ceretta.

Constatata la loro indifferenza, preferibile dopotutto a un gesto di scherno, Emily si china goffamente, spinge con un gesto meccanico del dito gli occhiali sul naso e si dedica mestamente a raccogliere il materiale scolastico che le è finito per terra. Desolata, miss Nessuno non è affatto degna di ricevere una mano. Deve arrangiarsi da sola. Ma non è che miss Nessuno si aspettasse altrimenti.

Poi però, a sorpresa, compare una mano maschile, nervosa e dinoccolata, che si posa sul tomo più grosso e lo solleva, insieme ad altri tre dei più piccoli. Emily segue l'esempio e vede un ragazzo alto e smilzo, con degli occhiali spessi, a goccia come i suoi, e un viso semi-nascosto sotto una nebulosa confusa di capelli molto ricci. Appena sotto due narici di una larghezza non indifferente, si staglia l'ombra di un sorriso imbarazzato a labbra serrate. La bocca del tipo si schiude "Lascia che ti aiuti" si sente. Una voce stranamente bassa, in rapporto a quella statura, ma che almeno non causa timore in Emily.
Anche lui è uno zero, come lei, lo si vede subito, è un tipo comune, indossa abiti definibili semplicemente come normali, camicia, giacca, jeans, scarpe da ginnastica. È diverso dalle vip che poco fa le sono scivolate di fianco, eppure non ha l'aria da sfigato che qualcun altro gli avrebbe appioppato. Emily non aveva mai considerato che un secondo zero potesse aggiungere qualcosa.

La ragazza arrossisce e farfuglia un ringraziamento, mentre il tipo gentile le regge la parte più pesante del carico, accompagnandola giù per le scale. Lui i suoi libri ce li ha appesi alla schiena, chiusi dentro uno zaino, Emily pensa che magari farebbe meglio a comprarsene uno pure lei. Ma è il suo primo giorno di università, e lei non si era aspettata di dover ritirare così tanto materiale, stamattina.

"Sono Alfred, comunque" le rivela poi lui, quando scoprono di essere diretti verso la stessa aula, per seguire la stessa lezione. Come se fosse stato pattuito in precedenza, i due prendono posto accanto. Due zeri in prima fila. Entrambi stanno attenti, in silenzio, prendono tantissimi appunti. Dopo la lezione, con naturalezza, li confrontano. Alfred si offre di fungere nuovamente da facchino per Emily che, dopo qualche titubanza (ma non preoccuparti! Non c'è bisogno! Hai già fatto tanto prima!) si vede costretta ad accettare. Ma si vede che lui lo fa con piacere.
In quanto zero, anche lui lì è solo. Un gesto di cortesia non va mai disdegnato.

Gli altri studenti li scartano, girando loro intorno, come fa l'auto quando c'è un cono arancione nel mezzo della strada che la costringe a deviare.
I due non ci fanno caso. In questa giungla di solitudine, si sono trovati.

Da questo giorno in poi, inizia quella che sarà poi la loro amicizia. Inizialmente è molto discreta, poi la confidenza aumenta, la simpatia cresce, poi si iniziano ad abbreviare i nomi, Alfred diventa Al, Emily diventa Em, volano rispettose strette di mano che poi si tramutano in abbracci, più o meno calorosi.

Al ed Em diventano inseparabili. Studiano insieme, vanno in giro insieme, vanno in biblioteca insieme, si laureano insieme, diventano grandi insieme... inizia a nascere qualcosa che va oltre la semplice amicizia...

Al tiene tutti questi ricordi dentro di sè. Ricorda con chiarezza anche le sensazioni di lei.

Preme i tasti della sua fisarmonica, batte sui bottoncini, fa comprimere ritmicamente la cassa, creando una melodia lenta e straziante. A suon di musica, poi, vede i tasti di avorio che si ingrandiscono, diventano larghi un chilometro, formano una strada bianca, costeggiata dai tasti neri i quali invece si sono trasformati in alberi dalle chiome fiorite. La musica continua, lenta e solenne come una marcia nuziale.
E Al ed Em sono lì che camminano, mano nella mano, oppure a braccetto saltellando, lungo questa magnifica via baciata dal sole enorme, caldissimo. Sono contenti di un semplice contatto, poiché entrambi, consapevoli di essere uno zero, sono convinti che l'altro lo ritenga brutto e insignificante.
Lei è sempre legata alla dimensione del troppo. Troppo-bassa, troppo-piatta, sia dietro che davanti, con i capelli troppo-lisci e troppo-anonimi e troppo-unti, perennemente legati in una coda di cavallo, con quei fondi di bottiglia troppo-spessi, la camicetta da troppo-brava ragazza, il profumo troppo-penetrante, il trucco troppo-inesistente, la gonna pieghettata troppo-lunga e, per concludere, i calzettoni di spugna bianchi troppo-brutti, che lei stessa definisce antisesso, la leggenda vuole che le siano stati tramandati da sua nonna.

Mentre lui è il nerd per eccellenza. È alto, ma tende a camminare un po' curvo, non ti fissa mai troppo a lungo in faccia, ha le sue passioni stravaganti e le sue fissazioni che quando si impunta può stressartici per ore. E poi non si sa vestire, porta ogni giorno gli stessi pantaloni sformati, le stesse camiciole scadenti, le stesse scarpe da ginnastica scolorite e lise.

Insomma, sono fatti l'uno per l'altra.
E allora, come mai a un certo punto la via diventa oscura?

Al vorrebbe continuare a fianco di Em fino alla fine, ma un tassello fondamentale della strada-tastiera è stato rimosso. Al posto di quello che dovrebbe esserci c'è un buco, una fossa scavata nel terreno. Em si sporge sul bordo e guarda con aria attonita. Al si rende conto del pericolo troppo tardi, la ragazza ha tentato di saltare, voleva arrivare dall'altra parte ma non c'è riuscita.

È precipitata senza un grido, non ha fatto nessun rumore, è stata come ingoiata interamente dal nulla. Lui non ha potuto neppure cercare di prenderla. Eppure c'era un ponte, Em. Saresti dovuta passare da qui, come hai fatto a non vederlo? Era così semplice, avremmo potuto farcela, potevamo andare fino in fondo insieme!

Ma Alfred non si era reso conto che la sua scorciatoia era illusoria. La via che ha scorto, in realtà lo riporta indietro, di nuovo al punto di partenza. La strada è circolare. Sembra una ciambella. Una ciambella amara. Ricomincia dallo stesso luogo in cui è iniziata, e la differenza è che questa volta, Alfred la percorrerà da solo.

Da solo...

---

 

 

Alfred si riscosse dal torpore, sentendo al tatto una mano indecisa, che un po' sembrava accarezzarlo e un po' prenderlo a schiaffi.
Sollevò lo sguardo, era Suzanne. La meravigliosa donna che aveva sposato quella mattina.
Alfred non aveva avuto esitazioni quando aveva riconosciuto in lei la donna perfetta per lui.
Eppure non era Emily. Una donna più diversa da Emily non la si sarebbe mai potuta trovare. E lui non solo l'aveva trovata, l'aveva anche sposata.
Era stata una apparizione. Una occasione. La sua occasione per ricominciare a vivere.

In realtà, Alfred pensava di essere morto e di trovarsi in paradiso, dove Emily lo attendeva. Ma non era ancora morto, si trovava sulla terra e lì e ora c'era Suzanne.
Anche lei però assomigliava a un angelo, sarà stata colpa dell'abito nuziale, così puro e candido.

Alfred stava vivendo un momento di sordità. Le labbra di Suzanne si muovevano e il labiale diceva "Al", ripetutamente. Non era altro che una lieve apertura della bocca, accompagnata da uno schiocco della lingua che toccava il palato, oppure direttamente il labbro superiore, dall'interno. Ma non si sentiva nulla. Neppure più l'eco dolce della fisarmonica del sogno. Un silenzio innaturale, come se un fantasma gli tenesse le orecchie tappate con le dita.

E poi quel momento sfuma, e il mondo intero, con i suoi rumori, urla, strida, schiamazzi, ripiomba a esistere nei suoi sensi.
Il ricordo svanisce. E rimane la gioia di esserci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ho ritrovato questo testo abbandonato nel mio pc, avevo completamente dimenticato di averlo scritto. Ho pensato che fosse il caso di pubblicarlo, prima di concludere la mia fanfic su Saint Seiya. I personaggi sono tratti dalla mia storia originale Through the Ivory Keyboard che ho pubblicato ormai due anni fa su questo sito. Se vi ho fatto incuriosire, la trovate nel mio account, ai tempi non ottenne molto successo e solo pochissime recensioni e ci restai un po’ delusa perché ci avevo messo tutto il cuore nello scriverla, come faccio sempre in tutto ciò che scrivo…
Ad ogni modo, spero che questo testo vi sia almeno piaciuto.

Un saluto da Bulmasanzo

  
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