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Autore: rosy03    12/04/2020    2 recensioni
*Alcune storie partecipano alla Challenge 'Hugs&Kisses' di carlotta.97 sul Forum di EFP*
*Altre storie partecipano alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" di Soly Dea sul forum di EFP*
| Raccolta | Flashfic & One Shot |
Racconterò della mirabolante ciurma di Cappello di Paglia e dei suoi stravaganti componenti, seguendo le tracce fornite dalla Challenge in questione: tanti Baci e tanti Abbracci ^^ Momenti fluff, drammatici e comici!
O... in alternativa, utilizzando parole che non hanno un vero e proprio corrispettivo in italiano ^^
P.S. Potrebbe sopraggiungere qualche Law selvatico o, peggio, un utilizzatore a caso del frutto Mera Mera.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law | Coppie: Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bacio sotto la pioggia




Si erano fermati su un’isola tremenda: pioggia, pioggia ovunque. Non credeva fosse possibile una cosa del genere ma a quanto pare esisteva un posto dove la pioggia cadeva trecentosessantacinque giorni all’anno.
Dopotutto erano nel Nuovo Mondo, nulla avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto.
Nami lanciò un’occhiata ai suoi tre compagni che avevano iniziato a giocare ad acchiapparella nella sala da pranzo, incuranti delle proteste del cuoco, indaffarato con i preparativi della cena.
– Ma io mi annoio – si lamentò Rufy, mettendo il muso.
Chopper andò a sedersi accanto alla navigatrice che intanto sorseggiava una tazza di tè caldo – Cosa c’è Nami? Sei silenziosa – domandò dolcemente la piccola renna.
Nami gli sorrise rassicurante – Tutto okay. È questo tempo che mette un po’ di malinconia –
Usop annuì e, ignorando il bernoccolo che sentiva gonfiarsi sul lato destro della fronte a causa di una pedata del cuoco, si sedette di fronte ai due con sguardo serio – Ti capisco. La pioggia mette tristezza –
– E perché? – fece Rufy, ingenuo come al solito.
Sanji inspirò e poi buttò fuori il fumo, tenendo la sigaretta tra due dita – Tu che sei un zuccone non potrai mai capire i sentimenti di una donna, capitano –
Rufy mise su un broncio da oscar.
La porta della sala da pranzo si aprì rivelando la figura longilinea di Nico Robin, seguita da un Franky notevolmente abbattuto – Ragazzi, abbiamo una brutta notizia –
I capelli azzurri del carpentiere erano fradici, segno che l’impermeabile non doveva essere servito a molto sotto quella pioggia torrenziale, mentre Robin era perfettamente asciutta e perfettamente in ordine.
– Abbiamo perso Zoro – disse Franky, sganciando la bomba.
Rufy scoppiò a ridere, a differenza sua Sanji grugnì un insulto in direzione di quella testa bacata di uno spadaccino domandandosi cosa gli fosse venuto in mente quando aveva deciso di accompagnare quei due alla biblioteca della città.
Usop sospirò – Dobbiamo andare a cercarlo? –
– Sono sicuro che riuscirà a trovare la via di ritorno. Non può essere così stupido – fece il cuoco, tornando a smanettare con le sue padelle.
Chopper non sembrava molto convinto e allo stesso modo anche Nami era preoccupata – Io propongo di andare – disse, infatti, la ragazza.
Sanji spalancò la bocca e per poco non gli cadde la sigaretta nella zuppa che stava preparando – Sei sicura, Nami? È buio ed è pericoloso con questa pioggia –
– Sono le sette di sera, non ci costa niente andare a cercarlo, no? Tu continua pure a cucinare. Robin, tu aspettaci qui, se dovette tornare contattaci –
La donna annuì e andò a sedersi al tavolo.
Il cecchino cominciò a lamentarsi ma Rufy lo convinse con i suoi soliti mega sorrisi, secondo la sua logica qualsiasi cosa era meglio che restare lì seduti a fare niente.
Indossarono tutti i propri impermeabili, Franky decise infine di andare con Rufy ed evitare che anche lui si perdesse (sarebbe stato un guaio).
Chopper e Usop cominciarono a camminare lungo la costa, Brook raggiunse gli altri due sulla montagna, mentre Nami imboccava la via d’ingresso alla cittadella.
Nonostante la pioggia c’erano comunque molte persone in giro, per loro era normale vivere lì e si erano abituati a quel clima fastidioso; lei faticava ancora a crederci.
Avanzò in silenzio lungo le strade e si guardò intorno. Neanche l’ombra di Zoro, stava quasi per tornare indietro e dare forfeit.
Si sentiva una stupida per aver suggerito di andarlo a cercare. Semmai l’avesse trovato lei cosa gli avrebbe detto? Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia dopo... quello.
Lo ricordava. Era come avercelo ancora davanti, il suo viso, l’occhio scrutatore sulla sua figura arrossata e tremante.
Avvampò. Si era sentita così in imbarazzo, il che era strano perché solitamente non reagiva in quel modo. E poi era stato un incidente.
Uno stupido e banale incidente. Quante volte Rufy era entrato mentre lei si stava facendo la doccia? Quante volte aveva sorpreso Sanji o Brook spiarla mentre era completamente nuda?
Anzi, ne approfittava addirittura per guadagnarci qualcosa!
Ma no, il problema era un altro. Non solo lui l’aveva vista... ma anche lei lo aveva visto ed era così vicino, così vicino che quasi riusciva a sentire il suo respiro sulle labbra.
Gonfiò le guance e sbuffò, ne aveva abbastanza di quei pensieri. Arrestò il passo e fece per voltarsi, tornarsene alla nave perché si stava facendo tardi e sicuramente Zoro non poteva trovarsi in quella zona.
Ma ecco che la sfiga bussò alla sua porta.
– Nami? – e si bloccò.
Nel senso che il piede rimase per alcuni secondi sospeso, lei dovette sforzarsi per guardarlo nell’unico occhio buono. Quel maledetto occhio.
Finse. Nami scelse di fingere che nulla fosse successo e piantò i piedi a terra, poggiando le mani sui fianchi – Ti stavamo cercando –
– Non ce n’era bisogno, so dove si trova la Sunny –
Nami roteò gli occhi al cielo – Ma non sai la strada – cantilenò.
Lo spadaccino storse il naso e le si avvicinò per poi oltrepassarla come se niente fosse. Lei lo guardò, era inzuppato d’acqua dalla testa ai piedi e ciò le fece ricordare quello.
Arrossì e riprese a camminare, restando però alle sue spalle.
Spalle larghe, quelle di Zoro. Quando rischiò di sbagliare strada (di nuovo) lo rimbeccò ma tenendo comunque le distanze. A quel punto, lo spadaccino arrestò il passo e si voltò – Che hai? –
Nami sgranò gli occhi – Che? Non ho niente – rispose, troppo in fretta.
– Cammini a tre metri di distanza da me e non dici niente se non ‘vai a destra’ o ‘non di là’. Che ti prende? –
Nami ci aveva provato, davvero. Ci aveva provato a ignorare quello sfarfallio, quell fastidioso rumore che faceva il suo cuore non appena lo vedeva.
Dio solo sapeva quanto ci aveva provato.
Perché il punto non era che lui l’aveva vista nuda. O il contrario.
Il problema era che...
– Provo qualcosa per te –
Lo disse. Si liberò di un peso.
Finalmente riusciva a respirare.
– L’ho capito ieri. Per la verità, l’ho sempre saputo. Solo che... mi sforzavo di credere il contrario – il respiro si fece stranamente affannoso, d’un tratto l’emozione era tornata a riempirle il petto – E quando l’ho capito è scattato... qualcosa, cioè, mi sono sentita una... stupida ma... non so più neanche io cosa sto dicendo –
Emise una risata amara, Nami.
Non osava guardarlo, aveva puntato gli occhi sulla punta delle sue scarpe. Era vero.
Era tutto vero quel che stava dicendo, non era una bugia.
– Nami – lo sentì, il timbro rude della sua voce che accarezzava il suo nome – Guardami –
Sentì i suoi passi, gli stivali increspare l’acqua delle pozzanghere e la pioggia batteva.
Deglutì, provò ad alzare gli occhi sulla sua figura e lo spadaccino era già davanti a lei, a due metri di distanza. Un mentro. Mezzo metro. Pochi centimetri.
Pochissimi millimetri.
Un soffio.
– Dì qualcosa, non solo ‘Guardami’. Mi fai sentire un’idiot- – si era azzardata a dire, ma lui agì velocemente e catturò le sue labbra.
Un bacio particolare, un bacio appassionato, un bacio non descrivibile.
Sapeva di pioggia, sapeva di amore.
Nami sentì le mani di Zoro allacciarsi dietro la sua vita e stringerla a sé, facendo aderire il suo petto al seno caldo e soffice di lei.
Poi lo sentì, lo sfarfallio. Non nello stomaco, poco più giù.
E avvampò quando percepì che lo stesso stava accadendo allo spadaccino che, incurante della pioggia, fece scivolare un ginocchio tra le sue gambe.
A quel punto Nami si staccò, sopraffatta – Non mi pare... Non mi pare il luogo più adatto, no? – disse, ma in realtà ciò che voleva era sfiorare i suoi addominai scolpiti, riavere quelle labbra che sapevano di pioggia sulle sue e sentirlo ovunque.
Zoro sghignazzò – Volevo vedere fin dove ti saresti spinta –
Lo guardò male.
– Torniamo alla Sunny – disse e si staccò definitivamente.
Nami si dede del tempo per riprendersi, il cappuccio dell’impermeabile le era caduto sulle spalle e ora anche lei era tutta fradicia.
Gli si avvicinò e lo spinse amichevolmente nella direzione giusta senza dire una parola.
Da lontano, la voce di Sanji li richiamò e Zoro dovette trattenersi dallo spiattellargli in faccia tutto ciò che era successo.
Prima o poi gliel’avrebe detto per il solo gusto di vederlo afflosciarsi.
Ma intanto, si sarebbe concentrato su altro. Una donna, una ragazza dai capelli rossi e dal carattere suscettibile, una strega capace di fargli battere il cuore troppo forte.
Lei.










# Questa è la mia primissima storia Zoro/Nami per cui... è solo un esperimento.
Volevo vedere cosa usciva fuori e ta-dan! Come vi sembra?

Alla prossima!

rosy
  
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