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Autore: LadyElle1203    13/04/2020    1 recensioni
[Dal testo]
"Corri. Respira. Tieni la mano sempre sul manico del pugnale.
Non fermarti se non quando tramonta il sole. Trova un rifugio sicuro, su un albero. Lontano dalla strada.
Non fidarti di nessuno. Tieni sempre gli occhi aperti, anche di notte.
Non fermarti mai nello stesso posto per troppo tempo.
Conserva i proiettili. Muoviti a piedi."
Pur essendo una FF su TWD con principalmente Daryl Dixon, posso dirvi che "non è come sembra". Fidatevi: lungi da me inserire un nuovo personaggio per farlo innamorare di Daryl. No. Daryl per me è asessuato!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 2

Quando ormai il sole comincia a far capolino dalle fronde degli alberi, Alisia è già in cammino sulla strada diretta a Nord. Sa che lì da qualche parte c’era un centro abitato, una volta, ed ha bisogno di fare rifornimento di acqua potabile e di medicinali. Mano sul manico del pugnale, sguardo dritto avanti a sé ed orecchie tese; il suo zaino ben saldato alle sue spalle e tenuto fermo da una cintura in vita, scarpe ben strette alle caviglie. Passo veloce ma sempre alla solita andatura per evitare affaticamenti, respirazione regolare.
Qualcosa cattura la sua attenzione: con la coda dell’occhio, alla sua sinistra, ha notato un movimento diverso dal solito provenire dalla radura. Decide di non fermarsi e di proseguire: mai fermarsi di botto in mezzo alla strada. Ancora un movimento, un fruscio appena percettibile ad un orecchio inesperto: Alisia rallenta a malapena e volge di poco la testa verso sinistra. Un’ombra dietro i cespugli ai lati della strada: uno zombie? Un animale? Una persona?
Con la stessa velocità di un gatto Alisia si getta dall’altro lato della strada, sulla destra, rotolando sulla schiena e riparandosi dietro un cespuglio. Si accuccia ed estrae veloce il suo pugnale immobilizzandosi come una statua, gli occhi fissi sul lato opposto della lingua d’asfalto.
Nella sua testa comincia a contare i minuti trascorsi: se ne passano più di dieci senza che la situazione cambi, allora potrà nuovamente uscire allo scoperto e proseguire la sua marcia; in caso contrario, dovrà provvedere ad attrezzarsi per la notte.
Uno…due…tre…
Alisia controlla il suo respiro ed il suo battito cardiaco: in queste situazioni bisogna mantenere la calma. Può essere qualsiasi cosa: anche solo il frutto della sua immaginazione.
Quattro…cinque…sei…
Ancora fruscii, ancora movimenti strani.
Sette…otto…nove…
Dalla radura sbuca una mezza dozzina di uomini, tutti ben armati fino ai denti e con gli occhi spiritati. Sembrano abbastanza adulti, tra i quaranta e i cinquant’anni: forse solo un paio di loro hanno la sua età.
- Che fine ha fatto? L’hai vista? – domanda uno di loro: non troppo alto ma ben piazzato, pelle abbronzata ed occhi scuri come la pece, capelli neri corvini tenuti indietro da un elastico.
- Amico, secondo me l’hai sognata. Non vedi una passera da tempo, ormai. – risponde un altro ridendo di gusto: è biondo cenere, con gli occhi scuri ed una bocca grande coperta da una lunga barba bionda. E’ più alto dell’altro tizio, ma è meno muscoloso.
Gli altri sono in silenzio e si guardano intorno: tutti rimangono fermi immobili al centro della strada.
- Zync, andiamo…te la sei sognata. – il biondo si rivolge all’amico battendogli una mano sul braccio.
- Ti dico che l’ho vista, porca puttana! – risponde Zync, irritato. Volge lo sguardo frettolosamente intorno a sé, forse alla ricerca di un segnale del suo passaggio.
Merda, pensa Alisia senza però staccare gli occhi dal gruppo di uomini.
- Okay, okay…ma togliamoci dalla strada. Sicuramente la ragazzina sarà diretta a Nord, se si trovava a passare di qui. Andiamo verso Charleston…coraggio. – il biondo osserva l’amico dritto negli occhi, facendo però cenno agli altri di ricominciare a muoversi.
Zync volge ancora lo sguardo intorno a sé, per poi sospirare e ridere.
- Sì…hai ragione, Gil…sicuramente me la sono sognata. Andiamo!
Alisia li osserva mentre tornano all’interno della foresta, continuando a respirare e senza muovere un solo muscolo: ignora l’intorpidimento alle gambe, il sudore che le sta colando sulla fronte, il dolore alla mano per la presa solida sul pugnale. Rimane immobile, attendendo ancora qualche minuto prima di potersi sollevare di nuovo dritta. Ma sa di non potersi ancora muovere: alle sue spalle sente dei fruscii appena percettibili, ed un lontano gorgogliare di zombie.
Merda, pensa ancora senza però rialzarsi in piedi. Ancora fruscii, il gorgogliare che si fa sempre più vicino. E poi il silenzio, e di fianco a lei si materializza una figura.
- Ehi. – gli bisbiglia l’uomo, fissandola.
Alisia rimane immobile con gli occhi incollati sulla strada.
L’uomo sta per allungare un braccio verso di lei, ma Alisia è più veloce e gli punta alla gola il coltello.
- Non muoverti. – gli intima lei, occhi infuocati e mano immobile.
L’uomo la osserva senza una benché minima emozione negli occhi, eseguendo però la sua richiesta di rimanere fermo. Alisia lo osserva cercando di capire chi possa essere quell’uomo davanti a lei, con i capelli lunghi quasi a coprirgli gli occhi blu e quello smanicato di jeans. A giudicare dal suo aspetto dovrebbe avere all’incirca più di quaranta anni, ma di questi tempi l’età non ha più molta importanza. Di fianco a lui una balestra tutta ammaccata ma ancora decisamente funzionale, dato che ha atterrato uno zombie alle sue spalle.
- Perché ti stavano seguendo? – domanda l’uomo continuando a mantenere lo sguardo dritto su di lei.
- Non lo so. E tu perché mi stavi seguendo? – risponde lei, senza muovere un muscolo del corpo.
- Non ti stavo seguendo.
- E allora perché hai ucciso quello zombie?
- Ti stava per attaccare.
- Lo avrei ucciso io. L’ho sentito arrivare. Come ho sentito arrivare te. Devi essere più silenzioso, se non vuoi farti scoprire.
- Non ti stavo seguendo. Sei tu ad essere entrata nel mio territorio di caccia.
- Niente è di nessuno, di questi tempi.
- Senti ragazzina, puoi abbassare il coltello. Non ho intenzione di farti del male.
- Scordatelo.
- Se ti avessi voluta uccidere, lo avrei già fatto.
Alisia non risponde e continua a fissare l’uomo davanti a lei che, lentamente, comincia a tirarsi su. Alisia lo imita continuando a tenere puntato il coltello davanti a sé, mentre con l’altra mano comincia a sfiorare il calcio della sua pistola, nascosta dietro la sua schiena.
- Vogliamo rimanere così? – chiede l’uomo, sempre senza agitazione o una particolare inclinazione della voce.
- Io riesco a resistere. E tu?
- Non ti stavo seguendo. – ripete l’uomo, questa volta indurendo il suo tono di voce. E, forse per la prima volta da quando si è ritrovata da sola in questo mondo, Alisia decide di non seguire le regole dettate da suo padre: decide che, forse, è arrivato per lei il momento di fidarsi di qualcuno. Quell’uomo ha ragione: se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe già fatto, o magari avrebbe lasciato che lo zombie facesse il suo lavoro. Da quando lei gli ha intimato di non muoversi non ha minimamente accennato a prendere la sua balestra; non l’ha colpita alle spalle rubandole poi tutti i suoi effetti personali; non ha minimamente accennato a staccare lo sguardo da lei e dal suo coltello puntato alla gola.
Sta dicendo la verità? Forse.
Non la stava seguendo? Forse.
E’ una persona buona? Forse.
Alisia, lentamente, abbassa il coltello. – D’accordo. Non mi stavi seguendo. – dice, poi, allontanando anche la mano dalla pistola e riportandola lungo il fianco. Nell’altra mano, invece, il coltello continua ad essere pronto a scattare.
- Hai un gruppo? – domanda l’uomo senza muoversi di un solo millimetro.
- E tu?
- Rispondi alla domanda.
- No.
- Quanti zombie hai ucciso?
Alisia alza le spalle con noncuranza.
- E quante persone hai ucciso?
Alisia solleva l’indice di fronte a sé, ad indicare solo una persona.
- Perché? – chiede l’uomo, ancora.
- Per pietà. – risponde lei, indurendo i muscoli del viso e stringendo la presa sul pugnale.
- Dove sei diretta?
- Volevo andare a Nord. Ora mi toccherà cambiare strada.
- Non è sicuro qui.
- So badare a me stessa.
- Più vai a Nord e più non troverai queste foreste a proteggerti da persone come quelle lì.
- Cambierò direzione.
L’uomo sospira, per poi accennare a riprendere la sua balestra.
- Non muoverti. -  gli intima Alisia, rialzando il suo coltello.
- Non voglio usarla. Vorrei solo andarmene da qui.
- Pensi davvero che ora io possa lasciarti andare?
L’uomo si avvicina di un passo, quel tanto che basta per chinarsi alla sua altezza e bisbigliarle nell’orecchio.
- Se avessi voluto uccidermi, lo avresti già fatto. – sussurra, poi, tornando alla sua posizione.

Alisia segue quell’uomo distante un paio di metri, mentre ripercorrono la foresta verso Sud: mantiene gli occhi fissi sulle spalle grandi dell’uomo e su quelle ali cucite sul suo gilet.
- Hai un nome, ragazzina? – domanda l’uomo senza voltarsi.
- Alisia.
- Daryl.
   
 
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