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Autore: Flos Ignis    13/04/2020    3 recensioni
Storia ambientata alla fine della seconda stagione: Valentine e Sebastian sono morti, Lilith non è mai stata evocata e tutti gli eventi della terza stagione non sono avvenuti, sebbene in futuro potrei prenderne spunto.
L'ispirazione è giunta grazie alla puntata 2X05, in cui compare la strega Iris e la sua pozione, che consente alle donne shadowhunters di rimanere incinte dei demoni. Mi sono chiesta... e se non fosse stata solo Clary a berla?
Una storia d'amore che darà vita a una nuova generazione, una in cui il sangue degli angeli e quello dei demoni mescolato insieme sarà capace di rivoluzionare i vecchi pregiudizi di Cacciatori e Nascosti.
Dal prologo:
Non seppe di preciso cosa andò storto, ma doveva aver sbagliato qualcosa durante la preparazione, o non si spiegava il motivo per cui pochi secondi dopo si ritrovò piegato sul lavandino a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco, sentendo dei tremendi conati che gli fecero girare la testa per svariati minuti.
Cosa diavolo gli stava succedendo?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Fiamme fredde



Un nuovo giorno all'Istituto, un nuovo giorno di domande a cui non avrebbe risposto e di risposte che non avrebbe trovato.

Isabelle stava iniziando a perdere la pazienza. 

La routine non era mai stata adatta alla sua personalità fiera e dall'intelligenza vivace, eppure da qualche mese a quella parte sembrava non ci fosse altro da fare per lei se non sbattere la testa contro un immaginario muro di adamantio dietro il quale si trovavano tutte le soluzioni ai loro problemi.

Dietro il quale si nascondeva il segreto per la sopravvivenza di suo fratello e suo nipote.

Izzy emise un grugnito di frustrazione, gettando a terra l'ennesima ricerca finita in un nulla di fatto. Il tempo iniziava a stringere e lei non aveva praticamente nulla in mano.

-Ancora niente?-

Jace stava appoggiato con la spalla allo stipite della porta, le braccia dai muscoli tesi incrociate al petto e la stessa espressione tormentata che da settimane portava in volto.

-Se avessi trovato qualcosa avrei questa faccia secondo te?-

-Lo prendo per un "no".- fece per andarsene velocemente come era arrivato, ma Izzy era stanca di non sapere, perciò con più di un pizzico di stizza in corpo estrasse la frusta che portava sempre con sè e chiuse la porta in faccia al fratello.

-Non così in fretta. Cosa non mi stai dicendo?-

-Riguardo a...? Demoni Shax quasi scomparsi, fate che vendono droghe ai mondani, lupi mannari di altre città che si uniscono al branco di Luke, una piccola fazione ribelle di vampire femministe trovate in un'orgia tutta al femminile... So tante cose di tanti argomenti.-

-Un'orgia di vamp... Aspetta, non cercare di distrarmi. Sai di cosa parlo.-

-So di essere perfetto e che questo può indurre a pensare che sono anche onnipotente, ma la telepatia ancora non la so praticare, Izzy.-

-Spiritoso. Sto parlando di nostro fratello.-

-Max sta a Los Angeles con papà al momento o sbaglio? Deve venire in visita?-

-L'altro fratello. Il tuo parabatai incinto di uno stregone, hai presente?-

-Se volevi parlare di Alec perchè non l'hai detto subito?-

Isabelle lanciò un coltello in direzione della testa di Jace, facendolo incastrare sul muro a un millimetro dal suo orecchio, mentre quello ghignò tranquillamente, non muovendosi nemmeno un po'.

-Siamo nervosette sorellina? Siamo già a quel periodo del mese? O gli ormoni di uomo incinto di Alec ti hanno influenzata?-

-Sei impossibile! Non vedo l'ora che Alec torni, con lui presente non dovrò occuparmi solo io della tua idiozia.-

Jace si oscurò completamente per un attimo, per poi ripristinare la solita aria da ridanciano bad boy che credeva lo rendesse sexy e invece faceva solo ridere Isabelle che ricordava il bambinetto ossuto che era stato nel periodo della crescita.

Venne folgorata da un pensiero.

-Tu sai qualcosa di Alec che io non so. Ed è per questo che sei stato tanto insopportabile con tutti nelle ultime settimane!-

-I fumi del laboratorio iniziano a farti delirare Izzy, dovresti prenderti una pausa.-

-Ti conosco, e conosco Alec. Ti ha confidato qualcosa...?-

-Scusa, resterei volentieri a chiacchierare con te, ma ho una missione che mi aspetta. Rimandiamo la discussione delirante a dopo, eh?-

E sparì con la velocità di un lampo, facendo irritare tanto la moretta che pestò un tacco per terra talmente forte da romperlo.

Una mattinata piena di successi, proprio.




Sapeva che si sarebbe rivelata una pessima idea.

Uscire di casa quando era incinto di quasi sette mesi? Mentre nessuno ne era a conoscenza? Col rischio di mandare tutto il piano di segretezza assoluta a quel paese?

-Bravo Alec, sei stato davvero furbo... Se Magnus lo scopre metterà un incantesimo per trattenere me all'interno, oltre che gli altri all'esterno... e sto iniziando a parlare da solo. Meraviglioso. Ma tu mi capisci, vero piccolino?-

Accarezzò l'addome prominente, ignorando il solito disagio nel vedere le sue mani più affusolate del solito per concentrarsi sulla gioia del calcio di cuo figlio proprio sul suo palmo. Era decisamente più forte della prima volta che si era fatto sentire, ora si percepiva anche dall'esterno il movimento e iniziava a essere pesante camminare con il peso del bambino in aumento.

Sua madre e Catarina lo avevano rassicurato dicendogli che a quello stadio era normale che sentisse caviglie e schiena molto più sotto sforzo del solito, che si sarebbe sentito assonnato, dolorante e bisognoso di contatto con il suo compagno, ma era difficile vedere realizzate tutte quelle previsioni con un'accuratezza spaventosa.
Il vero problema si era rivelato proprio Magnus.

Da quella difficile conversazione di quasi un mese prima il suo ragazzo si era preso un "permesso paternità", come l'aveva chiamato davanti ad Alec, creato da lui stesso per delegare tutti i compiti come capo degli stregoni di Brooklyn adducendo motivazioni inventate per stare perennemente incollato al suo fianco.

E se avevano goduto e approfittato di quella stretta vicinanza nessuno poteva biasimarli, ma Alec aveva iniziato a sentirsi nuovamente soffocato come mesi addietro e alla prima occasione utile, ovvero Magnus che andava nel labirinto a spirale per consultare alcuni volumi speciali che pensava potessero essere utili a far nascere il bambino in sicurezza, il cacciatore era uscito di casa per fare una passeggiata.

Si era portato dietro arco e faretra naturalmente, ma per come si sentiva stanco poteva dire che la loro funzione sarebbe stata puramente intimidatoria: la schiena non avrebbe sopportato di lanciare nemmeno una freccia, figurarsi reggere qualunque tipo di scontro.

Sapeva si sarebbe rivelata una cattiva idea, ma gli era sembrato di soffocare rimanendo in casa, aspettando il ritorno di Magnus, che avrebbe sfoggiato un'espressione coraggiosa a suo beneficio nascondendo il fallimento, la frustrazione e la paura per la loro salute solo per non turbarlo. Alec aveva fatto del suo meglio per non far più pensare al suo ragazzo le parole che gli erano incautamente sfuggite di bocca quella notte, ma temeva di non esserci riuscito del tutto.

Perciò era uscito, sperando di calmare il battito frenetico del suo cuore e il suo respiro ansioso prima di dover tornare e affrontare di nuovo quelle furtive occhiate meditative e terrorizzate che di tanto in tanto beccava il suo ragazzo a lanciargli.

Come se non bastasse, il suo corpo aveva rallentato drasticamente la trasformazione, tanto che ormai si poteva dire conclusa. Si era conclusa una trasformazione a metà, e ciò voleva dire che le sue possibilità di sopravvivenza al parto erano drasticamente calate, dato che sarebbe stato necessario un cesareo.

Certo, fosse sopravvissuto sarebbe lentamente tornato completamente uomo, ma Alec dubitava ne avrebbe avuto la possibilità. 

Suo figlio sarebbe nato solo tramite cesareo dato che ormai era bloccato in quel limbo a metà dove non era un genere nè l'altro, ma per chi porta in grembo un figlio con sangue demoniaco un cesareo poteva essere fatale... lui stesso poi aveva fatto giurare a Jace di dare la priorità alla vita di suo figlio nel caso si presentasse necessità di una scelta.

Non avrebbe mai lasciato a Magnus il peso di quella sua scelta e aveva paura di cosa avrebbe potuto fare se avesse comunicato a lui questa sua volontà... Jace, il suo parabatai, era stato davvero la sua unica scelta possibile, nonostante si fosse sentito orribile nel doverglielo imporre.

Forse è il caso di rientrare...

Ritornò sui suoi passi, stringendosi nel suo cappotto imbevuto di incantesimi di mascheramento, sperando durassero ancora un po', giusto il tempo di rientrare a casa. Magnus gli aveva confessato tempo addietro che avevano un tempo limitato essendo completamente schermanti a qualsiasi tipo di creatura esistente in qualunque piano d'esistenza, angelico, mondano, nascosto o demoniaco.

Era stato sciocco a uscire, ma se fosse rimasto avrebbe avuto un attacco d'asma, ne era certo. Alla fine uscire gli aveva fatto bene, si sentiva più rilassato e sereno. Aveva scritto delle lettere per tutti i suoi cari, lasciato istruzioni a Jace per il parto e varato una legge sotto banco, che aveva fatto portare in gran segreto fino a Jia Penhallow affinchè facesse in modo che venisse approvata prima possibile. In quanto capo ufficiale dell'Istituto di New York aveva il potere di proporre piccoli cambiamenti a delle leggi affinchè si adattassero ai tempi, anche se poi sarebbe toccato al Consiglio del Clave approvarlo. Ma lui si fidava che Jia, sua zia, trovasse il modo di farlo funzionare.

Si sentiva il cuore in pace, aveva fatto tutto il possibile.

Lasciando vagare la mente, quasi venne colpito da un artiglio intriso di veleno apparso da un'ombra sul muro alle sue spalle.

Lo salvarono solo i suoi riflessi entrati automaticamente in azione e la protezione del cappotto, che resse il colpo meglio della sua divisa da caccia.

Non sarebbe potuto capitare una seconda volta però.

Alec affinò i sensi per percepire il prossimo attacco e capire con quale tipo di demone aveva a che fare. 

Sentì un fendente nell'aria alla sua destra, perciò fece un salto per evitarlo, ma dimenticò per un attimo che il suo sangue angelico al momento era debilitato a causa della gravidanza e finì per rotolare a terra.

Riuscì a proteggere la pancia in qualche modo, ma appena alzò il viso si sentì paralizzato: era un Demone Ombra, si muoveva al buio e il suo corpo era impalpabile, doveva colpire con precisione il suo cuore con una lama angelica per eliminarlo ma le sue frecce erano ora sparpagliate per terra.

Non c'era nessuno che potesse aiutarlo e suo figlio sarebbe morto insieme a lui in quel modo ridicolo perchè suo padre era stato uno stupido orgoglioso non chiedendo a nessuno di accompagnarlo, o almeno avvisando su dove stesse andando.

No.

Lui aveva bisogno di rivedere Magnus ancora una volta e baciarlo, fare l'amore con lui e dirgli che lo amava, doveva abbracciare Izzy e Max, chiedere nuovamente perdono a Jace e far promettere a Clary che si sarebbe presa cura di lui.

Doveva almeno conoscere suo figlio, voleva vedere il suo visino almeno una volta prima che il suo corpo fungesse da protezione alla Città di Ossa.

Era troppo presto, non poteva ancora morire, doveva portare a termine l'ultima missione della sua vita, doveva far nascere il suo bambino e sapere che c'era speranza per lui di essere al sicuro, almeno dai suoi stessi simili.

Un artiglio velenoso si era avvicinato a lui, pronto a ghermirlo e uccidere lui e la vita che portava in grembo.

Alec non fece in tempo nè a chiudere gli occhi nè a pregare l'Angelo di risparmiare suo figlio in qualche modo.

Riuscì solo a vedere la morte avvicinarsi...

...solo per venire disintegrata in ogni sua più piccola cellula da una luce accecante come il sole che inondò l'intero vicolo, appena appena tiepida a contatto con la pelle del cacciatore, ma bruciante di celeste fuoco con il Demone Ombra, che scomparve senza quasi nemmeno un gemito.

E quando quel luminoso fuoco scomparve, Alec potè solo guardare il suo ventre, da cui quelle fiamme celestine si erano espanse e in cui ora si stavano ritirando senza recargli il minimo danno.



  
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