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Autore: Michele_Anici    13/04/2020    1 recensioni
Michael è un brillante giornalista, pronto a dare l'ennesimo slancio alla sua carriera quando gli viene chiesto di partecipare alla conferenza del direttore dell'ICUB. L'incontro con la giovane Mary cambierà però inevitabilmente la sua vita, con un mistero all'orizzonte irto di pericoli.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"e quindi partirai con Tom e Mary?" chiese ancora assonnata Sally, stropicciandosi gli occhi.

"già. E non ho idea di quanto tempo mi porterà via, so solo di voler fare un buon lavoro.Una parola buona da parte del signor Derring non si butta mai via in una carriera" rispose Michael, ancora incredulo.

La ragazza si legò i capelli con un elastico, poi con fare ciondolante si mise a fare unpo' di caffè. Suo fratello l'aveva buttata giù dal letto troppo presto, considerando la serata precedente in discoteca.

"allora, come è andata la serata, Sal?"

"oh bene, bene. C'era un sacco di gente e per fortuna nessuno ha esagerato con i bicchieri. A parte quelle due palpate a tradimento è filato tutto liscio"

"palpate? Scusa, e lo dici con tutta questa leggerezza?"

"oh avanti, non fare l'orso. Sai benissimo che può succedere".

Era geloso, come ogni buon fratello.

L'odore del caffè iniziò a farsi strada, e già questo bastava a tirar su il morale, e le palpebre, di Sally. Ne prese una bella tazza, poi ne versò un po'anche per Michael. I due si sedettero sul piccolo divano che la mora aveva comprato dopo tanti sacrifici, ed era una specie di mausoleo per lei. Lo amava, soprattutto dopo aver fatto le ore piccole.

"devi tagliarti la barba, fratellino. Non puoi andare così trasandato all'ICUB" disse lei,pizzicandogli una guancia.

Il giornalista non aveva mai badato troppo a quell'aspetto, in realtà. La teneva così più che altro per mancanza di voglia nel porvi rimedio. Eppure sua sorella non aveva tutti i torti.

"se vuoi posso fartela io" si propose Sally, sorridendo.

"te lo scordi Sal,l'ultima volta ho sanguinato per ore"

"esagerato, era una bollicina scoppiata. E poi con Mary fai solo brutta figura così conciato"

"ancora Mary? Quante volte te lo devo dire, non me frega niente" rispose, quasi irritato.

"dici sempre così;predichi bene e razzoli male, sappilo" lo stuzzicò.

Michael non aveva tanta voglia di discutere, così per farla breve ed accontentare la sorella accettò la sua proposta.

Gli sarebbe mancata,dopotutto con i genitori lontani e con poche altre persone con cui spartire il tempo libero, lei era una presenza fissa nelle sue giornate.

Ma l'avrebbe resa fiera, e questo si che lo stimolava.

"su dai, allora domani ti metto a nuovo, fratellino. Vedrai che bel ragazzo che ne esce"disse, abbracciandolo.

Anche lei già sentiva il peso di stare lontani.

 

Due giorni dopo, aeroporto centrale di Cornville, ore 15:00

Vedere Mary che litigava,nel vero senso della parola, con un pacchetto di caramelle e la sua difficile apertura, fece venire più di qualche dubbio a Michael sull'effettiva appartenenza della giovane all'ICUB . Dopo qualche minuto decise di aiutarla, così le aprì la bustina delle tanto agognate caramelle.

"grazie Lock. Ne vuoi una?" disse, porgendogli la confezione.

"no, ti ringrazio...".

La giornata calda imponeva vestiti leggeri, così Michael si era vestito con camicia azzurra fina e pantaloni altrettanto comodi e, soprattutto, freschi. Aveva con se una piccola valigia, con ben poco dentro. Era un ragazzo che sapeva adattarsi, avrebbe comprato il necessario via via.

Anche Mary aveva ovviamente scelto un vestiario adatto ad affrontare il caldo; aveva un paio di sandali ai piedi, mentre addosso si era messa un vestitino arancione,molto tenue, che le lasciava scoperta la schiena.

"hey Lock, come mai hai un cerotto sulla guancia?" chiese lei incuriosita.

"che ti posso dire... mia sorella è un macellaio con la lametta"

Mary rise dolcemente, prima di addentare una caramella al limone.

Tom, in tutto questo, era lontano dai due, al telefono, e pareva essere piuttosto animato nel suo discutere. Non si scomponeva di certo, lui era di ben altra pasta, eppure si vedeva che la sua parlantina aveva una che di acceso.

"con chi parla? E soprattutto, come fa a non morire di caldo vestito di tutto punto?"chiese Michael, con una vena di sarcasmo nella voce. Lo guardava curioso, non ci poteva credere che non stesse sudando neanche un po'.

"oh Tom è fatto così,lui è mister perfezione; a volte mi fa sentire in imbarazzo... inogni caso sta parlando con Lisa, una nostra collega. O per meglio dire, una sua collega" rispose Mary, aggrottando la fronte.

"sei gelosa di questa Lisa per caso?"

"io? No affatto, Tom è con me da quando sono una bambina, se ci fosse un'altra lo saprei"

"hey aspetta... ne parli come se steste insieme. State insieme?" insistette, incredulo.

"siamo compagni nella vita e tutto ciò che vi ruota attorno. Nessuna persona normale ci definirebbe una coppia".

Non era un qualcosa che si udiva dire spesso. In quel momento, Michael iniziò a comprendere quanto trovarsi in mezzo a persone particolari non fosse per nulla facile, all'inizio. Dopotutto sarebbe dovuto rimanere con loro per molto tempo, quindi prima si sarebbe fatto un'idea precisa di chi aveva davanti, meglio sarebbe stato.

"beh intanto che aspettiamo la fine della sua telefonata, vorrei farti qualche domanda" propose lui.

"sai che non potrò risponderti, in quasi ogni caso, vero?"

"bugia più, bugia meno,oramai ci ho fatto il callo"

"oh avanti..." protestò la giovane, facendo un'espressione triste "ti ho già chiesto scusa". Nella sua voce c'era veramente il senso di colpa.

Deglutì, poi dando un'occhiata al suo collega Tom, si decise ad essere più permissiva.Non era nelle sue intenzioni dire nulla di proibito, ma tanto valeva anticipare quel che avrebbe dovuto spiegargli qualche ora dopo in sede.

"ero in prova fino al giorno in cui ti ho conosciuto. Da qui in avanti farò parte di un corpo di intervento speciale, non verrò impiegata se non in casi di estrema necessità. Credo sia per potermi allenare il più possibile"disse, finalmente.

"francamente non mi sembra vantaggioso. Se non ti abitui al pericolo pian piano, potresti farti prendere dalla tensione. Senza offesa" rispose Michael, con tono calmo.

"lo penso anche io, ma queste sono le regole. E se te lo stessi chiedendo si, vado a scuola.Se così la possiamo definire"

"nulla di pubblico immagino"

"no, ovviamente. Vivo dentro la sede ICUB in pratica. Mi trattano tutti bene, in particolare Tom. Però vorrei avere una vita leggermente diversa, a volte. Come la tua"ammise Mary malinconicamente.

"ma perché mai una ragazzina come te si trova qui? Avrai pure un passato"

"si, all'orfanotrofio. Finché Tom non mi prese con lui. Se ci pensi le cose son cambiate poco, no?" sorrise lei.

Il giornalista iniziava a farsi un'idea più precisa di Mary. Nelle sue parole non v'era traccia dell'allegria che il suo dolce viso cercava di trasmettere;era un qualcosa che lo stava lentamente portando a provare compassione per lei.

"Mary, sono sicuro che per te tutto questo non sia facile. Che ne dici se ricominciassimo da capo io e te?"

"hehe, volentieri Lock,volentieri" disse lei, sollevata.

Poco dopo, Tom si avvicinò,mettendo il cellulare in tasca.

"finita la chiacchierata?Alla base dicono che hanno fretta di conoscerti, Michael" fece,seriamente.

"ah davvero? E quale aereo di linea affitteremo?" rispose lui con non poco sarcasmo.

"nessuno. Abbiamo un jet tutto nostro che ci aspetta. Dopo di te".

Lo conosceva da poco, ma om non gli piaceva per niente. Eppure doveva ascoltarlo.

I tre presero le loro valigie e si diressero verso il mezzo; il signor Derring in persona aveva chiesto che ai ragazzi fossero dati tutti i comfort possibili. Oramai Tom e Mary si erano abituati ad essere trattati bene, ma per Michael, persona non certo in bolletta ma dai modi semplici, tutti quei fronzoli erano disorientanti. Si sedettero sulle comode poltroncine, ed il pilota non perse tempo a decollare.

Il giornalista diede un ultimo sguardo alla sua tranquilla cittadina, poi prese un respiro profondo, e lasciò che l'entusiasmo e la curiosità verso una nuova sfida prendessero il controllo della sua mente.

 

Sottosuolo di Grand Lake City, ufficio di Brown Derring, ore 17:40

"finalmente ho l'onore di incontrarla, signor Redlock".

Tom pareva sorpreso nel vedere il suo capo così entusiasta di conoscere un semplice, seppur geniale, giornalista. Evidentemente questa sua idea di propaganda lo aveva davvero pervaso.

L'ufficio del direttore era molto grande, e ben decorato; legno pregiato per ogni mobile, sedie comode e di gran lusso, quadri e piante a far da decorazioni e soprattutto una gran quantità di attestati e riconoscimenti ufficiali.

Il direttore dell'ICUB fece accomodare lui e Michael sulle sedie davanti alla scrivania, poi chiese al suo fidato assistente di portare due tazzine di caffè.Preso dalla fretta, Brown Derring estrasse una gran risma di fogli e scartoffie da consegnare proprio a Michael; dei dossier dettagliatissimi, a quanto sembrava.

"le legga pure con calma;sono tutte informazioni che ritenevo utili al suo operato, così da poterla introdurre velocemente nel nostro lavoro. Ovviamente qua in giro può fare tutte le ricerche che vuole, i nostri dipendenti saranno felici di risponderle" continuò, con sempre maggiore entusiasmo.

"sono sorpreso,veramente. Ma in realtà l'unico a cui mi interessa veramente fare domande per ora è proprio lei, signor Derring. Lei è in cima alle mie priorità" gli rispose prontamente il giornalista.

Tom non sembrava molto felice di questo atteggiamento verso il suo capo, ma non poteva mettersi a discutere. Storse semplicemente il naso, mentre nella sua testa rivalutava di già l'immagine che si era fatto di Michael.

"certo, capisco. Beh,visto che siamo qui, può anche iniziare. Dopotutto la pago per questo"

"allora perché non mi dice come mai ha tanta fretta di documentare la vostra cura? Siete già così avanti?"

Tom gradiva sempre meno quel modo di fare, tant'è che accennò ad una protesta, cosa peraltro molto rara da parte sua. Bastò tuttavia un gesto di Brown Derring a calmarlo, facendogli intuire che non 'cerano problemi.

Nel frattempo i due caffè ordinati dal direttore erano arrivati. Giusto in tempo per riprendere le energie, il volo era stato abbastanza stancante per il giornalista.

"vede, signor Redlock, io tengo molto a quel che facciamo qui. La piaga del nostro mondo va curata, e se siamo gli unici a poterlo fare, allora che il mondo ci addossi il suo peso. Lei è qui per dimostrare a tutti che le cose stanno procedendo"

"da quel che so siete un gruppo di intervento, non un istituto di ricerca. Come mai tutto d'un tratto create medicine?"

"è stato Jack Cross a farsi avanti, con una sua creazione. Ci portò questo suo prototipo,e noi lo testammo su un soggetto in stato avanzato... ed incredibilmente, ebbe effetto. Certo, parzialmente, ma le basi esistevano. Così iniziò il nostro rapporto di stretta collaborazione".

Michael non aveva bisogno di appuntarsi certe cose. Aveva la mente abbastanza sveglia da poter fissare le informazioni utili in modo da potersi creare un quadro generale della situazione.

"c'è una cosa che è giusto non nasconderle. Tom, procedi" disse Derring, indicando la tazzina oramai vuota di Michael.

Il biondo non ebbe nulla da ridire. Posizionò il palmo della mano destra sulla tazzina, e dopo qualche istante, la tolse. Ora, all'interno del contenitore, vi era del ghiaccio.

Inizialmente Michael non credette ai suoi occhi, poi, confuso, guardò prima Tom e successivamente Derring. Stette in silenzio per alcuni secondi, poi alzò la tazzina; sotto non vi era nulla, ma quel ghiaccio era maledettamente vero tanto quanto gelido.

Deglutì, poi fece trasparire dal suo volto un bisogno di sapere enorme.

"fanno tutti così qua dentro?" cercò di ironizzare il giornalista.

"è normale che tu sia confuso, Michael" disse Tom, rassicurandolo; "vieni giù al campo d'addestramento, ti spiegherò tutto con calma" proseguì.

Derring non ebbe nulla da opporre alla proposta del suo uomo più fidato, così strinse cordialmente la mano a Michael e lasciò che Tom lo accompagnasse ai piani inferiori.

Non parlarono durante il tragitto. Michael pose attenzione all'incredibile quantità di macchinari, scaffali e soprattutto schermi là presenti, senza però farsi domande troppo complesse. Il suo cuore affamato di curiosità batteva in trepidante attesa di capire cosa diamine stesse accadendo in quell'edificio.

Le pareti erano tutte asettiche, di un bianco quasi anonimo, mentre gli uffici ed i dipendenti parevano tutti molto tranquilli ed assolutamente normali.C'era chi scriveva al PC, chi stampava fogli, perfino il classico tuttofare indaffarato a litigare con la fotocopiatrice. Pareva un ufficio ordinario, dove poter chiedere un prestito o firmare per un'assicurazione.

Ma quel ghiaccio, apparso in una tazzina dalle mani di un essere umano, non rendeva nulla normale.

Una volta nell'ascensore,scesero di tre piani.

Tom spiegò mentre si muovevano che un piano era dedicato al laboratorio medico, uno era adibito a mensa e sala relax mentre quello che stavano per raggiungere era la sala d'addestramento.

Anche se sala, una volta che Michael la vide, non pareva essere la parola più adatta. Le dimensioni del piano sotterraneo erano sconcertanti, grande almeno quanto un campo da calcio e mezzo, senza considerare che lungo tutto il perimetro si potevano vedere altre stanze e corridoi chiusi da una vetrata che a vederla sembrava decisamente spessa ed a prova di proiettile.

"dunque, come puoi vedere, qui facciamo test. Là a destra puoi ammirare i nostri esoscheletri che si esercitano nel movimento a mezz'aria, mentre più avanti trovano posto pesi, panche e tutto ciò che serve a fare esercizio fisico. In fondo abbiamo riservato spazio alle armi da fuoco mentre..."

"Tom, c'era del cazzo di ghiaccio nella mia cazzo di tazzina. Non mi interessa della vostra palestra" lo interruppe bruscamente Michael, con occhi corrucciati.

"ok, hai ragione. Non ci girerò intorno. Quello che hai visto è il controllo delle mutazioni genetiche. Sono uno dei pochi fortunati a rendere la mia mostruosità una forza. Perdonami se non te lo abbiamo detto, ma avevamo il timore che tu potessi rinunciare" spiegò l'agente, tentando di essere più esplicito possibile.

Ancora stordito, il ragazzo si mise a pensare in cosa potesse essere finito; di sicuro, non avrebbe potuto scrivere e divulgare tutto ciò che vedeva nel modo che pareva a lui.

"hey Mary, vieni qui"urlò Tom, rivolto verso il centro della stanza.

Mentre la giovane si avvicinava, Michael si diede uno sguardo attorno. Nella zona degli esoscheletri vi erano almeno una decina di scienziati, mentre infondo, al poligono di tiro, gli parve di vedere quattro persone. In palestra non c'era nessuno, mentre a sinistra, circondati da quell iche ad un occhio non esperto parevano delle telecamere un po' troppo grosse per non nascondere qualcosa, c'erano due ragazzi fermi,immobili.

pensò, incrociando le mani dietro la testa.

"ehilà Lock, ti sei ambientato? Qui è come un enorme parco giochi, solo che si lavora sodo. Allora, lì a destra ci sono i geniacci della robotica, mentre laggiù..." iniziò lei spedita, prima di essere fermata da Tom.

"lascia stare, vuole solo sapere del ghiaccio"

"oh... allora lo sa già.Non vale, volevo essere io a mostrargli qualcosa per prima"

"Mary per favore, non lo confondere"

"beh fidati, siete fenomenali nel farlo" lo punzecchiò Michael.

Tom non la prese benissimo,ma fece finta di niente. Chiese a Mary di mostrare anche lei le sue capacità, così, entusiasta, la giovane andò a prendere qualcosa utile a poter dimostrare di cosa fosse capace.

Ancor prima che lei potesse iniziare, Michael non mancò di notare la tuta aderente che indossava. Era nera, quasi buia, e si capiva che fosse fatta di un qualche materiale strano, adatto a certi tipi di attività evidentemente non umane.

Mary andò a prendere uno dei pesi della palestra; erano almeno quaranta chili, ma lei lo stava trasportando con noncuranza, quasi fosse fatto d'aria. Chiese a Tom di tenerlo sollevato, con le braccia ben salde.

Anche lui in quanto a forzanon era di certo inferiore, si rese conto Michael.

A quel punto, la ragazza fissò gli occhi sull'attrezzo, e con una lenta imposizione delle mani, lo fece levitare e quindi allontanare dalle mani del biondo. Il giornalista non poté che spalancare progressivamente occhi e bocca,mentre un senso di incredulità e timore si facevano strada nel suo corpo, partendo dalla spina dorsale.

Non aveva di fronte semplici persone, questo era oramai chiaro.

"ok, adesso però iniziate a spiegare. Non sono più in vena di rimanere in confusione ad ogni cosa che vedo o sento" ribadì con un certo fastidio Michael.

"hai ragione. Vedi, tutto ciò che noi siamo in grado di fare è controllo. Abbiamo coscienza piena dei nostri corpi e delle nostre mutazioni" spiegò Tom, non senza orgoglio "e ne facciamo la nostra forza, la nostra essenza.Io ho subito una modificazione non così rara, ci sono stati altri tre casi nel mondo. Mary invece sembra essere un mistero, lei produce energia, in quantità industriale. E come vedi, può veicolarla".

L'occhiolino della vivace ragazza non rassicurò molto Michael, che tuttavia sentiva anche distare tra quelli che comunemente le persone avrebbero chiamato i"buoni". In un certo senso, poteva dirsi al sicuro.

"non solo. Abbiamo questi poteri dalla nascita a quanto pare, e non si sono sviluppati dopo,come agli altri" continuò Mary, mentre posava a terra i quaranta chili di prima.

"questo significa che i nostri corpi sono rari esempi di gusci adatti a contenere queste mutazioni per poi sfruttarle. E sai una cosa, Lock? Io mi ci trovo da Dio" disse ancora lei, felice.

Il giornalista era sinceramente spaesato, ma prendendo a piene mani dalla sua professionalità, iniziò a fare mente locale. C'era forse qualcosa che poteva fare di utile in quel momento.

"sentite, starei a guardare i vostri poteri tutto il giorno, ma se non inizio a documentarmi sul posto non concluderò un bel niente. So che il mio lavoro è quello di parlare dello sviluppo della cura, ma vorrei capire meglio come funziona qui. C'è qualcuno che potrebbe accompagnarmi?" chiese, guardandosi in giro più volte.

"io non vado bene?"disse quindi Tom, indispettito.

"no è che tu mi hai portato subito qui. Vorrei qualcuno che lavora ai piani superiori,quelli normali"

"e va bene. Chiamerò una mia collega, Lisa. Lei è assolutamente umana, solo la sua mira sembra di un altro mondo. Sai, lavoriamo in coppia molto spesso, lei è un cecchino" fece lui, mandando un messaggio con il telefono.

Michael sembrava incuriosito da quell'apparecchio, visto che la sua forma era tutto tranne che quella di un normale smartphone di qualsivoglia generazione.

Mary lo notò, e prese la parola senza neanche ricevere domande.

"è una nostra prassi.Usiamo questi dispositivi che non possono essere individuati se non tra di loro. Tutto ciò che riguarda il lavoro ce lo diciamo qui"

"e Derring vi tiene sotto controllo?" disse, malizioso.

"i messaggi rimangono in un server, ma dal telefono si cancellano dopo trenta minuti. Sai, per sicurezza".

Durante la conversazione,Lisa aveva risposto di farle mandare Michael al primo piano di quelli sotterranei, così da far iniziare un tour completo.

"hey ispettore, la tua guida è arrivata. Va pure, ti aspetta sul piano di Derring. Mi raccomando, è molto socievole, ma non te ne approfittare. Se la prenderebbe con me"

"ci puoi contare, non la sentirai mai lamentarsi così tanto. A dopo" fece sornione Michael,incassando la risata di Mary. Tom invece sembrava molto meno divertito.

Mentre lo guardavano allontanarsi, fino a prendere l'ascensore, Tom non fece che pensare a quanto poco a genio gli andasse il suo spavaldo ficcare il naso ovunque.

"che ci trovi di tanto simpatico?" chiese il biondo alla sua amica.

"è un bravo ragazzo. Ed è qui per aiutarci, anche se non fa parte del gruppo. Non deve essere facile accettare la nostra esistenza come se nulla fosse. E poi è spontaneo, impara da lui"

"cosa? Mi stai dicendo che dovrei fare il chiasso che fa quel tipo?"

"no Tom, dico che dovresti scioglierti. Sembra che non ti vada neanche di stare qui. Ti adoro, ma non sopporto di doverti spingere ovunque. Appena il capo ti ordina qualcosa lo fai all'istante, se siamo noi a chiederti di uscire assieme sembri essere sempre contrariato" si sfogò Mary,senza alzare però la voce. Voleva fargli capire di essere seria.

"non sono socievole, non posso farci nulla" disse lui in tutta riposta, con le mani intasca.

"lo so, però non puoi neanche andare avanti per inerzia. E tu con me ci abiti, te lo ricordo. Non stiamo quasi mai a casa insieme per il tuo ruolo qui, ma quando ci sei, che ti piaccia o no, sei poco più di un soprammobile"

"scusa, ma proprio non capisco quale sia il problema"

"lascia stare, ci arriverai prima o poi. Adesso, gentilmente, mi daresti una mano?Vorrei provare meglio i miei poteri, devo riuscire a manipolare l'energia in modo da perforare. Mi serve il tuo ghiaccio" disse,indicando le sue mani.

"va bene, andiamo"rispose Tom, senza scomporsi.

 

Esterno della sede dell'ICUB, ore 18:58

Dietro al viso delicato e di suoi capelli rossi, flebilmente ondosi, che arrivavano poco sotto il collo, si nascondeva uno dei migliori tiratori di tutti l'ICUB . I suoi occhi grandi e neri riuscivano a centrare pressappoco qualsiasi bersaglio di ogni addestramento avanzato, e le sue mani erano veloci e salde come quelle di un automa.

Tutte questo era ciò che al momento Michael sapeva di Lisa, che per tutto quel tempo gli aveva tenuto compagnia.

La sua voce era leggermente roca, bassa, come si addice a chi, per il suo mestiere, sta molto in silenzio. Il giornalista la trovava estremamente interessante e colta, oltre che, naturalmente, esperta in quel che faceva.

Lisa aveva da poco compiuto trent'anni, ma ne dimostrava qualcuno in meno. Aveva la pelle liscia,ed il suo fisico asciutto nascondeva in realtà un discreto strato di muscoli. Certo, non combatteva quasi mai corpo a corpo, ma essere informa smagliante non poteva certo esser visto come un aspetto secondario.

I due si trovavano al di fuori della sede, in un'area verde. Era di solito usata per le pause,ma solo da chi lavorava al piano terra e nel primo sotterraneo.Ragioni di sicurezza, sembrava.

"insomma, Michael, ti trovi bene qui? Voglio dire, ci sei da poco, ma avrai notato come Derring cerchi di essere un padre, più che un capo" gli domandò lei, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro.

"beh tra uomini di ghiaccio e ragazzine batteria... si dai, non è male qui" rise,cercando di calmarsi.

"siete forti voi di ANW. Leggo spesso il vostro blog, e mi ricordo bene di te. Sono davvero felice che ti abbiano scelto; pensa, ho anche letto il tuo libro, poco tempo fa. Come pensi di affrontare questo incarico?"

"fai molte domande per essere al cospetto di chi le pone di mestiere"

"oh si, scusa. È che sono sempre in giro per il mondo con Tom ed il resto della squadra, equi conosco tutti senza aver mai potuto stringere veri rapporti. Ora che so che c'è qualcuno che di lavoro ci parlerà in continuazione,ne voglio approfittare" ammise, cercando di non sembrare troppo impicciona.

Michael non era infastidito da questo suo aspetto, in verità.

Sentirsi per una volta dall'altra parte, per lui, era quasi un'esperienza divertente.

"in ogni caso, Lisa,vorrei chiederti ancora un paio di cose. Primo, siete chiamati ad intervenire solamente in caso di estrema necessità oppure operate anche per molto meno?"

"non c'è un molto meno,Michael. Quando vivi come noi, sai che tutto può essere estremo.Però ti posso dire che interveniamo spesso, indubbiamente" disse lei, appoggiandosi ad una ringhiera.

"capisco... e secondo, Derring permette relazioni tra colleghi?".

Lisa rimase un poco meravigliata da questa domanda, ma cercò di non scomporsi.

"il capo è allo stesso tempo tollerante e severo in questo. Permette di costruire rapporti personali anche oltre alla semplice amicizia, anzi potremmo dire che li incoraggia. Ma nel caso questo compromettesse il lavoro, la punizione sarebbe severissima, addirittura si rischia il posto in maniera inappellabile. Non ci sono molte coppie qui, ma qualcuno ha trovato la felicità, te lo garantisco".

Lui rimase in silenzio,guardandola dritta negli occhi con un mezzo sorriso, facendole capire di non essere soddisfatto.

"ok. ok, si. Mi vedo con un mio collega. Contento, signor Redlock?" fece lei divertita. Era davvero entusiasta del ragazzo, quasi come se non parlasse con qualcuno da mesi.

"adesso si, sono contento. È per questo che stavi mandando dei messaggi prima, mentre salivamo con l'ascensore"

"si esatto. Penso tu sappia come funzionano i nostri apparecchi, vero?"

"certo che lo so,mezz'ora e tutto si cancella. Tranquilla, non voglio farti perdere il tuo appuntamento"

"sarà domani sera... e forse anche domani notte, chissà..." disse, sorridendo.

Era una tipa sveglia e diretta, di questo Michael poteva starne certo.

"beh, allora... che farai dopo? Voglio dire, non ti metterai a fare indagini anche dopo cena,vero?"

"credo che mi annoierò sul divano. Sai, mi riesce incredibilmente bene" disse lui,cercando di non prendersi sul serio.

Lisa, aggrottando le sopracciglia, cercò di rimediare per lui; dopotutto, per uno appena arrivato in città non doveva essere facile trovare il modo di passare il tempo.

Di certo non le sarebbe dispiaciuto stare ancora un po' in sua compagnia, ma d'altronde lo aveva appena conosciuto.

Fortunatamente, non tardò a ricordare un piccolo particolare, utile a formulare una proposta.

"stasera io e Tom,assieme ad altri agenti, saremo impegnati in una riunione speciale.Fra qualche giorno dovremo partire per un'operazione, manderanno noi due per occuparci di un intervento delicato. Altri tre, al massimo quattro colleghi ci faranno da supporto. Potresti far compagnia a Mary. Odia stare da sola" propose con tono convinto.

"sperando che Tom non si ingelosisca. Sai, non voglio farmi congelare".

Lei non poté fare a meno di riderci un po' su, prima di dare una pacca sulla spalla del giornalista. Lo rassicurò, dicendogli di non doversi preoccupare; Michael però non sapeva quanto potersi fidare di qualcuno così fuori dal comune.

Di certo, dopo aver scoperto i suoi poteri, un po' lo temeva.

"ascolta, Tom non è quel che sembra. Non credo si ingelosirà di Mary" disse, alzando gli occhi.

"a me sembrano uniti.Vuoi dirmi anche tu che non possiamo considerarli una coppia?"

"no che non sono una coppia, assolutamente. Tom la protegge, certo, ma è più come un fratello maggiore. L'ha presa con se tanto tempo fa, non so nemmeno io quando. So soltanto che l'ha praticamente cresciuta. È una persona buona, ma nasconde qualche lato più freddo"

"non lo so... è che tutto quanto mi sembra ancora nebuloso" ammise, un po' pensieroso.

Lisa lo compativa,rivedendo in lui quella stessa ragazza che era lei quando iniziò a lavorare per Derring. Le perplessità del giovane che aveva davanti le fecero ricordare le mille domande che si poneva quattro anni prima, quando vide per la prima volta che c'era un organizzazione ben più complessa di quanto lei potesse immaginare.

"ascolta, so che tutto sembra un grosso circo qui. Vedrai molte cose bizzarre, ma non ci devi pensare troppo. Con Tom ci parlerò io se dovesse lamentarsi, ma ti assicuro che non lo farà. Anzi, se sa che qualcuno vuole bene a Mary non potrà che essere ancora più contento, davvero. Lo conosco, fidati di me"

"da quanto? Da quand'è che vi conoscete?".

Lisa stette in silenzio, in modo un po' incerto. Fece un passo verso Michael, poi lo guardò negli occhi.

"da tre anni, da quando sono diventata un agente effettivo. Ma è come se lo conoscessi da una vita. Mi fa questo effetto, e non ho mai capito perché"

"guarda che così ti fraintendo. Ad ANW ho l'ingrato compito di scrivere anche di gossip,sai?"

"hehe, dalla tua penna esce solo poesia, non credo sia così male. Ma non farti strane idee"disse, sorridendo.

Michael prese per buone le sue parole, accettando l'idea di correre un po' troppo con i sospetti.

I due si salutarono,promettendosi altre lunghi colloqui. Lisa gli lasciò anche il suo numero privato, in caso di necessità. Michael la vide allontanarsi con fare sicuro, disinvolto. Sentiva una carica positiva; Lisa lo aveva convinto che non era finito in un ambiente così ostile come pensava a primo impatto.

Le era grato, e per questo promise a sé stesso di sdebitarsi.

 

Casa di Tom e Mary, ore 21:32

"si... ho capito Sally,non insistere. Se non la pianti con questa storia giuro che..."

"Hey Lock, guarda che la pizza è arrivata. Sbrigati"

"solo un secondo Mary...senti sorellona, smettila... oh va bene, ciao..."

La serata non poteva certo passare liscia per Michael. Sua sorella era sempre stata in grado di esercitare un pessimo tempismo sulle sue telefonate, tant'è che non perse occasione anche quella sera di spronare suo fratello.

Lui non era infastidito, ma di sicuro non condivideva le idee di Sally.

Cercando di distogliere il pensiero, posò il telefono sul piccolo, ma costoso, tavolino del salone e raggiunse Mary nella sala da pranzo, con tanto di pizza fumante sul tavolo. Ovviamente, il giornalista non rinunciò alla sua doppio malto, mentre la ragazza preferì una semplice cola.

"hai accettato senza batter ciglio, ti ringrazio" disse lui, tagliando la prima fetta.

"ma certo, perché non avrei dovuto? Mi piace mangiare pizza con gli amici"

"immagino... senti, ma in una casa così grossa non hai paura? Casa mia sembra una capanna a confronto"

"Lock, posso ribaltare una macchina a mani nude e sfondare un muro a pugni. Non credo di avere paura" gli rispose con fare divertito, mentre già si era sporcata tutta la bocca con il pomodoro della sua margherita.

Il ragazzo non fece alcuna fatica a crederle.

Mentre mangiava, non poteva fare a meno di pensare a quanti soldi Tom potesse guadagnare per permettersi di vivere in una casa così grande e soprattutto ben fornita di mobili ed affini di tutto rispetto.

"Lock, guarda che se vuoi dopo cena puoi farmi tutte le domande che vuoi"

"sono stanco, se proprio dobbiamo parlare preferisco conoscerti meglio. Non sono ancora del tutto sicuro di chi tu possa essere veramente" fece, prima di sorseggiare la birra.

Il caldo avvolgente di quella serata faceva davvero piacere; entrambi infatti indossavano calzoncini corti e t-shirt; niente di più, niente di meno.

A Grand Lake City si stava molto bene da quel punto di vista.

La cena andò avanti nel migliore dei modi, tra chiacchiere e risate. Mary era curiosa di natura, voleva sapere da lui tutto ciò che di interessante e divertente potesse esserci nella sua intensa carriera giornalistica.Si fece raccontare del primo incarico, dei suoi colleghi, di come mai avesse scelto proprio questo mestiere.

"divulgare, far discutere e ragionare. Mi piace pensare di smuovere la gente" rispose, non senza un pizzico d'orgoglio.

La ragazza era davvero felice, rilassata; la casa era abitata, finalmente, e quell'inatteso incontro con Michael, creatosi solo da una richiesta dell'ICUB, si stava convertendo in un colpo di fortuna.

Anche Michael si sentiva bene in quel momento, aveva solo paura di raccontarlo a Sally.

Chiusi i cartoni della pizza e riposti i bicchieri nel lavandino, i due decisero di spostarsi sul divano. Era decisamente più comodo, e per una chiacchierata in santa pace era molto più indicato.

Prima di raggiungerlo,però, Mary si preoccupò di prendere una vaschetta di gelato al cioccolato dal freezer. Con il caldo che c'era, non ci sarebbe voluto molto perché si rendesse morbido.

Mentre lei si toglieva scarpe e calzini per poter stare comoda con le gambe appoggiate sul divano, Michael continuava a guardarsi intorno, un po' dispiaciuto per quel che vedeva. Mary gli sembrava ospite di una cella di lusso,tanta era la solitudine che percepiva nelle sue parole.

"posso sapere da quanto tempo abiti qui? Non credo di aver ben capito da dove vieni" chiese lui, mentre Mary si sistemava mettendo le gambe di lato.

"credo siano... tre anni e due mesi, si. Da quando Tom mi ha presa con sé, in pratica.Nessuno voleva una bambina come me; anche se non era chiaro che avessi dei poteri, evidentemente c'era qualcosa che non andava. Masai, Derring può arrivare ovunque, si vede che mi hanno scoperto e prelevato. E niente, eccoci qui".

Non era felice nel ricordare questi eventi, ma dopotutto, come lamentarsi? Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, ed in sede era trattata come una figliola,sempre al centro di premure ed attenzioni.

"peccato che Tom non sia così coinvolto. Lui mi tratta da regina, mi basta dire una parola e subito compare quel che desidero, ma non è così semplice. Io vorrei qualcosa di più da lui, vorrei che non mi facesse sentire un'inquilina"

"immagino... ma scusa, se non ti trovi bene, perché fai tanto per stare con lui? Mi hai detto tu stessa che non siete una coppia, eppure vivete assieme e tutto il resto. Capisco che ti ci abbiano portata ma non sei costretta a stare con lui"

"beh, è che Tom con me è gentile, è buono, mi tratta bene. Mi ha cresciuta e quindi mi sono sempre vista con lui... in realtà non so dirti se è semplice, ma mi sembra la cosa migliore"

"non è detto. Quel che appartiene alla tua vita è bene che sia la cosa giusta, o adatta se preferisci. Non migliore" disse lui, gesticolando per spiegarsi meglio.

Mary iniziava lentamente capire cosa intendesse, ma questo non faceva che confonderla ancor di più.

"guardaci, abbiamo mangiato assieme, ci siamo divertiti ed ora siamo qui a parlare in tranquillità. Sembra più un appuntamento questo di tutte le serate passate con lui" si sfogò, indispettita.

Michael non fece altro se non sospirare, guardandola. Lei d'istinto si alzò in piedi grattandosi la testa e, cercando di non risultare patetica, lo ringraziò con gli occhi puntati a terra.

"calmati, dai. È colpa mia, non dovrei fare tutte queste domande. Su, vieni qui" disse lui, calmandola.

Lei si convinse, andando di nuovo sul divano. Era paonazza in volto, pensava davvero di aver fatto una figuraccia, ma a lui non importava molto; era abituato a fare ogni tipo di cose pur di ottenere risposte, vedere una ragazzina in preda a dubbi sentimentali non lo imbarazzava di certo.

Lei si sedette accanto a lui, ricevendo un forte abbraccio. Si sentiva con un peso in meno addosso.

"mi sento ancora un po'in colpa per le bugie, Lock. Mi hai perdonata vero?"

"si, tranquilla. Non è facile la tua vita, me ne rendo conto... e comunque, vorrà dire che mi passerai sottobanco qualche notizia in più"

"oh lo sapevo, sei un bastardo" rise lei, con gusto.

A quella risata seguirono alcuni secondi di silenzio. I due ragazzi si guardavano, sentendosi tranquilli. Michael non aveva ancora lasciato andare via Mary, che intanto aveva appoggiato una mano sul petto di lui.

Gli occhi non si stavano lasciando, quando un pizzico di senso riapparve nelle loro menti.

"il gelato... si scioglierà" disse lui, schiarendosi la voce.

"si giusto. Scusa"

"no scusami tu, io... mi piace abbracciarti, tutto qui"

"anche a me piacciono gli abbracci, davvero, io... mangiamo" fece infine lei, alzandosi per andare a prendere la vaschetta ed i cucchiaini.

Michael si trovò ad essere sorpreso dal suo stesso comportamento; aveva piacere in queste situazioni, ma non era così sicuro di quello che fosse appena  successo. E soprattutto, non era certo di quel che sarebbe potuto accadere dopo.

"eccomi, tieni. Questo è leggermente fondente, spero ti piaccia" disse Mary passandogli un cucchiaino.

"si tranquilla, mi adeguo. Senti, so che Tom partirà per un po' tra qualche giorno,quindi se ti va possiamo andare a mangiare fuori, magari stavolta una cena un po' più completa"

"si, certo. Ne sarei felice. Dopotutto, dovremo lavorare assieme no? Oramai sei uno della squadra"

"lo spero... farò del mio meglio".

Mentre stavano ancora parlando, sentirono la chiave girare nella serratura. A quanto pareva la riunione era finita.

Tom, vestito come si conviene in certe occasioni, varcò la porta di casa, poggiando su di un mobile dei fogli, probabilmente consegnatigli durante il meeting.Non sembrava di cattivo umore, e nemmeno troppo stanco.

"hey ciao. Come è andata?" chiese Mary, salutandolo con un sorriso.

"è andata normalmente,per fortuna. Anticipiamo di un giorno, ma non ci sono stravolgimenti.Non che mi interessi"

"oh... ok, allora parti prima. C'è ancora del gelato qui, vuoi..."

"no Mary, scusa, ma sono stufo. Vorrei farmi una doccia e stendermi" tagliò corto lui.

"ciao anche a te, Tom. La tua parte me la mangio io" fece stizzito Michael.

L'agente non diede troppo peso a quelle parole, ma non riuscì a trattenere un flebile "fa come ti pare" dalle sue labbra; in effetti, quel comportamento freddo sembrava davvero nella sua natura.

Senza girarci troppo attorno, Tom si diresse in bagno, chiudendo la porta alle sue spalle.

Michael deglutì un altro po' di gelato, poi sbuffando si alzò dal divano.

"va bene dai, vado. Non mi sembra il caso di restare, dopotutto non mi ha mica invitato lui"disse, rivolto verso di lei.

"no, ma che dici. Rimani ancora, non succede nulla. E poi non vorrai sprecare il gelato"

"macché gelato... è che, onestamente, non tira una buona aria. Io andrei"

"oh dai per favore. Lo hai visto anche tu, no? Non voglio buttare alle ortiche una bella serata. Fallo per me...".

Il giornalista non riusciva a decidersi, poi pensandoci bene, riguardando quella che lui aveva definito prigione lussuosa, gli venne naturale avanzare l'unica proposta per lui sensata. E non si vergognò, nel profondo, ad ammettere che questa era una pensata che Sally gli avrebbe suggerito.

"allora rimettiti le scarpe ed esci. Ci facciamo due passi, e quando sarai contenta, ti riaccompagnerò a casa. Su forza" disse lui con decisione.

"ma... e Tom? Se me ne esco così magari si arrabbia e... oddio non saprei Lock"

"secondo te gli importa?Lo hai visto in faccia, vuole solo andarsene a letto. Lasciagli un messaggio, qualcosa, ma rimetti quelle scarpe ed esci da qui. Fai un favore a te stessa. E prendimi il cellulare, grazie"

"...ok. Ok si, ci sto. Un secondo" disse la ragazza, correndo in casa.

Prese le sue calzature, le indossò e poi entrò in bagno. Bussò alla porta di Tom, che svogliatamente rispose. Mary non perse tempo e gli disse semplicemente che voleva uscire a camminare, e lui, quasi inespressivo, rispose con un augurio di buona passeggiata.

Mary, saltellante,raggiunse Michael sull'uscio e, consegnandogli il telefono, chiuse la porta a chiave prima di incamminarsi lontana da quella casa.

Era felice, rilassata, si sentiva in compagnia. E non era niente di forzato, era semplice benessere.

 

   
 
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