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Autore: Daphne_07    13/04/2020    1 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Montecarlo arrivo!
Ciao! Lo so, sono irrimediabilmente, immancabilmente ed inelegantemente in ritardo. Volevo fare un avviso: da quella testa incasinata che mi ritrovo, alla fine ho deciso che avrei cambiato titolo alla mia storia: questa fanfiction non si chiamerà più "Ci sono giorni" (che peraltro era un nome messo a caso, l'ho deciso sul momento quando ho dovuto aggiungere i dati della storia). Il nuovo titolo è "All about them - tutto su di loro". E' il meglio che mi è venuto in mente, siate clementi... Spero di non dover apportare altre modifiche, vi lascio alla lettura!
Daphne_07



Per fortuna quel viaggio asfissiante era terminato. Erano arrivati a destinazione, il treno si stava fermando, le ruote stridevano sulle rotaie producendo un rumore fastidioso. King’s Cross. Hermione si sporse dal finestrino dello scompartimento e scorse i suoi genitori in mezzo alla folla, si stavano sbracciando nel tentativo di salutarla. Ecco i signori Weasley con Harry e Ron. I due ragazzi la cercarono con lo sguardo e la salutarono.
-Ciao Harry! Ciao Ron!- urlò lei, cercando di sovrastare il brusio assordante che si era creato. Non sapeva perché, ma Hermione, al posto di avviarsi verso l’uscita del treno, stava provando a individuare tra la gente due genitori in particolare… eppure non trovò quelle chiome bionde da nessuna parte. Possibile che, per la rabbia, avessero addirittura lasciato solo il loro unico figlio? Madeline la tirò per il braccio ed Hermione fu costretta a seguirla per gli affollatissimi corridoi della locomotiva, fino a che non trovarono l’uscita. Hermione cercò per l’ultima volta Malfoy con lo sguardo (possibile che fosse così impicciona?), e alla fine le parve di aver trovato un ragazzino biondo e minuto che avanzava tra la gente. Dal modo in cui si muoveva sembrava che fosse leggermente spaesato, in cerca dei suoi genitori. Nonostante quel tipo si dimostrasse tanto tenebroso e acido, in realtà Malfoy era solo un bambino alla ricerca di qualcuno che lo fosse venuto a prendere. Però… non aveva gli occhi di un bambino. Aveva gli occhi di qualcuno che è cresciuto troppo in fretta, di qualcuno che ha dato solo un assaggio all’infanzia per poi gettarsi nel buio mondo degli adulti. Alla fine a Malfoy si avvicinò un uomo in giacca e cravatta, probabilmente l’autista privato della sua famiglia, che lo esortò a venire con lui. L’uomo tentò di prendere il ragazzino per mano, ma Malfoy si divincolò da quella presa e allontanò il suo accompagnatore con uno spintone. Che strano… Che strano… Una volta Malfoy era il figlio prediletto di suo padre, ed invece adesso era trattato come un marmocchio indesiderato, senza nessuno che gli spiegasse i suoi errori e che cercasse benevolmente di ricondurlo sulla retta via. Inoltre adesso, come ulteriore sfregio alle regole, aveva anche cominciato a non laccarsi più i capelli, lasciando che quei fili dorati crescessero alla rinfusa come un campo d’erba incolto.
I due scomparvero, ed Hermione tornò dai suoi genitori.  

Il Natale fu stupendo: i genitori di Hermione invitarono tutti gli zii, i nonni (esclusa la nonna che sappiamo noi) e i cugini per un grande pranzo ricco di ogni leccornia. Hermione mise da parte i propositi per una dieta e mangiò tutte le cose squisite che sua madre e sua zia avevano preparato. Ricevette un sacco di regali, tra i quali spiccava particolarmente una collezione intera dei più grandi classici per ragazze. I genitori l’avevano convinta a chiedere anche qualcosa di diverso dai libri, e così Hermione aveva copiato esattamente la lista dei regali di Madeline. L’amica le aveva detto che chiedere una barbie vestita da sposa era il più classico dei desideri natalizi, e così Hermione aveva deciso di seguire i suoi consigli. Dalla nonna paterna, una vecchietta arzilla e pimpante, era arrivato un set di trucchi un po’ audace, dai genitori una bicicletta verde e dai parenti restanti un assortimento di giochi simpatici o di accessori per capelli e vestitini a scacchi. La sua bisnonna, praticamente cieca, le aveva cucito apposta un maglione di quella lana che da immancabilmente il prurito, ma Hermione l’aveva apprezzato lo stesso: tutti si erano impegnati molto per farle un regalo che potesse piacerle, e questo bastava.
-Hermione!- le disse la madre -Guarda che qui sotto l’albero c’è anche un altro regalo!- Lei e la madre, Stephanie, si accucciarono sotto il pino con gli aghi di plastica e osservarono attentamente un piccolo pacchettino.
-Contiene dei soldi…- le disse la madre, tastando la carta. Strapparono l’involucro e vi trovarono una letterina pinzata ad una busta.
-“Cara Ginger”- incominciò a leggere Hermione. La lettera veniva indubbiamente dalla nonna materna, quella che adesso si trovava in chissà quale paese esotico per uno dei suoi viaggi.
-Sai, Hermione, mia madre… cioè tua nonna, a volte ha dei vuoti di memoria e non si ricorda il nome di tutti…- le disse Stephanie, nel tentativo di far apparire meno brutale quella dimenticanza.
-Mamma, sono dodici anni che mi chiama Ginger!-
-Lo so…-
-Continuo a leggere… “Cara Ginger, so che presto verrai a trovarmi. Ultimamente ho qualche problema a stare in piedi e se cadessi in un posto dove non c’è nessuno che possa aiutarmi, allora sì che sarebbe un problema: ecco perché ho bisogno di te. Ho programmato un viaggetto mentre sarai a casa mia, e la tua presenza in albergo mi è costata un sacco. Comunque non ho potuto fare a meno di mandarti qualcosina in anticipo… Spendili poco per volta!”- Hermione aprì la busta con la vaga speranza di trovarci un centone, ma i suoi sogni si infransero quando vide un’unica, misera, banconota da un dollaro, che sembrava guardarla e dirle: “T’ho fottuta, piccola scema”.
-Un dollaro! E quella megera ha anche il coraggio di mandarmelo e scrivere “spendili poco per volta”?!- si inferocì Hermione.
-Su… conta che ti porta a fare un viaggio!-
-Mamma, tu sei troppo clemente con lei! Mi vuole solo perché ha paura di cadere e perché altrimenti una badante dovrebbe pagarla! Ma dimmi te!- Hermione andò in cucina e aiutò la zia a spalmare il tonno sulle fettine di vitello.
-Santo Cielo… Mi si prospettano delle settimane di merda!- pensava, schiaffando violentemente il tonno su quelle fettine sottili di carne. Il resto della giornata trascorse in modo normale e sereno.

-Mad? Mad, mi senti?- chiese Hermione, indaffarata a stare al telefono con l’amica e a fare le valigie.
-Sì, sì, ti sento. E quindi parti, non è così?-
-Già. Sto dal 29 Dicembre fino al 6 Gennaio, una settimana-
-Dove vai di bello?-
-Non lo so, non me l’ha manco detto-
-Vabbè, telefonami qualunque cosa accada-
-Sì-
Hermione scese le scale con le valigie e le caricò in macchina. Portò con sé molti libri della scuola (sua nonna non sapeva del segreto, quindi sarebbe stato meglio per Hermione che li tirasse fuori solo quando lei non c’era)
A quanto pareva sua nonna non abitava poi così lontano da loro, eppure non era mai venuta a trovarli. Brutta meschina! Aveva una super-villa in periferia di Londra, Hermione e suo padre ci arrivarono in meno di un’ora. Nell’enorme cortile c’erano più giardinieri che piante, e il vialetto che conduceva all’ingresso dell’abitazione era ricoperto di sassolini bianchi. Toc toc, bussarono al grande portone di quercia.
-Chi è?- chiese una voce gracchiante dall’interno.
-Hermione- La donna aprì lentamente la porta ed Hermione si ritrovò davanti una cicciona spessa come una vacca, con il naso aquilino dominato da un grosso neo sporgente e due colonne al posto delle gambe.
-Allora, Doris, eccoci- cominciò il padre, che diede una lieve gomitata ad Hermione per ricordarle di salutare.
-Salve- disse lei in tono scocciato.
-Hermione, è tua nonna. Dì “ciao”!- la riprese lui.
-No, no, non importa. Chissenefrega- si intromise la vecchia.
-Doris, vorremmo sapere dove porterai Hermione-
-Prima che tu mi dica qualunque cosa, sappi che abbiamo già un volo e una camera prenotati. Si va a Montecarlo- Il padre rimase praticamente scioccato da quelle parole, emblema della totale noncuranza della vecchia nei confronti di una bambina.
-A giocare d’azzardo?- chiese.
-Sì, ma Ginger può anche restare in albergo-
-Ma tu sei impazzita!-
-Santo Cielo, Harold, ho già prenotato tutto quanto! E poi ho bisogno di lei-
-Sì, ma Hermione è una bambina, mentre tu la vuoi portare al casinò!-
-Conta che è solo per una settimana, e poi il nostro Hotel è magnifico, da direttamente sulla Costa Azzurra! Lei potrà stare in Hotel, e tu, Harold, lasciaci andare che altrimenti perdiamo l’aereo-
-Non posso permetterlo!-
-Ma sì, dai, molte famiglie ci vanno. Sarà un occasione per Ginger: conoscere il lusso e la ricchezza-
-Ma a me non importa!- si intromise Hermione, che aveva già la speranza di non partire.
-Diamine, che faccio altrimenti? Non ho una badante e non riuscirei a procurarmela a breve! Inoltre sprecherei un sacco di soldi… Mmmm… Ginger, facciamo un patto: quando ci siamo viste l’ultima volta, avevi dieci anni, mi sembra…-
-Nove- la corresse Hermione, seccata.
-Sì, vabbè. Era Pasqua e sono venuta a casa tua - mi ricordo che Stephanie aveva preparato un agnello immangiabile - e tu, mentre facevamo pranzo, hai detto che ti piacciono moltissimo lo studio e la lettura. Beh, io, a casa mia, ho una libreria enorme, ereditata dalla bisnonna francese, piena di tutti i tomi pesantissimi che piacciono a te. Visto che io morirei di noia solo a leggerne uno e che Joy non è per niente interessato, potrei lasciarti non solo tutti i libri, ma anche la libreria intera. Basta che tu mi accompagni- Hermione era sempre stata ammaliata dalle grandi librerie, trovava un certo fascino nello sfilare un libro polveroso da uno scaffale. Quell’enorme libreria sarebbe stato il suo mondo!
-Papà…- disse -Senti, io andrei. È solo per una settimana, io posso starmene in albergo e farmi i miei compiti quando la vecchia… cioè la nonna va al casinò. La vorrei tanto una libreria come la sua!-
-Non avremmo lo spazio!-
-Ma sì, invece! La mettiamo in tavernetta, ci starebbe proprio bene!-
-Mah… se sei così convinta…- disse l’uomo. 
-Io parto, ci vediamo tra una settimana!- e gli diede un bacio sulla guancia. Harold aiutò Hermione a caricare le valigie sul taxi che era venuto a prenderle, e in meno di un’ora lei e sua nonna si trovavarono all’aeroporto. Il viaggio fu un po’ scomodo, visto che sua nonna soggiornò in prima classe e che lei, invece, venne destinata alla seconda, ma per il resto il volo fu magnifico. Atterrarono all’aeroporto di Monaco di Baviera entro qualche ora.
-Ginger, adesso aiutami ad orientarmi!- le disse, un po’ scombussolata dal rumore circostante. Presero un taxi che le accompagnò al loro albergo, ed Hermione per tutto il viaggio si sporse dal finestrino, intenta ad osservare i palazzi e i grattacieli della città. Il Principato di Monaco (e quindi anche Montecarlo, che faceva parte dei suoi cinque quartieri) era davvero ricca e lussuosa, forse persin troppo per uno Stato così piccolo.
Il taxi le fece scendere davanti al loro hotel, ovvero un imponente palazzo colmo di finestre, con l’ultimo piano adibito alla crescita di piante esotiche ormai spoglie e la vista sul mare. Nel complesso era molto moderno, e la struttura di acciaio riluceva sotto la debole luce del sole. Nonostante fosse inverno e la città non stesse straripando di bagnanti, Hermione notò che c’era ancora abbastanza movimento per l’Hotel. Il portinaio aprì loro la porta, e le due entrarono nella reception: era una grande sala con il pavimento di marmo color crema, le pareti piene di specchi ovali, grandi piante accanto alla scrivania della segretaria e cinque ascensori piazzati intorno alla stanza circolare.
-Ah, salve, signora Smith!- disse la segretaria.
-La nostra camera?- chiese sgarbatamente la donna. La segretaria si morsicò un labbro per la rabbia, cercò di non scomporsi e chiamò un inserviente. Il ragazzo prese le valigie e accompagnò le due fino al 30esimo piano. Poi aprì una porta, rese le chiavi alla nonna (in quanto donna, mi sembra brutto chiamarla “vecchia”) e le lasciò sole. Hermione entrò nel loro appartamento, e si stupì della sua grandezza. Lei, che abitava in un modesto condominio di Londra, non era affatto abituata a tutta quella ricchezza, a quelle ampie camere eleganti. In soggiorno si trovava un divano di pelle bianca e una televisione di 90 pollici. La stanza era completamente illuminata da un’enorme porta scorrevole in vetro, per la quale si accedeva al balcone. Hermione non ne aveva mai visto uno così grande, talmente vasto da poterci mangiare pranzo. Certo, l’altezza la spaventava un po’, ma le vertigini erano ripagate dalla splendida vista sulla spiaggia. La ragazzina visitò la sua camera, una stanza spaziosa dominata da un letto a baldacchino.
-Wow- si disse. Subito sua nonna iniziò a schiavizzarla, ordinandole di mettere a posto i bagagli.
-Il tuo nome sembra uno scioglilingua: Ginger Granger- iniziò a punzecchiarla.
-Infatti mi chiamo Hermione!- rispose la ragazzina, sicura che tanto non sarebbe stata ascoltata. “Per la libreria, per la libreria…”, si ripeteva. Non appena la nonna si assopì sul divano, Hermione corse alla scrivania in camera sua, estrasse il libro di Pozioni dalla valigia, lo aprì alla pagina intitolata “intrugli mortali” e iniziò a completare gli esercizi.
Cominciò a farsi sera, Hermione sentì sua nonna che la chiamava con voce gracchiante: -Ginger, vieni qui!- Hermione si avviò obbediente nella camera da cui proveniva la voce, e vi trovò sua nonna avvolta in un vistoso abito viola, pieno di paillettes e di balze.
-Allora?- disse la donna, spazientita.
-Vuoi un’opinione?- chiese Hermione, disgustata da quella mancanza di gusto.
-Sì, vado bene?-
-Devo essere sincera?-
-No, devi dirmi che ci sto bene! Questo abito è costato una fortuna, quindi è naturale che mi calzi a pennello!-
-Certo, stai una favola…- mormorò Hermione, trattenendo a stento una risata.
-E adesso che aspetti, Ginger? Muoviti, vai a mettere qualcosa di carino, stiamo per andare a cena nel ristorante dell’hotel- Hermione non si era portata nulla di carino, dato che non le importava per niente fare buona figura con sua nonna. Tentò di pettinarsi i capelli, ma non appena la spazzola incontrò il primo nodo, la ragazzina rinunciò subito. Decise che non si sarebbe affatto cambiata, e che anzi sarebbe scesa così com’era.
-Granger, tu non vai da nessuna parte conciata così! Metti qualcosa di elegante o non scendi a fare cena!- Hermione, che di sicuro non si sarebbe lasciata convincere da un’anziana fastidiosa, decise che tanto valeva fare spallucce e tornare rintanata nella sua camera. Stava per fare il primo passo quando sua nonna la afferrò per le spalle e disse: -Ti ho portata con me perché volevo che tu mi aiutassi: e se cadessi mentre vado a fare cena? Devi controllare che io non mi faccia male, o la libreria te la scordi!- Hermione proruppe in uno sbuffo sonoro.
-Tanto non ho portato nulla di carino-
-Diamine, non puoi scendere così! Sembri una strega!- Hermione si trattenne a stento dal dire “sì, infatti lo sono”. Sua nonna prese fulmineamente una spazzola dal bagno e iniziò a pettinarle i capelli cespugliosi, Hermione si astenne con fatica dal fare gemiti di dolore. Poi, una volta che la situazione migliorò leggermente, sua nonna estrasse dalla valigia di Hermione un paio di jeans, un cardigan di lilla e una fascia per capelli arancione, di quelle che ti leghi intorno alla testa e che ti fanno assomigliare ad un uovo di Pasqua col fiocco. Obbligò sua nipote a indossare quegli indumenti e poi la trascinò giù al ristorante.
Hermione aprì il menù e vi trovò un assortimento di cibi pregiati, costosi e per nulla sazianti, come le viscide uova di caviale.
Hermione si trovava lì a cercare di sgusciare un’aragosta, quando qualcosa del tutto incredibile le fece scappare le posate di mano. Una chioma biondissima. Un ragazzino dal viso pallido e annoiato. Due occhi perennemente in tempesta. “Malfoy?!” sussurrò Hermione, in trance. Con lui c’erano due anziani, uno di questi gli somigliava molto, probabilmente erano i suoi nonni.
La ragazzina maledisse mentalmente quel marmocchio pestifero per essere venuto lì, e poi cercò di nascondere il viso dietro ad un tovagliolo. Ma perché doveva essere sempre così sfortunata? Hermione cominciò a sorseggiare un bicchier d’acqua, cercando di apparire totalmente incurante della novità e di non destare sospetti in sua nonna. Sfortunatamente quest’ultima sembrò accorgersi di qualcosa.
-Chi è, il tuo ragazzo?- chiese ad alta voce, facendo andare l’acqua di traverso alla nipote. La Grifondoro cominciò a tossicchiare, e tutto quel fracasso costrinse Malfoy e i suoi parenti a girarsi. La sua faccia si tramutò in un misto di sorpresa, disgusto e rabbia per essersi ritrovato la sua “cara Mezzosangue” anche lì. Hermione arrossì vistosamente e tentò di continuare la sua cena, così fece anche Malfoy.
-Non mi hai risposto- riprese ad infastidirla sua nonna, sussurrando.
-Non è il mio ragazzo, non l’ho mai visto prima- rispose velocemente Hermione. La ragazzina tenne tutto il tempo gli occhi incollati al piatto, per paura di incrociare di nuovo lo sguardo di Malfoy, e, non appena quella cena infernale finì, Hermione corse subito su in camera sua. Ancora sei giorni! Sei giorni in compagnia di quel verme! Le ci volle un po’ per addormentarsi, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio.

Il giorno dopo Hermione si svegliò carica d’energia: aveva riflettuto parecchio sulla questione Malfoy, e alla fine era giunta alla conclusione che non doveva abbattersi. Non poteva evitare di dormire sotto il suo stesso tetto, sfortunata lei, ma, comunque stessero le cose, il suo morale doveva restare alto. L’avrebbe ignorato per i giorni restanti della settimamana e non si sarebbe lasciata scoraggiare dalla sua fastidiosa presenza.
La nonna dormiva ancora, evidentemente era abituata a svegliarsi tardi, così Hermione decise che sarebbe scesa a fare colazione (naturalmente prendendo tutte le misure di sicurezza anti-Malfoy). Lasciò un biglietto appiccicato sulla televisione, si vestì, uscì dall'appartamento e pigiò il bottone dell'ascensore. Cavolo, c'erano davvero tanti piani, ce ne sarebbe voluto di tempo prima di arrivare al ristorante. Le porte scorrevoli dell'ascensore si sigillarono, Hermione stava quasi per mettersi a canticchiare quando si accorse che anche un'altra persona era con lei, dentro l'ascensore... Una persona che conosceva molto bene... L'ascensore ripartì.

   
 
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