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Autore: Never_alone20206    14/04/2020    5 recensioni
Rin Yoshida, ragazza ventenne, orfana e sorella di due fratelli pasticcioni, passa la sua vita a lavorare come cameriera per arrivare a fine mese. Cosa succederà quando un giorno, nel ristorante in cui lavora, si presenta Sesshomaru Taisho, uno degli uomini più ricchi del Giappone, che durante un'appuntamento con Kagura Yamamoto, organizzato dalla madre, dichiara di essere già impegnato con lei e la bacia ?
Rin si ritroverà costretta ad accettare la proposta di Izayoi Taisho, madre di Sesshomaru, di ammagliare e sposare il figlio in cambio di denaro per suo fratello maggiore, il quale rischia di essere ucciso a causa dei debiti.
Tratto dal prologo:
Ho la sensazione di aver preso un palo in pieno e che questo sia uno dei miei tanti sogni che riguardano Taisho, senza, ovviamente, la parte erotica.
Aspettate, da quando ci frequentavamo? E perché si stava alzando? E perché si sta avvicinando? E perché mi stava prendendo il viso fra le sue fantastiche mani? E perché il suo volto privo di imperfezioni era così vicino al mio? E perché l'uomo più desiderato di tutto il Giappone mi stava baciando?
Cosa diavolo stava succedendo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Non capisco a cosa ti riferisci”
 
Non ero mai stata una particolarmente sicura di se stessa. Eppure, per la prima volta, ero riuscita a mantenere lo sguardo dell’uomo che mi aveva intimidito sin dal primo momento in quel ristorante.
Non potevo dirgli la verità, questo era certo. Mentire con facilità, però, non faceva parte delle mie particolarità.
Il viso cereo di Sesshomaru ad un palmo dal mio, come non mai, non mi fece arrossire. Credo che io sia in fase di svenimento, o sto per avere un ictus, o entrambe. Forse è la preoccupazione eccessiva che ora mi stava dilaniando i nervi.
Lo vedi ridurre gli occhi a due lamine minuscole. Oh, trafiggimi quanto vuoi, io non spiffererò neanche un dettaglio. Inchiodami pure a questo divano con il tuo sguardo ambrato, tagliente, fai pure. Scavami l’anima finché non rimango vuota. Stringimi quanto vuoi con quelle tue mani lisce, affonda quelle dita affusolate nella mia pelle.
 
“Davvero? “ 
 
Già, davvero. 
Io tuo tono beffeggiante può far sussultare quanto desideri il mio cuore, ma io non fiaterò, quindi ora scansati, allontanati, lasciami respirare. Sai che questi pensieri rimarranno tali, sfrutta pure le mie debolezze Sesshomaru, ma io non parlerò.
Deglutisco, agitata. Io non dirò nulla. 
 
“Eppure il mio detective personale  ti ha sorpreso un paio di volte insieme a lei, e questo tuo risveglio per la passeggiata, di cui io non ti nemmeno accennato, non fa altro che peggiorare la tua situazione”
 
Chiamatelo istinto di sopravvivenza, chiamatela stupidità, ma non riescì a trattenermi dallo stamparmi sul volto un sorriso ingenuo, trasparente. Io non dirò nulla. Io non mi scavo la fossa ancora di più da sola, scordatelo.
 
“Da quanto?” 
 
Nelle mie parole c’era solo una paura insolita, mai provata prima, ecco, un nuovo tipo di timore. Ma non avrei detto una sillaba. Dovevo vedere precisamente quanto lui sapesse del contratto con quella donna che ormai mi stava distruggendo la vita.
 
Da quanto cosa ?”
 
Le sue parole ben marcate mi fecero rabbrividire, ogni suo poro scaturiva rabbia pura, astio.
Il suo viso si avvicinò spaventosamente al mio, ma io non mi mossi. Ero come ipnotizzata, non riuscivo nemmeno a voler staccarmi da quel contatto.
 
“Da quanto mi fai pedinare ?” 
 
La mia domanda, che sarebbe dovuta sembrare decisa, era un sussurro. Nei propri pensieri leoni e a parlare fifoni. 
Si, lo so, non era il momento adatto per pensare alle mie solite stupide battute, ma era più forte di me. Credo che nel mio cuore ci fosse così tanta adrenalina da non rendermi nemmeno conto che stavo per perdere lavoro, casa, e l’uomo della mia vita. Anche se lui non sapeva ancora di esserlo.
 
“Da quando mia madre ti ha raccomandata, sai, non è stata una mossa furba”
 
Aggrottai le sopracciglia, si stava prendendo gioco di me, mi stava sfottendo. Nelle sue iridi non c’era l’ombra di un briciolo di compassione, o dispiacere, gli piaceva questa situazione. Gli piaceva avere il controllo.
 
“Per quanto la tua innocenza la trovi allettante Rin, io non sono fatto per provare sentimenti
 
La sua voce prese una piega irritata, mentre mi artigliava con l’altra mano libera una ciocca di capelli sfuggita dalla coda. Sapeva tutto.
 
“Mia madre si emoziona spesso e volentieri per cose che in realtà non hanno risposta, a quanto mi riguarda”
 
Certo. Sapevo bene a cosa si riferiva, l’avevo conosciuta anche io, perché ci giri così tanto attorno ? Perché non mi lasci andare, perché mi umili così?
 
“Purtroppo so anche il perché tu abbia accettato una cosa simile, così sporca per una dolcezza come la tua”
 
Le mie narici si dilatano involontariamente. Le sue parole taglienti mi schiaffeggiarono l’orgoglio.
Sapeva di aver centrato il bersaglio. Sapeva toccare le mie corde più sensibili, lui sapeva fare solo questo. Lui sapeva sfruttare le debolezze degli altri.
 
“Oh cara, povera, deliziosa Rin
 
Iniziò ad accarezzami una guancia con il pollice, lentamente, quasi come se volesse confortarmi, falso. Abbassai le palpebre, gli occhi mi pizzicavano. Non riuscivo nemmeno a trovare la forza per spingerlo via, per andarmene, per scappare da questa persona che non riconoscevo. Il suo profumo mi inebriava, mi stregava, mi faceva dimenticare la crudeltà con cui mi stava trattando.
 
“Perché sei stato al gioco allora?” 
 
La mia voce uscì spezzata, tremolante, insicura. Il cuore mi scoppiava nel torace, avevo paura di conoscere la risposta. Se solo avessi saputo che cosa mi sarei ritrovata ad affrontare questa mattina non mi sarei mai alzata da quel maledetto letto.
 
“Questo non ti è dato saperlo”
 
Il tono, che tornò scherzoso, mi ferì, ora le sue labbra sfioravano, anche se leggermente, le mie. La neutralità dei suoi occhi era come l’acqua gelida che ti piombava addosso quando meno te l’aspettavi.
Ero più confusa che mai.
 
“Perché dirmelo solo ora? Perché non lo hai fatto prima? Non riesco a capire dove vuoi andare a parare”
 
La velocità con cui avevo sputato fuori le domande lo fece ghignare. Mi fa paura, lui con la sua bellezza sovrumana e quella disumanità.
 
“ Perché mi sono stancato”
 
Sentì una lacrima rigarmi la pelle fermandosi proprio sulla sua mano. La osservò, la guardò attentamente e poi, come per mangia, si allontanò da me. Si appoggiò alla scrivania subito dopo mantenendo gli occhi piantati su di me, mentre incrociava le braccia al petto.
 
“ Non dirai nulla a mia madre, se non il necessario. Manterrai il lavoro, la accontenteremo”
 
La sua bipolarità mi innervosiva ancora di più. Sembrava che mi stesse minacciando.  
 
“Accontentarla? Cioè, ecco, diventare una coppia ? N-non capisco “
 
Provai a sostenere lo sguardo. Le parole fluirono fuori dalla mia bocca in un sibilo. Mi passai una mano sul volto, stressata, tesa. Avrei voluto scomparire, non esistere, trovarmi in qualsiasi altro posto, mi sarebbero andati pure bene i cugini Yamamoto ora come ora.
 
Esattamente. Vedi Rin, una possibile relazione con una ragazza come te, mi permetterebbe di avere qualsiasi tipologia di vita avessi mai desiderato, mi permetterebbe di essere lasciato in pace
 
“Non mi sei mai sembrato particolarmente colpito dai pareri altrui. Ho letto molto di te sui giornali, non pensavo ti pesasse, hai sempre fatto comunque tutto ciò che volevi “
 
Come potevo non ricordare tutte le volte in cui in prima pagina avevo trovato sempre la sua foto. 
Perennemente accompagnato dalle donne più belle del paese e non. Sempre a dire ciò che pensava realmente, senza esitazioni. Cosa gli importava ora?
Sembrava stesse analizzando accuratamente la risposta da darmi. Il suo sguardo si face più pesante, più profondo.
Perché non mi rispondi, eh?
 Si ricompose da quella postura e iniziò a camminare verso la porta. Vidi, qualche secondo prima che uscisse, la sua testa voltarsi a guardarmi da sopra le spalle.
 
“Appena torneremo farò in modo di ufficializzare la cosa
 
*
 
Tornare a casa non era mai stato un sollievo come questa volta. 
Inutile dirvi che il mio ritorno era stato anticipato di giorni. Il compito di rappresentare Sesshomaru nel progetto, invece, mi fu sottratto e assegnato a Kagura perché io sarei stata occupata con cose più importanti.
Non capivo. Per quanto mi sforzassi non ci riuscivo proprio. Dopo quella conversazione mi ero rifugiata in camera senza uscirci più fino alla mia partenza. 
Anche in quel momento avevo evitato come la peste quell’uomo, ma prima di salire sull’aereo mi raccomandò di tenere la suoneria del telefono e di non silenziarlo come ero solita fare.
 
“Rin tutto bene ?” 
 
Avrei voluto zittire Tomoe all’istante. Di Haru non c’era l’ombra. Non riuscivo nemmeno a preoccuparmi, troppo immersa nei miei incubi ad occhi aperti. 
No Rin, non sono incubi, è la realtà.
Le chiamate infinite di Izayoi non ebbero alcuna risposta se non un messaggio, giusto per liquidarla. Mi aveva tartassata talmente tanto che rischiavo di scoppiare a piangere per la frustrazione. Le avevo detto che era andata bene, e che io e suo figlio ci stavamo avvicinando molto. Non avevo ancora ricevuto risposta.
 
“Si” rispondo seccata. 
 
Non avevo alcuna intenzione di iniziare una possibile conversazione con nessuno, tantomeno con mio fratello. 
 
“Tomoe smettila di guardarmi così, non sono un soggetto in via d’estinzione” 
 
Il caffè bollente mi stava bruciando la lingua, ma non prestai molta attenzione. Ero troppo in ansia. Come avrebbe ufficializzato la cosa? 
La consapevolezza mi divorava dentro. Lui poteva usarmi come voleva, aveva le redini in mano. Tutto per quella testa calda che non so nemmeno dove sia. Cosa avrei dovuto fare? Sesshomaru non era uno con cui potevi portare una lunga conversazione. Con quelle parole non mi aveva detto, praticamente, nulla.
Il mio telefono lampeggiò, e il liquido quasi non mi andò di traverso. Speravo fosse quella donna svampita a scrivermi un “ stai finalmente facendo qualcosa” .
Quando finì di leggere il messaggio sbiancai, e fui quasi sicura di essere svenuta, o essermi sciolta sulla sedia scricchiolante di legno. Ripassai con lo sguardo sillaba per sillaba, volevo accertarmi che non stessi sognando. C’era scritto quello che non mi sarebbe mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello: “ Renditi presentabile, ti vengo a prendere alle otto”,  e io fui sicura che il destinatario di quella frase non era altro che la persona che mi avrebbe rovinato l’esistenza.
 
LEGGETE PER FAVORE!!!!!
Angolo mio: Allora, come ben potete notare questo capitolo è un po’ diverso rispetto agli altri. Un po’ per la modalità di scrittura e un po’ per il contenuto. 
Devo assolutamente correggere gli altri capitoli, riscriverli meglio. Vi ringrazio di avermi seguita nonostante i miei errori madornali che, ovviamente, continuo e continuerò a fare. 
Ho già corretto il primo e il secondo, cioè ho solo cambiato i tempi verbali, quindi nulla di speciale (ancora per poco).Ora come ora mi trovo meglio così.
So che avrei dovuto finire di correggere tutti per pubblicare, però mi sarei sentita in colpa.
Con la quarantena sto provando a scrivere di più, ma mentirei se dicessi che ormai non ho più voglia di fare nulla.
Che dire un bacio, spero che finisca tutto presto
.
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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