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Autore: MaCk_a    17/04/2020    2 recensioni
Frammenti della vita di Lucius e Narcissa, la coppia più affascinante e malefica della saga!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Mamma! Mamma, corri a vedere!»
 
Narcissa si voltò in direzione dell’ingresso, da cui proveniva la voce, poi lanciò un ultimo sguardo alla vetrina piena di cimeli che, immaginava, presto sarebbe rimasta vuota. Certamente Sinister aveva accettato acquistare la maggior parte di quegli oggetti.
 
«Madre!» urlò Draco, facendo irruzione nella sala e scaraventando gli acquisti sul pavimento. Aveva un’aria estasiata.
 
«Avresti dovuto esserci! Papà e quel pezzente di Weasley si sono presi a pugni!»
 
 
 
«Cissy! Cissy, andiamo a vedere!»
 
Narcissa scoccò una brutta occhiata alla sorella: cosa poteva esserci di più interessante di Mielandia e dei suoi rospi alla menta?
 
«Andiamo!» la strattonò Andromeda, «Malfoy sta facendo a botte con qualcuno! Non me lo voglio perdere questo spettacolo!»
 
 
 
«Draco, il tuo entusiasmo mi sembra fuori luogo» lo rimbeccò Lucius comparendo sull’uscio e, come se nulla fosse, avanzò lentamente verso il divano con tutta la sua compostezza.
 
Narcissa sbatté più volte le palpebre, chiedendosi se davvero suo marito avesse un occhio nero o lo stesse semplicemente immaginando.
 
«Oh, quello è perché durante la rissa gli è caduta l’enciclopedia in faccia» spiegò Draco, spiando lo sguardo della madre. «Però Weasley ha un labbro spaccato e ti assicuro che non è stato un libro a romperglielo!»
 
 
 
Essendo le stradine di Hogsmeade piuttosto strette, era facile affollarle.
 
Perciò, quando arrivarono, Narcissa ed Andromeda dovettero dare parecchie gomitate agli spettatori già lì, in modo da raggiungere una buona postazione da cui osservare la scena.
 
Per la verità era stata Andromeda a farsi largo; Narcissa si limitava a farsi trascinare da lei, sostenendo che fosse banale mettersi a guardare gente che si picchiava; e comunque, non si vedeva poi molto. Loro non riuscivano a capire neanche chi Malfoy stesse malmenando: i due erano stesi sulla neve e il corpo di Lucius sovrastava completamente quello dell’avversario. Come se non bastasse, Malfoy teneva le mani premute sulla bocca dell’altro e gli intimava di scusarsi.  «Mentre lottavano Lucius gli ha bloccato le braccia e quello gli ha sputato addosso», spiegò qualcuno ad Andromeda.
 
Be’, allora quella violenza se l’era meritata, pensò Narcissa. E pensò anche che non dovesse essere particolarmente spiacevole ritrovarsi sotto il corpo di Malfoy, ovviamente in contesti ben diversi; tale pensiero la fece vergognare ed arrossire, e tentò di distrarsi ascoltando i commenti degli spettatori, tentando di capire chi fosse il malcapitato.
 
A quanto pareva nessuno era riuscito a vederlo in faccia e gli studenti facevano il tifo un po’ a caso, in fondo non era importante chi vincesse: l’importante era che lo spettacolo continuasse, e sarebbe continuato se solo un passante, un passante ormai estraneo alla scuola non si fosse intromesso: Arthur Weasley si aprì un varco nel gruppetto dei Grifondoro e afferrò Lucius alle spalle, prima limitandosi a tirarlo per il mantello, poi cingendogli il busto con le braccia, obbligandolo ad allontanarsi dall’altro.
 
«SIRIUS!» gridò Andromeda, non appena il viso martoriato del cugino le fu visibile.
 
I Grifondoro, capendo solo in quel momento che la vittima di Malfoy fosse uno dei loro, si levarono in cori di sdegno, e molti dei più giovani si allontanarono alla ricerca di qualche professore; Andromeda, invece, s’era inginocchiata accanto a Sirius, poggiandosi in grembo il capo spettinato del ragazzino che, nonostante gli acciacchi, volgeva uno sguardo pieno d’ira a Lucius.
 
«Chiudi quella bocca, Weasley!» urlò il ragazzo, rialzandosi: non ne poteva più di sentire le sue ramanzine. «Perché non vai a trovarti un lavoro, invece di immischiarti in affari che non ti riguardano?»
 
Severus Piton, che aveva assistito allo scontro da una posizione privilegiata, essendo l’unico presente quando la lotta era iniziata, mosse qualche passo verso quel tipo dai capelli rossi che non aveva mai visto: riteneva ingiuste le accuse che stava rivolgendo pubblicamente a Lucius, e si sentiva in dovere di difenderlo, avrebbero davvero voluto spiegare tutto ma… ma quando intravide da lontano la sagoma di Silente che si avvicinava, sentì di non poter affrontare un dialogo con lui, davanti a tutta quella gente.
 
 «Signor Malfoy, può gentilmente spiegarmi cosa è accaduto?»
 
Lucius volse gli occhi al cielo, sentendo quella voce. Ci mancava solo lui a rendere quella giornata ancora più spiacevole.
 
Narcissa vide Malfoy guardare con sdegno Sirius, mentre il preside salutava amichevolmente Arthur Weasley, ringraziandolo per essere intervenuto.
 
«Dunque, signor Malfoy?» riprese, quand’ebbe finito di parlare con l’altro. «Quali ragioni possono spingere un prefetto a picchiare uno studente, del primo anno per giunta?»
 
Lucius si passò la mano sulla divisa e il mantello, volendoli ripulire dalla neve; controllò che i capelli, raccolti nella solita coda, fossero in ordine, poi spiegò con calma che non era una questione di età: avrebbe picchiato quel moccioso anche se fosse stato dell’ultimo anno.
 
«Sono un prefetto tra le mura di Hogwarts; a Hogsmeade credo di potermi concedere il lusso di difendere il mio nome e quello della mia famiglia, quando vengono offesi.»
 
«Signore, è vero» sussurrò timidamente Severus, avvicinandosi: appariva ancor più piccolo, accanto a quei due. «Non è stato Lucius a cominciare.»
 
«Bugiardo di un mocciosus!» urlò Sirius, ancora a terra, tra le braccia della cugina che tentava di medicarlo con la magia.
 
Silente squadrò lui, poi Malfoy, poi Piton. Con la solita calma, spiegò che era abituato alle dispute tra Grifondoro e Serpeverde ma, a stupirlo e preoccuparlo, era il fatto che un ragazzo di sedici anni avesse colpito con tanta furia un undicenne.
 
«Vede, signor Malfoy, lei ha quasi il corpo di un uomo, e si è scagliato contro un bambino. Inoltre, anche se non siamo a Hogwarts, è grave che sia un prefetto a compiere un atto del genere. Lei, come i suoi colleghi, dovrebbe essere di buon esempio per gli altri. E per quanto mi compiaccia nel notare che, almeno, non abbia scelto di sfogare la sua rabbia su coloro che ritiene indegni…»
 
Narcissa tremò nell’udire Lucius sbottare – se non urlare – contro Silente: il giovane accusò il preside di fare preferenze, di nutrire a priori un odio immotivato contro ogni Serpeverde e di giocare sporco per far vincere ai Grifondoro la coppa delle case.
 
«Revochi pure la mia carica, mi tolga punti: non mi stupirei! Dopotutto, in quanto Serpeverde e purosangue, merito il peggiore dei trattamenti, secondo il suo punto di vista! Mi chiedo tuttavia come sia possibile che, ogni volta che quel marmocchio e i suoi amici usano la magia sui loro coetanei, riescano a farla franca! Dov’è l’onnipresente Silente, quando uno dei suoi preziosi beniamini infrange le regole?»
 
Seguì il silenzio. Il preside teneva gli occhi fissi su Lucius e le labbra erano quasi distese in un sorriso. Non sembrava minimamente offeso, né adirato: addirittura, sarebbe parso divertito, e quello stato d’animo esasperava ancor di più il giovane che gli stava innanzi.
 
«Signor preside» proferì una vocina proveniente dal gruppetto dei Grifondoro. Una bambina dalla chioma rossa e gli splendenti occhi verdi mosse qualche passo con la manina alzata, come a voler chiedere il permesso di parlare.
 
«Il prefetto dei Serpeverde non ha tutti i torti, signore: Sirius e i suoi amici sono spesso scorretti con alcuni loro coetanei» ammise, spiando Severus che tremò. «Nessuno ha mai fatto la spia… per questo la mia casa non è stata penalizzata.»
 
«50 punti a Grifondoro per l’onestà» borbottò Lucius, a voce bassa ma non abbastanza da passare inosservato, e molti risero. Silente, tuttavia, non gli badò, e neanche la piccola Lily Evans.
 
«Se ora toglie dei punti ai Serpeverde, bisognerà toglierne anche a noi, per tutte le volte che abbiamo commesso ingiustizie senza esser visti» concluse la bambina, ignorando le proteste dei propri compagni, Sirius compreso. «Quel che è giusto è giusto» disse, rientrando tra i ranghi, a mo’ di scusa.
 
E Silente alla fine aveva messo in punizione Malfoy e Sirius, senza revocare né punti né cariche, ma aveva giurato che non avrebbe mai più tollerato simili comportamenti da parte dei suoi studenti, indipendentemente dalla location scelta per picchiarsi.
 
E Narcissa avrebbe voluto avvicinarsi a Lucius e chiedergli se si sentisse bene, ma sarebbe stato sconveniente: il sangue la legava a Sirius, era lui che doveva assistere. E poi, lei e Lucius non erano mica amici.
 
 
 
«Lucius, posso sapere per quale motivo mio marito va in giro ad azzuffarsi con dei morti di fame?»
 
Tentava di mostrarsi sdegnata, Narcissa, ma in parte era divertita: Draco le aveva trasmesso l’entusiasmo per quell’evento straordinario – suo padre che faceva a pugni, ancora non ci riusciva a credere! – e il contegno ostentato da Lucius cozzava con quell’occhio nero quanto un abito da sera su un elfo domestico.
 
Il signor Malfoy aprì la bocca, ma la voce del figlio precedette la sua: Draco prese a raccontare con enfasi e una precisione estrema ogni cosa, partendo dal momento in cui egli stesso aveva visto Potter e gli amici. Narcissa seguì con attenzione, e Draco si accorse dell’interesse della madre, dunque pensò bene di creare un po’ di suspense dicendo che, alla fine, era stata una particolare frase a far scattare quel pezzente di Weasley.
 
La donna, che aveva storto il naso parecchie volte durante il racconto – soprattutto quand’era stata menzionata la famosa, geniale mezzosangue – tornò a guardare il marito, il quale si era rassegnato a curarsi da solo quel fastidioso livido.
 
«Ebbene? Cos’hai detto a quel poveraccio, per farlo infervorare tanto?»
 
«Mia cara, neanche lo ricordo. Niente di diverso da quel che gli dico sempre.»
 
«Ma io lo ricordo!» intervenne prontamente Draco: gli aveva detto che pensava che i Weasley avessero già toccato il fondo, o qualcosa del genere, e Narcissa scoppiò a ridere, portando Draco a imitarla. Persino Lucius dovette ammettere che n’era valsa la pena, mentre continuava a puntarsi la bacchetta contro l’occhio; allora la signora Malfoy disse al marito di lasciar perdere, che l’avrebbe medicato lei e Draco pensò bene di andare a tormentare un po’ Dobby, perché fiutava aria di sentimentalismo e non trovava quello dei genitori un bello spettacolo.
 
In effetti, proprio come previsto, Narcissa si accomodò su una gamba di Lucius e iniziò a civettare. «Avrei dovuto esserci» sussurrò, confessando come, in passato, la visione di quel corpo coinvolto in una lotta le avesse portato alla mente pensieri non esattamente eleganti: si riferiva a quando, più di vent’anni prima, suo marito s’era azzuffato con Sirius.
 
Era una memoria che entrambi avevano quasi rimosso, e rievocandola Lucius sorrise parecchio, un po’ troppo secondo sua moglie: dall’esterno, non l’era parsa una scena divertente.
 
 «Posso sapere cosa ti aveva fatto, quell’ingrato?»
 
Sirius s’era rifiutato di parlare, all’epoca, e in seguito nessuno aveva più indagato.
 
 
 
«Dove sono i tuoi amici, Sirius?»
 
Non che gl’interessasse davvero: semplicemente, non voleva che stessero soli insieme, lui e Piton, in strada. Certamente il giovane Black l’avrebbe umiliato, come sempre faceva a scuola.
 
«Non sono affari tuoi, e non chiamarmi per nome» rispose il piccoletto, con quell’aria – e quei capelli – da ribelle che l’avevano e l’avrebbero caratterizzato sempre, anche in futuro. Sembrava nascondere qualcosa, era chiaro che non vedeva l’ora di rimanere solo.
 
«Lucius, sono andati alla Stamberga Strillante, ne sono certo! Combinano qualcosa laggiù e Black sta andando a raggiungere gli altri!» spiegò Piton, con una certa emozione: forse s’era messo in testa d’incastrarli, chissà, di farli addirittura espellere. Cosa che, lo sapevano tutti, gli avrebbe garantito una certa tranquillità.
 
Comunque, Malfoy non era intenzionato ad inimicarsi i Black e spiegò a Piton che, purtroppo, non esisteva una vera regola scolastica che impedisse agli studenti di visitare le case infestate; dunque circondò col braccio le spalle del piccoletto – gli arrivava all’altezza dello stomaco – e mossero insieme qualche passo, allontanandosi.
 
Sirius rimase un tantino interdetto: non che gli dispiacesse, anzi, voleva che se ne andassero… tuttavia, non gli piaceva che gli altri avessero l’ultima parola, neanche quando gli davano ragione.
 
«Non montarti la testa, Mocciosus!» gli urlò, «Quello sta con te solo per convenienza!»
 
Lucius avvertì il tremore di Severus: sapeva quanto ci tenesse, quel ragazzino, a ritenerlo suo amico, e gli suggerì di lasciarlo perdere: dall’alto dei suoi sedici anni si sentiva parecchio maturo rispetto a quei bambocci, e sussurrò al giovane Serpeverde di ignorare quel ragazzino sboccato.
 
Ma Piton strinse le labbra e si fermò. Aveva i pugni chiusi e le lacrime agli occhi.
 
«E mi spieghi che vantaggio potrebbe mai avere, lui, a frequentare me?» domandò, senza voltarsi: aveva però quasi urlato, e Sirius lo dovette sentire. «Lucius ha già tutto. Non ha bisogno di me. Noi non siamo come voi!» esclamò, risentito, girandosi per guardalo di nuovo negli occhi. «Lui non è come te! Non ha bisogno di farsi servire e riverire da un patetico incompetente come Minus, o di farsi passare i compiti da un genio incompreso come Lupin, o di farsi accompagnare da un idiota prepotente come Potter per sentirsi più forte! Sei tu che hai bisogno degli altri perché da solo non vali niente… Lucius non ha secondi fini!»
 
Malfoy rimase alquanto colpito dalla professione di stima tessutagli, e gongolò silenziosamente; al contrario, Sirius pareva spaesato dalla reazione e, probabilmente, la mancanza degli amici lo rendeva insicuro.
 
«Oh, vedrai» esclamò a un tratto, e la sua espressione svelava un certo turbamento. Si vedeva che avrebbe preferito non rischiare tanto. «Da un giorno all’altro ti chiederà di preparargli una pozione d’amore. Dopotutto, le pozioni sono l’unica cosa che sai fare; solo quello può chiederti.»
 
Severus inarcò un sopracciglio, perplesso; non riteneva plausibile che il suo compagno necessitasse di roba del genere, e quasi sorrise quando udì Malfoy sghignazzare, spiegando che le pozioni sapeva farsele da solo e quella d’amore non gli era mai servita.
 
«Oh, davvero?» domandò gentilmente Sirius. In teoria sapeva di aver intrapreso un litigio assurdo e inutile; in pratica, non sapeva come uscirsene vittorioso dalla discussione, dunque tentava di prolungarla. «E come farai a farti guardare da mia cugina?»
 
Severus seguì con attenzione le insinuazioni di Sirius: non erano infondate, lo sapeva bene, anche lui aveva notato come Malfoy tenesse gli occhi puntati su Narcissa Black. E Narcissa Black sembrava che neanche lo vedesse, non gli parlava, come non parlava agli altri del resto.
 
«Ti ho visto come guardavi l’albero genealogico della mia famiglia» proseguì imperterrito: quell’estate, Lucius e il padre erano stati invitati a Grimmauld Place assieme ad altri maghi. «Ti piacerebbe vedere comparire il tuo bel nome accanto a quello di Narcissa, eh?»
 
Il ragazzino si era avvicinato e, nonostante fosse alto la metà, guardava l’imponente ragazzo biondo con aria di sfida. «Dammi retta, è meglio lasciar perdere: lei non si avvicinerebbe mai a un pallone gonfiato come te. Per fortuna, aggiungo io… perché piuttosto che imparentarmi con un Malfoy, mi faccio ammaz…»
 
Piton sobbalzò quando Lucius, fino ad allora immobile, colpì l’altro con un ceffone. E Sirius dovette essere ugualmente sospeso, perché gli ci volle qualche istante per realizzare. Allora Severus vede Black tirare una testata nello stomaco a Malfoy, poi Lucius si gettò su Sirius e prese a colpirlo, ringhiandogli di scusarsi.
 
Le urla richiamarono l’attenzione degli studenti nei dintorni e, in un batter d’occhio, quel luogo isolato si popolò.
 
 
 
Narcissa rise ancora, più forte di prima: mai avrebbe immaginato che quello scontro fosse legato a lei!
 
«Senz’altro Sirius ha avuto quel che meritava!» esclamò divertita, e poggiò la fronte contro quella del marito.
 
Quando Draco, a passo felino, tornò nella sala grande, alzò gli occhi al cielo: sua madre era accomodata ancora addosso al padre, gli teneva le braccia attorno al collo e non vedeva i loro visi, ma dagli schiocchi che sentiva era chiaro che lo stesse sbaciucchiando.
 
«Suvvia, Sissi… Draco potrebbe…»
 
«Sono già qui» annunciò, facendo sobbalzare i genitori: sua madre, istintivamente, si era avvinghiata ancor di più al padre, premendo il viso contro quello di lui.
 
«Papà, dov’è la scopa che mi hai comprato? Voglio far vedere a mamma quanto è veloce!»
  
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