Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: rosy03    18/04/2020    1 recensioni
*Alcune storie partecipano alla Challenge 'Hugs&Kisses' di carlotta.97 sul Forum di EFP*
*Altre storie partecipano alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" di Soly Dea sul forum di EFP*
| Raccolta | Flashfic & One Shot |
Racconterò della mirabolante ciurma di Cappello di Paglia e dei suoi stravaganti componenti, seguendo le tracce fornite dalla Challenge in questione: tanti Baci e tanti Abbracci ^^ Momenti fluff, drammatici e comici!
O... in alternativa, utilizzando parole che non hanno un vero e proprio corrispettivo in italiano ^^
P.S. Potrebbe sopraggiungere qualche Law selvatico o, peggio, un utilizzatore a caso del frutto Mera Mera.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law | Coppie: Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bacio nella neve + Abbraccio sorpresa



Brook sgranò gli occhi, o così fece intendere, quando vide la sinuosa figura di Charlotte Pudding raggiungerli al porto innevato.
– M-Ma... – fece Chopper, incredulo.
I due pirati rimasero lì, affacciati al parapetto, raggiunti da Nami che fino a quel momento era stata impegnata nel suo studio a rifinire la nuova cartina.
– Che state facend- Oh cavolo! – la navigatrice sobbalzò – E lei che ci fa qui?! –
Il medico di bordo deglutì sonoramente – Non è che con lei c’è anche Big Mom? –
Nami rabbrividì e per un attimo si pentì di non essere scesa a terra con Rufy e rischiare di morire soffocata sotto una valanga. Perchè almeno lì c’era una possibilità di salvezza, con l’Imperatrice Linlin no.
– Non dirlo neanche per scherzo, Chopper! – ruggì ma la renna tremava per ben altro.
La giovane piratessa figlia di Big Mom si fermò e volse gli occhi sulla maestosa Thousand Sunny, indugiando poi sulle punte delle proprie scarpe.
Non voleva fare brutta figura. Non avrebbe neanche dovuto essere lì ma per una coincidenza si erano ritrovati sulla stessa isola invernale e...
– Yohoho... siamo spacciati... – mugugnò lo scheletro, abbattuto.
Nami strinse i denti – Dobbiamo avvertire gli altri e subito! –
Pudding alzò la testa di scatto e ai tre pirati quasi venne un colpo.
– Sono venuta qui da sola! – esclamò, rossa in viso, per poi cambiare repentinamente espressione e assumere un’aria derisoria – Per cui smettetela di farvela addosso, chiaro?! –
Brook inclinò la testa, sbigottito, nel momento in cui la piratessa aveva cominciato a confabulare tra sé e sé qualcosa che somigliava tanto a ‘dannazione, ho sbagliato’ e a ‘non doveva essere così’.
Anche la renna alzò un sopracciglio – Ma... sta bene? –
Nami sospirò – Ah già. Mi ero dimenticata che fosse un po’ strana –
 


– Ho detto che me ne torno alla nave! –
– E io ti ripeto che da solo non vai da nessuna parte, stupida testa d’alga! –
– E perché?! Sentiamo! –
A quel punto anche il cecchino volle dire la sua.
– Perché non abbiamo alcuna voglia di venire a cercarti dopo! – gridarono in simultanea i due.
Zoro sbuffò un mezzo insulto voltandosi di tre quarti dall’altra parte. Era molto più che propenso a iniziare una lite con quello stupido di un cuoco quando una palla di neve si abbattè sulla sua faccia – Eh? Ma che-? –
– Ehi, Zoro! Vieni a giocare con noi, dai! – gridò un Rufy estasiato su di una piccola collina immacolata – Giochiamo a palle di neve! –
Dopodicché, imitato dal carpentiere, preferì prendere di mira il povero Usop, stremato dopo aver rischiato la morte per mano di strane donnole di neve troppo cresciute e troppo irascibili.
– Grazie ma passo – asserì lo spadaccino alzando le spalle.
Sanji buttò fuori una nuvola di fumo e lanciò una breve occhiata a Franky che si era messo a lanciare palle di neve a raffica addosso al cecchino senza alcuno scrupolo, rischiando di sotterrarcelo; poi il suo sguardo calamitò su Nico Robin.
La bellissima Nico Robin. L’archeologa più colta, gentile, seducente, bella, intelligente, sexy, formosa, femminile, bellissima del mondo!
Si teneva a distanza dal campo di gioco di quei buzzurri dei suoi compagni e si guardava intorno incuriosita dai rumori della foresta, gli occhi azzurri riflettevano il colore del cielo sereno e un sorriso tranquillo le illuminava il viso.
Decise di raggiungerla mentre gli altri continuavano a giocare a palle di neve.
– Hai freddo? Vuoi che ti presti qualcosa? –
Robin scosse la testa continuando a guardare la vegetazione circostante – No, grazie. Sto bene così – soltanto dopo interminabili minuti la donna volse lo sguardo sul cuoco – A proposito, Sanji, vorrei chiederti una cosa –
Il biondo si mostrò dapprima perplesso, poi annuì con uno dei suoi soliti sorrisi ebeti stampati in faccia – Certo, Robin. Dimmi pure –
– Ecco, tu sei sempre galante con le donne e mi chiedevo se c’è mai stata qualcuna che abbia un posto speciale nel tuo cuore. Sì, insomma, una donna unica –
La mano di Sanji si fermò a mezz’aria, le dita stringevano con forza il filtro.
Rimase in silenzio, si sorprese di non avere un’idea precisa, di non potere rispondere alla semplice domanda dell’archeologa. Deglutì, la gola improvvisamente secca, poi si riscosse e aspirò dalla sigaretta, buttando fuori il fumo subito dopo.
– Ognuna di voi riempe un posto speciale nel mio cuore, cara Robin. Tu, Nami,Vivi, la principessa Shiraoshi, Viola, siete tutte importanti per me –
Non stava mentendo, la corvina lo sapeva bene, eppure c’era qualcosa che le interessava sapere. Un’informazione che gli avrebbe estorto con le pinze, lentamente.
– E poi ci sono la dolcissima Kaya, l’angelica Konis, la ragazza fantasma di Thriller Bark, l’Imperatrice pirata Boa Hancock, la bella Rebecca, Tashigi della Marina – e continuò ininterrottamente per interi minuti, tanto che la donna ebbe addirittura il tempo di andare a suggerire allo spadaccino la via giusta per tornare alla nave.
Quando i suoi occhi azzurrini tornarono a concentrarsi sul cuoco, lo trovò che balbettava frasi sconnesse – Dicevi, Sanji? –
– Beh... ecco... per la verità ero certo di ricordare una ragazza stupenda dai tratti delicati e le guance arrossate ma... forse l’ho solo sognata – rifletté, quasi tra sé e sé.
Nico Robin sorrise divertita – Ah sì? –
 


A pomeriggio inoltrato Sanji decise di tornare alla nave per cominciare a preparare la cena. Aveva già in mente di cucinare uno spezzatino di manzo, qualcosa di caldo dopo una giornata passata a respirare l’aria fredda di quell’isola invernale.
Non appena arrivò, contrariamente a quel che sperava, Nami non c’era. La Sunny era stata lasciata del tutto incustodita e ciò gli diede da pensare.
Fortuna che lesse il biglietto lasciatogli dalla navigatrice attaccato al frigo: ‘Accompagniamo Chopper in paese per degli acquisti’ recitava il messaggio.
Sanji allora si tolse prima il cappotto pesante poi la giacca, arrotolando le maniche della camicia sino ai gomiti. Cominciò ad armeggiare con pentole e padelle, la cucina presto si riempì dei dolci profumi degli aromi utilizzati dal biondo.
Aveva la mente sgombra dai pensieri, Sanji, cucinare gli aveva sempre permesso di lasciare da parte i problemi e rilassarsi mentre adoperava mani e cuore per preparare piatti che dessero forza e gioia ai suoi compagni. Sorrise sereno quando pensò a che faccia avrebbero fatto non appena le sue meravigliose dee l’avessero assaggiato.
A un certo punto, pero, udì un suono.
Un altro ancora, erano dei passi felpati e non poteva di certo ignorare la presenza di uno sconosciuto sulla nave. Chiuse per un attimo la fiamma sotto la grande pentola e posò il coltello, tornando a indossare il suo lungo cappotto.
Aperta la porta vide che sul ponte non c’era nessuno.
Corrucciò le sopracciglia, Sanji, ma si convinse di aver preso un granchio. Forse era stato semplicemente il vento che ululava o un suo nakama in vena di scherzi.
Tornò a occuparsi della cena, certo di poter creare un capolavoro di spezzatino.
 

 
– Alla fine siamo dovuto venire a cercarti, Zoro, la prossima volta aspettaci! – sbuffò contrariato il cecchino in direzione del compagno.
Quest’ultimo roteò l’occhio al cielo ignorando deliberatamente la critica. Se fosse stato Sanji a parlare non l’avrebbe presa con tanta filosofia, era certo.
– Ne abbiamo comunque approfittato per una passeggiata – disse Nico Robin, gustando quel magnifico spezzatino cucchiaio dopo cucchiaio.
Alla sinistra dello spadaccino, Rufy mangiava estasiato la pietanza mentre Nami cercava di impedirgli di allungare le mani verso il suo piatto piantando una forchetta tra i due.
Sanji le si avvicinò con un sorriso stampato in faccia – Ne gradisci ancora, mia amata Nami? –
La navigatrice alzò un sopracciglio, reazione strana, per poi scuotere la testa.
Nico Robin osservò l’amica per alcuni secondi finché Chopper non attirò la sua attenzione chiedendole di passargli l’insalata.
La cena terminò prima del solito, complice lo strano comportamento di Nami e Usop, i quali, mentre tutti gli altri si alzavano da tavola, si lanciarono un’occhiata complice.
A quel punto la ragazza lanciò un grido – Oddio! Il mio braccialetto! –
Rufy e gli altri si voltarono a guardarla straniti, Nico Robin lanciò uno sguardo al polso dell’amica – Hai perso il tuo bracciale? –
Nami annuì disperata – Me l’aveva regalato Nojiko! Ci ero così affezionata! –
– Non è che ti è caduto davanti l’ambulatorio del paese dove Chopper ha fatto provviste di farmaci? – continuò Usop, il discorso pareva fin troppo calcolato per esser nato in quel momento.
Al che Chopper annuì vigorosamente – Eh sì, mi sa che è così! –
Rufy alzò le spalle – E che problema c’è? Andiamo a cercarlo, no? –
Il cecchino, di contro, lo guardò male – No, tu non puoi. Non dovevamo giocare a carte stasera? Franky voleva la rivincita, no? –
Quest’ultimo arricciò il naso, grattandosi una guancia, indeciso sul da farsi – Sì ma il bracciale è più importante. Dopotutto è un ricordo! –
Usop trattenne a stento gli insulti.
Nico Robin ridacchiò silenziosamente per poi poggiare una mano sul braccio enorme del carpentiere – Credo che giocherò con voi questa sera. Ho proprio voglia di una partita a carte. Zoro, sei dei nostri? –
Quello alzò le spalle annuendo. Non ci stava capendo niente ma era meglio lasciar fare a chi aveva architettato quella buffonata.
Nami si voltò in direzione del cuoco, sbatté le ciglia un paio di volte e tirò fuori il labbro inferiore cercando di essere convincente – Non è che andresti a cercarlo tu, Sanji? Io ho davvero troppo freddo per uscire e poi sta nevicando –
Il cuoco prese immediatamente la palla al balzo, alzò una mano in aria e con un’espressione tanto seria quanto esilarante esclamo: – Certamente, Nami! Lascia fare a me, il tuo cavalier servente! –
I tre pirati ideatori del piano si guardarono, orgogliosi di esserci riusciti.
– Yohoho! Vengo con te, Sanji! In questo modo forse Nami mi farà vedere le sue mutandi- –
– Non ci pensare neanche, idiota di uno scheletro!! –
 


I piedi affondavano nella neve fresca a ogni passo e stava gelando.
Era giunto nei pressi dell’ambulatorio descritto da Usop ma del bracciale neanche l’ombra. Aveva perfino cercato nella neve mettendosi a scavare. Niente di niente.
Si chiese se Nami era davvero sicura di averlo perso in quel punto.
Fosse stato per lui si sarebbe messo a cercarlo per tutta la notte, questo ed altro per la sua amata navigatrice ma il freddo invernale stava cominciando a farsi sentire.
Cominciava a non sentirsi più le dita e la punta del naso.
Sospirò buttando fuori una nuvola di fumo, il lumino della sigaretta era l’unica fonte di luce in quel villaggio escludendo alcune lampade a olio lasciate bruciare fuori le abitazioni. Decise di controllare lungo la strada percorsa da Nami, magari non era proprio lì che l’aveva perso.
Puntò la luce della lanterna in avanti e fu allora che intravide una figura nel buio.
Una donna con un lungo cappotto azzurro e il viso chino, i lunghi capelli castani legati in due code laterali. Ne rimase incantato.
Decise di avvicinarsi – Ha bisogno di aiuto per tornare a casa, bella signorina? –
Questa però non rispose né si mosse, anzi, portò una mano alla bocca. In quel momento venne scossa da un singhiozzo.
Le spalle sussultarono e lei si ritrovò a stringere gli occhi. Non sapeva neanche lei cos’era quel sentimento che l’aveva pervasa non appena aveva sentito la sua voce dopo tanto tempo.
L’uomo che l’aveva vista in volto, che aveva visto il suo terzo occhio, la sua vera natura, la crudeltà con la quale stava per ucciderlo... si vergognava così tanto.
Avrebbe voluto essere diversa, migliore, avrebbe voluto poter amare un uomo dolce e gentile come lui. Se avesse aperto bocca avrebbe detto delle malignità, ne era certa.
E se l’avesse guardato negli occhi sarebbe svenuta.
E se l’avesse toccato sarebbe addirittura morta. Di gioia e di dolore. Perché era indubbiamente contenta di averlo lì davanti a lei ma la sua posizione le impediva di poter scegliere lui. Si morse le labbra forte, fortissimo, fino a farsi male.
– Signorina, perché...? Perché piange? –
Un altro singhiozzo.
– Signorina...? –
Assieme al singhiozzo, questa volta ci fu un pugno.
Un violento pugno si scontrò sulla guancia del cuoco facendolo cadere a terra, sorpreso dalla strana reazione della sconosciuta – È tutta colpa tua!! – urlò allora lei – Piango a causa tua, stupido mollusco! Idiota! Perché ti sei messo sulla mia strada? Sei fastidioso, sempre nella mia testa, sei insopportabile! –
Ecco. L’aveva fatto di nuovo. Dannazione.
Con le lacrime agli occhi Pudding strinse i pugni lungo i fianchi, avrebbe tanto voluto scappare, correre via da lui e lasciarsi morire in un angolo di quella fredda isola.
Nel mentre, Sanji sgranò gli occhi.
Dinanzi a lui non c’era soltanto una ragazza dalle guance arrossate, le labbra rosee e gli occhi umidi, ma una bellissima ragazza dall’aria familiare, tremante e angosciata.
Cos’era quel vuoto nel petto? Cos’era quella sensazione?
Senza neanche pensare a quel che stava facendo, il cuoco si alzò lasciando la lanterna sulla neve e annullò le distanze stringendola in un dolce, dolcissimo abbraccio come quando... come quando... non lo ricordava. Come poteva? Quella era la prima volta che vedeva quella ragazza.
Giusto?
Pudding trattenne il respiro. Per un attimo le sembrò di rischiare il soffocamento.
Le braccia di Sanji la stavano avvolgendo delicatamente, la stringevano al suo petto e lei era così felice che poteva sentire il suo cuore galoppare.
Era sorpresa, sì, ma felice.
Non si aspettava di venir stretta in quel modo da lui, non dopo quello che aveva fatto. Poi un pensiero le balenò nella mente. Lui non ricorda!
Lui non ricordava ciò che lei aveva fatto, del voltafaccia, del bacio, di nulla.
Quanto poteva essere stupida?
– Sto scomoda – disse e subito dopo si morse la lingua.
Stava così bene tra le sue braccia...
– Oh, sì. Scusami, non so... non so cosa mi sia preso –
Solo allora la guardò per bene, facendo un passo indietro (ma solo uno) e sciogliendo l’abbraccio, sorrise quando il sguardo catturò anche il terzo occhio seminascosto dalla frangetta spettinata – Sei bellissima – sussurrò.
Lei arrossì vistosamente e non seppe bene cosa dire.
– Io mi chiamo Sanji – cominciò a dire il cuoco – Posso avere il piacere di riaccompagnarti? –
Pudding avrebbe voluto dire mille e mille volte sì.
– Non ho bisogno che un citrullo come te mi riaccompagni alla nave! – esclamò, non riuscendosi a controllare, e maledicendosi subito dopo – Cioè... non voglio che tu... cioè... dannazione, non era questo che volevo...! –
Sanji sorrise – Lo faccio con piacere –
Non era cambiato affatto, lui continuava ad essere gentile con lei che non sapeva come comportarsi, finiva sempre per dire e fare qualcosa di sbagliato.
Fu così che i due si ritrovarono a camminare l’uno di fianco all’altra.
Pudding avrebbe voluto prendergli la mano, avrebbe voluto voltarsi a guardarlo un’altra volta e imprimere nella mente la sua immagine.
Il sapore delle sue labbra... era ancora così vivido nei suoi ricordi.
Al solo pensiero arrossì d’imbarazzo.
– Se non sono indiscreto, posso sapere come ti chiami? – chiese lui.
– P-Pudding –
Il biondo sorrise, quel nome, pensò, calzava a pennello su di lei anche se non si capacitava del perché – È davvero un bellissimo nome, carissima Pudding –
– Non ti prendere tante confidenze, stupido di un cuoco!! – esclamò, senza rendersene conto. Intanto arrossì ancora per il complimento ricevuto.
Sanji non sapeva più cosa pensare.
Comportarsi in quella maniera con quella ragazza gli era parso così naturale, come se per un certo periodo di tempo avesse avuto a che fare con lei. Come se l’avesse conosciuta.
Ma era impossibile. Non ricordava nessuna Pudding, nessuna.
Nessuna...
– Siamo arrivati – annunciò d’un tratto lei – Quindi ora puoi anche andartene! –
Sanji alzò lo sguardo, al porto era ormeggiata quella che sembrava un piccolissima imbarcazione, troppo piccola per riuscire a navigare in quei mari.
Fece per esternare i suoi dubbi al riguardo quando la ragazza si voltò interamente verso di lui, forse con l’intenzione di salutarlo – Beh, addio –
No, pensò. Non di già, non può andarsene adesso. Io...
Pudding prese a contemplarlo. Era così bello... con i capelli biondi, il pizzetto, le strane sopracciglia a ricciolo, il cipiglio serio, quando sorrideva era ancora più irresistibile. Avrebbe voluto abbracciarlo nuovamente.
Avrebbe voluto dirgli quanto le era mancato.
Avrebbe voluto fare e dire tante cose ma chiuse gli occhi per un attimo, raccogliendo le forze per un ultimo sguardo, pronta a salutarlo per sempre. Si rigirò il braccialetto dorato tra le mani prima di mostrarglielo – L’ho trovato più o meno dove ti ho incontrato, mi hai dato l’impressione di stare cercando qualcosa e così... – glielo porse, nel farlo, le loro dita si sfiorarono e lei venne percorsa dai brividi.
Gli stessi brividi che fecero sobbalzare il cuoco che alzò gli occhi inchiodandoli nei suoi – Tu sei... –
Cos’era, un sogno? Uno stupido sogno che non potrà mai essere realtà? Mi sto inventando tutto? Cos’è questa ragazza? Sanji sentì il cuore battere più forte.
Lei mostrò un sorriso triste prima di voltarsi e andarsene definitivamente.
Cosa stava facendo? Voglio davvero che finisca tutto così? Pudding arrestò il passo e repentinamente, senza uno scopo preciso o l’idea di cosa fare, si girò a guardarlo.
Doveva dirgli addio? Sì, forse era per quello.
Aprì la bocca per urlargli quell’odiosa parola per l’ultima volta ma ciò che accadde le fece esplodere il cuore nel petto. Di nuovo stava assaporando quelle labbra, quello stesso sapore di tabacco, di frutti rossi, il sapore di Sanji, quell’uomo che le aveva regalato per un attimo la reale felicità.
Non sentiva più il freddo ma soltanto il calore la mano libera del cuoco che la stringeva a sé, il cuore ebbe un sussulto.
Violento. Un battito, due battiti.
E poi... poi svenne.


 
Sospirò, Sanji.
Alla fine era tornato alla Sunny che tutti dormivano e aveva dovuto lasciare il braccialetto della sua adorata navigatrice sul tavolo della cucina con la promessa di ridarglielo il giorno dopo.
Era tornato con una strana sensazione, il cuore martellante nel petto e molti, troppi pensieri poco casti riguardo una giovane donna sconosciuta ma che sentiva di conoscere.
Pudding.Charlotte Pudding.
Mai più avrebbe dimenticato quel nome, quel viso, quelle labbra. Mai più.
 












 
 
# Lo so, la fine non è molto esaustiva ma lo è per un motivo.
Diciamo che è a libera interpretazione: potete pensare che Sanji si sia ricordato del tutto o no, a voi la scelta ^^ Ad ogni modo spero davvero di aver dato giustizia al mio cuoco preferito...! 
Io non lo vedo solo come un cascamorto che va dietro la prima donna che incontra, o meglio, non è soltanto questo.
Grazie per essere arrivati sin qui ^^ alla prossima


rosy
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: rosy03