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Autore: Jason Gaming    24/04/2020    1 recensioni
Prima AU, e prima Fanfiction seria che scrivo.
Il mondo è un inferno. Se non hai fortuna devi combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere, devi impegnarti. Ma che ci crediate o no, anche detto così sembra facile, impegnandosi, per fare qualcosa che va contro noi stessi. Tradire la nostra anima, sottometterla, terrorizzarla. E chi non ci riesce muore. Perché se sei più debole di te stesso non sei più forte di nessuno.
Tashigi questo lo ha imparato, e ha costretto se stessa a fare un lavoro patetico e vergognoso, tradendo la propria anima.
Tutto ciò che può fare è sperare in un miracolo, e forse qualcuno glielo darà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba nera, Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tashigi entrò nel bordello seguendo Bonney, stavolta speranzosa, almeno con una come lei al suo fianco avrebbe avuto la protezione da Califa... anche se in effetti era il caso che fosse Califa ad avere bisogno di protezione. Un momento di stress e Tashigi la avrebbe massacrata di botte. Difficilmente lei e la sua anima andavano d’accordo: per quando c’era una decisione da prendere, per quando c’era qualcosa da accettare, loro si facevano sempre la guerra. Ma ,come per Roronoa , per Califa non avevano bisogno nemmeno di discutere, quella andava massacrata.
Appena entrarono nel camerino tutte le donne si bloccarono, qualunque cosa stessero facendo. Quelle che fumavano, quelle che si cambiavano, addirittura quelle che si scambiavano “affetto” si paralizzarono. Si vedeva chi comandava lì, eccome se si vedeva.
Bonney si guardò intorno, giusto il tempo di analizzare la situazione prima di mettersi ad urlare “Allora brutte troie cosa sono quelle facce?! Forza! Fra poco il locale apre! Datevi una mossa e vestitevi! Io vado ad aprire il bar!”, cavolo era proprio rassicurante. Di sicuro la gentilezza la aveva mandata a quel paese ,ma riusciva sicuramente a motivarle.
Tashigi cominciò a spogliarsi, prima la camicetta ,poi i pantaloni, assicuratasi di non essere guardata, infine anche l’intimo. Una volta nuda si mise ,stavolta senza incertezze, quello straccio, era il quarto giorno che lavorava lì, quindi si era abituata ai pugni che le dava la sua anima per la vergogna, così come, a malincuore, si era abituata a vestirsi come una prostituta. Sperando che non sarebbe mai stata costretta a diventarlo.
Giusto il tempo di chiudere l’ultima cerniera e Tashigi si sentì immediatamente toccare la spalla. Immediatamente reagì si girò per vedere chi voleva le botte. La donna che la aveva toccata immediatamente si staccò con un sorrisetto strafottente in volto, era Kalifa. Tashigi chiese alla donna cosa volesse, provando a mantenere la sua educazione, ma Kalifa la derise quasi in modo disprezzante, “Aww, quella faccia così innocente mi fa impazzire... ma alla fine so che dentro sei sporca come la peggiore delle donne...”, Tashigi si stava trattenendo dal mostrargli cosa volesse dire lavorare in marina militare, la ti insegnano molti modi per fare il culo a chi se lo merita. Ma la corvina riuscì a trattenersi, qualche cazzotto alla sua anima e non ebbe problemi, ma non sapeva quello che la aspettava, e tantomeno non poteva sapere cosa la avrebbe aspettata dopo di quello. “Se vuoi fare la cretina puoi anche non parlarmi.” Le disse il più gentilmente possibile, ma Kalifa non era lì per fare la cretina, anzi, era lì per dimostrare la sua impensabile intelligenza. “Sai aggredire qualcuna qui non è una buona idea...” disse sistemandosi gli occhiali, confondendo la corvina, “Cioè. Se due donne qui facessero cose sconce... non ci sarebbero problemi finché si lavora. Ma se qualcuno provasse a picchiarne un’altra, be’... una riduzione di paga o il licenziamento io me li aspetterei.” Disse infine ghignando. Tashigi rimase sconcertata, aveva ragione. Se lei avesse provato a dare anche solo un pugno a Kalifa. Si sarebbe ritrovata senza il suo secondo lavoro, e senza di quello non avrebbe potuto pagare i suoi debiti. L’altra occhialuta spinse Tashigi al muro e cominciò ad accarezzarla, muovendo le mani dove non avrebbe dovuto. Kalifa cominciò a morderle l’orecchio mentre stringeva la presa delle mani. Tashigi era rossa come un peperone. Ma non era imbarazzata, era furiosa. Quella donna non era nient’altro che una puttana, se avesse potuto la avrebbe prima massacrata di botte. E poi fatta impiccare.
Ma il culmine arrivò in un singolo momento. Uno solo. Un momento in cui si sentì un suono: un gemito. Tashigi si rese conto che le stava piacendo... era stata sola quasi per due anni. Nessuno le aveva dato nemmeno un po’ di affetto per tutto quel tempo. Quindi era normale che le piacesse ricevere affetto... da quella donna. Che la stava abusando. Lei stava traendo piacere da un abuso. UN ABUSO. Stavolta, per la prima volta, l’anima di Tashigi vinse, restituendole tutti i pugni che le erano stati tirati prima. Tashigi, presa dalla rabbia, bloccò Kalifa spingendola contro il muro a sua volta. Ma per un momento la fortuna le sorrise, o meglio le ghignò. Kalifa assunse un espressione sottomessa e provocante allo stesso tempo, “Quindi vuoi comandare tu? E sembra che ti piaccia violento...”, stavolta Tashigi era costretta a farsi furba, e ad andare contro la sua volontà. “Ora dobbiamo lavorare... ma se devo essere sincere mi piace essere quella che comanda...” disse con il tuono più studente che poteva. Si capiva benissimo che era falsa, lo avrebbe capito anche il peggiore dei pervertiti. “Ora ti saluto faccia d’angelo... ci vediamo all’inferno.” Le disse lanciandole un occhiata malevola.
Il minuto dopo Tashigi aveva messo la testa nel lavandino e aveva aperto l’acqua... dopo aver tappato lo scarico. Tashigi aspettò che l’acqua salì fino a coprirle la testa. Ed una volta coperta si mise ad urlare con tutta la forza che aveva, Kalifa sapeva benissimo che non era quel tipo di donna, lo sapeva eccome. Ma la voleva lasciare fare. La voleva torturare ancora, ancora e ancora. E questo Tashigi lo aveva capito. Per questo ora aveva bisogno di urlare, per sfogarsi, per punirsi, per dire a se stessa che aveva fatto una cazzata, e che non ci aveva guadagnato nulla.
Qualche istante dopo Rebecca la vide e le saltò addosso, la tirò fuori dall’acqua pregando Dio che fosse ancora viva, “MA SI PUÒ SAPERE PERCHÉ HAI FATTO STA CAZZATA TASHIGI?!”, le urlò contro la rosea. La corvina le rispose di stare tranquilla, perché da quel momento non avrebbe probabilmente mai più avuto scatti di rabbia, almeno per altri quattro giorni.
Balle, nient’altro che balle. Perché ora sarebbe arrivato il vero inferno. Tashigi non era pronta per quello, e l’unica cosa che poteva sperare era che qualcuno la salvasse. Ma cosa poteva essere questo inferno ?
Non era difficile da immaginare. Ma Tashigi non se lo sarebbe mai aspettata.
Uscì insieme a Rebecca e Bonney, si avvicinò al palo pronta per quel patetico spettacolino. Ma la corvina venne inaspettatamente chiamata da Teach. Caronte ti sta chiamando Tashigi. “Ma salve tesoro!- stai per arrivare a destinazione Tashigi, peccato che il biglietto si di sola andata,- Un paio di uomini ti hanno scelta per un ballo in privato.- ecco coloro che decideranno la tua tortura- Un ultima cosa prima di mandarti da loro... se ti daranno dei soldi tu li dovrai accettare... e poi gli dovrai obbedire. Chiaro?- non c’è bisogno di rispondere, la strada è solo una, senza uscita e senza curve- Loro stanno là infondo.” Le gambe di Tashigi furono spezzate dalla sua stessa anima, un dolore tremendo. Perché? Perché uno di quegli uomini era Ermeppo, ecco perché non aveva detto niente a nessuno, se non i suoi due amici, oltre che colleghi: Spandam e Jango. Il motivo era che lui si voleva divertire con lei, voleva vederla soffrire, umiliarsi, sottomettersi, dimostrarsi inerme. “Quello stronzo...” pensò Tashigi prima di avviarsi verso i suoi clienti. Appena avvicinata e già in quei tre si poteva vedere un desiderio lussurioso e perverso, quegli occhi... quell’anima egoista, terrorizzata perché troppo viziata, perché non aveva mai fatto i conti con se stessa, perché non aveva mai compreso cosa volesse dire “castigo”. Intimidatorie ma spaventate da tutto, ecco com’erano l’anime di quelle tre fecce. “Ahhhhh se prima eri sexy adesso sei ancora di più il mio sogno erotico Tashigi! Anche se penso che sarai un sogno ancora per poco...” disse Ermeppo per poi mettersi le mani in tasca, attendendo un momento ben preciso.
Tashigi cominciò a ballare attaccata al palo, lasciando ben poco all’immaginazione, muoveva le braccia mostrando in modo evidente, e suadente il petto prosperoso, per poi mostrare il bacino. Quei tre erano in estasi, Spandam per poco non era già svenuto. “ HAHAH! Sembra che questo lavoro ti piaccia molto dal momento che lo fai così bene!” disse Jango ridendo. Il demone vuole essere esorcizzato allora, lei era stata costretta a diventare brava in quel ridicolo balletto, se voleva i soldi se li doveva guadagnare, e fare bene le cose. Ma loro che ne potevano sapere.
Ad un certo punto Ermeppo parve chiedere di essere ucciso, aveva tirato fuori una della mano dalle tasche , da lì tirò fuori una bella mazzetta di soldi e li mise in quella sottospecie di mutande che portava Tashigi, a quel genato la corvina digrignò i denti, lanciando un occhiata omicida che fece rabbrividendo gli amici, prima vogliosi, di Ermeppo. Lui ,al contrario, dopo un istante di spavento si riprese “Sai non è molto educato trattare così chi ti da dei soldi... SPECIALMENTE SE TUO CLIENTE! Ora prostrati... e scusati.” Disse con un ghigno in volto, Tashigi lo avrebbe voluto ammazzare, massacrare lentamente con ogni spada, coltello, qualunque tipo di lama esistente. Ma i demoni purtroppo non si possono uccidere. Tashigi si inchinò e chiese scusa, facendo scoppiare quei tre in una risata sfottente e diabolica. “Bene ora il tocco di classe bellezza!” Disse Spandam. Infatti lui e Jango bloccarono la corvina, costringendola ad allargare le gambe, quelle erano le catene dell’inferno. “Allora... ti ho dato un po’ di soldini in più pupa...- non provare a chiamarmi mai più così, ecco cosa pensava Tashigi-... ed ora ho voglia di un po’ di affetto.” Disse cominciando a sbottonarsi i pantaloni, lei sapeva cosa voleva, lo sapeva benissimo. No. No. No. No. NO. NO. NO. NO. Non se ne parla nemmeno. Mai. Piuttosto sarebbe morta piuttosto che dover incrociare le lame con la propria anima. Perché questa non era una rissa con se stessa, questo era un vero e proprio massacro contro il peggior nemico di chiunque. Se stesso.
Tashigi cominciò il conflitto interiore, parata, parata, affondo. Parata, parata, affondo. Taglio di netto. Un altro affondo. Ma una schivata bastò per permettere ad uno dei due un affondo che trafisse il centro del corpo... quell’affondo lo aveva fatto Tashigi. Aveva vinto. Ed ora era pronta per concedersi.
Ermeppo fece un passo avanti, lei dopo quell’inferno ne avrebbe fatto uno indietro. Si slacciò la cinta, Tashigi aprì la cerniera che si trovava su quella oscena veste, lì in quel posto che non aveva mai ceduto a nessuno. Ermeppo si avvicinò... tre... due... uno... “Benvenuta in paradiso!” Benvenuta all’inferno. Ermeppo entrò, per poi vedere rosso. “Non mi dirai che questa tipa è vergine?!” Certo caro Jango, non sono una delle puttane che frequentate voi. Ecco cosa Tashigi avrebbe voluto pensare, ma tutto ciò che riusciva a pensare era a come fosse finita in quel modo, e al dolore immenso che provava in quel momento. Ma lei non aprì bocca. Non aveva intenzione di mostrarsi debole in quel momento. No. Non lo avrebbe fatto. Non finché sarebbe stata in lei. “Ed ora il gran finale!” I demoni avevano un piano. E Jango lo aveva annunciato. Ermeppo tirò fuori dalla tasca la sua seconda mano... con una siringa con qualcosa dentro. Qualunque cosa fosse la sparò nel collo di Tashigi, ed in quel momento lei urlò. Era un urlo forte, ma non abbastanza perché qualcuno al sentisse e la venisse ad aiutare. Da quel momento in poi vide tutto sfocato, i suoi sensi andavano a scatti, e non capiva che cosa aveva intorno. Quella era sicuramente droga. Un nuovo tipo che dava intensificazione dei sensi, anche se poi li faceva funzionare a scatti. Un estasi incredibile, soprattutto durante il sesso. Ma anche molto pericolosa per le overdose. Loro erano esattamente come lei dei marine... ed avevano della droga, e come se non bastasse il suo gruppo stava anche facendo il possibile per catturare il coltivatore. Non c’era nulla di più vergognoso per un marine...
Ma ora dove si trovava? Sentiva freddo, vedeva tre figure sbiadite in un ambiente privo di luce, vedeva una luce in lontananza e per il resto i suoi occhi percepivano solo buio. Ne lei ne la sua anima sapevano che stava succedendo, sapevano solo che quello era l’inferno. È lì che Caronte la aveva mandata, ed è lì che i demoni la stavano torturando.
Come era arrivata lì? Anche solo da Caronte. Anche solo ad essere costretta a fare un patto col diavolo, anche solo come avesse fatto a farsi derubare, anche solo come mai... Smoker l’abbia abbandonata.
Se l’era promesso prima, dopo l’inferno avrebbe fatto un passo indietro. Per vedere che cosa fosse successo perché la sua via fosse andata così. Per vedere chi... le aveva cambiato la vita.


L’autunno... un mese amato dalle piante che possono perdere le foglie, per crearne di nuove. Ed un mese odiato dagli studenti che devono ricominciare la scuola. Tashigi era sempre stata una studentessa modello il primo anno, e di certo il secondo non sarebbe stato da meno. Ma sinceramente avrebbe solo voluto fare pratica con la scherma. Voleva diventare il capitano della squadra di scherma della sua scuola, e poi diventare una professionista. Ma dopo i numerosi incidenti in alcune case e la chiusura di diverse scuole, moltissimi studenti e professori hanno dovuto cambiare scuola. Di conseguenza non ci sarebbe stato da stupirsi se arrivasse qualcuno molto più bravo di lei. Ma Tashigi non intendeva scoraggiarsi, perché per realizzare il suo sogno avrebbe fatto di tutto. Era ancora giovane, è normale che credesse a tali fantasie infantili. Ma in effetti è meglio così, doveva illudersi finché poteva.
Tashigi si stava avviando per la scuola. Si stava avvicinando al cancello, vedeva che c’era un sacco di gente nuova, tante ragazze con scollature oscene, ragazzi ricoperti di piercing con sigarette e birre. Che vergogna. La sua scuola sarebbe stata costretta ad ospitare gente del genere. Quando entrò a scuola non fece in tempo a muovere un muscolo che vide una banda di ragazzi di fronte al bagno dei docenti. Ed uno di loro non lo avrebbe dimenticato: un ragazzo alto e scuro, capelli verdi, tre orecchini all’orecchio destro e con in mano una bottiglia di qualcosa che sembrava essere ben più alcolico della birra. Se ne stava lì ad spettare che la sua amica rossa scassinasse la serratura, con altri due ragazzi che la incitavano ad aprire. Uno biondo, l’altro con un naso lunghissimo.
Era il momento per Tashigi di ricordare il suo primo incontro con Roronoa Zoro.














Angolo dell’autore

Vi chiedo innanzitutto scusa per i giorni di ritardo. Prometto che da oggi i poi proverò ad aggiornare settimanalmente (dai 6 agli 8 o 9 giorni). E informo quelli che magari stanno perdendo interesse che da adesso in poi ci sarà forse solo un capitolo di transizione, quindi spero di avervi convinto a continuare a leggere la storia.
Parlando del capitolo ammetto che stavolta ho sfiorato il rating rosso. Inoltre riconosco di essere stato disgustoso, inquietante, vergognoso, e anche per certi versi anche crudele. Ma diciamo che SPOILER dopo il flash back le cose si faranno più interessanti. E Tashigi avrà la sua vendetta.
È anche piuttosto vergognoso che io abbia scritto buona parte di questo capitolo ridendo, perché nella storia SPOILER Zoro e Tashigi hanno la stessa età, invece ho scoperto che Tashigi ha due anni in più di Zoro... io non ci credevo ,sono morto dal ridere (fra l’altro la differenza di età è la stessa che c’è con Kuina, quindi attenzione alle teorie...).
In ogni caso spero che il capitolo vi abbia incuriosito (perché dubito si possa amare una parte del genere), per continuare la storia.
Un saluto da parte di me stesso Jason
   
 
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