Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: inharryvsarms_    24/04/2020    1 recensioni
Quanto possono, un libro e un paio d'occhi verdi, stravolgerti la vita?
Se volete una risposta a tale quesito, Camille sarà ben felice di darvela. Il ritrovamento di un libro misterioso, un Regno di cui nessuno conosce l’esistenza e l’amore, porteranno tanto scompiglio quanto ordine nella vita di questa giovane ragazza.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi stringo nel cappotto e cerco di proteggermi dal vento pungente che si infrange contro la mia figura come una frusta, mentre cammino a passo svelto verso la biblioteca. Stanotte non ho chiuso occhio. Dopo aver constatato la scomparsa di quella scritta, la cosa mi ha sconvolto a tal punto da farmi letteralmente passare l'appetito, cosa veramente insolita per me. Ho mangiato due patatine solo per non sentire le lamentele di mia madre sull'importanza dei pasti, e mi sono chiusa in camera. 

La notte è stata un susseguirsi di aprire-sfogliare-chiudere il diario per circa 253 volte, e altrettante mi sono interrogata sulla mia sanità mentale. I miei pensieri erano come un fiume in piena, e ogni goccia d'acqua un numero infinito di domande, tali che, e ne sono alquanto certa, ho percepito le sinapsi del mio cervello fondere lentamente. Dal momento che, per ovvie ragioni, a nessuno di tali quesiti fossi in grado di rispondere da sola, presi la decisione di recarmi l'indomani mattina nell'unico posto dove potevo sperare di ottenere qualche risposta, sperando di ottenerne, perlomeno.

Il cielo è plumbeo su Belvès in questa mattina di sabato, il che non fa altro che peggiorare il mio umore già abbastanza compromesso. A volte ho la percezione di essere un po' troppo meteoropatica, ma stavolta sono ben consapevole che il mio malessere sia causato dall'oggetto che trasporto nello zaino. O almeno spero ancora sia nello zaino. Dopo ciò che è accaduto nelle ultime ore non mi sorprenderebbe affatto se, aprendo la zip, non trovassi niente al suo interno. 

Cerco ancora di auto convincermi che una logica dietro tutto questo ci debba essere per forza, non sono in un film e neanche nell'obiettivo di qualche candid camera, quindi deve essere tutto perfettamente spiegabile.

È mattina presto, le strade sono semi deserte e mai nella mia vita ho desiderato con maggior fervore di non essere lasciata al silenzio, in balia dei miei pensieri sconnessi, lungo il breve tragitto che ero ansiosa di percorrere. Le nuvole sopra di me creano una barriera che riesce ad essere attraversata solo da alcuni deboli raggi che timidamente si fanno largo tra esse, creando una luce biancastra. 

Sospiro sollevata quando vedo Ben dietro la cassa, mi infonde tranquillità vedere un volto amico in un momento come questo. 

"Ciao Ben." gli sorrido, varcando la porta e piazzandomi davanti al bancone. I suoi occhi passano immediatamente dal computer su cui stava lavorando a me, e riesco a riconoscere un po' di preoccupazione nelle sue iridi azzurre. 

So cosa sta pensando: ho un aspetto terribile. La mia carnagione pallida non fa altro che accentuare le profonde occhiaie intorno ai miei occhi nocciola, dandomi un aspetto spettrale. A non aiutare il quadretto ci sono i miei capelli, raccolti in una delle code più disordinate che si siano mai viste, facendomi sembrare appena uscita dal set di The walking dead. 

"Ciao Camille, come posso aiutarti? Va tutto bene?" mi rivolge la sua più totale attenzione, facendomi chiaramente capire che è a mia completa disposizione. Gli sorrido debolmente, mentre apro il mio zaino e spero internamente che il libro non si sia smaterializzato, ma quando le mie dita avvertono quella sensazione ruvida che ormai conosco fin troppo bene, capisco che è ancora lì, dove l'avevo lasciato. 

"Sì, sto bene, più o meno - sospiro- dovresti aiutarmi con una cosa." poggio il diario sul bancone e lo lascio alla supervisione del biondo davanti a me. 

"Ieri ho preso questo diario...agenda...qualsiasi cosa sia, e diciamo ha suscitato in me un po' di curiosità la sua provenienza, la sua storia. Sai come sono fatta." lo guardo, sperando di non sembrare una psicopatica. Non gli racconterei mai gli avvenimenti legati a questo diario: in primis perché non mi crederebbe (e come biasimarlo, non mi credo neanche io) e, inoltre, finirei per sembrare davvero folle. 

"Si...questo...mh- lo osserva-dammi solo un attimo." la sua attenzione torna a essere rivolta al computer dal quale l'avevo precedentemente distratto. Dopo aver digitato qualcosa, fa cenno di avvicinarmi. 

"Non mi ricordavo proprio di questo diario, a dirla tutta, credo sia qui da un bel po', dove l'hai trovato?" mi guarda, con un'espressione forse più confusa della mia.

"Ieri l'ho trovato per caso e dato che mi sembrava alquanto particolare ho deciso di prenderlo, era abbastanza nascosto a dirla tutta e non l'avrei notato se non l'avessi fatto quasi cadere a terra." ridacchio, cercando di non far notare il disagio dietro le mie parole.

"Trovato niente?" dico, affiancandolo dietro la cassa.

"Ho digitato il nome del libro nell'archivio, ma non lo trovo da nessuna parte. A quanto pare le mie supposizioni erano giuste -mi guarda- penso fosse lì da un bel po' di tempo e che sia sfuggito nella catalogazione dei libri, a volte può succedere." 

Le sue parole non mi confortano affatto, non sono le parole che speravo lasciassero le sue labbra. La delusione si fa largo dentro di me, sento lo stomaco aggrovigliarsi, la testa esplodere. L'unico luogo dove speravo di ottenere delle risposte, non me ne può dare alcuna, tale constatazione getta il mio animo nello sconforto totale. 

"Ehi." credo che Ben si sia accorto del mio repentino cambio d'umore "Fammi vedere una cosa, tranquilla, non te ne andrai da qui a bocca asciutta. So quanto tu ci tenga a questo genere di cose." mi sorride e poggia una mano sulla mia spalla a mo di conforto, prima di servire una signora dall'altra parte del bancone. 

A questo punto starà pensando che io sia una pazza a prendere così a cuore un qualcosa, all'apparenza, così trascurabile. Eppure non mi importa, sono abbastanza determinata a scoprire cosa si cela dietro tutto questo. La testardaggine è da sempre un mio grande difetto, e in situazioni come questa non fa altro che spingere la mia curiosità ad un livello estremo, non permettendomi di fermarmi al primo ostacolo che incontro lungo il cammino.

"Okay, scusami, ci sono. Ora digito il nome del libro su internet e vediamo quanto riusciamo a scoprire."

Dopo qualche ricerca legge quanto scritto sulla pagina appena aperta: 

 

"Apollyon, è l'equivalente greco di Abaddon utilizzato nella Bibbia ebraica per indicare la distruzione o un luogo di rovina e distruzione. I due nomi associati, indicano il nome di un angelo nel Libro dell'Apocalisse. Apollyon è il Cavaliere della Pestilenza dalla testa di un Montone ed è uno dei più potenti Arcidaemon di Abaddon. 

Talvolta indicato come il "Principe delle Locuste", Apollyon diffonde piaghe e malattie attraverso i Piani allo scopo di accrescere il potere presso i suoi fedeli." 

 

Un silenzio incombe su noi due quando Ben finisce di leggere, un brivido mi attraversa la spina dorsale. Tutto ciò che riguarda questo libro mi inquieta, dalla copertina, al nome, alle paranormali vicende che lo riguardano.

"Non lo voglio più, voglio restituirlo." rompo il silenzio, Ben mi guarda stranito.

"Lo capisco -dice- è inquietante. Però alla fine è un qualcosa che non esiste, non lasciare che queste leggende abbiano la meglio sulla tua parte razionale." 

Se solo sapesse la verità completa in ogni suo dettaglio, non penso direbbe lo stesso. 

"Lo so, sono solo fandonie, ma diciamo che l'idea di avere il Cavaliere della Pestilenza formato diario non mi entusiasma particolarmente." ironizzo, per stemperare un po' l'aria. Ben ridacchia e credo se la sia bevuta. 

"D'accordo piccola dolce Cami impaurita, ridammi il libro e porta la tua testa rossa a fare una dormita. Hai delle occhiaie che farebbero spavento anche al tuo amico della pestilenza." dice, indicando il libro che giace sul bancone. Chissà che fine farà, mi chiedo. 

"Ai suoi ordini, capo." sorrido, mettendomi lo zaino in spalla, leggero come una piuma, in totale contrasto con il peso che sento io addosso. 

"A breve stacco, ti va se pranziamo insieme?" propone. Dal suo tono intuisco che questa richiesta avrebbe voluto porgermela da un bel po', ma che solo ora abbia trovato il coraggio per farlo. Sorrido, imbarazzata e dispiaciuta allo stesso tempo.

"Scusa Ben, ma oggi torna mio padre e mia madre mi ha specificatamente chiesto di non prendere impegni per pranzo, vuole fare una specie di pranzo di rimpatriata o qualcosa di simile. Un'altra volta, okay?" lo guardo, sperando non si sia offeso. Preferirei essere in qualunque luogo fuorché casa mia durante questi pasti al completo, ma purtroppo da alcune cose non puoi scappare.

"Certo, nessun problema. Ci vediamo." prende il diario dal bancone e lo saluto, prima di allontanarmi e avviarmi verso casa, pronta per un pisolino ristoratore che mi faccia dimenticare queste ultime ore. Nonostante tutte le mie domande sul libro non abbiano trovato alcuna spiegazione logica, cerco di non martoriarmi troppo il cervello, ha subito abbastanza abusi da parte mia per il momento. 

Apro la porta di casa e salgo le scale, una strana sensazione mi invade il corpo. E poi eccolo lì, il dannato diario, al centro del mio letto. Sono sicura che se avesse un volto, la sua espressione ora sarebbe un ghigno malefico.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: inharryvsarms_