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Autore: JessicaBuriola    24/04/2020    1 recensioni
Draco Lucius Malfoy ha riabilitato il nome della propria famiglia ed ora è uno dei funzionari più rispettati del Ministero della Magia e proprio per questo gli è stata affidata una missione che sicuramente gli farà ottenere il posto come capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ventisette anni, brillante ed ambizioso, in procinto di sposarsi, tiene ben salde le redini della propria vita.
Sofia De Benedetti ha un doloroso passato alle spalle, che preferisce di gran lunga tenere chiuso in un cassetto. Pochissimi amici, un fidanzato assente e lontano. Ventidue anni, studentessa universitaria in procinto di laurearsi, un vortice di confusione e apparente spavalderia, travolgente, insolita.
Due mondi agli antipodi che finiscono inevitabilmente per scontrarsi in una delle città più affascinanti e controverse del mondo: Venezia.
A volte, nonostante tutti i nostri piani definiti nei minimi dettagli, il destino ha in mente altri progetti per noi.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Venerdì 24 gennaio, ore 09:23

Sofia sedeva al centro del salotto, sul tappeto, gli occhi chiusi, cercava di liberare la mente come mille volte le aveva detto di fare il professor Silente.

“Concentrati sul respiro Sofia”, le sembrò quasi di udire la sua voce, “Lascia che ogni turbamento scivoli via, lontano da te, lontano dalla tua mente”. Percepì come il suo respiro cominciasse ad essere più regolare, ritmato, ne aveva il controllo.

“Ce la puoi fare testolina, non arrenderti”. Un’altra voce, dai toni bassi, una voce che sapeva calmarla e faceva sì che un piacevole calore le si irradiasse dal petto. “Coraggio Sofi…”

 
“Sofi, amore, dove ti sei nascosta piccola peste?”

La bambina rise e si infilò sotto uno dei maglioni di papà.

“Un momento, da quand’è che questo armadio ride? È sempre stato un tipo silenzioso…” Gregory aprì lentamente una delle ante dell’armadio, la risata della bambina ormai era incontrollabile. “Ma non è colpa dell’armadio, è questo vecchio maglione che mi prende in giro! Ehi… Un momento…” L’uomo alzò il maglione e si ritrovò di fronte Sofia, che rideva con le manine sulla bocca. “Cosaaa? Questo vecchio maglione ha osato mangiarsi la mia bambina! Ah, vieni qui amore…”.

Prese in braccio la piccola e poi con un colpo di bacchetta fece levitare l’indumento sopra le loro teste, che improvvisamente si trasformò in una pioggia di coriandoli che fecero ridere ancor di più la bambina, intenta ad afferrarli con le manine.


“Non dirlo alla mamma, me lo ha regalato lei, ma sai, non mi è mai piaciuto.” L’uomo rise e le baciò la fronte.

“Ancora papà!” La bambina indicò i coriandoli a terra e l’uomo con un altro colpo di bacchetta li fece levitare nuovamente in aria: Sofia batté le manine entusiasta.

“Guarda pulcino, ti faccio vedere un’altra magia…” E così dicendo con un colpo di bacchetta aprì un cassetto e ne uscì una piccola chiave d’oro intarsiata, legata ad una catenella, che fluttuò fino a raggiungerli.

La bambina l’afferrò prontamente. “Stai attenta…” Il padre le sorrise, toccò appena la chiave con la bacchetta e sotto gli occhi stupiti della bambina quella si trasformò in una piccola S dorata. “Ti piace pulcino?” Gregory prese la collanina e la mise al collo della bambina. “Non la devi perdere mai, me lo prometti Sofi? È importante…”


La bambina annuì solenne. “Sofia non perde regalo di papà. Promesso.”

“Brava.” L’uomo sorrise e le stampò un altro grande bacio sulla fronte. “Ti voglio bene, non dimenticarlo mai Sofia…”

 
“Sofia, riesci a sentirmi? Ehi…”

La ragazza aprì gli occhi di colpo: era stesa sul tappeto, fradicia di sudore. Draco le era accucciato accanto, la guardava preoccupato.
“So dov’è la chiave della camera blindata.” E così dicendo si toccò la collanina che portava al collo.

Venerdì 24 gennaio, ore 17:47

Draco era intento a mettere nel borsone una serie di vestiti, senza fare troppo caso a quello che gli capitava sotto mano: dovevano andare alla Gringott e recuperare quello che di così importante il padre di Sofia vi aveva nascosto.
Era sicuro che a giorni il Ministero avrebbe aperto un’inchiesta sul suo viaggio in Italia, glielo aveva confermato la Granger: a quanto pare era stato proprio O’Brien, il suo capo, a fare pressioni in quel senso.
Gran pezzo di merda: evidentemente non gli aveva ancor perdonato il fatto che fosse intenzionato a sostituirlo mandandolo in pensionamento anticipato.
La questione era che Sofia non era ancora pronta, sbloccare i suoi ricordi e quindi la sua magia era un lavoro certosino, che richiedeva tempo, un tempo che si assottigliava sempre di più sopra le loro teste. Sospirò esasperato, tirando una pacca all’armadio.

“Ti pregherei di non rovinare i miei mobili Draco, sono resistiti per un secolo.”

Narcissa. Sua madre. Si voltò e la ritrovò in piedi, accanto alla porta della sua stanza, elegante ed altera come sempre.

“Ciao mamma, sono di fretta, ma sono vivo, sto bene, non so quando ci rivedremo.” E così dicendo sollevò la borsa dal letto, pronto a smaterializzarsi.

“Non così in fretta Draco Lucius Malfoy.” Il tono era deciso, non ammetteva repliche.

Sospirò. Ci mancava solo questa. “Cosa c’è mamma? Se è per la questione di Astoria, beh, perdi tempo e lo fai perdere anche a me.”

La donna scosse leggermente la testa. “Voglio conoscerla.”

Draco sgranò gli occhi, come diavolo faceva a saperlo? “Chi mamma?” Bleffò, anche se era ben conscio che una simile strategia, soprattutto con lei, non sarebbe servita a niente.

Narcissa infatti alzò un sopracciglio stizzita. “Sei mio figlio Draco, ti ho partorito, credi non mi sia accorta che sei innamorato?”

L’uomo restò senza parole: perché diavolo sembrava essere così palese a tutti? La donna continuò imperterrita. “Lo avevo percepito dalle tue telefonate dall’Italia, non ne ero sicura, ma mi è bastato vederti quando sei tornato per Natale: quella luce negli occhi, non l’avevo mai vista; poi Astoria si presenta qui e mi dice che la volevi lasciare: ah, non ci volevo credere, finalmente eri rinsavito!”

Draco era davvero incredulo ma la donna continuò imperterrita. “Non mi guardare così, non mi è mai piaciuta molto, sempre così attenta a volermi piacere ed assomigliare: cosa volevi, diventare una brutta copia mia e di tuo padre? Almeno noi ci siamo sposati per amore, anche se poi le cose sono andate come non dovevano.” Narcissa sospirò appena. “Ho giurato che non saresti mai diventato come lui, lo sai bene e nonostante quello che abbiamo passato durante la guerra, giorno dopo giorno ti ho visto inseguire cose che non ti rendevano davvero felice, fino a Natale, quando sei tornato e ti splendevano gli occhi, come non li vedevo fare da molto tempo. Sono tua madre e sai benissimo che non ci sarà mai niente che avrò più a cuore della tua felicità, quindi credo di meritarmelo.”
La donna concluse e senza smettere di guardarlo, incrociò le braccia.

“Mamma…” Le sorrise, genuinamente e il cuore della donna quasi perse un battito: da quanto non le sorrideva così? Draco era ben conscio che quanto sua madre avesse detto era vero, solo che il tempismo era davvero pessimo; la guardò cercando le parole giuste per farglielo presente, ma si rese conto che sarebbe stato inutile, Narcissa era irremovibile.

“Sei incredibilmente testarda, lo sai?” L’uomo la guardò esasperato.

“Da qualcuno avrai pur preso caro.” Le spuntò un piccolo sorrisino.

Draco alzò gli occhi al cielo. “OK, ma ci sono delle cose che devi sapere prima, non sono sicuro ti piaceranno, ma francamente poco m’importa, voglio ti sia chiaro questo.” La guardò serio.

La donna lo guardò impassibile. “Non credo ci sia niente di peggio di quando quello scellerato di tuo padre mi ha detto che eri diventato un mangiamorte. Ti ascolto.”

Draco ricordava bene quel giorno: Narcissa aveva urlato come una forsennata, lanciando tutto quello che le capitava a tiro contro il marito; poi improvvisamente si era zittita e aveva guardato lui, in un modo così intenso che gli sembrava quasi lo potesse trapassare da parte a parte. Probabilmente in quel esatto momento aveva giurato a sé stessa che lo avrebbe protetto ad ogni costo e così aveva fatto.

Le doveva tutto. Avrebbe capito.
   
 
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