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Autore: Daphne_07    27/04/2020    1 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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ITALIA

Allora, eccomi tornata. Sono di nuovo in ritardo, non lapidatemi... Il capitolo in realtà era molto più lungo di così, ecco perché ho deciso di tagliarlo a metà e di darvi subito un contentino (purtroppo non ho trovato una bella chiusura). La sto menando tanto, taaaaanto per le lunghe con 'sta faccenda di Montecarlo, ma vi giuro che entro il prossimo aggiornamento Hermione avrà spiccicato il suo segreto e sarà bell'e che tornata a casa
Beh, ci vediamo a fine capitolo (ci ho preso gusto con gli angoli-autrice!)





Sembrava che non l’avesse vista. Era girato di spalle e la sua attenzione era concentrata sul giornaletto che stava leggendo. Hermione riuscì ad intravederne la copertina, “calcio”, ma sapeva perfettamente che lì dietro Malfoy nascondeva una rivista di Quiddich. E così il Quiddich gli interessava, eh? Le era giunta voce che Malfoy avesse tentato di inserirsi nella squadra dei Serpeverde, ma con scarso successo: l’avevano respinto, e adesso lui, a quanto sembrava, stava approfondendo le sue conoscenze su quello sport, in modo da poter usufruire della teoria e migliorare nella pratica.
Se Hermione non si fosse mossa, se non avesse fatto rumore, magari Malfoy non si sarebbe accorto di lei, o, per meglio dire, che era lei. Quanto mancava all’arrivo? Diamine, 29 piani! Ma perché l’ascensore procedeva così lentamente?

“No, non devo perdere la calma!” si disse Hermione. “Io sono capacissima di ribattere ai suoi insulti, e allora perché lo temo? Non avrò mica paura di uno stupido marmocchietto pestifero? È un comunissimo viaggio in ascensore, io me ne starò tranquilla e poi uscirò sana e salva.” Hermione fece un bel respiro e si girò dall’altro lato, in modo da non dover vedere nemmeno più la nuca di Malfoy. La Grifondoro stava quasi per acquietarsi del tutto, quando la voce strascicata del ragazzino la raggiunse: “Ma quanto diavolo manca?” chiese, sgarbatamente. Essendo un mago non conosceva gli oggetti babbani, e quella “scatola in movimento” sembrava metterlo leggermente a disagio. Hermione stette zitta, o sarebbe stata riconosciuta  dalla voce. Malfoy, irritato per non aver ricevuto risposta, chiese seccato: “Quanto manca?”
No, questa volta era inevitabile parlare. E se avesse camuffato un po’ la voce? Era una cosa stupida… ma lei doveva provare, non ci teneva affatto ad avere uno scontro in ascensore.
-27 piani- Aveva adoperato un timbro vocale troppo alto e troppo gracchiante, la voce era risultata sgradevole come quella di una cornacchia. Beh, indubbiamente Malfoy l’avrebbe presa per pazza, ma almeno si sarebbe astenuto dal farle altre domande. Ad un certo punto Hermione sentì qualcosa cadere a terra, vide la rivista di Quiddich scivolarle sotto gli occhi e finire contro le porte dell’ascensore. Malfoy si precipitò a recuperarla, preoccupato che qualche non-mago avesse potuto scorgere delle illustrazioni in movimento. Ma in questo caso quel ragazzino si sarebbe avvicinato a lei, l’avrebbe vista in faccia! Hermione si scostò e andò a rintanarsi contro la parete opposta dell’ascensore. Sfortunatamente, però, Malfoy voleva accertarsi che lei non si fosse accorta di niente, quindi alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi dentro quelli di Hermione.
-Mezzosangue!- disse, stupito e arrabbiato al tempo stesso. Ma arrabbiato per cosa? Non era stata Hermione a volerlo a Montecarlo, non era stata Hermione a prendere il suo stesso ascensore, non era stata Hermione a lasciarsi sfuggire un giornaletto di mano come una scema! E lui osava anche chiamarla Mezzosangue?!
-Ma cosa ci fai qui?-le chiese con voce inferocita.
-Cosa ci fai tu qui, magari!- rispose Hermione, piccata.
-Non sono affari tuoi!-
-E allora non sono nemmeno affari tuoi!-               
-Chiudi il becco!-
-Chiudilo tu!- Per Malfoy era strano lanciarsi in litigi come quelli: tutti lo temevano a scuola, e nessuno si era mai azzardato di fargli la punta. Solo la Granger, quella maledettissima Granger, continuava a rimbeccarlo.
-Ma sta’ un po’ zitta, va, Ginger!- attaccò Malfoy, carcando la voce sull’ultima parola.
-Come hai detto?-
-Ho sentito che tua nonna ti chiama Ginger, eh! Sembra che qualcuno abbia dimenticato il nome stupido della sua nipote stupida!-
-E sembra che qualcuno abbia un nipote con la testa che sembra un cotton-fioc!-
-Un cotton-fioc? E che diavoleria sarebbe?-
-Un bastoncino cotonato bianchissimo che usi per pulirti il cerume!-
-Bleah! Fa schifo quasi quanto te, Granger!- Tra un insulto e l’altro, le porte dell’ascensore si aprirono e i due si ritrovarono nel ristorante-bar. Hermione si diresse al tavolino più lontano da quello di Malfoy, tremante per la rabbia.
Forse, se sua nonna si fosse svegliata prima, Hermione non avrebbe preso quel dannato ascensore. Parli del diavolo, guarda caso quest’ultima si face viva e si sedette con la nipote.
-Ginger! Il tuo compito era assicurarti che io non mi facessi male e che non morissi in camera mia! Non te ne devi andare! Caspita, io pensavo che tu fossi più seria, e invece ti ritrovo qui a cavoleggiare!- Groppo in gola, nodo nello stomaco. Sì, lei era così: sempre seria, e non avrebbe cavoleggiato mai più.
-Ginger, promettimi che non accadrà più!-
-Sì, sì, lo prometto- disse Hermione.
-Bene, adesso io vado al casinò. Mi sono fatta portare la colazione in camera. Tu gira nell’albergo e fai quello che ti pare, basta che non mi muori. A stasera- e se ne andò. Hermione, appena ebbe finito di consumare la colazione, decise di salire nel loro appartamento per fare i compiti. Prese l’ascensore, e, quando scese al suo piano, non si accorse che qualcuno le stava passando davanti. Hermione lo cilindrò in pieno e lo fece cadere a terra.
-Oddio, mi scusi!- disse subito. Aveva urtato una vecchietta asiatica tutta curva.
-Fai attenzione, ragazzina!- disse quella.
-Mi scusi ancora…- mormorò Hermione, prima di andarsene.
-Tu non vai da nessuna parte! Ti stavo guardando l’altra sera, eri seduta al ristorante. Sei il nuovo ospite, eh? Mi hai portato tanta, tantissima fortuna!- disse euforica.
-Che?- chiese Hermione, scombussolata.                                                                    
-Ieri sera, dopo averti vista, sono andata al casinò. Erano tanti giorni che perdevo, invece, da quando sei arrivata tu, ho cominciato a vincere. Ogni volta che pensavo “strana ragazzina al tavolo a fianco”, le mie carte erano buone: sono riuscita a battere tutti! Ecco perché devi accompagnarmi e portarmi ancora fortuna!” Come tutti i giocatori d’azzardo, anche quella singolare vecchietta era dotata di convinzioni superstiziose.
-Ma io non posso…-
-Sì che puoi! Se non vieni racconterò a tutti che adesso mi fanno male la schiena e l’anca! Tu mi hai urtata e mi hai anche fatta cadere! Forza, vieni, ho bisogno di fortuna!- E così, sottomessa da quell’infame ricatto, Hermione si fece trasportare al casinò.
Fortunatamente non incontrò sua nonna, più incline a giocare con le slot machine.
La vecchietta ingobbita, che poi si rivelò chiamarsi Aya-san, la fece sistemare al suo fianco. Per prima cosa, venne la roulotte.
-Ragazzina, scegli un numero!- la incitò Aya-san.
-Mah, non lo so...- disse Hermione, incerta ed infastidita.
-Dinne uno, vinco 100 dollari se punto su quello giusto! Forza, avanti, da 2 a 50!- Hermione, che non conosceva le regole dei giochi d’azzardo e disprezzava profondamente i casinò, decise che avrebbe dovuto andarsene alla svelta. Quindi, prima accontentava la vecchietta, prima il suo sporco lavoro sarebbe finito.
-44- disse. Un uomo fece girare la ruota e, per pura coincidenza, il numero fortunato fu proprio il 44. La vecchietta si diede a degli urletti euforici, poi avvinghiò Hermione per il braccio e la costrinse a dire un altro numero. Hermione, incredibilmente, ebbe fortuna anche la seconda e la terza volta, facendo vincere alla vecchietta la bellezza di 1500 dollari. In tutto il casinò cominciò a diffondersi il mito della ragazzina con i capelli a cespuglio, e una folla di giocatori superstiziosi si accalcò attorno alla povera Hermione. In realtà, la Grifondoro cominciò a credere che fossero i suoi poteri magici a portarle fortuna. Sapeva che, se avesse sbagliato, tutti avrebbero cominciato a guardarla storta, e lei non ci teneva affatto ad essere presa di mira da un gruppo di vecchietti creduloni: ecco perché la magia, sebbene lei non la stesse adoperando di sua volontà, le dava una mano.
La gente cominciò a fare la fila per sapere da lei i numeri vincenti, o per averla con sé durante la distribuzione delle carte, o, addirittura, per farle toccare la banconota che avrebbero inserito nel videopoker. Poi, ad un certo punto, Hermione colse il mormorio di due coniugi. Stavano dicendo: “Ma lo sai che nell’altra sala c’è un ragazzino biondo che fa vincere tutti? Lì si fa meno coda!” E si allontanarono. Un ragazzino biondo? Hermione chiese di fare una pausa per andare a controllare. Evidentemente anche Malfoy aveva fatto lo stesso, perché i due si incontrarono a metà strada. Lui le rivolse una faccia sprezzante.
-Ragazzi- disse un tipo obeso con il pizzetto -ho bisogno che mi diciate un numero!-
-No, basta, per favore, io sono stanca!- provò a giustificarsi Hermione. A questa affermazione, nella sala si diffuse un mormorio scontento.
-Adesso chiudete il becco, vecchiacci! Io non ne posso più!- iniziò a sbraitare Malfoy. Evidentemente tutti si sentirono piuttosto oltraggiati, perché sui due ragazzini si riversarono un sacco di occhiate arrabbiate.
-Meglio andarsene…- sussurrò Hermione. I due, avvantaggiati dalla loro stazza minuta, si gettarono nella folla e scansarono tutti i giocatori, arrivando praticamente illesi all’uscita. Naturalmente, però, gli ospiti non intendevano affatto lasciarsi sfuggire quei due giovanotti tanto portentosi, e quindi, accecati dalla bramosia di fortuna, si diedero all’inseguimento. Malfoy correva più veloce di Hermione, ma, per sua sfortuna, non sapeva bene il valore dei soldi babbani: per tornare all’albergo avrebbe dovuto pagare un autobus, ma non sarebbe mai riuscito a trovare i soldi giusti.
Hermione, sebbene conoscesse benissimo il valore del denaro babbano, non aveva con se nemmeno un soldo, mentre Malfoy era pieno di banconote e di spiccioli.
-Pago io i nostri biglietti, basta che mi dai i soldi!- gli urlò dietro Hermione. Malfoy, non avendo altra scelta, gettò in mano alla sua rivale tutti gli spiccioli che aveva in tasca. Poi si fiondò sull’autobus. Hermione lo seguì a ruota, pagò l’autista (quest’ultimo non vide che i due ragazzini erano senza genitori) e gli intimò di partire. I due seminarono per un soffio quella banda di francesi assetati di fortuna, e tirarono un sospiro di sollievo quando furono abbastanza lontani dal casinò.
-Sedetevi, voi due!- disse loro l’autista. Sfortunatamente gli ultimi due posti liberi erano vicini. Malfoy, per non avere il benché minimo contatto con la “Mezzosangue”, si accalcò contro il finestrino dell’autobus.
-Per un pelo- sussurrò Hermione a se stessa.
-Granger, voglio dimenticare questa stupida storiella e tornare all’hotel come se niente fosse, ok?- disse Malfoy a denti stretti.
-E’ quello che voglio anch’io- ribatté a tono la ragazzina. Malfoy, dopo qualche minuto di silenzio, disse ancora: -Granger, questo non è il percorso per l’hotel-
-Avremo preso la strada più lunga- Il problema fu che una strada lunga non dura 30 minuti in più del necessario, ed Hermione cominciò a dubitare della sua precedente affermazione.
-Granger, è chiaro, hai sbagliato autobus!- le infierì contro Malfoy.
-Impossibile, io non sono così scema!-
-Credo che ti sbagli, cretina!-
-Datti una calmata, cotton-fioc!-
-Datti tu una calmata, Mezzosangue!- Era indubbio: l’autobus non era diretto verso l’Hotel Cristallo, e sfortunatamente né sua nonna, né i nonni di Malfoy erano con loro. Hermione toccò la spalla di due signori seduti lì vicino, e quelli le dissero qualcosa di incomprensibile. “Italiano?”, pensò Hermione.
-Potete parlare inglese? Non capisco… Inglese… Per favore…- I due vecchietti sfoderarono una pronuncia terrificante, ma alla fine Hermione capì quello che le stavano dicendo: Italia. Liguria. Ventimiglia. L’autobus era diretto in Italia.
-Malfoy!- iniziò Hermione, spaventata -Malfoy, stiamo andando in Italia!- La faccia dell’altro, sempre fredda e indifferente, non lasciò trasparire nemmeno un po’ di preoccupazione.
-Beh, dì all’autista di tornare indietro-
-Siamo troppo lontani, figurati se ci ascolta! E poi così faremmo scoppiare un casino!- No, lei doveva regolarsi, non poteva fare una scenata isterica davanti al suo peggior nemico!
-Malfoy, fa’ qualcosa!- Hermione si mise le mani nei capelli, tentando di tenere a bada l’inquietudine.
-Non so cosa fare, mai preso un autobus in vita mia- Hermione spremette le meningi nel tentativo di pensare ad una soluzione. Nonostante avesse la fama di una tipa pronta a sparare idee razionali in qualsiasi momento, non le veniva in mente proprio nulla di utile. Era solo una bambina sull’autobus sbagliato.
-Calmati, psicotica, non farti prendere dal panico: non dobbiamo fare casino. I due tizi italiani hanno detto che Ventimaglia o come si chiama non è poi tanto distante. Scendiamo, troviamo una di quelle cose babbane che servono per telefonare, chiamiamo l’Hotel e ci facciamo venire a prendere. Lo sai il numero dell’albergo?- disse Malfoy placidamente, quasi stesse spiegando a un bambino che due più due fa quattro.
-Certo che so il numero!  377542…- No! Perché la memoria veniva a mancarle proprio adesso!?
-Cosa non ricordi?- chiese Malfoy, irritato.
-Gli ultimi due numeri… Non li ricordo…-
-Beh, se può essere d’aiuto, io non so nemmeno come si usi un talefono- disse Malfoy, ironico, mettendosi comodo sul sedile.
-Ma non scherzare, idiota! Come fai a non essere preoccupato?-                                                                                   
-E smettila di rompere! L’hai detto tu stessa: dobbiamo stare tranquilli. Agitarsi non serve a niente- Strano, quelle parole ferme le infusero coraggio. Facevano uno strano effetto pronunciate da Malfoy, forse era perché lui manteneva un’espressione imperturbabile. Hermione, sebbene non volesse darlo a vedere, era molto agitata, ma il viso impassibile di quel ragazzino le trasmetteva sicurezza.
-Devi stare scialla. Io non conosco niente dell’Italia, eppure non sono ammattito. Pizza, pasta e mandolino, questo è il massimo che so-
 
Hermione sapeva che sua nonna sarebbe tornata entro le sette, e, a quanto le disse Malfoy, valeva lo stesso anche per i suoi nonni. Certo, venire a recuperare i nipoti in Italia li avrebbe un po’ scossi, ma… cosa potevano farci?
Entro dieci minuti il pullman arrivò a Ventimiglia, e i due ragazzini poterono scendere. Quella doveva essere una località turistica, strabordante di bagnanti e di turisti, ma in inverno la spiaggia vuota sembrava lo scheletro granuloso di un grande mostro di sabbia. Fortunatamente si trovavano vicino al mare e non faceva molto freddo, altrimenti sarebbero stati osteggiati anche dalla neve.
-Muoviamoci, troviamo un telefono. Voglio tornare il prima possibile- chiarì Hermione. Sfortunatamente di telefoni fissi non ce n’erano più tanti in giro, quindi i due ragazzini furono costretti a cercarne uno per tutta la città.
Non la smisero un attimo di pungolarsi: “Colpa tua che hai sbagliato autobus, Mezzosangue!”, oppure “Se tu non fossi così all’antica, ti saresti aperto al mondo babbano e magari ora sapresti come risolvere la situazione!” Nonostante si fossero lanciati insulti perennemente, i due non si erano separati: anche se inconsciamente, percepivano più protezione stando l’uno vicino all’altra. Malfoy lo faceva perché confidava nelle conoscenze babbane di Hermione, Hermione perché traeva coraggio dalla tranquillità e dall’indifferenza di Malfoy.
Finalmente, dopo un’ora di ricerche, Hermione trovò un telefono pubblico. La cabina era stata martoriata dalle sassate dei vandali, ma sembrò che fosse ancora possibile fare una telefonata. La ragazzina inserì una delle monetine di Malfoy e digitò la parte iniziale del numero.
-Che pensi di fare, Granger? Non conosci la parte finale- Malfoy mise le mani in tasca e si strinse nelle spalle, come se la questione non lo riguardasse.
-Come fai ad essere così tranquillo?-
-Sei tu la psicotica in fibrillazione-
-Come ti permetti!?- iniziò a sbraitargli contro.
-Non eri tu quella che voleva muoversi?- Hermione, benché non fosse abituata a mordersi la lingua, tentò di zittirsi.
-Senti, Malfoy, utilizziamo i vecchi metodi-
-Ovvero?-
-Digitiamo tutti i numeri possibili-
-Va bene, sei tu la nata babbana qui- “Lurido razzista…” pensò Hermione, tentando di controllare i nervi.
Ci misero un’ora intera a digitare tutti quei numeri, ma alla fine nessuno di essi si rivelò quello giusto.
-Beh, evidentemente quelli dell’hotel non hanno risposto in tempo…- sussurrò Hermione, trattenendo le lacrime per pudore. Lei non doveva piangere. Era bloccata in Italia con il suo peggior nemico, si sarebbe sorbita un cazziatone galattico e avrebbe fatto morire di paura i suoi parenti, ma non doveva piangere. Lei non piangeva mai, o tutti si sarebbero sentiti autorizzati a metterle i piedi in testa.
-E tu adesso vorresti rifare tutti i numeri da capo? Ho finito le monete, mi cerco una camera qui- Non appena Malfoy se ne uscì con quest’idea, subito Hermione cominciò a contestarlo: -Ma sei impazzito? I nostri nonni tornano per le diciannove e adesso sono le diciotto, se non ci trovano gli prende un infarto! Mia nonna non mi sta simpatica, ma trovo del tutto scorretto farla preoccupare e far preoccupare anche i miei genitori! Questo dovrebbe valere pure per te!- Hermione continuò a parlare a ruota libera per un po’, senza accorgersi che Malfoy non rispondeva più. Aveva reclinato il capo e teneva i pugni stretti, come faceva sempre quando era arrabbiato.  
-Malfoy! Diamine, non puoi ignorarmi! Non credi che la tua famiglia si spaventerà non trovandoti più?-
-Il punto è che i miei non si preoccupano! Non gliene fotte niente di me!- esplose Malfoy, esternando i suoi pensieri con un riverbero di parole astiose. Non gli importava se c’era Granger con lui, voleva solo sfogarsi. Voleva liberarsi da quella rabbia repressa, da quella convinzione dolorosa, da quell’opprimente realtà famigliare che l’aveva tormentato tutta la vita. Hermione, ripresasi dal primo spiazzamento, disse: -Ma Malfoy! Questo è impossibile- Parlò fermamente, come se avesse appena decretato che il cielo è azzurro. Malfoy si inferocì ancor più, irritato da quella constatazione.
-E tu come lo sai, Mezzosangue? Tutti mi odiano- le ringhiò contro, nel pieno del suo sbocco d’ira.
-Se morissi adesso non gliene importerebbe, tanto io non servo a nulla! Ho solo fatto casino nella mia famiglia!- Sembrava un cane idrofobo. I suoi occhi erano sconvolti dai lampi, si era scatenata la tempesta in quelle pozze argentate. Doveva calmarsi, o Hermione temeva che sarebbe esploso lì, in quella cabina telefonica. Non l’aveva mai visto così, ribollente di collera come una pentola a pressione. Ma come poteva fare a calmarlo? Come porre fine a quella travolgente bufera di parole?
SCIAFF. Silenzio. Quello schiaffo lo sconvolse, lo strappò al pianeta corrusco e infuocato da cui provenivano quelle frasi folli, quel rabbioso avvilimento. Abbassò lo sguardo. Non avrebbe potuto guardarla negli occhi. Lei aveva visto. Lei come nessuno, lei per prima, aveva visto. Aveva visto come lui dentro fosse distrutto, come il suo spirito si dimostrasse devastato, annientato da anni e anni di sofferenze.
-Senti, sono certa che è una cosa risolvibile: tu ti sei messo a fare il “discolo” della classe e i tuoi genitori non sanno come farti smettere, ma andrà tutto a posto- disse Hermione, calma.
-Ma tu non capisci!- la interruppe Malfoy, puntandole addosso due occhi infuocati -C’è un motivo se io mi sono messo a fare il matto quest’anno, e c’è un motivo se loro ce l’anno con me! È tutto troppo complicato da spiegarti!-
-Però provaci. So di essere l’ultima persona a cui hai mai pensato di confessarti, ma adesso io conosco già il 50% della faccenda. Credo che, se me ne parlassi, tutto andrebbe molto meglio-
-Ma figurati se io mi metto a parlare di certe cose con una sporca Mezzosangue!- sibilò lui, furente. Hermione, anche se a fatica, riuscì a non controbattere: doveva adoperare la logica, e perdere il controllo non sarebbe servito a nulla. Inoltre per lei era importante sapere cosa tormentasse Malfoy, le servivano delle risposte per colmare il grosso buco che si era creato nel suo mondo.
-Malfoy, se qui ci fosse Pansy Parkinson, sono sicura che tu non le avresti raccontato nulla lo stesso. E’ tutta questione di fiducia, e io non sono pettegola: voglio aiutarti-
-E perché ci tieni tanto a farlo?-
-Perché sono divorata dalle domande. Mi sembra impossibile convivere con un Malfoy diverso dal solito, non riesco a pensare ad un cambiamento. Io so tutto di tutto, parlami di un libro e te lo recito a memoria, eppure non capisco perché tu sia diventato così-
-E allora voglio una garanzia-
-Ovvero?-
-Io ti dico il mio segreto e tu mi dici un tuo segreto. Non voglio sentire cazzate come “Mi piace Weasley”. Voglio sapere una cosa in particolare: perché sei così strana-
-Cosa? Che vuol dire?- chiese Hermione, scombussolata e intimorita da quella domanda ambigua.
-Granger, me ne sono accorto, sai? La tua passione per lo studio è quasi inumana, non parliamo poi di quella malata smania di battere gli altri in tutti i campi. Eppure si vede che delle volte ci stai male, che delle volte provi ad inserirti nei dialoghi stupidi delle tue compagne, che delle volte fai una faccia triste quando la gente dice “Ehi, ti presento Hermione Granger, la mia amica invasata con le regole e con lo studio matto”. Voglio sapere perché hai questi due aspetti contrastanti-
Hermione ci mise un attimo a rispondere. Le era sembrato di aver nascosto così bene i suoi sentimenti, e adesso proprio lui, Draco Malfoy, veniva a dirle una cosa simile.
-E a te cosa importa?- chiese, dopo un attimo di riflessione.
-E’ la mia garanzia e, inoltre, anche io sono curioso- A Hermione fece strano. Solo lui si era accorto di questo travaglio interiore, di questi due tratti opposti che lottavano per il controllo del suo cuore.
-Non posso spiegartelo. Figurati, nemmeno io ci ho capito qualcosa di quello che provo-
-E allora dimmelo, che magari ci capisco più io che tu-
-Io… non so da dove cominciare. Non capisco niente, c’è una tale confusione… Io, come per tutte le cose, mi sforzo di capire… Ma non ci riesco e sto peggio!- Non doveva lasciarsi sopraffare dalle emozioni, altrimenti avrebbe sputtanato il mito della ragazzina perfetta.
-Sai una cosa, Malfoy? Parliamone un’altra volta. È tardi- disse velocemente. Forse era meglio rimandare. Anche lui convenne che sarebbe stato meglio non rivelarle il suo segreto, così annuì. Infondo, un Purosangue non svela cose del genere ad un Mezzosangue, e peraltro la Mezzosangue che ha aiutato Potter a sconfiggere il Signore Oscuro.
-Forse, a questo punto, ci conviene fare l’autostop…-
-Cos’è?-
-Aspettiamo che qualcuno passi a prenderci e gli chiediamo un passaggio all’hotel…- Stavano quasi per mettersi sul ciglio della strada e alzare il pollice, quando un taxi fece una frenata brusca davanti a loro. La portiera si spalancò, e dall’abitacolo non uscì nientemeno che Doris Smith.
-Ginger!- urlò, arrabbiata.
Hermione boccheggiò un secondo, stupita e sollevata. Poi disse, riconoscente: -Lo so di averti fatta preoccupare, ma…-
-Non dire scemenze, non mi sono preoccupata. Mi hanno raccontato che al casinò c’era una ragazzina che portava fortuna e, quando mi sono accorta che eri tu, ho deciso di… sfruttarti un po’, ecco. Però poi sei scomparsa, una mia amica ha detto che eri salita su un autobus per l’Italia con questo tizio. Ho fatto un po’ di ricerche e alla fine ho rintracciato l’autista del pullman. Ha detto che quel giorno aveva solo fatto viaggi per la Liguria, così ho preso un taxi e guarda, eccomi qui. Se tu non fossi scappata, magari io ti avrei potuta utilizzare per vincere! Non farlo mai più! E adesso venite con me, si torna indietro-
I due si sentirono indubbiamente rincuorati da quell’improvviso ribaltamento della situazione.
Per tutto il viaggio non si scambiarono parola. Hermione stava davvero per raccontargli il suo peggior segreto? Non doveva, ma come aveva potuto anche solo accarezzare quell’idea folle? Non era riuscita a parlarne nemmeno con Madeline, figuriamoci se adesso si metteva a discutere di una tale faccenda con Malfoy! Certo, anche lui custodiva un segreto, ed Hermione era curiosissima di scoprire cosa si celasse dietro quei cambiamenti repentini. Però il prezzo da pagare per quella rivelazione era troppo alto. Meglio vivere nel dubbio che rendere il tuo nemico consapevole di una tale storiaccia intricata. Sì, meglio dimenticare tutto, tornare all’Hotel e fingere che non fosse accaduto nulla.
 
I giorni restanti trascorsero così: sia Hermione che Malfoy si vergognavano per aver esternato parte dei loro pensieri più angosciosi. Malfoy, inoltre, era quello finito peggio: non solo aveva sottinteso di possedere un segreto oscuro, ma si era anche messo a fare una tirata contro la sua onorevole famiglia, e tutto questo davanti ad una Mezzosangue. Nessuno dei due voleva più vedere l’altro: sarebbe stato oltremodo imbarazzante specchiarsi negli occhi consapevoli del proprio peggior nemico.


ANGOLO AUTRICE
Ecco qui... Ma che pessima chiusura per un capitolo! Se volete sapere il motivo di questo disastroso ritardo, vi spiego subito: mi sono persa tra le Snily...
Ci si vede al prossimo aggiornamento!
   
 
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