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Autore: _ A r i a    28/04/2020    1 recensioni
{ wizard!au | questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it }
«Negromanzia, eh?»
Reiji aveva finito per strozzarsi con il suo stesso respiro. Nell’aria risuonava ancora il trillo della campanella.
«C-che…?»
«Il libro. L’ho riconosciuto, so leggere il runico» aveva replicato il ragazzo, come se stesse constatando qualcosa di ovvio.
«Tutti… tutti i maghi sanno farlo» gli aveva fatto notare Reiji.
«Già» il ragazzo aveva sospirato, uscendo finalmente dalla bottega. Un momento dopo, era già sparito nel nulla.
Il tempo, che era parso fermarsi nell’attimo in cui quel giovane misterioso aveva messo piede all’interno del negozio, sembrò riprendere a scorrere solo in quel momento.
Kageyama non ne comprendeva ancora il motivo, ma aveva come l’impressione che avrebbe rivisto molto presto quel ragazzo.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Continuava a piovere da giorni.
L’autunno era arrivato da appena una settimana, eppure non aveva perso tempo e aveva cominciato subito a farsi sentire.
Lok continuava ad agitarsi scompostamente sul trespolo dorato fin da quella mattina. Il suo famiglio mal sopportava la pioggia e, peraltro, di tanto in tanto prendeva a svolazzargli intorno, così, giusto per infastidirlo ancor di più.
Kageyama sospettava che quel corvo non l’avesse mai sopportato.
Reiji era chino come sempre su uno dei suoi manuali pieni di rune. Continuava a leggere di incantesimi, di cerchi magici, senza tuttavia riuscire a concentrarsi del tutto su ciò su cui i suoi occhi cadevano.
L’incontro con quel ragazzo misterioso era ormai diventato il suo tormento da giorni. Non riusciva a smettere di pensarci, e il fatto che la pioggia non avesse mai smesso di cadere dal momento in cui era uscito dalla bottega non aiutava affatto.
Era chiaro che avesse a che fare con un potere non comune. Quell’aura, quell’energia così forte non potevano appartenere ad un mago di ordine comune. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo un mago tanto potente avesse messo piede proprio nella sua umile bottega – uno stregone tanto abile avrebbe potuto benissimo girare in uno dei più noti mercati magici del mondo – né perché avesse deciso di acquistare proprio dei cristalli di tenebra. Erano degli artefatti magici rari ed estremamente potenti, Kageyama lo sapeva bene: li aveva sempre tenuti in negozio con la consapevolezza che mai nessuno li avrebbe acquistati. Utilizzarli era rischiosissimo, e di solito erano indicati come uno dei principali ingredienti di incantesimi assai rischiosi e, ormai da molto tempo, proibiti.
Reiji sospirò. Chissà perché continuava a pensare a quel ragazzo. Dopotutto, se fosse stato abbastanza fortunato, non l’avrebbe mai più rivisto.
Un tuono squarciò l’aria, mentre Kageyama tornava ad osservare il suo libro.
In quel momento, la porta del negozio si aprì.
Impossibile. Con quel diluvio nemmeno il mago più folle avrebbe sfidato le condizioni atmosferiche avverse per procurarsi qualche ingrediente magico. O almeno, Kageyama conosceva fin troppo bene la sua clientela, e dubitava che qualcuno di loro l’avrebbe fatto.
Reiji si era sporto un poco in avanti da dietro il bancone, osservando la persona che era appena entrata. Indossava un pesante mantello nero, e aveva il cappuccio calato sul volto.
La cappa era completamente fradicia di pioggia, ma bastò una rapida folata di vento caldo per farla asciugare del tutto. Reiji non aveva idea del luogo da cui fosse provenuta quell’aria, e ci mise qualche istante per comprendere.
Magia.
Una magia molto forte, per di più.
La figura si abbassò il cappuccio del mantello e, da sotto di esso, comparve il ragazzo dei cristalli di tenebra. Era perfettamente asciutto nonostante fosse stato sotto al diluvio universale fino ad un momento prima, il che dimostrava ancora una volta quanto la sua magia fosse potente.
Era vestito in maniera differente dalla prima volta che l’aveva visto. Più informale, quasi, eppure egualmente affascinante. Camicia di seta di un grigio scuro, pantaloni neri e stivali di pelle nera che non arrivavano sopra alla caviglia. Il mantello, però, era decisamente su un altro livello: un tessuto plumbeo e pesante, decorato con ricco filo aureo.
Non tutti i maghi si potevano permettere tanto sfarzo, Reiji lo sapeva bene. Solo quelli potenti e, ovviamente, ricchi. E questo era un altro motivo che rendeva Kageyama incredibilmente perplesso: che ci faceva quel ragazzo nella sua bottega, che, per quanto ben fornita, restava sempre umile?
«Sapevo che saresti tornato»
Reiji s’accorse d’aver pronunciato quelle parole solo quando ormai erano irrimediabilmente scivolate fuori dalle sue labbra. S’immobilizzò sul posto, sconvolto: che gli era preso?
Il ragazzo, dal canto suo, sorrise. Come se s’aspettasse che Reiji gliele avrebbe rivolte.
«Ah, sì?» gli domandò poco dopo, cominciando ad avvicinarsi. «E come mai, di grazia?»
Reiji si strinse nelle spalle. «Beh» ammise, «i cristalli di tenebra non sono materiali di facile utilizzo. Scommetto che il rituale non sia andato a buon fine.»
Il giovane inclinò la testa di lato. «Mi sta forse sottovalutando?» domandò – e nel suo tono sembrava esserci una nota di sdegno.
«Non mi permetterei mai. So riconoscere un’aura potente quando ne vedo una» replicò Reiji, appoggiando i palmi sul bancone e sporgendosi in avanti. Il ragazzo gli era ormai arrivato davanti, e da quella posizione Reiji sentiva quasi di riuscire a sfiorarlo con la punta del naso. Le loro aure stavano collidendo, rosso purpureo che avvolgeva in spire venefiche nero d’ombra.
«Kageyama Reiji» mormorò il ragazzo, in un sussurro ammaliante. Reiji sussultò. Per qualche strana ragione, il suo nome suonava in maniera melodiosa e accattivante, se pronunciato da quel ragazzo.
«Ho fatto delle ricerche sul suo conto, spero che la cosa non la infastidisca» riprese il giovane dagli occhi rubizzi poco dopo.
Reiji scosse istintivamente la testa, poco dopo tuttavia si ritrovò a domandarsi se fosse davvero così. Come doveva sentirsi al pensiero che un perfetto sconosciuto si mettesse a ficcanasare sulla sua vita? Lusingato? Imbarazzato? Furioso?
Il ragazzo, tuttavia, non sembrava volergli dare il tempo di riflettere.
«Mago erborista, questa risulta essere la sua qualifica» continuò infatti. «Esperienza pluriennale in questa bottega, tutti i suoi clienti parlano bene di lei. Se non fosse per quell’unico, piccolo dettaglio.»
Reiji si sentì gelare sul posto.
«Non c’avrei neppure fatto caso se non fosse esattamente ciò che stavo cercando. Che diavolo ci fa un mago erborista con un testo di rune antiche sulla negromanzia? Ho fatto finta di bermi la sua scusa, l’altro giorno, ma sia io che lei sappiamo che certe rune sono incomprensibili per dei maghi comuni.»
«Mi piace tenermi informato su vari argomenti, tutto qui» s’affrettò a giustificarsi Reiji.
«Crede che non sappia niente di quella storia di quarant’anni fa?»
Silenzio. Un altro tuono squarcia l’aria.
Reiji sente un moto di panico montargli dentro, mentre un mare di domande gli affollano la testa. Chi era quel ragazzo? Come faceva a sapere tutte quelle cose su di lui?
«Che cosa vuoi da me, ragazzo?» gli domanda Reiji, infastidito.
Il giovane dagli occhi rossi ghigna, vittorioso, come se avesse appena intascato un milione di monete d’oro. «Non ha idea di chi io sia, eh?»
Un nuovo tuono riempì l’aria, e a esso seguirono dei rumori curiosi. Quello che sembrava un fruscio di stoffe e poi, poco dopo, scricchiolii di legno.
Reiji fissò dubbioso il bancone, finché, poco dopo, non vide spuntare sopra di esso la figura sinuosa di un gatto nero. Sembrava elegante e raffinato, proprio come il suo padrone.
Peccato che Lok non sembrasse gradirlo particolarmente.
Il famiglio di Kageyama, infatti, iniziò a gracchiare infastidito in direzione del gatto che, di rimando, si mise in posizione di difesa, guardingo, soffiando e fissando con astio il corvo.
«Aëir…!» il giovane dagli occhi rossi si lasciò sfuggire un mugolio di disapprovazione nei confronti del suo famiglio, afferrandolo di peso e prendendolo in braccio.
«Lok, no!» gli fece eco Kageyama, cercando di tenere a bada il corvo – con l’unico risultato di finire per essere il bersaglio dei suoi attacchi, rimediando diverse beccate sul capo.
Il ragazzo si limitò ad osservare la scena, non senza un leggero sorriso sul volto. Aëir s’era accoccolato tra le sue braccia, e ora aveva ripreso a fare le fusa, mansuetamente.
Poco dopo, Kageyama si voltò non appena la voce del ragazzo gli giunse alle orecchie.
«Credo che io e lei abbiamo diverse cose di cui parlare, Kageyama-san.»


Non era strano per Reiji appendere il cartello che indicava la chiusura del locale prima dell’orario a cui genericamente corrispondeva. Capitavano spesso giornate vuote di clienti come quella, e il diluvio là fuori di certo contribuiva a quella situazione.
Il proprietario della bottega era seduto a terra, dietro al bancone, e stava ancora cercando di riprendersi dalle beccate del suo famiglio. Il suo unico cliente di giornata, invece, era ancora lì con lui. Era stato lui ad esporre il cartello della chiusura al pubblico, non prima d’aver messo a scaldare l’acqua per il tè nel bollitore con un semplice gesto della mano. Ah, quante incredibili cose era in grado di compiere la magia.
Lok s’era ritirato di nuovo sul suo trespolo dorato. Guardava ogni cosa con sospetto, e di tanto in tanto si lasciava sfuggire un gracchio infastidito. Aëir, dal canto suo, seguiva il proprio padrone come un ombra, senza mai staccarsi da lui. Gli camminava tra le gambe e il ragazzo non sembrava per niente in difficoltà, probabilmente ormai ci aveva fatto l’abitudine, strofinava il capo contro il suo stinco e si lasciava sfuggire fusa a profusione. Sembrava il gatto più tenero e innocuo del mondo, ma Lok non pareva dello stesso avviso, visto che stentava ancora a calmarsi.
Il bollitore prese a fischiare e, in un battito di ciglia, il ragazzo lo fece sollevare dalla stufa su cui l’aveva messo a scaldare con un semplice movimento del dito. L’acqua calda colò in delle tazze, in cui era già stato predisposta sempre dal giovane cliente la miscela per l’infuso. Il ragazzo s’incamminò verso il retro del bancone, e le due tazze lo seguirono in volo, come dotate di vita propria, mentre l’acqua al loro interno si mesceva da sola assieme alla polvere di tè.
Reiji lo sentì accomodarsi accanto a lui. La loro magia riprese a liberare nell’aria scintille, proprio come prima, durante il temporale, assieme ai tuoni. Kageyama si vide la tazza di tè caldo volargli direttamente tra le mani.
«Un mago qualunque non sarebbe in grado di fare una cosa del genere» commentò, piuttosto sconvolto.
«Oh, andiamo, chiunque saprebbe preparare un buon tè…» cercò di replicare il ragazzo.
«Lo sai che non è al tè che mi riferisco» lo interruppe Reiji. «O meglio… mi riferisco anche a quello, in realtà, diciamo però che non era ciò su cui mi ero maggiormente concentrato.»
Il ragazzo inclinò il capo di lato, come a volergli domandare “e allora a che cosa?”, ma non ci fu realmente bisogno di esplicitare le sue parole. Era come se fossero già lì, sospese nell’aria tra loro, e a Kageyama sembrava di riuscirle a sentire nitidamente.
«La tua aura» si affrettò a spiegare Kageyama. «È incredibilmente potente, per un ragazzo giovane quanto te. Riguardo al tè, invece… un mago comune non sprecherebbe tante energie per prepararlo. La magia è preziosa, ma stancante. Se la si usa troppo a lungo, si finisce per restare a corto di forze. E poi ci sarebbe anche un’altra cosa…»
«I cristalli di tenebra» concluse il ragazzo, come leggendogli nella mente. «Può dirlo, sa? Non c’è problema.»
«Io…» Reiji esita ancora per un momento. «Non mi è mai capitato di venderne uno in vent’anni di attività. Inoltre, di solito si adoperano per…»
«Rituali di magia nera. Lo so.»
Calò di nuovo il silenzio. Aëir prese a strusciarsi contro il fianco del ragazzo, prendendo a fare le fusa non appena lo stregone le accarezzò il capo.
«Avevi ragione, prima»
«Mh?» Il ragazzo voltò la testa di scatto, sorpreso.
«Quando hai detto che non avevo idea di chi tu fossi. È vero, è così. Non ce l’ho» si ritrovò ad ammettere Kageyama, quasi deluso da se stesso.
Il giovane sogghignò. «Lo sospettavo» commentò. «In realtà mi ha fatto piacere. Di solito dovunque io vada sono preceduto dalla mia fama… ma personalmente non la chiamerei così. È più una gravosa nomea.»
Kageyama si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia. «A che… ti riferisci?» domandò, confuso.
Il ragazzo alzò lo sguardo al cielo. «Un bambino così potente da non riuscire a controllare la sua energia magica. Un sinistro incidente, in cui persero la vita una coppia di giovani sposi. La casa in cui abitavano fu completamente distrutta da un’esplosione di forza inaudita. Fu trovato un unico superstite, tra le macerie, nel bel mezzo di quel disastro» conclude, un velo di tristezza che, man mano che va avanti con quel racconto, scende sempre di più sul suo sguardo.
D’improvviso Kageyama comprese. Tutti i pezzi s’incastrarono e, davanti ai suoi occhi, compare un quadro ben più chiaro di tutta quella situazione.
«Kidou Yuuto» mormorò, esterrefatto.
Il giovane stregone inclinò la testa di lato, rivolgendogli un sorriso mesto. «Ci è arrivato, finalmente.»
Se avesse chiesto a qualunque mago in circolazione quale fosse lo stregone più potente al mondo, Kageyama non avrebbe ricevuto risposta differente dal nome di Kidou Yuuto. Tutti conoscevano la storia del bambino sopravvissuto al disastro di Yokohama, ma il resto della sua vita era avvolta nel mistero. Dopo la morte improvvisa dei suoi genitori, il bambino ancora piccolissimo – non aveva più di sei anni – era stato preso in un orfanotrofio, dal quale era scappato quattro anni dopo, senza lasciare dietro di sé alcuna traccia. Ogni tanto qualcuno diceva di averlo avvistato presso il mercato magico di Damasco, oppure in quello di Samarcanda. Non si sapeva mai quale fossero le informazioni vere e quali quelle false, ma ogni dettaglio in quella vicenda era velato da un alone di mistero, il che rendeva il tutto decisamente più avvincente. Un piccolo brivido sorgeva al pensiero che tutti i luoghi in cui qualcuno diceva d’averlo scorto fossero covi potentissimi di magia nera.
Che c’entrava quel ragazzo con un potere tanto oscuro?
Le storie su di lui non mancavano di certo. Si diceva che avesse vagato a lungo per l’est europeo e che addirittura, più di una volta, si fosse scontrato con delle pericolosissime creature magiche, uscendone sempre vincitore. Col tempo doveva essere diventato in grado di controllare il suo enorme potere, senza ombra di dubbio.
Anche il suo aspetto, come in ogni leggenda che si rispetti, era incerto. Ora che ce l’aveva davanti, tuttavia, Kageyama non avrebbe esitato a descriverlo come meraviglioso. Aveva un profilo regale, maestoso, e ogni particolare in lui gridava nobiltà, partendo dagli occhi rossi come fiamme fino ad arrivare alla carnagione candida come la neve. Un principe, di certo. I suoi occhi erano uno degli argomenti più discussi: alcuni non avevano indugiato a discriminarlo, chiamandolo “figlio del demonio”.
Reiji non aveva dubitato nemmeno per un momento di quelle parole. Era impossibile, dopotutto: nessun altro stregone al mondo avrebbe potuto avere un’aura tanto potente.
«Credevo ti trovassi nei Balcani» ammise Kageyama, in un sussurro.
«Beh… ero lì, in effetti. Sono rientrato da poco perché avevo bisogno di alcuni artefatti che potevo trovare solo qui in Giappone. Ero nella periferia di Tokyo quando ho sentito parlare per la prima volta della sua bottega, così mi sono incuriosito e ho deciso di passare di qui» spiegò Yuuto. «Credo sia stata la decisione migliore della mia vita.»
«Prego?» domandò Kageyama, incredulo.
«Ha capito benissimo» si affrettò a rassicurarlo Kidou. «Ha una vaga idea di quanto sia difficile trovare un negromante ai giorni nostri?»    
Kageyama si strozzò con il tè. «Non… non credo di aver capito bene…»
«Vuole farmi credere di avere problemi d’udito solo quando le fa comodo o cosa?» Yuuto fece roteare gli occhi, spazientito. «Il libro di rune sulla negromanzia. Gli artefatti oscuri che vende nel suo negozio. Infine, quella storia su suo padre risalente a quarant’anni fa…»
«Lascia mio padre fuori dalla discussione, ragazzo» tagliò corto Reiji, in un sibilo.
«Sì, ma… era un negromante, no? Di sicuro anche lei saprà…»                
«No. Scordatelo. Sono un mago erborista, l’hai detto tu stesso.»
«Ma…»
Kageyama s’alzò in fretta in piedi, d’improvviso stanco di tutta quella stuazione. C’erano cose di cui non parlava mai volentieri, e il suo passato era chiaramente una di queste. «Fine della conversazione, ragazzo» decretò, irremovibile.
Yuuto non s’oppose in alcun modo. Si limitò ad alzarsi a sua volta. Aëir, che nel mentre s’era accoccolata di nuovo tra le sue braccia, sembrò rivolgergli uno sguardo torvo, soffiando da sotto il mantello del suo padrone.
Dal trespolo, Lok gracchiò rabbioso.
Kageyama s’aspettava che da un momento all’altro sarebbe scoppiato un putiferio – dopotutto, Yuuto sarebbe stato in grado d’incenerirlo con un solo sguardo, ne era certo. Invece, non successe nulla.
Kidou prese la strada della porta senza rivolgergli la parola. Lok ricominciò a gracchiare sempre con maggiore foga, ma Aëir non gli rispose in alcun modo, né Yuuto si voltò o indugiò nemmeno per un secondo. Un attimo dopo erano in strada, e non appena la porta si chiuse i due sparirono di nuovo nel nulla.
In quel momento, Kageyama avrebbe voluto provare solo rabbia. Invece, una voragine di solitudine s’era già aperta dentro di lui.




▬ note

Ed ecco qui anche il secondo capitolo!
Oggi la scelta del prompt era tra famiglio e demone, e io ho optato per il primo. Lok e A
ëir sono nomi completamente inventati da me, ma mi piace immaginare che nella lingua della magia della storia significhino rispettivamente tenebra e sogno. Rispecchierebbero in pieno le personalità dei due maghi, inoltre anche la loro natura mi sembra – almeno secondo il mio gusto personale – adattarsi bene ai personaggi. Un gatto dai modi eleganti per Yuuto, e un corvo decisamente bisbetico per Kageyama. Sì, Lok è il comic relief di questa storia, lo amo.
Venendo al capitolo vero e proprio, finalmente abbiamo svelato il misterioso
– neanche tanto – cliente del capitolo precedente. Sì, si trattava di Yuuto, ma dubito ci fossero molti dubbi in merito sta anche nella lista dei personaggi della long, voglio dire
Anche in questa storia il passato del mio amato Kidou, proprio come nell'anime, non è affatto rosa e fiori. Una volta risolto il mistero sul suo conto, tuttavia, se ne apre un altro, riguardante Kageyama questa volta. Questa storia non è nata per lasciare il lettore tranquillo, lo ammetto.
Per sapere cosa sta nascondendo Reiji vi toccherà aspettare qualche giorno in più, ve lo dico!
Per oggi credo di avervi detto tutto. Qualora notaste qualche errore
– le mie preoccupazioni riguardano principalmente i tempi verbali non sono abituata a scrivere al passato, rip e il passaggio dal lei al tu nei confronti di Kageyama deve rimanere tutto invariato fino a un determinato punto della storia – non esitate a farmelo notare!
Spero che la storia vi stia piacendo, ci vediamo domani!


Aria
   
 
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