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Autore: iron_spider    28/04/2020    1 recensioni
La sua mente è un caos infernale, ma ricorda il momento: ricorda la propria morte, ricorda il dolore rosso e scottante e Peter che urla, Rhodey che accorre al suo fianco. Ricorda di aver saputo che non avrebbe rivisto Pepper… ma ce l’avevano fatta. Avevano aggiustato il mondo, cancellato il tempo perso, risolto le cose. E il ragazzino era tornato. Piangeva, quel ragazzino che lo odiava per ciò che aveva fatto, ma era tornato. Era vivo.
E Tony Stark era morto. Ma adesso respira di nuovo mentre cerca di pensare, annaspando, con le mani che tastano le pareti che lo circondano, che lo racchiudono, che lo soffocano.
È in una bara. È sottoterra. È sottoterra, cazzo.

[Traduzione // Hurt-comfort // What If? // Tony&Peter // scritta pre-Endgame // Completa]
Genere: Angst, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 5


 
Tony non si concentra sul muro che ha appena abbattuto nella sua testa, né sul fatto di aver appena pronunciato una parola – la sua prima parola! – no, adesso la cosa di cui gli importava di più non importa affatto. Adesso si slancia semplicemente in avanti, afferra il braccio di Peter e lo strattona giù dal cornicione.

“Che stai facendo?” urla, trascinandolo lontano, al centro del tetto dove evidentemente è atterrato Thor, visto che c’è un’enorme chiazza bruciata. Ma non gli importa nemmeno di quella. I suoi occhi sono sbarrati mentre cerca risposte sul volto di Peter, ma tutto ciò che trova è sgomento e meraviglia. “Che diavolo stai facendo, Peter? Cerchi di farmi prendere un colpo?”

“Oh, mio Dio, non sono mai stato così contento che tu mi stia urlando contro.”

“Peter!”

“No!” risponde lui, scuotendo con veemenza la testa. “No, no, cercavo di–”

“Cercavi di?” chiede Tony, inclinando di lato la testa. “Di fare… cosa? Cosa, Pete? Di decorare il marciapiede con le tue budella? Di dare alla stampa qualcos’altro di cui parlare?”

“Volevo… spaventarti!”

Tony tace. “Prego? Sono finito in Ai confini della realtà?

Peter risucchia un respiro, aprendo e chiudendo poi la bocca un paio di volte. Ha l’impressione che tutto ciò stia accadendo nel vuoto, e non ha idea di quante volte sia in grado di pensare di essere impazzito prima di perdere definitivamente tutte le rotelle. Ride, perché è assurdo, perché ha davvero funzionato. Scuote la testa e ride di nuovo – ride per davvero, ride davvero perché può. Si sporge verso il ragazzo, prendendolo per le spalle e scuotendolo piano. Peter sembra interdetto, sembra un cervo davanti ai fari di una macchina, ma sorride quando lui continua a ridere.

“Sei… sei uno stronzetto, Parker,” dice infine, dandogli un leggero pugno sul braccio. “È tutto– sei così– così… e poi come diavolo facevi a sapere che sarei venuto qui?”

“Mi sono tenuto nelle vicinanze dopo che ho visto andare via Strange,” dice Peter, con difficoltà. “Ho capito che, uh… so che ti piaceva venire quassù, quando volevi prendere un po’ d’aria, stare un po’ da solo… ho capito dove saresti andato, quindi ho fatto il giro per arrivare prima.”

Tony serra i denti, scuotendo di nuovo la testa. Poi fa un passo verso di lui, passandogli un braccio sulle spalle e puntandogli un indice in faccia. “Mai più. Mai. Più. Capito?”

“Sì,” replica lui, rapido. “Scusa, mi dispiace, io–”

“No no, niente scuse,” lo ferma Tony. “Ma se mi tocca vederti di nuovo sul ciglio di un palazzo, me ne torno seduta stante in quella deliziosa scatoletta in cui avete deciso di seppellirmi, chiaro?”

“Sì, certo,” dice lui, sembrando terrorizzato. “Male, male, quella è… è l’ultima cosa che voglio.”

Tony lo fissa intensamente. “Sei una peste, un folle, sei– sei tremendo. Assolutamente tremendo.” Lo attira in un saldo abbraccio, e finalmente il mondo sembra aprirsi. La giornata è ancora luminosa, mentre cede il passo a una notte fresca. Peter Parker non sta cercando di buttarsi di sotto, tutti coloro che ama solo lì e ha di nuovo la sua voce.

“Tony,” esala Peter, stringendolo, e s’incrina su quella parola.

“Va tutto bene, ragazzo,” risponde lui, cullandolo appena. “Non preoccuparti, non sono– come potrei essere arrabbiato? Merda… posso di nuovo parlare a ruota libera, come ai vecchi tempi. La mia attività preferita: obbligare gli altri ad ascoltarmi.”

Peter ride piano, scostandosi per guardarlo.

“Andiamo, Spidey,” lo incita, spingendolo verso la porta. “Avresti piacere a intrattenere gli altri col tuo mirabolante piano, o vuoi che mi inventi qualcosa io? Considerando che mi hai fatto tornare la voce, sono disposto ad essere flessibile.”

Peter sospira, abbassando lo sguardo mentre si avviano verso la porta sul tetto, che Thor ha chiaramente rotto quando ha fatto irruzione prima. “Sì, uh… d’accordo… penso che possa dirglielo tu.”

“Perfetto, meritano di sapere che sei un genio del male,” decide Tony, sorridendo a tutto spiano e attirandolo un po’ a sé. “Chi l’avrebbe detto?”

Il robot lo sta ancora aspettando nell’ascensore, ma non ha alcuna intenzione di abbandonare quel piccoletto solo perché ha di nuovo la sua voce. Decide con Peter che Neo è il nome perfetto, e decide che Neo continuerà a fargli da voce per distrarre gli altri prima che lui annunci quel nuovo sviluppo, decisamente più entusiasmante dell’ultimo che ha ricevuto.

Li sente chiacchierare tra loro già dal corridoio, mentre Neo rotola di fronte a loro due.

Pepper si volta a guardarli. “Iniziavamo a preoccuparci,” commenta. I suoi occhi si spostano su Peter. “Dov’eravate, voi due?”

“Sul tetto,” risponde Peter, con un’alzata di sopracciglia.

Volevo solo prendere un po’ d’aria,” fa dire al robot Tony. “PS, il nome del robot adesso è Neo, quindi voglio che gli portiate rispetto. Se somiglia anche solo un po’ a colui da cui ha preso il nome, ci salverà tutti.”

“Me lo segno,” dice Steve. “Quel film mi è piaciuto, sul serio.”

“Tutto bene con Strange?” chiede Rhodey, seduto con le mani dietro la testa come se stesse fingendo di starsene comodo. “Mi sa che se n’è andato via di corsa, non è nemmeno passato a salutare.”

Tony non è decisamente pronto a dire loro ciò che gli ha rivelato Strange, perché, in effetti, sospetta di ogni singola persona presente in quella stanza. Anche di Pepper. Se la immagina, Pepper che si addestra in ogni tipo di arte stramba pur di intrufolarsi non vista nel Sanctum. Cavoli, magari hanno agito tutti insieme.

Sì, tutto bene,” dice Neo. “Voleva solo… porgere i suoi omaggi, aggiornarmi su un paio di faccende, va tutto bene.

Rhodey lo fissa come se non gli credesse, quindi Tony decide di distrarlo con qualcosa di un po’ più esaltante. Scambia un’occhiata sfuggente con Peter, e lui sopprime un sogghigno.

“Quindi,” dice Tony, schiarendosi la gola e sfregando i palmi tra loro. “Dobbiamo organizzare questa conferenza stampa. Voglio assolutamente farla qui, e sceglieremo chi invitare basandoci su chi si è vergognato di più dopo il discorso di Steve e l’uso molto eloquente della parola ‘cazzo’ da parte di Bucky.”

Sorride. Tutti loro si voltano all'istante, come se fosse scoppiato un incendio. Lo stanno fissando, ad occhi e bocca spalancati, e adesso è il loro silenzio ad essere assordante. Vorrebbe conservare quel momento per sempre, vuole farlo dipingere o scolpire da qualche parte. Ride, tossendo lievemente e abbassando lo sguardo. È quasi troppo, vedere tutto ciò indirizzato a lui.

Porca troia, Tony–”

“Oddio, oddio–”

“Tony! Tony!”

“Oh… oh, merda… oh merda–”

“Ma che diavolo? Che è successo, cosa–”

“Ti è tornata adesso? Adesso, in questo momento?”

“Cristo Santo–”

“No– come– cosa–”

“Di’ qualcos’altro! Di’ qualcos’altro!”

Si parlano tutti l’uno sopra l’altro come se fossero in un cartone animato, e quell’ultima richiesta arriva da Thor, che si sta alzando dal suo posto con pura esaltazione negli occhi. Iniziano tutti a discutere tra loro, ma stanno ancora sorridendo, ed è una delle scene più ridicole e adorabili che Tony abbia mai visto in vita sua. Peter sorride smagliante accanto a lui.

“Va bene,” li richiama Tony, alzando le mani. “Questo tipo qua, proprio lui,” continua, stringendo la spalla di Peter per attirarlo a sé, “ha deciso di affrontare il problema come se fosse un grave caso di singhiozzo… e mi ha spaventato a morte fingendo di volersi buttare giù dal palazzo.”

A quel punto, tutto il loro shock viene incanalato verso Peter: Natasha e Clint sembrano due genitori delusi, Pepper e Happy virano più sul turbato, Steve sul preoccupato. Gli altri, forse, sono un po’ orgogliosi, Tony non saprebbe dirlo.

“Sentite, ha funzionato!” dice Peter, alzando i palmi. “E ho un ottimo equilibrio!”

Borbottano tutti tra loro, ma Rhodey sembra decisamente fiero di lui.

“Wow, Pete,” si limita a dire, scuotendo la testa. “Wow.”

“Bene, direi che a questo punto mi sono proprio guadagnato un bell’abbraccio di gruppo,” conclude Tony, allargando le braccia. “E preparatevi all’eterno suono della mia voce: non mi zittirò mai più. Mi metterò a cantare, a recitare opere e poesie…”

“Penso che stia bene a tutti,” dice Pepper, mentre si alzano dal divano per andargli incontro a braccia aperte. Con sua sorpresa, anche gli altri mormorano frasi d’assenso.

“Devi cantare di nuovo Donna Summers,” dice Steve, con un gran sorriso. “È uno dei ricordi più belli che ho di te.”

Tony trattiene una risata. Lui se lo ricorda appena. Ricorda solo Steve che soffocava dal ridere e Clint che gli gridava di chiudere il becco.

“Magari qualcuno ti permetterà di finire di cantare, stavolta,” commenta Natasha, dando di gomito a Clint mentre si accostano tutti a lui.

“Già,” concorda Clint. “Stavolta sì.”

“E anche le poesie,” aggiunge Rhodey, con un sorrisetto vagamente malefico. “Tony scriveva delle poesie… molto speciali, al college…”

“Okay,” interviene Tony, afferrandolo e tirandoselo vicino. “Facciamo di no. Facciamo mai.”

Non sono mai stati tipi da abbracci. Tony di certo non lo era, ma non c’è niente che desideri di più in questo momento. Si affollano tutti attorno a lui, e sa che Peter adora questo genere di cose, ama gli abbracci, e gli si preme contro più vicino che può, con Natasha subito dietro. Si stringono forte e rilasciano un sospiro felice, e Tony sorride a tutto spiano, con le guance indolenzite.

“È fantastico,” rimbomba solenne la voce di Thor. “Abbracci di gruppo. Che meravigliosa emozione.”

“Questa è una di quelle situazioni che… in cui non mi sono mai immaginato,” commenta Bucky, da qualche parte dietro Steve.

“Beh, ora sei qui, cowboy,” risponde Tony. E ne è lieto. Passa una mano sulla schiena di Peter, ascoltando Bruce che ride quando Clint gli punzecchia un fianco. “D’accordo. Ancora un minuto così, poi si cena e poi si parla della conferenza. Rapida e sentita, domattina. Niente domande. E stasera, pigiama party.”

Sente il rumore di una macchinetta che scatta, poi Happy che si schiarisce la voce.

“Hap, hai appena fatto una foto?” chiede Tony, sorridendo.

“Esatto,” dice lui, disinvolto. “Un selfie. Per il ragazzino, so che ne vuole uno.”

“Grazie,” mormora Peter, ancora accoccolato contro Tony.

 
§

 
Tony, in seguito… non la smette un attimo di parlare. Dà voce ad ogni pensiero che gli passa per la testa, salta dal commentare le crepe sul muro, a quale tipo di riso sia migliore, al criticare le nuove scelte d’arredamento di Pepper, fino a dissezionare scena per scena vecchi episodi di I Love Lucy, che stanno guardando al posto dei telegiornali. Tony e Peter fanno una videochiamata con May, mentre Pepper e Happy organizzano la conferenza stampa, e Tony non se ne sente più terrorizzato. A quanto pare, ha riconquistato le proprie forze.

Osserva tutti con attenzione e  si sente un po’ in una partita di Cluedo. È stato Peter col candelabro nello studio? Rhodey col revolver nella sala biliardo? Steve con il manubrio nella biblioteca? Thor con un libro nel Sanctum? Non crede che Thor riuscirebbe mai a fare qualcosa non in pompa magna, quindi finisce per escluderlo. Ma gli altri – tutti loro – sono ancora nella lista dei sospettati. Non riesce a capire perché non dovrebbero dirglielo. Senso di colpa per aver commesso un furto? Preoccupazione perché l’incantesimo è antico e pericoloso? Paura che qualcosa possa ancora andare storto?

Tony cerca di carpire i loro sguardi, in cerca di qualunque dettaglio che potrebbe tradirli. Sa che potrebbero essere stati loro – o magari un tizio a caso da qualche parte nel mondo. Un supercattivo che vuole riportarlo in vita solo per ucciderlo di nuovo. Qualcuno intenzionato ad usarlo come cavia da laboratorio. Qualcuno che vorrebbe sapere cosa c’è dall’altra parte.

Gli fa male la testa, se ci pensa troppo.

Ordinano del cibo thailandese da asporto, e il fattorino ci rimane malissimo quando gli permettono di arrivare con la macchina solo fino al primo check-point. Dopo mangiato Tony fa sistemare tutti nelle loro stanze, ed è allora che scopre che Steve e Bucky hanno bisogno di un solo letto.

La cosa lo manda stranamente nel pallone, e quasi sente di stare per perdere di nuovo la voce. “Oh,” commenta, schiarendosi la gola. “Oh, oh… okay, seguite… seguite me, da questa parte, vi fornisco un, uh– due letti alla francese [1]– cioè un kingsize. Un kingsize, ecco qua, fiù, proprio qui dentro.”

“Grazie, Tony,” dice Bucky, senza guardarlo. “Vado un attimo al bagno.”

“Certo, certo,” replica Tony, e quando Bucky se ne va, rimane da solo con Steve. C’è un breve ma intenso silenzio, e Steve ha un sorrisetto in faccia. “Quindi… quindi è ufficiale,” dice Tony, mordicchiandosi il labbro.

“Già, non volevo… non mi sembrava il momento per dirtelo,” dice poi, poggiandosi allo stipite con le braccia incrociate.

Tony imita la sua posa. “E da quanto è ufficiale?”

“Da… circa una settimana dopo che sei m– andato via,” risponde, guardando brevemente a terra. A nessuno di loro piace molto pronunciare le parole “morto” e “morire” riferite a lui, e gli sembra un gesto carino.

Serra la mascella. “Sono felice per voi,” si esprime, annuendo e facendo finta che il tutto non l’abbia lasciato di sasso. “Ve lo meritate, vi meritate... insomma, una relazione. È solo che… cioè, è davvero un mondo nuovo. Capitan America vive in Canada e sta con un uomo. Sai, sono contento che– di essere tornato per vedere tutto ciò. Nel senso, voi. Contento, ecco.”

“Sono contento che tu sia tornato, punto,” ribatte Steve. Per un istante gli sembra giovanissimo, mentre si sente scrutare in volto dai suoi occhi, come se non ci credesse ancora abbastanza. “Diciamo che non, uh… non avevo mai pensato che la pensione sarebbe rientrata tra le mie scelte, ma dopo quello che ti era successo… beh, è stato semplicemente troppo difficile. Bucky non voleva più sapermi in pericolo, Natasha e Sam nemmeno… è ancora– ancora difficile accettare che ci siano delle situazioni in cui potrei rendermi utile e invece me ne sto… in Canada, come uno stronzo–”

“Ti capisco,” lo interrompe Tony, rapido, con la gola un po’ costretta mentre entrambi evitano di guardarsi negli occhi. “Davvero, non so davvero cosa avrei fatto se fosse toccato a te, o a qualcuno degli altri… hai visto cosa mi è successo con Peter–”

 “Sì, anche quello,” dice Steve, alzando infine lo sguardo. “Sento che… in un certo senso, abbiamo tutti vissuto un momento in cui eravamo paralizzati, bloccati nel nostro dolore e in una situazione insopportabile… ma l’abbiamo risolta. E credo che avremmo dovuto… insomma, provo anche un po’ di vergogna. Per il fatto che siamo riusciti a compiere quest’impresa di riportare indietro mezzo mondo, ma non abbiamo– non siamo riusciti a– per te–”

“Ma ci siete riusciti,” commenta Tony. “O meglio, qualcuno ci è riuscito.” Allarga un poco i palmi, con un gesto a indicarsi. “Sono qui in carne ed ossa, pronto a rompere di nuovo le scatole a tutti.”

“Chiunque sia stato,” replica Steve, fissandolo, “siamo in debito con lui. Il mondo… il mondo non era lo stesso, non era completo, senza di te. Non voglio riviverlo.”

“Neanch’io, Cap,” concorda Tony, cancellando a tutti gli effetti il nome di Steve dalla lista dei suoi sospetti. “La morte, semplicemente… non faceva per me.”

 
§

 
Adesso si sente davvero dentro Cluedo. E sente di aver bisogno di una lista vera e propria. Ha intenzione di chiederlo a Pepper, a bruciapelo: sono bravi a leggersi a vicenda, quindi crede di essere in grado di decifrarla non appena le esporrà l’idea. Attraversa il corridoio per dare la buonanotte a Peter, spingendo la porta socchiusa del ragazzo per aprirla del tutto.

“Ehi, sei qui?” chiama all’interno.

“Sì, sì,” risponde lui. “Sono qui.”

Tony varca la soglia mentre Peter si sta giusto infilando la maglietta del pigiama, ed è abbastanza per cogliere delle nuove cicatrici e lividi sul suo petto. Di solito il ragazzo guarisce così in fretta che quasi non hanno il tempo di apparire, così Tony incrocia le braccia e si puntella contro il muro. “Che diavolo è quella roba?” gli chiede. “Sei stato qui per tutto il tempo, che stai facendo? Combatti contro dei cattivi invisibili? Ti picchi da solo? Non picchiarti da solo.” Cerca di parlare con leggerezza, anche se sente il cuore in procinto di cadere nel panico.

“Ah, queste?” replica Peter, dandosi un paio di pacche sul petto ed evitando accuratamente di alzare la maglietta per esporlo di nuovo. “In realtà, me le sono fatte l’altro ieri, a tarda notte. Ho sventato uno scippo, ma quel tipo era un vero criminale, è stato difficile metterlo al tappeto, e alla fine sono riuscito a consegnarlo a una stazione di polizia. Mi ha anche fatto un taglio sulla mano, aveva un coltellaccio!” Peter mostra il palmo, e Tony vede una linea rosa e sbiadita che gli attraversa la pelle, e si rimprovera per non averla notata prima. È così sottile che riesce a vederla solo perché la luce della lampada la colpisce direttamente, e sembra stia guarendo meglio di quelle che ha scorto sul suo petto.

“È stato lui?” chiede conferma, assottigliando gli occhi.

Peter annuisce. “Non è bello,” commenta. “A volte le cose vanno storte… ma dovrebbe sparire tutto entro domani, più o meno.” Se ne sta lì, annuendo. “Cavoli, sono proprio contento di sentirti di nuovo parlare.”

“Anch’io, così posso dirti che spero tu stia facendo attenzione,” ribatte Tony. “Non abbiamo ancora veramente… senti, ragazzo, domani, dopo la conferenza stampa, voglio sedermi a un tavolo con te e parlare di tutto quanto. Voglio che tu mi dica tutto, ogni singola cosa che hai fatto quando non c’ero. I tuoi voti, questo progetto per scuola, e non dovrai fare caso a me se mi vedi piangere come una femminuccia mentre parleremo, perché so già che lo farò.”

Peter trattiene una risata, guardandosi le punte dei piedi.

“E i tuoi piani per il college, dobbiamo parlare anche di quelli… non voglio intromettermi, ma aiutarti.” Cerca di pensare a tutto ciò che lo aveva assillato quando Peter era scomparso e l’intero mondo sembrava perduto, a tutte le cose che non avrebbe mai più potuto fare di nuovo col ragazzo, o fare per la prima volta, quel tipo di pensieri che gli facevano salire il vomito, portandolo vicino a soccombere sotto al peso del proprio dolore.

“Okay,” concorda Peter, con un cenno del capo.

“Voglio sapere di Ned, di MJ, di quell’idiota di Flash e se per caso ha bisogno di una strigliata da Steve o di una ripassata da me; o entrambe, siamo disponibili. E… le tue nuove merendine preferite, se ti piace ancora quel mix assurdo e disgustoso di frutta secca o se hai migliorato i tuoi gusti. Le tue serie TV preferite, libri, film… gli incontri più strani che hai avuto mentre eri Spidey, e se per caso qualcuno dei partecipanti ha bisogno di incontrare anche Iron Man, se capisci cosa intendo.”

Una parte di lui, la più consistente, si pente di come ha trattato Peter all’inizio. Si era già affezionato e non avrebbe voluto, quindi si era messo a raggranellare e conservare dati sul ragazzo come uno scoiattolo, per poi non rispondeva alle sue chiamate. Alla fine quella sua maschera era crollata, e adesso vuole solo ascoltare ogni singola cosa che il ragazzo ha da raccontargli, dai suoi nuovi acquisti nerd con Ned alla disgustosa pizza messicana che gli rifilano alla mensa scolastica, a quel tizio che ha fatto irruzione dell’appartamento della sua ex-mognlie con una maschera di Nixon. Tutto. Ogni singola cosa.

“Iron Man, dici… vuoi– hai intenzione di– di tornare ad essere Iron Man?” chiede Peter, e Tony non capisce, dalla sua voce ed espressione, se sia esaltato o in preda al panico. “Volevo dire: tu sei Iron Man, sempre, come ho già detto, ma– ma–”

“Non ancora,” replica Tony, e in realtà non ci ha davvero pensato, almeno non approfonditamente. Ha compiuto appena un giorno, oggi. Beh, uno e un quarto, quasi. “Però sì, ho intenzione di farlo. Non penso potrei mai rinunciare.” Si schiarisce la gola. Lo riempie di paura, ma anche di un senso di bisogno. Era morto, cazzo, è stato morto per sette mesi e adesso è tornato… e non sarà in grado di tenersene fuori a lungo. Non c’è nulla che non vada, in lui. E anche se ci fosse… lo farebbe comunque. “Adesso, voglio che tu vada a dormire, ragazzino,” continua poi. “Dobbiamo svegliarci presto. Sai già cosa metterti?”

“Sì, ho ancora qui il completo,” dice, abbassando la testa, e dalla sua faccia Tony deduce che quel completo sia il completo che ha indossato al suo funerale. Pensarci gli fa salire la nausea, così evita di farlo.

Fa un passo avanti per guardarlo più da vicino. “Stai bene, vero? Tutta la faccenda sul tetto… stavi solo facendo lo scemo, vero? Non… non c’è altro sotto?”

“No, assolutamente no,” lo rassicura Peter, in fretta, e dal modo in cui lo guarda, Tony capisce che non sta mentendo, almeno non riguardo a questo. Ma non vuol dire che stia bene.

“Me lo diresti, giusto?” gli chiede, preparandosi a leggergli negli occhi. “Se ci fosse– insomma, ragazzo, capisco che sia stato un periodo difficile, davvero, e mi dispiace, non smetterò mai di dispiacermi per–”

“No, non farlo, non è stata–”

“Invece sì,” lo tronca Tony. “Ma adesso sono qui, okay? Non voglio che tu… che tu mi nasconda qualcosa perché pensi che io abbia già abbastanza problemi, o che potrei arrabbiarmi. Non è così, nessuna delle due cose. Questa faccenda… di sicuro mi ricorda quali siano le cose importanti; quelle davvero, davvero importanti. E tra queste non rientra il silenzio, no di certo, ma piuttosto il fatto che un certo Bimbo-ragno condivida con me ogni più piccolo dettaglio della propria vita. Punto e basta.”

Peter ride stancamente, scuotendo la testa. Si accascia in avanti, premendo la fronte contro la sua spalla, e lui gli cinge la nuca.

“Quindi me lo diresti, vero?” chiede di nuovo, ripensando a Peter su quel dannato cornicione, a Peter che piangeva prima di sparire del tutto. A Strange e a quelle chiacchiere sul libro che contiene un qualche antico e pericoloso incantesimo che gli avevano rubato sotto il naso. Gli scompiglia i capelli, colmo di preoccupazione. Per tutto. Tutto quanto.

“Sì,” risponde Peter. “Te lo direi.”

Tony annuisce. Si scosta da lui, sorridendogli, e Peter ricambia, anche se sembra un po’ rattristato. “Buonanotte, ragazzo,” gli augura. “Ci vediamo domattina, freschi e pimpanti.” Peter annuisce e Tony si volta, avviandosi verso la porta.

“Ho avuto paura, stamattina,” dice Peter. “Che, uh… che fosse stato solo un sogno. Che mi sarei svegliato e tu non ci saresti stato, e che quindi avrei… avrei perso di nuovo tutto.”

A Tony sprofonda il cuore nel girarsi verso di lui. Peter abbassa il mento e batte le palpebre, con addosso un’espressione sincera, aperta.

“Non stai sognando,” gli dice, con la voce che si incrina. “E non vado da nessuna parte, Pete. Sei condannato a sopportarmi.”

 
§

 
Tony si sta avviando verso la propria stanza, sentendosi prendere dalla stanchezza, quando incrocia Thor in corridoio. Indossa un accappatoio giallo che è decisamente troppo piccolo per lui – non gli arriva nemmeno sotto le cosce, e lascia intravedere l’orlo dei boxer arancioni. Tony ridacchia alla sua totale mancanza di pudore. Anche se ha scartato Thor dalla lista dei sospetti, un repentino pensiero lo fa fermare nei propri passi.

“Stai bene, Tony?” gli chiede lui, quando vede la sua espressione.

“Sì, sto bene,” risponde lui, mentre si spostano un poco in tondo mentre lui fa un altro passo verso la sua stanza. “Ero solo, uh… curioso, riguardo a tuo fratello, se anche lui fosse tornato. Non siamo riusciti a risolvere la sua situazione quando ero ancora a zonzo, quindi… mi chiedevo…”

Thor s’incupisce di colpo, e non gli ha visto quell’espressione in volto da quando l’ha incontrato di nuovo in Wakanda, dopo la fine del mondo.

“Ti assicuro che non rappresenta più un pericolo per noi,” dice, scuotendo la testa. “È… è confinato lontano, è pentito, e passa la maggior parte del tempo vivendo nella forma di un grosso gatto persiano…”

Tony soffoca una risata, sollevando le sopracciglia. “Oookay, credo di riuscire a figurarmelo. Ma non mi preoccupavo di lui come pericolo. In realtà mi chiedevo se non avesse messo lo zampino in tutta questa faccenda. Sai… questa,” specifica, indicandosi.

Thor si limita a fissarlo, corrugando la fronte. “Oh,” esala. “No, io– anche se sa che ti voglio un gran bene, Tony, non credo farebbe mai qualcosa del genere. E lo tengo d’occhio molto da vicino: non ha fatto nulla di fuori dall’ordinario, ultimamente… beh, fuori dall’ordinario per lui. Ne sono certo.”

Tony annuisce tra sé.

“Sai qualcosa?” chiede Thor, piantandosi le mani sui fianchi. “Strange ti ha detto qualcosa?”

“Più o meno, sì,” confessa Tony, spostando il peso da un piede all’altro. “Sto solo… aspettando prima di dirlo a tutti; voglio prima accertarmi di un paio di cose, ma ve lo dirò, non preoccuparti.”

Thor annuisce, e il suo viso si addolcisce. “Chiunque sia stato, è un eroe.”

Tony sorride. “Grazie, Point Break. Anch’io sono contento di rivederti. E di vedere che porti con classe il vecchio accappatoio di Pepper: il giallo ti dona.”

“Grazie mille,” dice lui, con un sorriso smagliante, guardandosi. “Ha detto che potevo tenerlo per tutta la mia permanenza. È stata veramente gentile.”

“È la migliore,” replica Tony.

 
§

 
“A Thor sta bene il tuo accappatoio,” annuncia Tony, entrando nella loro camera e chiudendosi la porta alle spalle. Pepper è al computer sul letto e fa un verso nasale, coprendosi il volto col palmo. “Non prendermi in giro, lo so che l’hai fatto a tuo vantaggio,” continua lui, indicandola. “È un notevole esemplare d'uomo, non ti biasimo.”

“Ma per favore,” ribatte lei, chiudendo il portatile. “Ho occhi solo per te.”

“Ah-ha, e non per il dio nerboruto che se ne va in giro con una specie di kimono giallo addosso. Certo, ci sto credendo.”

“Sei terribile,” lo rimbecca lei, mettendo via il portatile sul comodino.

“Ne sono consapevole,” replica lui, guardandosi allo specchio. È uno di quei momenti in cui si guarda troppo intensamente e nota le rughe attorno agli occhi, la curva delle labbra, il pizzetto, la dimensione delle sue orecchie… e si chiede chi diavolo sia quel tizio. Tutto ciò che riesce a pensare, per un singolo momento spezzato e brutale, è eri sottoterra, eri sottoterra, eri sottoterra.

“Allora, hai intenzione di dirmi di cosa hai parlato con Strange, o vuoi tenertelo per te?” chiede Pepper, sedendosi a gambe incrociate sul piumino.

Lui si schiarisce la voce, voltandosi a guardarla. “A quanto pare, circa una settimana fa, qualcuno si è intrufolato nel Sanctum e ha rubato questo… antico libro, che contiene un incantesimo di resurrezione. Hanno ripulito il suo sistema di sorveglianza dalle prove, sono entrati e usciti senza che nessuno li vedesse, e io adesso sono qua. Strange non sembra conoscere tutti i dettagli riguardo a quest’incantesimo, ma ci sono molte leggende al riguardo, e a quanto pare cerca di mettere alla prova la persona resuscitata privandola di un suo punto di forza, quindi, per quanto mi riguarda… la mia voce. Per questo Strange crede che chiunque abbia sottratto il libro mi abbia fatto tornare: il tempismo e lo coincidenze sono… sono troppo strani.”

Pepper lo fissa per un istante. “Wow,” esala. “Wow, tutto questo è–”

“Sei stata tu?” chiede Tony, piattamente.

Le cade la mandibola. “Io?”

“Sì, esatto, tu.”

Pepper risucchia un respiro, poi lo rilascia. Lo guarda quasi male. “Vorrei essere stata io,” dice infine.

La sua sincerità è palese, e non vuole dire di essere deluso, però iniziava davvero a piacergli l’idea di Pepper che organizzava quel furto. Ma deve tenere a mente che tutto questo è pericoloso, è folle, e non sa nemmeno se chi l’ha compiuto stia rischiando eventuali effetti collaterali.

“E Rhodey?” chiede poi. “Peter? Happy?”

“Se sono stati loro, non me l’hanno detto.” Sospira, guardandosi le mani. “In tutta onestà, chiunque sia stato… vorrei ringraziarlo. Ha fatto qualcosa che tutti noi avremmo voluto fare.”

“Magari non è una brava persona,” dice Tony, scrollando le spalle. “Magari è un supercattivo con poteri magici che vuole prendermi per il culo.”

Pepper scuote la testa. “Non… non ho questa impressione. Se davvero fosse così, non credo avrebbe aspettato: avrebbe già rivendicato l’atto.”

“Forse,” le concede Tony, con un sospiro.

Rimangono in silenzio per un po’, e Tony sta cercando di mettere ordine tra i suoi pensieri quando lei riprende a parlare:

“Peter è stato qui per tutto il tempo, da quando non c'eri più,” inizia a raccontare. “May lo faceva rimanere qui, a volte veniva qui anche lei. È un tipetto insolente, ma è adorabile, tutti gli vogliono bene. È parte integrante della famiglia, e adesso tutti hanno capito cosa hai visto in lui. Il rapporto tra tutti noi si è… si è rafforzato molto. Anche Rhodey è stato qui tutto il tempo, è come se all'epoca stessimo cercando di… di trattenerti, di alimentare a vicenda i ricordi che avevamo di te. Credo di essere riuscita a conoscere meglio tutti gli altri, tramite il fatto di aggrapparci a te.”

Tony si asciuga gli occhi. È lieto che non fossero soli: è la sua unica consolazione, perché sa come si è sentito lui nel momento in cui ha perso Peter, ed è stato difficile trascinarsi fuori da quel pozzo buio, rimettersi in piedi, rimanere lucido, continuare a mangiare qualcosa. Quindi, sapere che fossero insieme allevia il dolore al cuore. Acuisce anche quanto gli manchino tutti, anche se ora lo circondano sempre.

“Quindi pensi che lo sapresti?” chiede poi, con voce un po’ roca. “Se… se fosse stato uno di noi?”

Pepper si guarda di nuovo le mani. “Non lo so,” risponde. “Spero di sì, ma non… eravamo tutti disperati, potrebbe essere stato chiunque. Potrebbe essere stato uno sconosciuto qualunque, qualcuno che– che ha perso una persona cara nello schiocco, e che tu hai riportato indietro. Tutti ti amano, Tony, e sono… sono semplicemente felice che tu possa vedere quanto.”

Tony annuisce, sfregandosi il petto. L’amore che lo circonda, ultimamente, gli sembra quasi fisico, lo avvolge di un tepore e di una morbidezza a cui non è abituato. Non è abituato a sentirsene sopraffare. Non è forte abbastanza per affrontarlo, proteggerlo, tenerlo al sicuro.

Getta un’occhiata all’orologio e sa che deve essere in forma perfetta, domani. Deve prepararsi per la notte; si toglie i pantaloni e si sfila la maglietta, rimanendo in boxer, e quando alza lo sguardo vede Pepper che gli si avvicina. Si solleva sulle ginocchia quando gli arriva davanti, e lui vede dove è focalizzato il suo sguardo.

Sfiora con leggerezza le sue cicatrici, disegnandone il contorno coi polpastrelli. Lui le accarezza un braccio, per poi scostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il suo tocco gli fa venire la pelle d’oca. Lei sembra ipnotizzata, e profondamente triste.

“Quando ti stavo… preparando per la funzione, a un certo punto sono… sono rimasta seduta lì per un po’, con te, e continuavo a toccarti queste cicatrici. Ancora e ancora, come… come se avessi potuto fare qualcosa, come se toccandole abbastanza sarebbero sparite, o ti avrebbero– non so, risvegliato.” Alza gli occhi su di lui, tirando appena la bocca in un gesto per trattenere il pianto che conosce bene. Abbassa di nuovo lo sguardo. “Era come… come se qualcuno mi avesse aperto un buco nel cuore, e non… non volevo smettere di guardarti perché… sapevo che poi non avrei più potuto.”

Tony le inclina il volto verso di lui. Ha gli occhi pieni di lacrime, e sa che è lo stesso per lui: si sporge a baciarla, il viso tra le sue mani. Lei lo segue, si fonde con lui, avvolgendogli le braccia al collo e passandogli le dita tra i capelli. Le accarezza i fianchi fino alla vita, facendo scorrere le dita sulla sua spina dorsale. Ha baciato molte persone, in vita sua, ma non si è mai sentito a casa come si sente con Pepper. Lo bacia come se potesse leggergli la mente, come se sappia già come si muoverà e potesse sentire ogni battito del suo cuore e il modo in cui scorre il suo sangue.

Gli si agita qualcosa nel ventre mentre si accostano vicini e lui sale sul letto, spingendosi entrambi verso i cuscini senza mai interrompere il bacio. Pepper si allunga sopra di lui, e le posa le mani sui fianchi.

“Inizierai a stufarti di guardarmi, adesso,” le sussurra, mordendole il labbro inferiore. “Ho intenzione di… di starti appiccicato tutto il tempo, e diventerò fastidioso, rimpiangerai quei sette mesi tra sette giorni.”

Pepper scuote la testa, muovendosi appena contro di lui. “Non voglio mai starti lontano, Tony,” sussurra in risposta. “Mai, mai. Non voglio mai smettere di guardarti.”

Il mondo è lei, e basta; è quella luce che ha negli occhi e il modo in cui la sente tra le braccia. Inarca il collo, baciandola di nuovo.

 
§

 
Il vociare della stampa arriva sin lì da dietro la porta. Tony non riesce a capire nulla di ciò che dicono, gli sembra una festa andata fuori controllo. E questi sarebbero i giornalisti buoni e rispettosi, non c’è nessuno di quelli che era là fuori ieri, ma dal fracasso sembra comunque che vogliano tirar giù l’edificio. Non ha idea di come riusciranno a uscire di lì una volta finita la conferenza. Ha l’impressione che Rhodey dovrà davvero mettersi l’armatura, esattamente come sta dicendo ansiosamente di voler fare da quando quel gruppo di imbecilli si è presentato alla loro porta, ieri.

“Non hai alcun bisogno di esporti, ragazzo,” dice Tony, dandogli una pacca sulla spalla. “Puoi rimanere qui sulla porta, e ci vediamo dopo. Sentirai comunque tutto.”

“No, no,” si oppone Peter. “Voglio supportarti, voglio essere lì con te.”

“Vuoi stare lì con tutti gli altri?” chiede lui. Non è del tutto convinto, non gli piace il modo in cui tutti guardano di sbieco Peter e si sente particolarmente protettivo dopo quel dannato video. “Non devi.”

“Però voglio,” ribatte Peter. “Non dirò nulla, me ne starò semplicemente lì con gli altri… seriamente, sanno chi sono e che… che sono vicino a te e Pepper e Rhodey. I paparazzi ci hanno pedinato ogni singolo giorno, dopo che ti abbiamo perso e, uh… mi conoscono, non mi sento a disagio.”

A Tony traballa l’occhio al pensiero della stampa che li segue ovunque durante il loro lutto. Si sfrega una mano sul volto. Beh, per una volta Peter ha il diritto di decidere come affrontarli.

“Sei sicuro?” chiede ancora. “Assolutamente sicuro?”

“Sì, sono sicuro,” afferma Peter, alzando il mento. “Voglio… essere lì, ne faccio parte.”

Tony lo fissa, cercando di capire cos’abbia in mente. “Va bene, ma se vuoi uscire, puoi.”

“Uscirò con te,” interviene Natasha, avvicinandosi alle sue spalle. “Così non sembrerà strano.”

“Va bene,” concorda lui, e si scambiano un’occhiata in qualche modo intensa.

“Allora, siamo pronti?” chiede Happy, in piedi di fianco alla porta mentre li osserva. “La sicurezza ha circondato la stanza, sono pronti a sbarazzarsi di chiunque causerà problemi.”

“Spero che ‘sbarazzarsi’ voglia dire rimuoverli dalla stanza e non dal pianeta,” osserva Tony, mentre Pepper gli si fa incontro.

Happy scrolla le spalle, dando un’occhiata alla porta da cui arriva il chiasso. “Non ho specificato.”

Tony sospira, girandosi a guardare gli altri. Sono tutti lì, ben vestiti, mentre lo guardano colmi d’aspettativa, pronti a supportarlo nella sua mossa. Sente il cuore che diventa dieci volte più grande in quell’esatto momento, poi si gira verso Happy. “Bene, andiamo.”

Attraversano la porta e invece di sentire il vociare che si impenna, è come se ogni suono venisse risucchiato dalla stanza. Happy tiene la porta aperta e Tony apre la processione, coi loro passi rumorosi contro il silenzio assoluto. Tutti i membri della stampa lo fissano come se avesse tre teste. Pensa che, forse, sono un tantino esagerati: non è un pluriomicida alieno, ha solo fatto un breve soggiorno sottoterra, tutto qua. È come se non si fossero aspettati di vederlo davvero lì.

Cerca di non lasciarsi turbare dalle loro reazioni. Questa è la prima volta che qualcuno al di fuori della sua famiglia lo vede, per davvero, e lo stanno anche trasmettendo, anche se l’equipe di tecnici ha una presa molto poco salda sulle telecamere mentre lo fissa ad occhi sgranati.

Tony cammina verso il palco e dà un colpetto al microfono per accertarsi che funzioni, poi si volta a guardare gli altri che si stanno allineando alle sue spalle, con Peter stretto tra Natasha e Pepper ad un’estremità. Teme, per un istante, di aver commesso un errore a portarlo con sé qui, facendolo marciare allo scoperto e mettendolo in riga con tutti gli altri supereroi, ma ha una fugace reminiscenza di ciò che gli ha detto lui stesso, di quei maledetti scarafaggi che lo seguivano quando lui non poteva fare nulla per impedirlo, e serra i denti. Si chiede quante speculazioni siano nate riguardo a Spider-Man mentre non c’era, se qualcuno sia arrivato vicino a scoprire chi sia. Sospira, ripetendosi che il ragazzo vuole essere qui, e ignora la vocina nei meandri della sua testa che gli ripete che sarebbe stato meglio non farlo venire.

Immagina che, prima o poi, qualcuno scoprirà chi sia Spider-Man, e il solo pensiero gli appesantisce il corpo, come se fosse un masso che sprofonda nell’oceano e precipita senza volerlo attraversando oscurità e paure che non avrebbe mai voluto immaginare.

Osserva il volto di Peter mutare espressione, divenendo compito, mentre getta un’occhiata alla folla con una maturità che Tony non gli ha mai davvero visto prima.

Si fermano tutti, allineati dietro di lui, e Tony incontra gli occhi di Rhodey, guadagnando quella piccola dose di sicurezza in più di cui aveva bisogno. Si schiarisce la gola e si volta a fronteggiare gli squali.

Sono ancora tutti silenziosi, come se fossero anche loro caduti vittima dello stesso incantesimo che ha colpito lui. Ma in questo caso, è un qualcosa di gradito.

“Bene, uh, vedo che siete una classe educata,” comincia, riaggiustandosi gli occhiali. “Siete stati carini, ad aspettare il professore. Lo apprezzo.” Nessuno ride, ma non lo ritiene scortese, perché lo stanno ancora fissando con quello sguardo strabiliato, come se qualcuno li avesse congelati così.

Tony risucchia un altro ampio respiro, gettandosi un’occhiata alle spalle. Sono tutti qui con lui, come colonne portanti, ognuna preposta a sostenerlo a modo suo, a sorreggere parti diverse del trauma e della paura che si annidano in lui. Clint annuisce nella sua direzione, Thor sorride, Happy gli fa un pollice in su. Tony si volta di nuovo verso il suo pubblico, e vede finalmente Gary del Tribune che osa scattare lentamente una foto, con la faccia che è ancora una maschera sgomenta.

“Uh, prima di tutto… ehilà, sì, sono io. Ve lo dico subito: gli unici medici che avranno il permesso di avvicinarsi a me sono Bruce Banner ed Helen Cho, e se mai mi servirà un dentista sarà Richard Fry a Manhattan; per il resto, se state pensando di voler controllare di persona, capire cosa mi è successo, fare degli esperimenti… beh, ripensateci, perché non accadrà.” Inizia a rimpiangere di non essersi scritto nulla, e si arrabbia col Tony-di-ieri per aver avuto la presunzione di ricordarsi tutto, ma in fin dei conti è ancora un bambino, in senso lato, e ha molto da imparare.

È sorpreso che siano tutti così dannatamente silenziosi. Inizia a turbarlo. “Ehm, seconda cosa… non ho. La più pallida. Idea. Di come sia successo. Zero assoluto. Farò le mie ricerche, sfrutterò i miei contatti e approfondiremo la faccenda per portarla alla luce e capirci qualcosa, ma al momento, se iniziate a pormi domande del tipo ‘perché sono qui’ o ‘cosa ho combinato per essere qui’… beh, non otterrete un bel nulla da me. Ero… ero andato,” conclude schiarendosi la voce. “Ero morto e sepolto, e poi di colpo non lo ero più. E qui arriviamo a cosa avete fatto voi,” riprende, puntando lo sguardo nella telecamera più vicina. Lancia un’occhiata attorno a sé. “Non mi riferisco a nessuno in questa stanza: voi siete le poche anime rispettose a cui è stato dato un permesso stampa per un motivo… ma per colpa di un certo custode del cimitero, che ha deciso di gestire il tutto come meglio credeva, la mia terribile, orrenda, disastrosa prima notte di vita è stata trasmessa a livello globale prima che io fossi anche solo lontanamente lucido.”

Si sta scaldando un po’, e va bene così, ma non vuole farsi prendere un infarto. Cerca di regolarizzare il respiro.

“Vi capisco. Uno vede un raggio di luce che sbuca da sottoterra e inizia a girare un video, poi vede un uomo che esce dalla tomba e continua a filmare perché, oddio, cosa starà mai succedendo, giusto? Avrei preferito che il signor Dour si rivolgesse alla mia gente, invece che alla CNN, ma pazienza. Però vorrei dire a tutti che… uno, avete sfruttato questo ragazzo– questo qua,” specifica, indicando Peter dietro la sua spalla, “che per me è come un figlio, che in quel momento era in lutto e che stava affrontando una delle fasi più difficili e confuse della sua vita… e voi avete deciso di riprendere il tutto, guadagnarci e specularci sopra e spiattellarlo ai quattro venti solo perché vi andava. Spero davvero che vi stiate vergognando. Nessuna di queste persone si è meritata il modo in cui le avete trattate dopo la mia morte, ma questo atto, in particolare… è stato di una bassezza che mi auguro siate in grado di riconoscere.”

Abbassa il braccio, stringendo il bordo del leggio. Tutti hanno un’espressione leggermente diversa, adesso, più dimessa, ma sono ancora silenziosi.

“Seconda cosa: ho visto molte cose in vita mia. Mi hanno rapito, mi hanno torturato, mi hanno letteralmente ucciso, e stavolta… stavolta è stato come vivere l’inferno in Terra, quando mi sono svegliato in quella bara. Ho percepito ogni singolo istante del mio ritorno, ho provato quel che si prova ad essere un cadavere. L’ho provato, ed è una delle esperienze più dolorose e fuori di testa che io abbia mai avuto, e voi l’avete sfruttata. Volevo solo farvelo presente. Se accadrà di nuovo, e spero davvero di no, spero che la gestirete diversamente.” Abbassa lo sguardo, giocherellando coi gemelli della giacca. “Ecco. Come stavo dicendo, ho intenzione… ho intenzione di vederci chiaro e capire come sono tornato, capire se sia fattibile – e intendo fattibile in ogni aspetto: se questo evento segue una logica del tipo ‘una vita per una vita’, non è fattibile, almeno per me. Credetemi, ci sono tantissime altre persone che meriterebbero di essere riportate in vita molto più di me, almeno così penso io, e so che ci state pensando anche voi, e se il modo in cui sono tornato qui è un qualcosa privo di precondizioni, tipo un filtro, o un qualche intruglio che qualcuno ha semplicemente versato sulla mia tomba, ed equivale ad annaffiare un fiore o qualcosa del genere… bene, vedremo cosa si potrà fare. Ma sapete da soli che non può essere così semplice. Quindi, come ho già detto: non voglio che veniate da me a chiedermi come curare la morte. Siete consci che dev’esserci un qualche tipo di pericolo collegato a tutto ciò e a come è avvenuto,” conclude, sperando che chiunque sia stato sia in ascolto e confessi. “L’ultima cosa che voglio è mettere in pericolo delle persone.”

Si era aspettato di venire interrotto più volte, a questo punto, e si sente vicino a un collasso mentale nel vedere come il tutto stia procedendo senza intoppi. Si guarda intorno: alcuni di loro sembrano ancora sconvolti, altri stanno addirittura piangendo. Non sa cosa diavolo stia succedendo. Decide di continuare a parlare.

“Vorrei chiedervi un po’ di riservatezza, sul serio, per tutti coloro presenti su questo palco e le loro famiglie. Non siamo partiti col piede giusto, sotto quell’aspetto, ma credo che possiate rimediare. E voglio ringraziare le persone dietro di me, ciascuno di loro. Sono la mia squadra, la mia famiglia, sono la ragione per cui oggi sono qui in piedi e in grado di parlare,” dice Tony, rivolgendo uno sguardo a Peter, che sorride appena, abbassando lo sguardo. “E sono la ragione per cui non sono morto d’infarto non appena mi hanno portato a casa. Mi hanno guidato attraverso le prime ore della mia nuova vita, e sono qui accanto a me nel mio secondo giorno, e sono portato a credergli, quando mi dicono che non vorrebbero essere da nessun’altra parte. Ho… ho un’enorme fortuna ad avere il loro supporto. Non sarei chi sono se non fosse per loro e, seriamente, gente: lasciateli in pace, lasciateci in pace, lasciatemi affrontare tutto questo coi miei tempi. Non abbiamo alcuna tabella di marcia, quindi se non mi vedete subito là fuori nelle vesti di Iron Man non reagite come se fosse la fine del mondo, e se mi vedete là fuori a ingozzarmi di gelato al biscotto e ingrassare, lasciate che accada, magari è la mia strategia per reagire a tutto questo. Terrò tutti aggiornati se vi comporterete come essere umani, e non come animali idrofobi che mandano in diretta filmati che la gente non dovrebbe vedere. È ovvio che ve l’avrei detto. Non l’avrei tenuto nascosto. Pensate che avrei vissuto per sempre nell’ombra? Che avrei assunto una nuova identità e cambiato taglio di capelli? Se lo pensate, non mi conoscete la metà di quanto credete. Voglio quindi ringraziare tutti coloro che hanno avuto rispetto per questi confini naturali e intuibili; è il motivo per cui ho scelto voi in questa stanza per farvi avere l’esclusiva sullo scoop. Ma non risponderò ad alcuna domanda, non adesso, perché in tutta franchezza non ci riesco, sono solo un bambino.” Suscita una piccola risata con quella battuta, e sorride.

“Quindi, uh, grazie a voi,” conclude. “Per avermi ascoltato e per non avermi sparato a vista, so che effetto fanno gli zombi… e grazie a loro,” aggiunge, con un gesto dietro di sé, “per essere le persone, gli dèi e i super-soldati più forti e meravigliosi dell’intero universo. Bene, vi terrò aggiornati.”

Fa per allontanarsi dal leggio. Non sa esattamente cosa aspettarsi. Magari delle grida, sì, molte grida, domande alle quali non sa rispondere, e l’ha già detto, che non sa rispondere, o stronzate fuori luogo che potrebbero scatenare una di quelle sue emicranie lancinanti, e invece… l’unico evento inaspettato è Janice Nichols, del Times, che si alza cautamente, fissandolo.

“Janice,” interviene Happy, facendo un passo avanti. “Ha detto niente–”

“Non è una domanda,” replica lei.

Non è mai stata troppo severa con lui, in passato, così Tony assottiglia gli occhi, traendo ancora forza da tutti coloro che sono con lui adesso, con Rhodey e Steve pronti a seguirlo giù dai gradini.

“Volevo, uh… volevo solo ringraziarla,” dice lei. “Per tutto ciò che ha– che ha fatto, sempre. Non si merita quel che le è successo e volevo solo… grazie, Tony. Grazie.”

Fa un cenno verso di lui, con gli occhi colmi d’emozione, e poi Allan Boxer dell’Observer balza in piedi e inizia ad applaudire. Dopo appena un paio di secondi, Janice prende ad applaudire con lui, e poi l’intera sezione del Times li imita, e poi la gente della CBS li segue e prende a lanciare fischi e a esultare come se fossero a un concerto, e l’intera stanza esplode e si unisce a loro, come non è mai, mai successo qui.

Tony deve assolutamente uscire di lì.

“Bene, grazie,” grida, sorridendo impacciato mentre raggiunge la porta. Happy la tiene aperta e gli altri lo seguono dappresso, con Rhodey che gli tiene una mano sulla schiena.

Una volta fuori, anche dopo che Happy ha chiuso la porta, Tony li sente ancora applaudire.

“Che diavolo sta succedendo?” chiede, gesticolando. “Cos’è, Invictus? [2] D’ora in poi ci mando Neo, là fuori.”

“È un film dove qualcuno torna in vita?” chiede Thor, suonando entusiasta.

“No,” ribatte Clint, secco, prima che possa farlo Tony. “Magari.”

Tony si stropiccia gli occhi, e si sente strano. Scollegato. Adesso lo sanno tutti. Adesso è ufficialmente di nuovo al mondo. Adesso tutti prenderanno a guardarlo, ad aspettarlo, e non applaudiranno per sempre.

“Tony, voglio farti un controllo, subito,” dice Bruce.

Sente Bucky e Steve che bisbigliano tra loro.

“Stai bene, Tony?” chiede Rhodey.

Riesce ancora a sentirli applaudire. Ma non durerà per sempre. Non per sempre.

“Tony?” lo chiama Pepper.

Tony vuole fare quella chiacchierata con Peter. Vuole sedersi con ognuno di loro, uno alla volta, e interrogarli su cosa abbiano fatto mentre non c’era. La sua mente è sottosopra, nel caos più totale. “Devo iniziare a fare delle ricerche,” dice, lasciandosi scivolare le mani lungo le guance. È già rimasto indietro, deve cercare altre informazioni su quest’incantesimo, se riuscirà mai a trovare qualcosa. E a loro non l’ha nemmeno detto, ancora. E ancora non si fida, sotto questo aspetto. Si figura la lista in testa:

1. Pepper
2. Peter
3. Rhodey
4. Happy
5. Bruce
6. Natasha
7. Thor
8. Loki?
9. Clint
10. Steve
11. Bucky

E dal dodici al quattrocentosessantotto ci sono solo supercattivi a caso di cui non sa assolutamente nulla, e forse un se stesso dal futuro. Sospira. “Devo iniziare le ricerche,” dice di nuovo, guardandoli. “Devo… reperire qualche informazione, leggere scartoffie, vedere quanti nuovi problemi sono saltati fuori, capire se in giro c’è qualcuno che ama un po’ troppo Iron Man e avrebbe potuto–”

“Tony,” dice Natasha, accanto a Peter. “Quello di cui hai bisogno ora è una birra. Una partita a un videogioco. Una pizza. Un po’ di tempo ben speso con noi. Per noi va bene, giusto?” chiede, guardandosi attorno.

“Esatto–”

“Dovresti rilassarti–”

“Però niente birra per Peter,” interviene Steve, inarcando le sopracciglia.

Peter alza gli occhi al cielo.

“Già, ragazzino, ti ho visto ubriaco,” commenta Bucky, e per qualche ragione, a Tony un po’ si scalda il cuore nel sapere che Bucky faceva parte delle loro festicciole di conforto.

“Non reggo bene i margarita, tutto qui,” replica Peter.

“Sì, e le piña colada,” aggiunge Rhodey, col tono di chi ne ha visti, di incidenti con la piña colada.

“E i daiquiri… Gesù, siamo degli irresponsabili,” conclude Pepper, pizzicandosi il ponte del naso. “Mi stupisce che May non ci abbia uccisi tutti.”

“Possiamo cominciare le ricerche domani,” insiste Natasha. “Ma oggi limitiamoci a… è stato sfiancante, tu hai fatto un ottimo lavoro, là fuori, e hai solo… ti meriti un po’ di normalità senza questa spada di Damocle sulla testa.”

Tony distoglie lo sguardo, annuendo. La stampa, oltre la porta, sta seriamente applaudendo ancora, e Happy sta digitando qualcosa sul suo telefono. Peter si fissa ansiosamente le mani. Bruce lo fissa con aspettativa, probabilmente impaziente di visitarlo. Clint dice qualcosa a bassa voce a Steve, e questi sembra accigliarsi. Bucky sembra effettivamente essere in pensiero per lui, adesso, e ciò gli fa chiedere cosa abbia saputo riguardo a lui in quel lasso di tempo. Thor si guarda sereno intorno. Rhodey gli piazza una mano sulla spalla e Pepper gli posa un bacio sulla guancia.

Tony deve sapere chi è stato. Sente il panico risalirgli in gola, perché una parte di lui sa che non è stato un estraneo qualunque, o il presidente del fan-club di Iron Man. Parte di lui sa che è stato qualcuno che ama.

E parte di lui pensa che tutto ciò sia molto più pericoloso di quanto immagina. Molto, molto di più.



 
*
 

Note di traduzione:

[1] Ho operato una modifica nel testo in quanto, lo ammetto candidamente, non ho ben inteso le intenzioni dell’autrice. In originale dice, riferito ai letti, “two Queens”: queen è una misura per i letti che corrisponde a quelli alla francese (e fin qui era chiaro il gioco di parole con kingsize), ma è anche un appellativo volgare per indicare gli omosessuali. Non sono sicura che fosse intenzionale, come gioco di parole, e ho preferito evitare tentativi per riadattarlo mantenendo l’allusione, volendo dare il beneficio del dubbio all’autrice, che da ciò che scrive non mi sembra essere mai scaduta in battute del genere.
[2] Il film originale era Remember the Titans, in italiano Il sapore della vittoria. È un film sul football incentrato sulla discriminazione razziale, ma da quanto ho cercato è poco noto in Italia. Ho preferito quindi citare Invictus, decisamente più conosciuto, che si muove attorno temi simili pur trattando di rugby e non di football. Il nesso è comunque l'esultanza della folla in situazioni molto delicate e stressanti per chi le riceve.

Note della traduttrice:

Cosa? Non sono passati sette mesi dall'ultimo aggiornamento? Quasi non mi riconosco! 
Seriamente, ho accelerato un po' i tempi di traduzione, in quanto ho in mente di portare a breve un'altra long di iron_spider su questi schermi... quindi rimanete sintonizzati!
Grazie a tutti loro che leggono e/o hanno commentato, e a presto, col penultimo capitolo,

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