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Autore: Saeko_san    01/05/2020    1 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13:
La lettera maledetta
 
23 marzo 2002. Venezia, passaggio sotto la Torre dell’Orologio, Piazza San Marco.
 
Antonio Cisano attendeva una persona che aveva pagato per un lavoro: un lavoro molto importante, che prevedeva il tagliare i ponti con il suo passato di Venezia, ovvero eliminare tutti i documenti che lo riguardassero e le persone che lo conoscessero.
Fortunatamente queste ultime erano assai poche: sua madre, che ormai era talmente vecchia e affetta da demenza senile, da essersi persino dimenticata di avere un figlio; Livio Tosca, già eliminato; infine Mirco Lostello, il giornalista che si era interessato alla nascita della Ca’ de Delizie, nonché ex conoscente dei tempi dell’università, sia di lui che di Livio Tosca.
Aveva parlato qualche volta con quell’uomo e aveva provato a servirsene per far crollare il successo di Tosca, cosa che però non aveva funzionato e che anzi, gli si era quasi ritorta contro.
Un gruppo di ragazzini gli passò davanti, inseguiti dai genitori. Era domenica, era una cosa normale.
Cisano guardò nervosamente l’orologio: mezzogiorno meno un minuto. Si era accordato con quel sicario, Salvio Mortarelli, per incontrarsi sotto al passaggio della Torre dell’Orologio al suono delle campane di mezzogiorno; dovevano far finta di essere vecchi amici e andare prima in un bar e dopo prendere il traghetto e arrivare a Murano.
Già quel fatto lo rendeva nervoso, poiché avrebbe preferito che il sicario fosse venuto direttamente alla sua casa a Murano, ma purtroppo la polizia aveva sguinzagliato i suoi scagnozzi per pedinare e controllare chiunque fosse coinvolto con il caso Tosca, lui compreso, visto che aveva acquisito l’azienda da veramente troppo poco tempo per non destare sospetti. Quella del “incontro un vecchio amico, andiamo in un bar e poi a casa mia” era una strategia per sviare qualsiasi sospetto potesse nascere.
Le campane iniziarono a suonare. La miriade di turisti (che andavano dai giapponesi agli inglesi, fino ad arrivare ai francesi e ai tedeschi, ma anche agli italiani) si voltò a guardare la Torre dell’Orologio; le varie guide turistiche cominciarono a spiegare nello stesso momento, nelle varie lingue, come funzionasse il meccanismo, con i segni dello zodiaco, e quale fosse la serie di rotelle che metteva in moto le statue di bronzo che battevano i colpi sulle campane.
In quel momento nel passaggio della torre entrò un tizio vestito con una giacca a vento bianca e gialla, un sigaro in bocca e i capelli bianchicci. Si avvicinò a Cisano. Gli sorrise e disse:
 
-Antonio! Eccoti! Ti aspettavo fuori dal passaggio!-.
 
“Tutto come da programma” pensò il napoletano.
 
-Ma se ti avevo detto che ti avrei spettato qua sotto!- esclamò lui.
-Allora ci siamo capiti male-.
 
“Ora lo sbirro capirà il perché ero qui e guardavo l’orologio”.
Cisano e Mortarelli iniziarono a chiacchierare amabilmente; sembravano normali chiacchiere tra due vecchi amici, eppure erano state studiate appositamente e provate per telefono.
I due uscirono dal sottopassaggio della Torre dell’Orologio ed entrarono in un bar lì accanto, sotto i portici di Piazza San Marco. Continuarono a chiacchierare del più e del meno e poi, dopo aver bevuto un caffè, pagarono e uscirono; arrivarono fino alla fermata dei traghetti e presero quello che li avrebbe portati a Murano. Mentre stavano appoggiati sul bordo del battello, attendendo che i passeggeri finissero di salire, i due videro salire per ultimo un uomo con i baffi e i capelli neri; era vestito con un k-way blu e un cappello nero con visiera; aveva inoltre un paio di ray ban posati sul naso e le mani infilate nella tasca del giacchetto
Cisano e Mortarelli capirono di chi si trattasse, ma fecero finta di nulla; arrivarono a Murano in dieci minuti. Scesero assieme all’uomo con l’impermeabile blu e gli occhiali da sole, che però prese una strada diversa rispetto alla loro. O meglio, un’altra strada che portava alla casa di Antonio Cisano.
Di questo Cisano era pienamente consapevole: conosceva Murano meglio di tutta Venezia, perciò questo aveva preso casa lì. Vi arrivarono e Cisano fece entrare tranquillamente Salvio Mortarelli, chiudendosi poi la porta alle spalle.
 
-Avevi ragione- disse il sicario –C’è quel tizio che ti segue. In questo momento è fuori da casa tua, nascosto in un cespuglio del tuo giardino-.
-Lo so. Ma veniamo a cose più importanti-.
-Ci sono cimici?- fece Mortarelli.
-No, ho controllato in tutti i luoghi di questa casa: non ci sono né cimici né telecamere-.
-Bene-.
-Ho letto sul giornale che Mirco Lostello è morto e che non si sono trovati i suoi ultimi appunti di ex-giornalista, né a casa sua né nella Biblioteca Marciana, contando il fatto che aveva la pessima abitudine di aggiornare tutto quasi in tempo reale- iniziò Cisano, tirando fuori il portafogli per pagarlo.
-In effetti ho provato a guardare nella biblioteca io stesso, per poter trovare qualcosa da eliminare, in caso fosse compromettente. Invece non ho trovato nulla, ne sono positivamente stupito. Hai fatto un buon lavoro, Salvio-.
 
Gli porse i contanti, ma quello non li prese. Lo guardava con uno sguardo indecifrabile.
 
-Cosa c’è?- chiese allora Cisano.
-Anch’io ho guardato nella biblioteca e poi nella casa di Lostello, dopo averlo ammazzato. Non ho trovato nulla-.
 
Cisano sbiancò e serrò la mano sui soldi, digrignando i denti. Rimase immobile, in attesa che l’uomo a lui continuasse.
 
-Come sarebbe a dire?- lo esortò.
-Nella Biblioteca Marciana ho trovato i fascicoli vuoti, mentre a casa di Lostello c’era una porta chiusa a chiave, che tra l’altro ho trovato appositamente spezzata in due. Siccome non faccio lo scassinatore di mestiere, me ne sono andato con l’intenzione di ritornare, ma la polizia è arrivata prima di me. Quindi abbassa il pagamento- aggiunse infine, indicando i soldi.
 
Cisano si mosse come un automa, si riprese alcuni contanti e diede il denaro restante a Mortarelli, per poi accompagnarlo alla porta. Prima di andarsene, Salvio Mortarelli si girò e diede il giornale di quel giorno a Cisano.
 
-Penso che quello che c’è scritto in queste pagine possa interessarti-.
 
Poi senza aggiungere altro se ne andò. Arrivò al cancelletto e ricordandosi della spia, salutò con un sorriso il “suo vecchio amico”, agitando la mano. Cisano rispose fingendo un sorriso e inclinando leggermente la testa; chiuse subito dopo la porta, dopo aver indugiato un attimo, mentre iniziava a leggere il giornale. Una volta che ebbe finito si lasciò cadere distrutto su una poltrona.
In prima pagina c’era la notizia riguardante le indagini sul caso Tosca, le quali potevano avere collegamento con il caso Lostello, perché non si era trovato da nessuna parte il resoconto degli appunti di quest’ultimo. Inoltre, ad aver trovato il corpo dell’ex-giornalista erano stati tre ragazzi: Lixa Tosca, Paolo Montagnoli e Mario Guglielmi.
Le foto corrispondevano al ricordo di quei tre ragazzi che aveva visto correre pochi giorni prima in Piazza San Marco.
“Quindi la ragazza è la nipote di Tosca” pensò Cisano, leggermente sorpreso.
Inoltre, in fondo all’articolo si parlava di una porta completamente sfondata, sulla quale non c’erano impronte digitali, capelli o qualsiasi altra cosa potesse corrispondere al DNA di qualcuno. L’uomo aveva la sensazione che c’entrassero per forza quei tre ragazzi, tra i quali c’era anche la nipote di Tosca.
 
***
 
Era pomeriggio inoltrato nella stanza di Paolo e i raggi del sole ormai primaverile illuminavano la piccola camera; i tre amici non si erano potuti rifugiare, come di consueto, nella sala del Capitolo perché Federico e sorella Marta dovevano accogliere un prete della Basilica di San Marco.
 
-Cosa vediamo oggi?- chiese Lixa, sedendosi sul piccolo letto spartano della piccola stanza.
-Penso sia meglio guardare il fascicolo con le ultime ricerche di Mirco Lostello- disse Manes, intercettando i pensieri di Paolo.
 
Il ragazzo lo guardò infastidito.
“Ultimamente leggi un po’ troppo spesso nel pensiero, Manes”, gli disse il ragazzo attraverso la mente.
 
-Perché?- chiese ancora Lixa, portandosi una mano al viso per spostare una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
Aveva al polso il bracciale dei Tosca, che tintinnò debolmente.
 
-Perché- rispose Paolo –Manes ha preso in prestito il materiale aggiornato dal signor Lostello, trasformandosi in Lostello stesso-.
 
Così dicendo tirò fuori i fascicoli che avevano trovato alla Biblioteca Marciana.
 
-Perché non mi avete detto nulla?- fece la ragazza.
 
Avevano rischiato tantissimo, calcolando che non ancora non sapessero cosa fosse capitato all’ex-giornalista, al momento di entrare nella Marciana con il suo aspetto.
 
-Perché lo abbiamo fatto quando tu sei partita per andare in Valle d’Aosta, e ci è passato di mente- rispose Manes.
 
***
 
-L’ultima volta, prima che Lixa partisse, eravamo arrivati agli appunti più recenti del signor Lostello, cioè al momento in cui Cisano ha comprato una casa a Murano dopo essere tornato dall’America e sette mesi dopo o giù di lì l’ex-giornalista è morto-.
 
Lixa ascoltava con attenzione. Si sentiva a metà tra due emozioni completamente differenti: la prima era di odio, odio profondo verso Antonio Cisano, che nonostante tutto aveva ucciso l’unico parente che le era rimasto, l’unica famiglia che aveva conosciuto negli ultimi cinque anni; la seconda invece era profonda ammirazione per Paolo, del quale si sentiva incredibilmente innamorata; provava felicità nel solo ascoltarlo e pendeva dalle sue labbra.
Nonostante l’odio e la vendetta rodessero una parte del suo cuore, l’altra brillava di luce propria. Inoltre, bisognava notarlo, quel ragazzo era molto bravo a seguire il filo logico delle cose.
 
-Ora dobbiamo aprire questo fascicolo- e prese la cartellina blu con le scritte rosse posata sul letto, accanto a Lixa.
 
Il suo braccio la sfiorò e i due si guardarono e si sorrisero imbarazzati.
 
-Ehm ehm- fece la voce di Manes, tossicchiando leggermente.
 
Si ritrassero. Si dimenticavano sempre che l’ombra poteva leggere i loro pensieri o anche solo che fosse presente, lì con loro.
Paolo aprì il fascicolo. Era stracolmo di fogli, appunti e pezzetti di carta; tuttavia era tutto classificato con un ordine quasi maniacale: Mirco Lostello doveva essere stato una persona incredibilmente precisa, diligente e anche molto paziente, nonché particolarmente metodica.
Erano tutti appunti sistemati in ordine di data, concernenti la morte di Livio Tosca e il suo funerale. Qui trovarono qualcosa di interessante, poiché anche Antonio Cisano aveva partecipato al funerale dello zio di Lixa. Oltre all’elenco presenze con i pensieri di addio al vecchio imprenditore, dove era visibile la firma dell’assassino, c’era la copia di una foto di uno dei giornalisti che erano accorsi all’evento lugubre e che anche la polizia, come dicevano gli appunti, aveva recuperato: ritraeva Mirco Lostello in prima fila. In ultima fila, dopo una miriade di gente, stava Antonio Cisano, vestito di nero, come suo solito. Non sembrava né addolorato né troppo felice. Aveva un’espressione impassibile, di circostanza.
O quasi.
Si intravedeva l’ombra di un ghigno sul suo volto. Accanto a Mirco Lostello si poteva notare la giovane spalla di una ragazza con i capelli rossicci. Il volto non si vedeva, ma Lixa si riconobbe; improvvisamente ricordò anche di aver parlato con l’uomo che le stava accanto, ma senza registrare effettivamente di averlo fatto, poiché il dolore era troppo in quel momento per pensare ad altro.
 
-Davvero ci hai parlato?- chiese Manes.
 
Sia la ragazza che Paolo lo guardarono.
 
-Sì, ci ho parlato. Mi ha fatto alcune domande, anche riguardo al braccialetto. Ma non ha nominato Antonio Cisano-.
-Beh- fece Paolo –Qui ci sono anche gli appunti di ciò che vi siete detti-.
 
Teneva in mano il foglio a cui era attaccata la foto.
 
-Ma non è nulla che già non sappiamo-.
 
Continuarono il setaccio degli appunti metodici di Lostello. Infine trovarono un ultima notizia, conservata in un foglio di plastica trasparente; era datato a quattro giorni prima della morte dell’ex-giornalista e riportava il fatto che quel giorno aveva trovato nella Biblioteca Marciana la lettera intimidatoria che l’assassino (o il mandante) aveva spedito a Livio Tosca per farlo trovare il 23 gennaio 2002 alla piazzetta del Campo dei Frari, davanti alla basilica francescana.
Infatti, nella stessa busta dove c’era l’appunto, trovarono la fotocopia in bianco e nero della lettera che era stata recapitata a Livio Tosca. Era stata scritta con delle lettere di giornale accostate le une alle altre per formare parole, come si vede in molti film e telefilm di carattere giallo. Il messaggio era breve e coinciso:
 
“Fatti trovare il 23 gennaio 2002 all’una e mezza di notte alla piazzetta del Campo dei Frari, davanti alla basilica. Dobbiamo parlare di un affare che non potrai rifiutare. Vieni, se vuoi vedere tua nipote viva, il giorno dopo. Porta dei soldi.
 
                                                                             Amico Anonimo di vecchia data
 
P.S. Non avvertire la polizia. Se lo farai, lo saprò”.
 
Quella era la lettera che aveva portato lo zio di Lixa sulla forca. Secondo gli appunti di Lostello poi, si diceva che non erano state rilevate impronte o residui di DNA sul foglio di carta. Infine, come un post scriptum, in fondo al foglio degli appunti c’era scritto che Antonio Cisano era arrivato a Venezia il primo febbraio, con un treno da Napoli, esattamente nove giorni dopo la morte di Livio Tosca; la casa di Murano che aveva comprato l’estate precedente era risultata vuota fino a quando, dopo essere stato all’Hotel Universo e Nord, nel sestiere della Ferrovia, Antonio Cisano non ne aveva preso possesso, dopo essere diventato il nuovo direttore – nonché proprietario – della Ca’ de Delizie.
 
-Quindi Cisano si è costruito un alibi perfetto- disse Paolo, dopo aver scandagliato assieme ai compagni quella caterva di parole scritte.
-Oppure ha mandato qualche sicario a uccidere mio zio e poi è venuto a Venezia- disse Lixa.
-Impossibile- obbiettò Manes.
-Perché?-.
-Perché, secondo i miei ricordi, l’uomo che ha ucciso Livio Tosca e Antonio Cisano sono la stessa persona-.
-È vero- convenne Paolo –È grazie ai ricordi di Manes che abbiamo trovato Cisano-.
-E allora come ha fatto?-.
-Questo non lo so, Lixa- disse Manes –Ma presto lo scopriremo-.





























Note di Saeko:
è il primo maggio, è festa, ma è anche venerdì, per cui eccomi con un nuovo capitolo. Stiamo man mano ricostruendo tutti i tasselli del puzzle e manca poco per arrivare alla fine - sono emozionata perché non pensavo di mantenere fede anche a questa avventura con la costanza che ci sto mettendo, ma scrivere mi sta aiutando a ritrovare me stessa e a passare diversi momenti bui che la mia famiglia sta passando, soprattutto dal punto di vista economico. Se c'è qualcosa di non chiaro nel testo, non esitate a farmelo sapere, spiegherò e correggerò tutto.
Ora dei piccoli ringraziamenti, come sempre:

ad alessandroago_94 per la costanza con cui mi legge e commenta i capitoli;
Nexys e Miryel, che stanno man mano recuperando i precedenti capitoli - sono contenta che la storia vi appassioni;
Elgas e Cartasporca per essere passate a recensire l'altra mia storia conclusa, Historiae - Il viaggio fantastico.

Grazie per avermi sopportata sino a qui, cercherò di tornare domenica; buona festa a tutti, pur se siamo chiusi in casa. Vi abbraccio (virtualmente).

Saeko's out!
  
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