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Autore: Master Chopper    03/05/2020    2 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 4: Fame and Shame (Final)

“ ALZATI ENKIDU !”

 

L’Arena del Valhalla era ancora gremita dalle esultanze umane quando un urlo fu capace di sovrastare qualsiasi voce. Uomini e dèi si zittirono di colpo, riportando l’attenzione ad una sezione in particolare delle tribune.

“ Non puoi perdere !!”

 Un gigante in armatura dorata si ergeva sulla balaustra, con le mani premute sul parapetto in pietra massiccia. Nemmeno la roccia poteva però resistere alle sue dita, penetrate con forza mostruosa come nel burro.

“ Se ti arrendi adesso, cosa ne sarà dell’orgoglio dei sumeri ?!” Il suo grido riecheggiò in tutta l’arena.

Dal lato degli umani, qualcuno incapace di riconoscere la figura si rivolse proprio al popolo nominato.

“ Cosa sta dicendo quel dio? Se Enkidu non perdesse, non solo i sumeri, ma tutti gli umani avrebbero solo da perderne.”

Nessuna risposta venne portata da una voce, piuttosto da delle lacrime. Virili lacrime colme di tristezza, così come di nostalgia, erano iniziate a scorrere dagli occhi dei guerrieri sumeri non appena quell’essere aveva fatto la sua comparsa.

“ Quello non è solo un dio …” Si lasciò sfuggire un guerriero, esalando un rantolio con la voce rotta dal pianto. “ Lui… è… il nostro sovrano …”

 

Gilgamesh, il re sumero delle leggende, emanava un’aura così schiacciante da allontanare istantaneamente qualunque divinità fosse troppo vicina a lui. La sua presenza, anzi, sembrava aumentare di secondo in secondo, invadendo sempre di più gli spalti nel terrore e nello sgomento.

“ Parli dell'orgoglio del tuo popolo in una situazione del genere?! Traditore della nostra stirpe !” Nascosta dietro i suoi sostenitori, la dea Ishtar soffiò come una serpe adirata, rivelando tutta la sua ira verso il bellissimo re.

Questo, al suono delle sue parole, si bloccò. Ogni sua funzione vitale pareva essersi fermata, e così anche il tempo. Nel silenzio e nella calma, la sua schiena gigantesca rivolta verso gli dèi trasmetteva nient’altro che terrore. Una collera silenziosa, pronta a scatenarsi, e che la dea stessa si pentì istantaneamente di aver provocato. Nonostante avesse già iniziato a tremare, però la reazione di Gilgamesh fu completamente inaspettata.

Il biondo voltò appena il capo verso di lei, mostrando un sorriso soddisfatto e due occhi sicuri.

Con la voce di chi aveva visto con chiarezza nel futuro, disse: “ Io non tifo né per gli dèi, né per gli uomini. Solo per Enkidu !”

 

 

“ Che sciocco …” Un sospiro seccato si sollevò dal corpo sanguinante di Enkidu, ancora immerso nella polvere e schiacciato nella pietra.

La sua voce era come al solito piatta, ma un velo di secchezza ora la animava. Tuttavia, a differenza di prima, quella controllata rabbia non era espressa tramite un’espressione corrucciata.

Masutatsu Oyama stesso dovette infatti controllarsi a pieno per non reagire in maniera fin troppo stupita, però se avesse potuto, la sua mascella sarebbe arrivata fino a terra per la confusione.

Il guerriero bestia si stava sollevando dal terreno, manifestando tutto il suo dolore e la fatica tramite i movimenti delle ossa, ciò nonostante un ghigno divertito si era dipinto sul suo volto.

“ Che sciocco …” Ripeté. “ Gilgamesh non mi avrebbe risparmiato le sue manfrine neppure in un duello mortale. Come potevo anche solo illudermi di potermi salvare da quel chiassoso testardo ?”

 

Incredible!! Enkidu si rialza con ancora il suo stesso corno conficcato nel petto, dopo aver subito un atterramento dal più forte artista marziale umano del mondo !” I due annunciatori descrissero a pieno l’incredibile vicenda, in modo che anche gli increduli potessero rendersi conto di ciò che stava davvero accadendo.

“ L’arrivo del Sovrano di Ur, Gilgamesh, ha davvero dato al suo compagno tutta la forza necessaria per continuare a combattere ?!”

Non appena si sentì nominare, proprio Gilgamesh iniziò a sbraitare a gran voce, battendosi i pugni sulla sua armatura dorata e ridendo grassamente.

“ Egocentrico.” Commentò con fredda simpatia Enkidu, lanciando uno sguardo al suo amico in alto.

“ Smettila !”

Una voce davanti a sé lo richiamò all’attenzione, cancellandogli di colpo il sorriso dalla faccia.

Si ritrovò di fronte agli occhi il karateka, ma con una maschera deforme di orrida collera che lo aveva reso irriconoscibile rispetto a prima. “ Smettila di distrarti! Lo capisci o no che cosa comporta questo scontro !?”

Tutti i muscoli di Masutatsu si contrassero, al punto che persino la sua gamba rotta sprizzò sangue come uno straccio strizzato. Rimase indifferente al dolore inumano che stava sopportando, e portò le mani in guardia.

“ Perdonami …” Ritornando serio, Enkidu sembrò rispettare le motivazioni che spingevano quell’uomo a parlargli così. Dopo essersi sfilato come un nonnulla il proprio corno dal pettorale, riassunse una posa bassa, con le braccia protratte in avanti.

“ Mi sento molto più partecipe di quanto tu non credi. Per la prima mi sento motivato a dare davvero il meglio di me !”

 

Qualsiasi cosa avesse detto, il suono delle parole venne lasciato alle sue spalle: la velocità del suono non era stata capace di stare al passo con lo scattò disumano appena compiuto.

Ripartendo all’attacco con la Carica del Toro Celeste, Enkidu si scagliò verso il suo avversario per avvalersi del suo unico corno come arma.

Sorprendentemente, l’artista marziale non si era fatto accecare una seconda volta dall’ira, così non aveva chiuso occhio nemmeno per un istante. La sua visione omnicomprensiva era riuscita a seguire qualsiasi azione del guerriero sumero: vide i suoi occhi brillanti, le sue gambe esplose nello scatto e per ultimo il corno sempre più vicino.

Non dovette nemmeno anticipare o prevedere l’impatto, perché tutto ciò che gli servì fu eliminare il problema alla radice. Afferrando  l’arma di Enkidu con entrambe le mani, ruotò sulla sua unica gamba per direzionare altrove la carica: per farlo aveva dovuto eguagliare, anche solo per una frazione di secondo, la velocità della Carica del Toro Celeste.

Con la sua proiezione istantanea, eseguita in meno di un battito di ciglia, scagliò l’eroe contro la parete.

 

La folla umana fu in visibilio.

“ È questa! È questa la vera via delle arti marziali !” Strepitò Adramelech, ricevendo il consenso degli umani che credevano e veneravano la forza che solo loro uomini potevano conquistare.

“ Colpi, parate, proiezioni… un corpo senza forma, come l’acqua, capace di adattarsi ad ogni situazione.” Bruce Lee sorrise con tutta la gioia del suo cuore, accontentato finalmente di aver assistito ad un’esibizione assolutamente irripetibile.

 

Il corpo di Mas Oyama era allo stesso tempo solido come una roccia, ancorato a terra tramite il singolo tallone che aveva scavato un solco di ben dieci centimetri nella pietra attorno, e libero come l’aria: ogni singola cellula del suo essere avrebbe potuto iniziare a fluttuare nel cielo, perché così lui si sentiva.

Un’ebbrezza impareggiabile raggiunse il suo cervello.

- Questo è… il controllo.- Nelle sue mani, che potevano stringere per diventare attacco e scivolare per diventare difesa, brandiva il suo stesso destino.

Anni di soprusi, confinato nell’atrocità del suo corpo impuro, lo avevano schiacciato e costretto a pensare che non ci potesse essere rimedio ad una vita del genere. Eppure adesso, nello scontro disperato per la vita, aveva trovato la speranza di trovare una simile rivelazione.

 

“ A-Attenzione! Non sembra finita qui !!” L’urlo di St. Peter richiamò tutti i presenti all’attenzione.

Nel momento in cui Enkidu era stato scagliato contro il muro, non si era affatto schiantato contro di esso in completa balia del lancio di Oyama. Al contrario, non appena vi era entrato in contatto con la schiena, aveva concentrato tutta la sua forza erculea nei reni per darsi uno slancio.

Essenzialmente ciò che aveva fatto era stato rimbalzare contro la parete ad una velocità incredibile, amplificandola ancor di più con una rinnovata forza.

L’Arena del Ragnarok tremò.

Enkidu non aveva mai visto la sconfitta. Non con gli occhi che avevano incrociato lo sguardo fiducioso del suo compagno Gilgamesh. Tutto ciò che aveva fatto era stato pianificare un’evoluzione necessaria per annientare il suo avversario. Rinascendo e conquistando nuovi limiti, la Carica del Toro Celeste divenne impareggiabile.

Masutatsu non si accorse nemmeno di esser stato colpito, fin quando il corno dell’eroe non gli ebbe trapassato il petto da parte a parte. Sbarrò gli occhi per la sorpresa, e solo allora percepì la pressione dell’aria sulla pelle.

 

Un eco lontano di un pensiero lo raggiunse persino a quella velocità.

- L’arma più potente del mondo è l’esplosione. A differenza di quel che si crede, l’esplosione è un qualcosa di assolutamente naturale, e per tanto esiste in natura, principalmente negli esseri viventi. Il cervello può produrre un’esplosione, un muscolo può produrre un’esplosione… persino un respiro, uno sguardo, un pensiero… tutto ciò può esplodere !-

Anche Mas Oyama nell’istante in cui era stato colpito, non aveva pensato all’attacco che aveva appena subito, tantomeno alla ferita mortale che si era procurato: ogni sua facoltà mentale e fisica era stata indirizzata per rispondere direttamente ad un colpo previsto già da tempo.

La sua mente vibrò, si riscaldò ed infine esplose. Negli occhi venne riflesso il ricordo della neve sul monte Minobu, simile agli aerei kamikaze che piovevano per abbattere un suo sogno giovanile.

Come tale, il suo pugno piovve e si abbatté con potenza esplosiva sulla nuca di Enkidu, abbastanza vicina proprio perché il corno era penetrato fino alla base nel suo petto.

Il guerriero sumero era talmente tanto infervorato dalla carica, che neppure si accorse del momento in cui era stato colpito.

Forse vide prima del sangue, ed in seguito si accorse di come la sua gola fosse stata aperta dall’interno da una deflagrazione invisibile quanto distruttiva. Ciò nonostante, bastò la sola realizzazione di quanto gli era successo, per sentirsi mancare la forza di poco prima in ogni singolo muscolo del corpo.

La corsa si arrestò seccamente, con le gambe del guerriero paralizzate da un infido pensiero nato nel suo cervello: l’orrore.

Fu proprio allora che Masutatsu, atterrando per terra con la sua gamba salda, ripeté l’attacco portato con la mano a taglio e mozzò di netto anche l’ultimo corno di Enkidu.

 

“ Quel pugno …” Mormorarono allibiti gli déi, guardandosi l’un l’altro per cercare una risposta a tutte le loro domande.

“ Quel pugno …” Ripeterono i fedeli seguaci del karate Kyokushin, stringendo saldamente le loro cinture sotto il petto con orgoglio ardente.

“ Il Bodhisattva Fist di Masutatsu Oyama!! La tecnica definitiva che non può essere parata da niente al mondo! Qualsiasi cosa vi entri a contatto, anche se fosse una mano per deflettere il colpo, esploderà inevitabilmente a causa della sua assurda potenza !”

Ben presto tutti vennero a conoscenza di quella mossa leggendaria, la quale aveva schiacciato al suolo un dio nonostante ad occhio inesperto fosse sembrato un normalissimo pugno. Indubbiamente, qualsiasi colpo capace di abbattere un dio doveva meritarsi un riconoscimento degno della sua impresa.

 

Erano passati ormai molti mesi dall’allenamento sul monte, e per la prima volta in cui Masutatsu ridiscese a contatto con la civiltà, fu catturato da un suono che non udiva da tempo: pugni, calci e kiei, scanditi a tempo di un allenamento marziale rigoroso.

Rivitalizzato da quella energia, entrò nel dojo di karate. Non appena fece il suo ingresso, tutti i presenti si voltarono verso di lui: vestiva un gi distrutto dalle intemperie, dal fango, e quasi del tutto annerito dal sangue seccato. Inoltre anche il suo aspetto fisico, frutto di una sopravvivenza estrema, lo rendeva inquietante come un demone selvaggio.

Purtroppo il suo sorriso servì a ben poco, sicché il maestro del dojo gli si avvicinò prontamente.

“ Non so chi tu voglia prendere in giro, ma vattene fuori di qui! Il karate è una cosa seria !” Gli indicò la porta d’ingresso con severità, ma lui non si girò nemmeno per guardarla.

“ Lo so, sono molto grato al karate per quello che ha fatto a me.”

“ E che cosa avrebbe fatto a te ?!” Grugnì l’uomo, per poi afferrarlo bruscamente dalla spalla per spintonarlo via. “ Farti conciare come un poverac-?!”

Nessuno degli altri spettatori comprese perché il maestro si fosse immobilizzato, ma se avessero potuto disporre dei suoi occhi per quel preciso momento, avrebbero visto qualcosa di incredibile.

L’uomo infatti aveva visto la propria mano a contatto con quell’uomo esplodere dall’interno, dopodiché quella stessa energia catastrofica gli aveva scalato l’intero braccio, procedendo alla distruzione del suo corpo in un battito di ciglia. Nulla di tutto ciò però era avvenuto.

“ No, è stato questo che mi ha fatto il karate.” Rispose allora Masutatsu, testimoniando che non fosse trascorso più di un secondo dall’ultima volta in cui l’altro uomo aveva parlato. Eppure, in quel lasso di tempo così breve, egli aveva compreso tutto.

L’altro si era reso conto di trovarsi di fronte al più grande dei maestri, e che l’energia mortale che sprigionava il suo corpo era stata in grado di risparmiarlo con la delicatezza della mano di un Buddha.

 

 

“ OSU !” Il karateka nell’arena si strinse anch’esso la cintura, espirando tutta l’aria trattenuta nei suoi polmoni con un grido. Nel farlo, uno spruzzo di sangue fuoriuscì dalla sua bocca: aveva ancora il corno dell’avversario che gli penetrava il petto, e anche con tutte le esaltazioni che rimbombavano sopra e attorno a lui, niente avrebbe potuto salvarlo dalla morte.

“ Mi resta poco tempo… direi all’incirca un minuto. Perché non terminiamo lo scontro, così che il vincitore possa venir salvato dalla morte ?” Con tono incalzante e giocoso, si rivolse al corpo disteso per terra del suo avversario.

Incredibilmente, per la terza volta la mano di Enkidu venne usata per sollevare il guerriero mastodontico.

Stavolta l’uomo bestia era ben più che semplicemente ferito: da ciò che ne rimaneva della sua gola sgorgava una cascata rossastra che aveva colorato tutto il suo petto in una striscia perfetta.

Non poteva parlare, tuttavia inclinò le labbra macchiate di sangue in un riso sarcastico.

 

Con estrema velocità sollevò il braccio in avanti, afferrando la testa del mortale in una presa ferrea.

Il giapponese sentì il suo cranio venir stritolato contro ogni previsione, e ben presto i suoi occhi si gonfiarono verso l’esterno in procinto di schizzar all’infuori. Tanta era la forza di Enkidu, da averlo sollevato da terra come una marionetta nonostante la sua ferita.  A causa della posizione, e del braccio dell’avversario, quasi il triplo del suo, che segnava la distanza, Masutatsu realizzò di non poter raggiungere in nessun modo alcun punto vitale.

Nuovamente però il suo pensiero si era astratto dal mondo reale, portandolo via dal dolore e dalla sofferenza, così come dalla sconfitta. Come in un coro angelico, si sentì circondare da tutte le glorie che avevano riempito la sua vita di un’effimera felicità.

- Ciò che voglio provare ancora… ed ancora… ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora ed ancora-”

Sfidando ogni previsione, sfilò dal suo petto il corno di Enkidu nel momento in cui aspirò tutta l’aria che poteva.

In seguito lo posizionò davanti a sé, e dopo aver contratto la mano libera in un pugno, chiuse gli occhi.

L’aria esplose all’infuori dei suoi polmoni: - … è la vittoria !-

“ Bodhisattva Fist !”

 

Come la massima liberazione zen, ogni sua forza venne convogliata ed emessa, propagandosi verso Enkidu per unirlo in quel legame universale di potenza.

Il pugno eiettò il corno mozzato, trasformandolo in un missile che impalò in pieno la faccia dell’uomo bestia sumero. Lo scagliò all’indietro, rapendolo dal suolo in un decollo più veloce di qualsiasi Carica del Toro Celeste.

Il volo si arrestò soltanto quando la parete dell’Arena del Ragnarok lo volle, e così il corpo dell’avanguardia degli dèi rimase lì sospeso.

Un gigantesco cadavere piantato per la testa e grondante sangue come un maiale appeso al gancio.

Quella visione orrida e pietosa fece accapponare la pelle a qualsiasi dio, e dai volti stupefatti degli umani sparì ogni voglia di pregare.

Tutto ciò in cui dovevano credere era lì davanti a loro, e si chiamava forza dell’umanità.

 

Gilgamesh era rimasto traumatizzato.

Non era stata la morte brutale del suo amico a pietrificarlo così, bensì il sorriso liberatorio catturato sul suo volto un attimo prima di venir sconfitto.

Il re sumero, divenuto dio assieme all’amico che aveva appena perso, non poteva realizzare il perché di tutta quella felicità da parte degli umani, né sentiva appartenergli la sconfitta degli déi.

Lui non era un umano o un dio in quel momento: sapeva solo di aver perso per sempre Enkidu.

 

Prima ancora che uno dei due annunciatori potessero aprir bocca, balzò sull’arena in un impeto di ferocia.

“ TU! MALEDETTO BASTARDO !!” Lacrime di sangue eruttavano dai suoi occhi, complici di un dolore che solo lui poteva comprendere.

Lassù, in alto tra gli dèi del suo Pantheon, Ishtar sogghignava appagata dallo spettacolo.

Nessuno poteva immaginarsi cosa avrebbe fatto Gilgamesh a Masutatsu, se solo un ordine non fosse stato impartito prontamente ad una figura in agguato nell’ombra.

“ Fermalo.”

Innumerevoli catene imprigionarono il gigante ancor prima che potesse sfiorare il suolo dell’arena, bloccandolo a mezz’aria in un bozzolo d’acciaio.

A nulla valsero gli sforzi di Gilgamesh, e le sue imprecazioni furiose accompagnarono i sussulti stupiti di tutti i presenti.

Con voce fredda e distaccata, colui che lo aveva reso prigioniero parlò: “ Nessun estraneo può intervenire negli scontri.”

Capelli del colore dell’argento discendevano su di un volto umanoide, ma ricoperto da una peluria azzurrina, coprendo uno di due splendenti occhi di ghiaccio. La figura vestiva un completo nero, strappato da artigliate e segni di morsi, e ricoperto lungo tutte le spalle in una sciarpa di catene, dalle quali erano partiti i legamenti capaci di catturare il re sumero.

La catena indistruttibile Gleipnir poteva appartenere ad un solo essere, e questo gli dèi nordici lo sapevano bene: per questo riconobbero subito Fenrir, nel ruolo di sovraintendente della sicurezza durante il Torneo del Ragnarok.

 

Il Lupo argentato si dileguò trascinando quel bozzolo, lasciando così l’arena al suo unico e meritato protagonista.

“ Ed è così… che l’umanità conquista la sua prima… VITTORIA !!”

Le voci dei presentatori vennero facilmente sovrastate dalle urla degli esseri umani, finalmente convinti di avere davanti a loro la vera e sola speranza di salvarsi dall’estinzione.

“ Il vincitore è Masutatsu Oyama, la Mano Divina !”

L’artista marziale era caduto in ginocchio. Un colpo di tosse lo costrinse a vomitare sangue e bile, colorando così di un tetro rosso il suo sorriso spento.

- Non calpesterò più la terra, ma… almeno sono riconoscente di aver vissuto una vita degna di una soddisfazione: la vittoria dell’umanità.-

 

La sezione dell’umanità vide il combattente venir portato via, e tra i festeggiamenti generali una figura in particolare si diresse indisturbata verso un corridoio nascosto.

Appena separatosi da Fobetore, il dio degli incubi, e Ammit la bestia divoratrice, il dio dall’aspetto di un ragazzo percorse un lungo tragitto in solitudine prima di fermarsi.

Dall’ombra emerse allora Ishtar, con in volto un enigmatico sorriso.

“ Masutatsu Oyama ha trascorso tre anni da eremita per espiare le sue colpe e prepararsi a condurre uno stile di vita senza peccato… Enkidu invece, quando gli ho concesso di scegliere una punizione, ha preferito la morte.”

“ In questo modo la tua vendetta non era del tutto conclusa, non è vero ?” La interruppe il dio misterioso, serio ed impassibile. “ Non sentivi di aver vinto fino in fondo, per questo ti sei offerta di servirmi lui come primo perdente al posto di Gilgamesh.”

La dea della bellezza annuì estasiata, e con la sua lingua sferzò l’aria fino a leccarsi gran parte della faccia.

“ Grandioso! Per pietà divina lui e Gilgamesh erano divenuti dèi nostri simili… ma ora che è stato ucciso nel Ragnarok, la sua anima è persa per sempre! Per sempreee !”

In completa ebbrezza, quasi avvolta da una carica erotica, Ishtar era divenuta ormai pazza dal piacere. Nulla e nessuno avrebbero potuto riconoscerla come una dea, e non come un demone, se l’avessero vista in quelle condizioni.

“ È esattamente così. Dev’essere stato un bell’accordo per te, non è vero Ishtar ?”

D’improvviso la pietra che componeva il corridoio iniziò a mutare, divenuta malleabile come una gelatina ma allo stesso tempo liquida come acqua. Turbinando e scomponendosi, presto si riunì in una forma capace di instillare terrore puro nella dea sumera.

“ Quindi, quindi… continuate pure a parlare di questo accordo !”

“ Gaia !” Strillò Ishtar, riconoscendo la Madre Terra con il suo accogliente sorriso. In una qualsiasi situazione sicuramente le avrebbe trasmesso sicurezza e tranquillità, eppure ormai sembrava solo anticiparle una terribile sorte.

“ T-Tu sapevi tutto ?” Tremando, tentò disperatamente di indietreggiare.

“ Era abbastanza prevedibile.” Rispose per lei la figura maschile, rimasta in disparte e stranamente composta nonostante l’apparizione della dea della terra.

Questa lo guardò, ed il suo sorriso si smorzò appena: era palese ormai come dietro i suoi modi all’apparenza gentili si nascondesse una furia spietata trattenuta a malapena.

“ Ciò non ti arreca fastidio? Comunque sia, hai parlato del primo perdente che ti è stato servito… senza dubbio Enkidu era più svantaggiato di Gilgamesh, o di un immortale dio sumero qualsiasi… ciò nonostante, l’umano non avrebbe potuto vincere senza un piccolo aiuto. Hai utilizzato il potere di una Sefirot, giusto? Quindi me ne dovrò aspettare altre ?”

Lui rimase in silenzio.

Gaia a quel punto sbarrò gli occhi, e seppur impercettibilmente, il suo volto si illuminò dalla sorpresa:

- Astuto.- Pensò, ritornando a sorridere a pieno. - Ovviamente non può truccare gli incontri, però fa credere così agli dèi con i quali ha stretto un patto… in questo modo sta conquistando la loro fiducia e portando sempre più dèi dalla sua parte. A cosa gli serviranno però? Una presa di potere, forse ?-

“ Con chi altro hai stretto un accordo? Quanti sono collusi con te ?” Decidendo di non svelare quanto avesse scoperto, stette al gioco dell’altro ed incalzò quel delizioso gioco di tensione.

Non ricevette ancora nessuna risposta diretta: semplicemente il dio le voltò le spalle, e con un gesto della mano si congedò.

“ A quanto pare mi sono sbagliato …” L’eco delle sue parole rimbombarono nel corridoio. “ Non era così ovvio che tu sapessi proprio tutto.”

 

 

All’esterno intanto, affacciato alla balconata che dava sull’arena ancora segnata dal combattimento, l’anziano scriba Sîn-lēqi-unninni non partecipava a nessun festeggiamento.

I suoi compagni ed i guerrieri sumeri avevano lasciato posto alle lacrime per bere e festeggiare come da tradizione dei loro tempi, eppure lui si era dichiarato restio a tutto questo.

Ricordava i giorni antichi della sua gioventù, quando aveva dedicato giorni su giorni per raccogliere tutte le leggende su di un vero e proprio eroe: il re Gilgamesh. All’epoca si era stupito di come nessuno prima di lui avesse desiderato raccogliere le sue imprese in un’opera scritta, e così si era posto lui stesso il compito di farlo.

In questo modo si era illuso di vivere le avventure epiche del re sumero con il suo compagno Enkidu, come se avesse potuto combattere assieme a loro contro mostri, sfidando le angherie degli déi e ricercando l’immortalità o il segreto della vera forza.

Ad oggi, in quel giorno così distante dal suo tempo, si era reso conto però di una realtà tanto dolce quanto amara.

“ Gilgamesh ed Enkidu non hanno mai smesso di combattere, e per quanto io possa scrivere una seconda Epopea, o mille altre… mai io e nessuno potremo comprendere e tantomeno esprimere ciò che solo loro hanno conosciuto.”

Dei contro uomini. Ancora una volta la storia si ripeteva, ma la sua era ormai terminata.

Abbandonò per sempre l’ultima  tavoletta, ma non prima di aver inciso la parola “fine” a margine.

 
Angolo Autore:
Welcome back!
Spero vi sia piaciuto questo primo scontro. So che è stato molto grezzo, e abbozzato, ma l'ho scritto la scorsa estate e per quanto abbia provato ad aggiustarlo nel corso del tempo, devo ammettere che mi piace come si intraveda la voglia di sperimentare in un progetto appena nato. Ebbene sì, il primo scontro si è concluso, ma altri ne verranno ancora.
I primi tre sono già stati scritti, quindi ammetto di avere molto vantaggio. Tuttavia, prima di riprendere una pubblicazione giornaliera con il secondo scontro, ci vorrà una pausa di una settimana precisa. Quindi ci rivediamo domenica 10 Maggio!
Ah, ma prima, un ultimo regalo... la lista dei combattenti (in ordine sparso)!

 

-Heaven:

Hastur 

Sun Wukong 

Baphomet 

Enkidu 

Quetzalcoatl 

Fenrir 

Uriel 

Prometeo

Amenominakanushi 

Hel 

-Humanity:

Ramesses II 

Zarathustra

Charlotte Corday 

Josef Mengele 

Vlad Dracul 

Re Artù

Masutatsu Oyama

Boudicca

Guy Fawkes 

Dante Alighieri

   
 
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