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Autore: padme83    03/05/2020    7 recensioni
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.

*
[Raccolta di flash e one-shot, omogenea ma non troppo - benché i baci, in qualche modo, c'entrino sempre. Arco temporale variabile, con una predilezione per il periodo a Godric's Hollow; alcuni capitoli partecipano a challenge o a eventi/attività di gruppi fb; POV alternati, si comincia con Gellert]
*
"La pioggia cade, cade, sottile, non si ferma e vi sommerge, vi travolge, vi protegge, testimone fidata e discreta del vostro amore. Sussurra favole di innamorati, prima di voi, fra le stesse lenzuola umide e vestiti sfatti dimenticati in un angolo. Racconta di notti insonni, di gemiti soffocati con furia tra i denti, di amanti felici e pazzi come voi, legati come voi, disperati come voi.
Ma nessuno è come voi."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lemon, Missing Moments, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Tutto è lì. Le migliaia di riflessi
lasciati dal tuo volto tra i crepuscoli
dell’alba e della sera negli specchi
e quelli che continuerà a lasciare.

(Jorge Louis Borges - L'altro, lo stesso)
 
 
 
 
 
 
 
~ Specchi ~
 
 
 
 
 
 
 
We are forever as one in what remains,
you're in my blood from the cradle to the grave.
I don't like to think about the pieces or the cracks
and the breaks that still remain.
If I could breathe, I'd ask you…”
 
 
 
 

 

 
C’è uno specchio, in camera di tua madre.
È antico e massiccio, dono di nozze di una lontana parente. Un drappo scuro e consunto in parte lo copre; quando ti decidi a rimuoverlo, un’impalpabile nuvola di polvere s'innalza nell’aria – del resto, da tempo Kendra faceva a meno del suo aiuto, la mattina, per domare la lunga chioma fulva e sistemarsi il corsetto.
Ti concedi qualche minuto – una breve parentesi di tranquillità – e osservi con attenzione la tua immagine riflessa: ti sembra di essere cambiato, e di molto, negli ultimi mesi, ma non sono certo le spalle più ampie e l’addome tornito a suggerirlo, né le ombre cupe che coronano le palpebre, o la linea affilata e indurita del mento.
Qualcosa si è acceso, nel tuo sguardo, una scintilla nuova e indefinibile e tuttavia vivida, intensa, splendente.
Sorridi. Dalla scollatura della camicia fa capolino una piccola macchia violacea – un altro segno, una prova eloquente.
Un marchio.
«Che fai? Ammiri quanto sei bello?»
Finalmente.
Non ti volti – non è necessario, lui è già dietro di te. I vostri occhi si incontrano, gemme d’ambra, acquamarina e turchese che la superficie imperfetta del vetro non riesce comunque a privare del loro limpido fulgore.
«Tu che dici?»
«Non c’è male, ma sai bene che ti preferisco svestito».
«Herr Grindelwald, così mi fai arrossire».
Ah sì? Ne sei ancora capace? Buono a sapersi.
Non ci contare.
Lo attiri a te e gli rubi un bacio – un bacio avido e profondo, lento e disperato –, poi ti scosti e lo racchiudi fra le braccia, invitandolo a poggiare la schiena contro il tuo petto. Gli mordi il collo, dolcemente, senza smettere un solo istante di bearti della bellezza dei vostri corpi allacciati, replicati nello specchio e anche lì uniti, indivisibili.
Apri gli occhi. Tienili aperti. Guarda, guarda quale immenso miracolo possiamo essere insieme.
Avverti la sua pelle fremere ad un soffio dalla bocca, e il suo richiamo è irresistibile. Gli sfiori con la lingua l’arco sensibile della clavicola, vezzeggiandolo appena – avrai modo, più tardi (tra poco), di restituirgli il favore con il dovuto scrupolo.
«Ci sono vari tipi di specchi magici al mondo», mormora piano, la voce ridotta ad un gorgoglio basso, roco, «specchi creati per dare risposta a qualsiasi domanda, sia che essa riguardi il passato, il presente o il futuro, specchi pervasi da incantesimi tanto potenti e complessi da mostrare a chi li interroga universi sconosciuti, persino inconoscibili, specchi custodi di verità e misteri talmente impenetrabili da essere al di là di ogni umana comprensione».
«Davvero?» sussurri sulle sue labbra, simulando divertito un candido stupore, «Ma non mi dire».
Un sospiro umido gli sfugge – oh, andiamo, stai scherzando? – lo raccogli al volo e immediato il suo sapore ti invade, ti inebria, ti colma la gola di miele bollente.
Approfitti della sua momentanea – apparente? – distrazione per infilare le mani sotto i risvolti dell’austera blusa che ancora indossa – toglimela, mio blu, avanti, toglimela. Gli accarezzi il ventre a tocchi leggeri, disegni minuscoli cerchi intorno all’ombelico, segui i solchi tesi e definiti dei muscoli, partendo dai fianchi fino a raggiungere la curva sinuosa dell’inguine, e intanto, in silenzio, lo ascolti.
«Altri, invece, pare che siano in grado di scavare a fondo dentro l’animo di un uomo, di svelarne i bisogni nascosti, i desideri più oscuri e segreti».
Perché non riflettono il volto, bensì il cuore.
«Ne hai visto uno?»
«No, ma so che esiste, da qualche parte».[1]
Ci pensi mai? A ciò che potresti vedere in quello specchio?
Esiti. La luce calda del crepuscolo filtra dalla finestra e si riversa liquida sopra i suoi capelli arruffati; onde seriche si diramano oltre le tue spalle, laddove la sua bella testa riposa quieta, incorniciata da cascate zampillanti d’oro fuso e purissimo.
Torni a fissare lo specchio. Di nuovo – sempre –, trovi le sue iridi ardenti ad aspettarti e accoglierti.
Questo, bredhu.
Ti chini su di lui e cerchi le sue mani, le catturi, le stringi con forza tra le tue – le baci, le assapori, le veneri.
L’intreccio delle vostre dita è un cordone d’acciaio, una catena dura e invincibile, un nodo di sangue – e di ossa, e di carne – impossibile da sciogliere.
Non vedrei altro che questo.
 
 
 
 
 
 
 
“… To look in my mercy mirror
I need you more than I have known.
To look in my mercy mirror
'cause I'm not ready to let you go.
Now I know, now I know
I'm not ready to let you go.
 
 
 
 

 
 
{Words Count: 697}
 
 
 

 
[1] lo Specchio delle Brame viene portato a Hogwarts quando? O è sempre stato lì? Boh. In qualsiasi caso, ho dato per scontato che Albus da studente non abbia avuto modo di imbattercisi. Sa della sua esistenza, ovviamente, ma sarà solo più avanti, da Professore che, diciamo, imparerà suo malgrado ad averci a che fare.
 

 
 
 
 
 
 
Nota:

Buon pomeriggio e buona domenica a tutt*!
 
Eccomi di nuovo qui ^^
 
Non ho niente di particolare da dire, se non che siamo alla vigilia della tanto agognata fase 2 e io sinceramente non so se essere sollevata oppure ancora più terrorizzata. Va da sé che per me cambia poco o nulla, perché i bambini restano comunque a casa, e chissà quando, se e come gli asili riapriranno. Sono abbastanza scoraggiata, lo ammetto. Il capitolo viaggia allegramente su altissimi livelli di mediocrità, come il precedente, ma data la situazione non penso di poter chiedere di più a quel povero, unico neurone che si ostina a non volermi abbandonare.
 
Spero col cuore che stiate tutt* bene <3
 
Soundtrack: Mercy Mirror, Within Temptation.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Un grazie ENORME a chi lo ha già fatto <3

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, e se tutto va come deve andare... aspettatevi sorprese ;-)
 
Un abbraccio :*
 
 
 
padme
 
 
 

 
   
 
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