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Autore: kimikocchan    03/05/2020    3 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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5. Il sorriso di lei e la dolcezza di lui
 
Sakura fissava il soffitto ripensando alla cena di quella sera. Conosceva Sasuke fin da quando erano piccoli ma non aveva mai avuto modo di conoscere quell’aspetto della sua vita. Non che potesse avere chissà quale pretesa dati i loro attuali rapporti ma non poteva fare a meno di sentirsi triste per lui.
«Chissà se si è mai sentito solo» domandò in un sussurro, rigirandosi nel letto rivolto in direzione della finestra.
Intravide la finestra della sua stanza oltre il grande e vecchio cedro che separava da sempre le loro case.
Non poté fare a meno di pensare che tra loro sarebbe sempre esistito una sorta di legame.
Per quanto Sasuke la facesse arrabbiare non riusciva a immaginare una vita senza la presenza dell’Uchiha.
Sakura si ridestò dai suoi pensieri per poi sollevarsi dal letto con uno scatto. «Ma che accidenti mi viene in mente?» balbettò a sé stessa, mettendosi una mano dietro l’orecchio.
Sasuke era odioso e insopportabile. Lo era sempre stato. E di certo, non sarebbe mai cambiato. Era inutile farsi un’opinione diversa a riguardo.
Bastava ricordare la gita di pochi giorni prima quando l’aveva provocata e istigata davanti a quell’antica statua.
Fu in quel momento che un flash attraverso la mente di Sakura, facendola scattare in piedi mentre il suo viso assumeva svariate espressioni passando dalla più completa sorpresa a una compiaciuta realizzazione.
«Ma certo… come ho fatto a non arrivarci prima!»

Sasuke fissava ancora interdetto la stanza vuota e polverosa davanti a sé.
Non sapeva come sentirsi a riguardo. Era confuso ma allo stesso tempo provava un incredibile senso di vuoto. Moriva dalla voglia di sapere perché quella stanza fosse inutilizzata ma allo stesso tempo sapeva con buone probabilità che la risposta alla sua domanda sarebbe stata molto amara.
Conosceva Sakura fin dall’asilo e ricordava come quella della ragazza fosse una famiglia felice a differenza della sua.
Nonostante lui e Sakura si fossero allontanati molto dopo le scuole medie, non gli era sembrato che la ragazza avesse mostrato dei cambiamenti.
Ai suoi occhi era rimasta la stessa di sempre. Era dolce, premurosa, un po’ ingenua ma non per questo sciocca. Sakura era la ragazza più intelligente che conosceva ma ai suoi occhi non gli era mai parsa noiosa. Anzi, era divertente, spiritosa, l’unica che gli avesse sempre tenuto testa e gli rispondesse a modo. Non poteva fare a meno di stuzzicarla e vedere la moltitudine di reazioni che si scatenavano sul suo viso: dalla rabbia all’imbarazzo ma anche dalla calma alla provocazione.
Lei riusciva a sorprenderlo come nessun altro. Lei era unica. Era sempre stata l’unica.
Tuttavia, la vista che si estendeva di fronte a lui era inequivocabile. Era successo qualcosa in quella famiglia e per quanto Sakura avesse abilmente nascosto la sua situazione famigliare, lui era più che deciso a scoprire che cosa fosse successo.
D’un tratto un picchettio sordo attirò la sua attenzione, ridestandolo dai suoi pensieri. Tese l’orecchio per capire da dove provenisse e il suo corpo si mosse automaticamente in direzione della camera di Sakura.
S’avvicinò lentamente alla finestra quando per poco non inciampò all’indietro spaventato. Qualcosa aveva appena battuto sulla finestra.
Sasuke si avvicinò e la alzò, incrociando oltre le foglie del vecchio cedro, i suoi occhi scuri. La sua figura sorrise oltre i rami.
«Che diamine combini, Sakura?» domandò, guardandola curioso. Sembrava agitata per qualcosa.
«Mi è venuta in mente una cosa, troviamoci giù tra dieci minuti» rispose l’altra tutto d’un fiato, abbassando la finestra.

Camminavano ormai da mezz’ora lungo la strada, lasciandosi le case e il centro di Konoha alle loro spalle.
«Si può sapere dove mi stai portando? Se volevi stare un po’ sola con me, bastava il letto di camera mia».
Sakura sollevò lo sguardo indispettita. «Divertente» disse, notando il suo sorriso malizioso. Sì, era proprio insopportabile.
«Seriamente Sakura, stiamo camminando da più di mezz’ora… si può sapere dove stiamo andando?»
Sakura non rispose, troppo assorta nei suoi pensieri. Camminava a velocità spedita e in queste situazioni Sasuke non poteva fare a meno di accorgersi quanto fosse evidente la differenza dei loro corpi.
D’un tratto il corpo davanti a lui si fermò di colpo e per poco non gli andò addosso.
«Che fai?» domandò Sasuke, sporgendosi oltre le sue spalle.
«Ci siamo, siamo arrivati» disse Sakura.
Sasuke sollevò leggermente lo sguardo, notando una lunga scalinata di fronte a loro. «Ma questo non è il tempio che abbiamo visitato l’altro giorno?» domandò.
Sakura annuì. «È solo un’ipotesi ma credo che i nostri guai abbiano avuto inizio da qui».
«Tu credi?» domandò Sasuke sorpreso.
«Non ci resta che dare un’occhiata per provare a scoprirlo» disse Sakura, avviandosi per la lunga scalinata.
Sasuke s’affrettò a raggiungerla. «E c’era bisogno di venire a quest’ora della notte? Non sarebbe stato meglio venire domani con la luce del giorno?»
«Questo tempio è molto visitato e durante il giorno sarebbe stato impossibile non dare nell’occhio. E poi, non volevo perdere un giorno di scuola» concluse, continuando la sua ascesa.
Sasuke sospirò. No, non era cambiata per niente. «Ho capito, secchiona» sorrise infine, beccandosi un’occhiataccia furiosa.
Ma in fondo andava bene così.

«Quindi tu pensi davvero che sia opera sua?» domandò Sasuke con un certo scetticismo.
«Hai in mente un’ipotesi migliore?» controbatté Sakura a braccia incrociate accanto a lui.
Di fronte a loro, la statua del monaco Chiriku si ergeva in tutta la sua stazza e potenza.
Sasuke portò una mano sulla testa con fare dubbioso. «E va bene, visto che siamo giunti fin qui tanto vale provarci».
I due si avvicinarono lentamente alla statua senza emettere un fiato. Non seppero perché ma si sentirono piuttosto intimiditi di fronte ad essa.
«Comincia tu» borbottò Sakura, tirando una leggera gomitata al suo corpo accanto a lei.
«No, parla tu, sei tu la secchiona» rispose l’altro sottovoce.
«Ma che c’entra?» domandò l’altra con una certa ripicca.
«È stata una tua idea quella di venire qui, forza» disse, indicando con un cenno la statua.
Sakura balbettò qualcosa di incomprensibile per poi rivolgersi alla statua di fronte a sé.
«C-ciao, come stai?» domandò con incertezza.
«Non sai fare di meglio? È un monaco dotato di poteri spirituali non tua zia Bezzie» la rimproverò Sasuke con un sopracciglio alzato.
Sakura lo guardò truce. Se pensava di poter fare meglio perché non parlava lui?
«Forse puoi aver avuto l’impressione che io e questo ragazzo accanto a me ci detestassimo parecchio… ma lasciami dire che non potrebbe essere più lontano dalla verità…» disse, lanciando uno sguardo a Sasuke al suo fianco.
«E-esatto, stavamo solo discutendo ma capita anche ai grandi amici…» Sasuke lanciò un’occhiata torva alla sua figura accanto a lui ma Sakura lo incitò a continuare. Il ragazzo nelle sue vesti sospirò appena. Si sentiva un perfetto stupido a parlare con una statua. «E come si fa a non a non ammirare Sakura? È precisa, molto ordinata, intelligente… Un pozzo di scienza!»
Sakura accanto a lui annuiva compiaciuta. Allora Sasuke qualche volta era capace di essere gentile.
«Carina a volte soprattutto quando aggrotta la fronte mentre sorride».
Sakura si voltò sorpresa in direzione del suo corpo. Che cosa aveva detto?
Sasuke se n’è accorse ma continuò a parlare. «Insomma… andiamo molto d’accordo» concluse, dando uno sguardo a Sakura.
«S-sì in realtà noi siamo uniti» continuò Sakura, sentendo le guance calde. Non sapeva perché ma le parole di Sasuke le avevano provocato una strana euforia.
Quando poi sentì la presa del ragazzo sulla spalla, il suo viso si era completamente tinto di rosso. «Come la colla, davvero inseparabili» aggiunse Sasuke con un sorriso.
Sakura si era come irrigidita mentre il suo cuore prendeva a battere così forte da farle mancare il respiro. Che diamine gli stava succedendo?
«Sakura?»
Sakura si risvegliò, alzando lo sguardo sul suo interlocutore. Sasuke la fissava, aspettando che lei dicesse qualcosa.
Sakura si voltò in direzione della statua. «Dunque… ora che la situazione, ehm, è stata chiarita, avremmo una proposta. Chiuderemo gli occhi, conteremo fino a tre e quando li riapriremo ci ritroveremo nei corpi giusti».
«Se tu sei d’accordo, naturalmente» disse Sasuke, rivolgendosi sempre alla statua. «Cosa di cui sono certo perché è stato solo un fraintendimento… ne rideremo da qui a qualche anno» ridacchiò infine con un certo nervosismo.
«D’accordo» disse Sakura, chiudendo gli occhi. Sasuke fece lo stesso.
«Uno…» cominciarono i due all’unisono. «Due…» Sasuke prese la mano di Sakura e gliela strinse. Sakura sobbalzò appena a quel tocco, ma continuò a tenere gli occhi chiusi. «Tre…» dissero infine.
Passarono un paio di secondi ma ai due parvero un'eternità. Entrambi aprirono lentamente gli occhi per poi guardarsi a vicenda. Furono colti da un’ondata di delusione. Erano ancora l’uno nel corpo dell’altro.
Sasuke sospirò scocciato mentre Sakura portava una mano sul mento. «Forse ci voleva una preghiera essendo un monaco» osservò la ragazza.
«Sì e poi gli lasciamo l’offerta latte e biscotti come Babbo Natale» commentò Sasuke con una nota di sarcasmo. «E adesso che facciamo?»
«Per il momento ci conviene tornare a casa. Non è ancora mezzanotte, magari la teoria delle ventiquattro ore è quella giusta».
Sasuke sospirò. Non sapeva perché ma qualcosa gli diceva che il giorno dopo non sarebbe cambiato assolutamente nulla.
I due presero a incamminarsi sulla via del ritorno in religioso silenzio. Sakura in particolare era delusa dall’esito di quella visita al tempio. Pensava di aver avuto il lampo di genio ma alla fine si era rivelato un buco nell’acqua.
Sasuke se ne accorse e non poté fare a meno di sentirsi leggermente in colpa. Sakura aveva avuto un’idea e lui non aveva fatto altro che criticarla. A volte sapeva essere proprio un’idiota.
Con lentezza quasi disarmante s’affiancò alla sua figura e con un gesto delicato le prese la mano. «Non è colpa tua quindi non crogiolarti» s’affrettò a dirle con tono distaccato ma leggermente imbarazzato.
Sakura si voltò in direzione del suo corpo che continuava a guardare dritto. Non poté fare a meno di sorridere. In fondo Sasuke era un bravo ragazzo. «Davvero pensi che sia carina quando sorrido aggrottando la fronte?»
Sasuke strinse leggermente la presa ma continuò a guardare dritto, cercando di non trapelare alcuna emozione. «Ho detto a volte».
Sakura rise. «E tu a volte sai essere davvero dolce» commentò, riferendosi al suo maldestro tentativo di consolarla.
Sasuke non rispose ma continuò a stringere la mano di Sakura.
E in fondo andava bene così.
 
«Mi dispiace di averti fatto fare tardi» disse Sakura una volta che furono giunti davanti alle loro case.
«Ci siamo dentro entrambi, Sakura» le ricordò Sasuke.
Sakura sorrise. «Sai, stamattina ho riconosciuto la signora Uruchi, Sono passati così tanti anni eppure non è cambiata di una virgola, è sempre così gentile. Si vede che ti vuole bene».
Sasuke la guardò con un’espressione rincuorata. «Lo so».
A quelle parole Sakura non poté fare a meno di percepire uno strano calore accompagnata da una flebile malinconia. «Ho visto anche tuo fratello Itachi».
Sasuke si pietrificò sul posto. Questo non se l’aspettava. «Ah, quindi è tornato». La sua espressione si era fatta improvvisamente dura.
Sakura se ne accorse. «C’è forse qualche problema? Non andate d’accordo?»
Sul volto di Sasuke comparve un’espressione infastidita. «Con tutto il rispetto Sakura ma non credo siano affari tuoi».
Sakura ci rimase male. Dov’era finita la gentilezza di pochi minuti prima?
«Hai ragione. Forse non sono affari miei ma sono io che intanto devo interagire con la tua famiglia e questa non è una questione da sottovalutare» rispose seria, aspettandosi che Sasuke implodesse contro di lei.
La risposta di Sasuke non si fece di certo attendere. «Se la metti in questo modo, te la faccio io una domanda. Dov’è la tua di famiglia?»
A quella domanda Sakura si era come pietrificata sul posto. Come poteva esserle sfuggita una questione così fondamentale? Era ovvio che prima o poi nella loro situazione, Sasuke si sarebbe fatto delle domande.
«Loro sono… sono partiti per un viaggio di lavoro» provò a mentire ma Sasuke con un gesto secco aveva tirato un calcio alla staccionata bloccando il suo corpo tra la sua figura e il cancello. Poco gli importava che lui fosse nel corpo di Sakura e cercasse di bloccare il suo stesso corpo di quasi venti centimetri più alto. «Non dirmi bugie. So che vivi da sola in questa casa» soffiò, guardandola dritto negli occhi.
Nonostante l’altezza concessa dal corpo di Sasuke, Sakura non poté fare a meno di sentirsi intrappolata dal suo stesso corpo e dalle decise parole di Sasuke.
Prima o poi l’avrebbe scoperto. Non c’era più nulla da fare.
Sakura allungò una mano in direzione del suo corpo e poggiò una mano sulla sua spalla. «Domani pomeriggio il tuo corpo è libero?» domandò.
Sasuke inizialmente la guardò stranito ma poi capì. Era così difficile a volte confrontarsi in quella situazione. «Io sì e se me lo stai chiedendo vuol dire che anche io domani non ho impegni» disse, indicandosi.
Sakura sorrise appena. «Perfetto, allora domani ti aspetto alla fine delle lezioni» disse in un sussurro per poi dirigersi verso villa Uchiha. «Buonanotte Sasuke».
Sasuke continuò a guardarla mentre si allontanava lentamente dalla sua figura. «Buonanotte… Sakura».
  
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