Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    05/05/2020    22 recensioni
È passato un anno da quando i Guardiani hanno sconfitto Pitch Black.
Jack Frost è ormai una Leggenda a tutti gli effetti, e cerca di bilanciare la sua nuova posizione di Guardiano del Divertimento con la vita di tutti i giorni.
Tuttavia, l’improvvisa apparizione di un vecchio che afferma di essere Padre Tempo segnerà una brusca e inattesa interruzione dal periodo di tranquillità: secondo l'uomo, Pitch Black sta costruendo un’arma abbastanza potente da far sprofondare l’intero universo in una nuova Dark Age.
C’è solo un piccolo dettaglio: Pitch Black è ancora intrappolato nel suo regno…
(Crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle - The Brave e altre opere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Eccovi un nuovissimo aggiornamento! Sì, siamo molto in anticipo rispetto alle altre volte…e presto capirete il perché.
Per farla breve, ci siamo molto divertiti a scrivere questo capitolo, il quale narrerà le origini di Mr Cold ( aka Evil Jack ) e in parte anche quelle del Pitch Black antagonista di questa storia. Non sarà l’unico flashback su questi due, durante la storia ve ne saranno altri.
Vi auguriamo una buona lettura!




Capitolo 10 - The monster at the end of the book 

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How could this happen to me?
I made my mistakes
Got no where to run
The night goes on
As I'm fading away
I'm sick of this life
I just wanna scream
How could this happen to me?
Simple Plan – Untitled
 
 
<< Non dobbiamo essere soli, Jack. Io credo in te…e anche i bambini crederanno in te! >>
Pitch Black pronunciò tali parole la domenica di Pasqua dell'ormai lontano 2012, sull'altopiano di una banchisa antartica.
Di fronte a lui vi era un giovane ragazzo dai folti capelli bianchi tanto simili alla neve che li circondava a perdita d'occhio, vestito semplicemente di una felpa blu dotata di cappuccio, un paio di pantaloni di seconda mano e reggente tra le mani un bastone di legno dalla punta arrotondata.
Jack Frost, lo Spirito dell'Inverno, aveva il volto adornato da un'espressione conflittuale mista ad anticipazione, come se avesse appena udito le stesse esatte parole che aveva bramato di sentire fin dal giorno in cui il suo pallido corpo era emerso dalle profondità del lago ghiacciato in cui era nato.
<< Ma come? >> mormorò, la voce intrisa di un'amara sensazione di sospensione, la stessa che ogni volta provava quando si rivolgeva alla Luna e le chiedeva il perché di ogni cosa.
Perché proprio lui? Perché era stato scelto per essere così? Perché era diverso dagli altri?
Si aspettava, come ogni volta, di non ricevere alcuna risposta. Pitch, tuttavia, lo sorprese scoppiando in una breve risata.
<< Oh, andiamo, usa l'immaginazione! >> esclamò, mettendosi accanto a lui e posandogli un braccio attorno alle spalle.
Fatto questo, indicò qualcosa che si ergeva imponente a pochi passi da loro: un'enorme struttura in ghiaccio alta almeno una decina di metri, dai bordi aguzzi e frastagliati. Attraverso la superficie trasparente erano visibili miliardi di granelli neri come la notte, scintillanti sotto i deboli raggi del sole che filtravano attraverso le nubi di quel cielo perennemente grigio.
Quella strana formazione era il risultato di uno scontro diretto tra gli stessi Jack e Pitch, i cui attacchi avevano finito con il realizzarla.
<< Guarda cosa possiamo fare! >> continuò l'Uomo nero, il volto ora adornato da un'espressione assolutamente estatica. << Niente di sposa meglio con il freddo… dell'oscurità! Noi li costringeremo a credere! Noi gli daremo un mondo in cui tutto… TUTTO è… >>
<< Nero come Pitch? >> lo anticipò l'altro, con un cipiglio.
Per un attimo, l'avversario sembrò essere preso in contropiede da quell'affermazione.
<< … e freddo come Frost >> ribatté prontamente. << Crederanno in tutti e due. >>
<< No, avranno paura di tutti e due! >> controbatté il rgazzo, lo sguardo denso di sdegno e ostilità << E io non voglio questo. >>
Black rimase in silenzio. I suoi occhi dorati rimasero fissi sulla figura del giovane spirito, quasi come se stessero cercando di leggere direttamente nella sua anima. Quasi come stesse cercando… qualcosa, forse la risposta ad una sorta di quesito o dubbio.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, sembrò giungere ad una conclusione. << Perché? >>
Jack spalancò le palpebre, completamente spiazzato da quella bizzarra domanda. << Perché... >> esitò, quasi stesse cercando le parole più appropriate per rispondere. << Perché non è giusto. Perché io non sono così. >>
<< E dove ti ha portato una simile… morale? >> domandò Pitch, implacabile. << Solo per 300 anni, abbandonato completamente a te stesso, a pregare una roccia sospesa nel cielo per il minimo segno di… affetto… gioia… e riconoscimento. >>
Alzò appena lo sguardo verso la luna, che cominciava a rendersi visibile in risposta alla scomparsa del sole dietro l'orizzonte.
Attorno alla coppia, il mondo divenne un agglomerato di colori rossi e sgargianti.
<< Non ti risponderà mai, Jack. Perché vedi… è questo quello che fa! Lui crea false speranze, sogni fugaci che possono essere spenti come il flebile soffio di una candela. È ciò che gli riesce meglio: burlarsi delle sofferenze di questo mondo >> sussurrò, per poi voltarsi in direzione del giovane << Per lui siamo solo questo: un intrattenimento passeggero. I suoi giocattoli personali, semplici granelli di sabbia che può giudicare dalla sua torre d'avorio. E in fondo…penso che tu lo sappia. >>
<< N... No... >> protestò lo spirito, debolmente.
Quanto avrebbe voluto essere sicuro di quella secca risposta negativa che aveva a fatica pronunciato, quanto avrebbe desiderato crederci fino in fondo.
<< Tu sei stato sconfitto! >> gridò << Ti hanno battuto. Lui ha scelto i Guardiani per farlo. Quello che fanno non sono menzogne! >>
<< Ah, sì, come dimenticare i suoi galoppini >> commentò l’Uomo Nero, il tono di voce ornato da una marcata nota di sdegno. << Gli stessi che professano di difendere la speranze, la gioia e la bontà delle persone! Disposti a perdonare qualunque bambino… tranne quelli che se lo meritano davvero. >>
Strinse gli occhi e puntò un dito in direzione dello spirito. << Vuoi sapere la verità, Jack? Quando le cose vanno male, anche quei Guardiani così virtuosi sarebbero disposti a sbranarsi tra di loro. Non mi credi? Guarda come si sono rivoltati contro di te, senza nemmeno darti la possibilità di spiegare le tue azioni! >>
L'espressione sul suo volto sembrò addolcirsi.
<< Dimmi, sono queste le persone per cui stai combattendo? Individui disposti a giudicare un ragazzino… solo perché questi voleva scoprire il proprio posto nel mondo? >> disse con voce molto più gentile, quasi paterna.
Frost inghiottì amaro quel colpo basso e chinò lo sguardo, incapace di sostenere quello dell'altro. Sentiva un peso opprimente farsi strada nel suo petto.
<< È colpa mia, io... io non dovevo essere lì con te, non dovevo rimanere ad ascoltarti! >>
<< Perché?! >> sbottò Pitch, facendolo sobbalzare. << Che c'è di male nel volere delle risposte, nel pensare con la propria testa!? Nel voler capire perché tu sia costretto a patire simili sofferenze? Essere solo, invisibile, incapace di ottenere una vita migliore per te stesso? >>
Camminò fino a lui e gli posò delicatamente una mano sulla spalla. << Non hai fatto niente di male, Jack. Io ho sfruttato i tuoi desideri per ottenere quello che volevo, lo ammetto. >>
Il suo sguardo si fece improvvisamente serio.
<< Ma non per questo i Guardiani avrebbero dovuto incolparti. E se tenessero davvero a te… lo avrebbero capito… e avrebbero cercato di aiutarti. >>
Impossibile affermare il contrario. Era vero.
Certo, Pitch ci aveva messo del suo…ma loro, i tanto giudiziosi e amabili Guardiani, avrebbero potuto dargli almeno il beneficio del dubbio!
Diamine, come se avesse davvero potuto desiderare qualcosa del genere, che la Pasqua andasse a rotoli! Quella stupida domenica del ‘68 era stato uno stupido scherzo! Da qui a voler l’annientamento di un’intera festività ce ne voleva! Credeva che tra lui e Calmoniglio le cose potessero migliorare. Coda di Cotone non sembrava poi così male.
Neanche gli altri, se era per quello. E invece... alla prima occasione, al primo, minimo errore e sbaglio, al primo suo attimo di debolezza… lui e tutti gli altri gli erano saltati addosso come un branco di squali su un pezzo di carne sanguinante.
Non allontanò la mano dalla spalla. Non riusciva a risollevare lo sguardo. Non ce la faceva. Come poteva contestare qualcosa in cui nemmeno lui credeva? Come poteva dare torto a Pitch su qualcosa su cui si trovava innegabilmente d'accordo?
<< E tu, naturalmente, lo sai benissimo…vero? >> sibilò appena, acido e rammaricato.
A quel punto, Black gli offrì un sorriso vagamente ironico.
<< Be’… io sono qui >> rispose con una scrollata di spalle.
Jack sollevò lo sguardo, pronto a ribattere a quell’affermazione, ma si ritrovò incapace di farlo.
Era vero. Era dannatamente vero. Lui era lì, serio e concreto, a consolarlo, ad ascoltarlo, a confortarlo, a capirlo… più vero di uno stupido Uomo nella Luna millenario, più franco e sincero di cinque stupidi, pomposi Guardiani.
Era lì. Solo, abbandonato, cacciato, rifiutato… proprio come lui.
<< Unisciti a me, Jack >> riprese Pitch, con tono quasi supplichevole. << Tu non devi più niente a questo mondo! Gli hai già dato tutto quello che potevi, ma non è stato sufficiente. >>
Rilasciò un sospiro affranto.
<< I miei metodi potrebbero sembrare estremi, lo so… ma è l'unica opzione che mi… no, che CI rimane. Unisciti a me… e posso assicurarti che non sarai mai più solo. >>
<< Non posso… >> sussurrò Frost, senza la minima convinzione nelle sue parole, la voce spezzata, sconfitta. << Non potrei… >>
<< Sì, tu puoi! >> insistette l’Uomo Nero. << Liberati da queste catene… dalle SUE catene. Da tutto ciò che per più di 300 anni ti ha costretto a rimanere ancorato a questa terra, con la convinzione che la tua stessa esistenza fosse un errore! >>
Ad ogni parola, il suo tono di voce si fece sempre più empatico, come se stesse parlando direttamente al cuore dello spirito.
Allungò la mano verso di lui e gli sorrise gentilmente.
<< Meriti di essere felice, Jack. Lo meritiamo entrambi. >>
“Liberati”.
Mai quella parola gli era parsa tanto attraente, tanto desiderabile, tanto così maledettamente irraggiungibile…
Ma era davvero così? Ancora una volta, lo Spirito dell’Inverno osò riflettere sulle parole dell’Uomo Nero, in cerca di un appiglio, qualsiasi cosa che potesse dare torto a Pitch, dargli una scusa, ancora una volta, per evitare di essere coinvolto.
Ma era proprio questo il punto. Non c’era niente, niente che lo spingesse davvero a tornare indietro, niente che non fossero le proprie convinzioni, le proprie costruzioni mentali.
Non c’era niente. L’Uomo nella Luna lo ignorava, i Guardiani lo avevano cacciato, i bambini non lo vedevano…
Era inutile girarci intorno. Pitch gli stava offrendo la possibilità di cambiare quella sua situazione. Di rovesciarla completamente, di porre fine a quell’odiosa solitudine e a qualsiasi dubbio o incertezza.
Era terribile da dire, ma non aveva niente da perdere. Aveva, invece, tanto da guadagnare.
Perché non provare, quantomeno? Solo questo. Solo un piccolo assaggio, al frutto proibito…
Rimase a fissare la mano dell’Uomo Nero per qualche istante. Poi, dopo attimi che parvero interminabili… la strinse.
 
                                                                                                                                                * * * 
Un mese dopo 
 
Nicholas Nord sedeva sul promontorio che precedeva la vallata di Burgess, il volto adornato da un'espressione vuota, quasi morta, perfettamente coerente con il suo stato di salute attuale…poiché avrebbe tirato il suo ultimo respiro da lì a pochi minuti.
Ormai non erano rimasti più bambini disposti a credere nei Guardiani. Quasi come se volesse annunciare la cosa con prepotenza, il cielo sovrastante la città era divenuto del grigio più cupo, lo stesso che la vecchia Leggenda aveva visto solo nei periodi peggiori dell'umanità, come le due guerre mondiali.
O forse era semplicemente a causa dell'imminente tempesta di neve che si stava facendo strada con aria minacciosa verso il complesso urbano, discendendo dalle montagne.
Il Primo Guardiano abbassò lo sguardo con aria distrutta. Calmoniglio e Dentolina erano già completamente spirati un paio di giorni fa, rapidamente seguiti dalle fatine al servizio della donna. Anche gli elfi e gli Yeti che lavoravano per lui erano spariti.
Ormai… era rimasto solo.
Improvvisamente, sentì uno spostamento d'aria alle sue spalle. Riconobbe all'istante la fragranza putrescente di paura e malvagità appartenente ad una sola persona in tutto il creato.
<< Venuto a gongolare? >> domandò cupamente.
<< Ti sembrò davvero il tipo a cui piace affondare il coltello nella piaga?>> rispose Pitch, mettendosi affianco al vecchio e lanciandogli un'occhiata divertita.
Questi non alzò nemmeno la testa, limitandosi a borbottare un rapido: << Sì. >>
Avvertì una folata di vento gelido provenire dal suo fianco, e così poté capire che anche Jack Frost adesso si trovava lì, insieme a loro.
Non sorrideva, né ridacchiava, al contrario dell’Uomo Nero. Il suo sguardo era serio, cupo, il cappuccio calato.
Guardava fissò davanti a sé la tempesta che aveva scatenato e che compieva il proprio gelido lavoro.
<< Mi chiedesti quale fosse il mio centro, Nord >> esordì, in tono apparentemente neutro << credo di averlo trovato, alla fine. >>
<< Davvero? >> fece Claus, impassibile, senza mai distogliere gli occhi dalla città. << Vorrei poter dire di essere felice per te, Jack… ma non credo di poterlo fare >>
<< Lo capisco >> concordò lo Spirito dell’Inverno, seguendo il suo sguardo << nemmeno io posso dire di essere felice per come ci sono arrivato, e nemmeno per la sorte che ti attende. Solo... mi sarei aspettato di più dal fiero e coraggioso Babbo Natale. Ho apprezzato sul serio, ciò che mi dicesti quel giorno… ed ero convinto fosse lo stesso per te. >>
Nord rimase in silenzio, mentre la tempesta avvolgeva l'intera cittadina come un velo, sollevando sbuffi di neve e bianche fumate.
Rilasciò un sospiro affranto e volse la propria attenzione nei confronti dello spirito invernale.
<< Mi dispiace, Jack… per tutto. >>
<< Troppo tardi >> gli rispose Jack, spietato, anche se c’era una parziale nota esitante nel tono << per entrambi. >>
<< No, non lo è >> ribatté il Primo Guardiano, con tono disperato. << Puoi ancora allontanarti da questo percorso. Puoi ancora allontanarti… da lui. >>
Lanciò un'occhiataccia in direzione di Pitch, il quale si limitò ad arricciare ambe le labbra in un sorriso beffardo.
<< Apprezzo che la speranza non ti abbia ancora abbandonato. È ammirevole, dico sul serio. Ma stai solo prendendo in giro te stesso, come ho fatto io per tutti i miei trecento anni. >>
Frost rilasciò un sospiro profondo, segno che quelle parole gli stavano costando molto, ma nonostante tutto, aveva comunque la forza di pronunciarle. Perché – purtroppo – ci credeva.
<< Io non voglio allontanarmi, Nord. Non hai capito, non è così? O forse non vuoi capire. O non ci riesci. Questo è il mio posto. Il posto che voi non avete saputo darmi. Ma non ve ne faccio una colpa, sarei piuttosto ipocrita. Semplicemente, non potevate darmelo. Siamo diversi, dopotutto. Siamo sempre stati diversi. Era l’unica cosa che mi era sempre stata preclusa di capire. Ora non più. Ero nella lista dei cattivi per una ragione… è innegabile. >>
<< Capisco >> sospirò Claus, tornando a fissare la città. Ormai era praticamente invisibile sotto la coltre di nubi e fiocchi di neve, quasi come il modellino contenuto all'interno di una palla di vetro.
Al contempo, il corpo del Guardiano cominciò lentamente a sparire, diventando sempre più sfocato.
<< Addio, Jack. Ti augurò… felicità >> disse con le ultime energie che gli erano rimaste.
E fu dopo aver pronunciato tali parole… che Nicholas St. Nord, Babbo Natale, Primo Guardiano e Prima Leggenda, esalò il suo ultimo respiro.
 
                                                                                                                                           * * *

20 anni dopo 

Si ergevano alte e imponenti, scintillanti come il ghiaccio lucido di cui erano composte, svettanti verso il cielo, la perfetta rappresentazione del significato di coloro che rappresentavano: l’inesorabile grandezza… e l’assoluto dominio.
Le statue raffiguranti gli indiscussi dominatori del mondo avvolto nel freddo dell’oscurità.
Jack Frost era sistemato ai loro piedi e le studiava, avvolto nel suo nuovo, pesante mantello color notte contornato di pelliccia, il bastone di legno stretto nella mano, anche se oramai di legno pareva esserne rimasto poco: la sottile brina posta al suo centro si era quasi impossessata di tutta la sua superficie, trasformandola lentamente in puro ghiaccio.
Era sempre rimasto stupito dalle grandi capacità inventive dei mortali, ma in tutta la sua esistenza, quelle superavano le sue aspettative: progettare, senza avere il minimo potere magico, delle statue in grado di non sciogliersi al minimo calore, nonostante il fragile materiale di cui erano composte, era impressionante.
Peccato solo per il soggetto...
Un'ombra prese vita accanto a lui, e da essa ne fuoriuscì Pitch.
Anche il vestiario dell'Uomo Nero era cambiato nel corso degli anni, e ora lo spirito indossava una tonaca nera riccamente decorata con motivi d'oro e reggeva quasi sempre la propria falce color pece tra le mani.
Volse lo sguardo in direzione delle statue, concentrandosi in particolare su quella che costituiva una rappresentazione praticamente perfetta dello stesso Uomo Nero.
<< Non male >> commentò, in tono quasi annoiato. << Anche se impallidisce in confronto all'originale. Non pensi anche tu, Jack? >>
<< Apprezzo lo sforzo. Non è facile rappresentare così bene la mia cotale beltà >> replicò lo Spirito dell’Inverno.
Quella battuta gli era uscita in tono piuttosto piatto, gelido, come avesse appena enunciato un dato di fatto. Pitch gli lanciò un'occhiata di traverso.
<< Sembri distratto. C'è forse qualcosa che ti disturba? >> domandò incuriosito. << Se riguarda quei ribelli umani che stanno cominciando a spuntare un po’ dappertutto, non hai di che preoccuparti. Fidati, i miei Fearlings se ne occuperanno presto. >>
<< Bene >> fu la risposta che ricevette, breve e concisa.
Jack sperava che il discorso morisse lì. Non aveva voglia di ascoltare altro, era giunto lì per cercare di starsene solo con i propri pensieri... o forse più che altro di liberarsene, di quei pensieri.
Ma lo sguardo di Pitch persistette. Anzi, sembrò farsi più intenso.
<< Jack… lo sai che sono tuo amico, non è vero? A me puoi dire tutto quello che ti passa per la testa >> dichiarò con voce apparentemente sincera.
Istintivamente, le dita dello Spirito dell’Inverno si strinsero con forza attorno al bastone.
<< Sai qual è la cosa peggiore dell’essere immortali? >> replicò, certo che una perla di saggezza del genere avrebbe messo fine ad ogni sospetto << La noia, Pitch. È la noia. Ultimamente, mi sta incatenando più del previsto. >>
In realtà, era molto più di questo, ma il giovane spirito non lo avrebbe certo detto ad alta voce.
Inizialmente era stato estasiato dal fatto che le persone fossero finalmente capaci di vederlo. L’Uomo Nero aveva mantenuto la sua parola, diffondendo il nome di Jack Frost in lungo e in largo, affinchè i bambini di tutto il mondo riconoscessero la sua esistenza. E dopo alcuni anni, questi bambini erano cresciuti, ma grazie all’influenza di Pitch avevano mantenuto i ricordi relativi alla leggenda di entrambi gli spiriti. Ben presto, non vi era un solo umano sulla terra che non potesse vederli, e dopo quasi trent’anni sia Jack che Pitch erano stati riconosciuti come le divinità che vegliavano su questo mondo.
Erano stati realizzati culti in loro onore, la gente pregava per la loro benedizione e favore…e li temeva. Non solo l’Uomo Nero, ma pure Jack.
Lo Spirito dell’Inverno non poteva camminare tra i mortali senza che questi si prostrassero ai suoi piedi o fuggissero per il terrore, riconoscendo colui che portava il gelo che aveva ormai aveva avvolto l’intero pianeta in una nuova era glaciale.
Era piuttosto ironico. Jack aveva sognato per anni il giorno in cui le persone sarebbero state in grado di interagire con lui. E ora che potevano vederlo…avevno troppa paura per farlo.
Era come se non fosse cambiato nulla.
“No” si corresse mentalmente lo Spirito dell’Inverno. Qualcosa era sicuramente cambiato…ma certamente non nel modo in cui sperava.
Pitch rimase in silenzio per qualche secondo, contemplando le parole del ragazzo. Passato quel lasso di tempo, si strinse nelle spalle e gli picchiettò la spalla.
<< Allora non è niente di grave >> commentò, divertito. << Perché non provi a spaventare i mortali come faccio io? Fanno sempre delle facce così esilaranti! Oppure potresti assistere ad una delle battute di caccia dei miei Fearlings. Credimi, non c'è niente di meglio del sentire le loro urla quando vengono sbranati vivi. >>
Scrollò le spalle e lanciò un'ultima occhiata in direzione della coppia di statue.
<< Ovviamente la scelta è tua. Chissà... potrebbe anche piacerti. >>
E, detto questo, la figura dell'Uomo Nero scomparve tra le ombre ancora una volta.
 
                                                                                                                                                     * * *  

50 anni dopo 

La Grande Mela non vedeva la primavera, l’estate e l’autunno da un tempo che agli umani appariva indefinito.
In realtà, Jack Frost faceva in modo di ritirare il ghiaccio il tempo necessario per impedire a tutto di deperire e di conseguenza di condannare a morte i mortali. Tuttavia, anche quando tutto non era bianco, spesso le strade erano deserte, il cielo una massa di grigie nuvole compatte e l’aria aveva sempre una parziale nota di gelo.
In ogni caso, quel giorno l’inverno era giunto con un pò di anticipo.
Jack camminava lungo la strada di cemento, il bastone poggiato sulla schiena, oramai divenuto completamente di ghiaccio, la mente incatenata in un tumulto di pensieri e sensazioni che tentava di reprimere. I piedi nudi poggiavano sull'asfalto, lasciando intorno a sé scie di brina.
<< Buongiorno, signore >> arrivò una voce alla destra dello spirito, facendolo frenare all'istante.
Frost si voltò di scatto, puntando il bastone verso la potenziale minaccia. Fu allora che il suo sguardo si posò sulla figura minuta di un bambino.
Era vestito con un pesante cappotto rosso ed era inginocchiato a terra, apparentemente impegnato a realizzare quello che sembrava un pupazzo di neve. Non era del tutto chiaro, visto che aveva una forma piuttosto strana, abbastanza lontana da quella di una persona.
Jack era piuttosto sorpreso di trovare anima viva da quelle parti in una giornata gelida come quella che aveva appena portato, ma soprattutto, era stupito di come il bambino gli si era rivolto.
Non l'aveva guardato con paura e remore mentre l'aveva cordialmente salutato, non si era neppure prostrato a rendergli omaggio. Di più, non l'aveva proprio degnato di uno sguardo.
Lo Spirito dell’Inverno pensò che la cosa avrebbe dovuto provocargli disappunto, rabbia e sdegno, e fargli desiderare di punirlo in maniera esemplare per quella presunta mancanza di rispetto.
Ma non provava nessuna di quelle sensazioni. Solo... un'insolita curiosità.
Si avvicinò lentamente, scrutandolo dal cappuccio.
<< Stai mettendo il rametto del braccio troppo in basso >> fu la prima cosa che gli venne da dire, osservando l'azione del piccolo.
<< Davvero? >> domandò questi, alzando la testa e rivelando un paio di occhi blu come il cielo stesso.
Ma in loro c’era qualcosa di diverso. Erano… sfocati, fu il termine migliore che saltò alla mente dello spirito invernale. Quasi come se fossero morti, spenti… incapaci di vedere la luce.
<< Grazie per l'avvertimento! Come può vedere, non sono davvero sicuro se sto facendo le cose nel modo giusto >> continuò il ridacchiando, ridacchiando quasi fra sé e sé.
Frost si bloccò per qualche istante, interdetto e colto di sorpresa. Prima di tutto non si aspettava una reazione tanto gioviale, e poi l'aveva colpito realizzare pienamente che quel bambino era cieco, e dunque non avrebbe potuto vederlo.
<< Sai chi sono...? >> mormorò, incerto.
A quella domanda, il piccolo gonfiò le guance.
<< Signore, non so nemmeno che aspetto avete >> disse con tono vagamente divertito, pur mantenendo una lieve punta di irritazione. << E non riconosco la sua voce. È per caso un attore? Papà mi ha mostrato alcuni film del periodo precedente al “Grande Inverno”, ma potevo solo ascoltarli. >>
Già, il Grande Inverno. Era così che adesso chiamavano la loro epoca dittatoriale.
Irrazionalmente, Jack si sentì mortificato dalla propria sciocca domanda. Sospirò e tirò giù il bastone, appoggiandovi la tempia mentre lo fissava.
<< Forse... è meglio così >> disse, piano << non ti piacerebbe quello che vedresti, ragazzo. >>
<< Perché? >> domandò il bambino, inclinando leggermente la testa di lato << È forse un alieno? Non ne ho mai visto uno, ma mio padre dice che sono verdi e con una grossa testa a forma di anguria… anche se la cosa mi sembra più divertente che spaventosa >> borbottò, mentre cercava di spostare il rametto di legno in un posto più appropriato.
<< Gli alieni non sono affatto così >> bofonchiò lo Spirito dell’Inverno. << Aspetta... >>
Si mosse quasi d'istinto. Accompagnò la mano del bambino in modo che la posizionasse bene.
La pelle del bambino, com'era normale, era molto più calda della sua. Non si stupì di vederlo ritrarsi: probabilmente doveva sembrargli di aver toccato del ghiaccio.
<< È molto freddo, signore… >>
Prima che potesse terminare la frase, il bambino sussultò e si portò ambe le mani alla bocca, il volto ora adornato da un'espressione meravigliata.
<< Siete forse un pupazzo di neve? >>
Jack si bloccò per qualche istante, interdetto.
<< Qualcosa del genere >> replicò, incerto. << Diciamo che il freddo non è mai stato un problema, per me. >>
Esitò ancora.
<< Mi chiamo... Jack. >>
Il bambino sussultò una seconda volta.
<< Come... >>
Si porse in avanti, visibilmente timoroso di pronunciare le sue prossime parole.
<< Jack Frost? >> sussurrò a bassa voce. << Mio padre odia quel nome. Dice che è colpa sua se mamma è morta per la febbre. >>
Ecco, appunto. Possibile che la sua lingua dovesse essere molto più veloce del buonsenso?
Jack distolse lo sguardo, lieto che il bambino non potesse vederlo.
<< Ci sono molti Jack, a questo mondo. È un nome comunissimo >> si difese, sentendosi incredibilmente infantile.
Sospirò e si sedette a gambe incrociate, il bastone stretto in mano come un appoggio.
<< Quando è successo? >> mormorò.
Il bambino si strinse nelle spalle.
<< Molti anni fa, non ricordo nemmeno la sua voce >> rispose con un sospiro affranto.
Poi, volse allo spirito un sorriso smagliante.
<< A volte ci ripenso e mi sento un po' triste… ma almeno ho ancora mio padre! Anche se non mi piace quando beve. Ha un odore strano quando lo fa >>
Istintivamente, Jack si piegò ad ascoltare meglio, lo sguardo serio e cupo.
<< Beve? >> ripeté, serio e severo << Con te in casa? >>
<< A volte, soprattutto quando nevica… il che avviene spesso, ora che ci penso. Dice che la neve gli ricorda la mamma. >>
<< Quello che fa è pericoloso, lo sai? Si fa del male. E potrebbe fare del male anche a te... >>
Il bambino sorrise tristemente.
<< Non si preoccupi, signor Jack, mio padre non mi ha mai fatto del male. Ma capisco cosa intende >> ammise quasi con riluttanza. << A volte, sento gli altri bambini della comunità dire che i loro genitori li picchiano. Non so se sia vero o no, nessuno di loro vuole essere mio amico. Penso che i miei occhi li spaventino. >>
<< …Come ti chiami, ragazzo? >>
<< Alex, signor Jack, e ho dieci anni! >> disse sollevano ambe i palmi aperti con orgoglio.
<< Ascoltami bene, Alex. Se quei bambini ti evitano solo a causa dei tuoi occhi… >> replicò Jack, sentendo dell’insensata, gelida indignazione farsi strada nelle vene << beh…forse meritano ciò che subiscono. >>
A quelle parole, il rinomato Alex sorrise tristemente.
<< Forse, signor Jack >> ammise senza vergogna. << Ma preferirei sperare in un futuro più gentile… anche per loro. >>
<< Sperare... >> mormorò lo Spirito dell’Inverno, in tono stanco << è un verbo oramai privo del suo più recondito significato, ragazzino. La speranza è morta molti anni fa. Ora ci sono solo paura e oscurità... >>
Fissò il proprio bastone, senza che potesse vederlo.
<< E il gelo più puro del vuoto. >>
Alex rimase in silenzio, gli occhi puntati in direzione della figura di Jack. Sebbene fosse incapace di vederlo, lo spirito si sentì comunque sezionato dallo sguardo vuoto del bambino.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, questi riprese a parlare.
<< Lei sembra una persona molto triste e sola, signor Jack >> disse con tono di fatto.
Lo spirito avrebbe voluto con tutto sé stesso negare fermamente quell'affermazione. Magari rispondendo a tono, troncare qualsiasi argomentazione che smentisse l'avanzamento di quella tesi.
Invece tutto quello che riuscì a fare fu rannicchiarsi e abbracciarsi al proprio bastone.
<< È sempre stato così... e non è mai cambiato niente >> sussurrò, la voce rotta. << Né prima... né ora. Volevo crederci... e mi sono ingannato. >>
Alex rimase in silenzio per qualche altro minuto, abbassando la testa in apparente contemplazione.
<< Visto che siamo entrambi soli… potremmo diventare amici! >> esclamò con tono di voce gioviale, come se gli fosse appena venuta in mente un'idea geniale.
Jack trasalì, completamente spiazzato. Lo fissò con gli occhi sgranati, pensando di aver capito male.
<< A... amici? >>>
<< Certo! >> confermò il bambino, annuendo rapidamente. << Non ho mai avuto un pupazzo di neve come amico, ma sono sicuro che sarà divertente! >>
<< Non sono un pupazzo di neve >> mormorò << Sono... >>
Jack sospirò. Era tutto così maledettamente complicato, sbagliato... lui era il maledetto assassino della madre di quel bambino, per la miseria! Nonché uno dei tiranni del mondo…
<< Sono... un ragazzo >> disse alla fine, incapace di rivelargli la sua vera identità.
<< Un ragazzo di neve? >> domandò il bambino, inclinando la testa una seconda volta. << È un po' strano >>
<< Già... >> replicò Frost, scuotendo il capo. In quel momento, venne invaso da un’insolita voglia di giocare. << Ma non dirlo a nessuno, okay? Oppure... potrebbero farmi dei dispetti, come tirarmi addosso l'acqua calda. E a quel punto mi scioglierei nel nulla. >>
Alex ridacchiò.
<< Va bene, terrò il segreto… oh, non sapevo che con te ci fosse qualcun altro! Non avevi detto di essere solo? >>
Lo spirito lo fissò perplesso, senza capire.
<< Ma io sono solo... >>
<< MORTE AI TIRANNI! >>
Jack trasalì, e si girò di scatto. Dietro di lui…c'era un uomo.
Indossava un cappotto bianco e teneva tra le mani quello che sembrava un fucile da cecchino, puntato contro di lui.
Alex doveva averlo sentito arrivare.
Il rumore del colpo che partiva gli rimbombò nelle orecchie, ma lo spirito reagì d'istinto.
Non era la prima volta che un membro della cosiddetta Ribellione cercava di ucciderlo. Umani che tentavano inutilmente di allentare il giogo che lui e Pitch avevano stretto attorno all'intero pianeta, ormai sparsi un po' ovunque per i cinque continenti abitati.
La maggior parte di loro erano stati trasformati in Fearlings dallo stesso Uomo Nero, ma alcune sacche di resistenza erano riuscite a sfuggirgli.
Jack schivò il colpo e puntò il bastone contro l'uomo, intrappolandolo in un blocco di ghiaccio. Si rimise in piedi e lo scrutò con disprezzo.
<< Voi mortali non imparate mai >> borbottò infastidito. << Ehi, ragazzino, tutto be... >>
La frase gli morì dritta in gola. Sentì il sangue fluirgli alla testa, mentre una stretta inesorabile cominciò ad attanagliargli il cuore.
Alex si era irrigidito sul colpo, mentre una grossa macchia scura iniziò ad allargarsi sul suo petto, con al centro un pezzo di metallo: la pallottola.
L'aveva raggiunto nell'esatto momento in cui lo spirito si era scansato.
<< Signor… Jack... >> fu tutto quello che riuscì a sussurrare il bambino, prima che il suo corpo cadesse a terra con un tonfo, sollevando uno sbuffo di neve.
Lo Spirito dell'Inverno sentì uno strillo acuto. Fu solo dopo qualche istante che si accorse che era fuoriuscito dalla sua bocca.
Fece la cosa più irrazionale del mondo: gettò di lato il bastone come se non fosse altro che un intralcio e si precipitò al fianco del piccolo, sollevandogli la nuca col palmo.
<< ALEX! >> urlò, mentre allungava una mano sulla ferita, sporcandosi il palmo  << No... no... >>
Lo chiamò ancora, disperato, ma il bambino non si mosse, né parlò. I suoi occhi color del cielo erano spalancati, e stavolta erano più vuoti e vitrei che mai: la vita e la gioia li avevano abbandonati per sempre.
<< No... >>
No, maledizione. Perché? Perché!?
<< Perché... >> ansimò, mentre nuvolette di vapore gelido gli si riversavano dalle labbra.
Sentiva montare dentro una tempesta incontrollabile di sentimenti: dolore, rammarico, disperazione, incredulità, orrore... odio... e rabbia.
<< PERCHÉ!? >>
Alzò di scatto lo sguardo verso il cielo, fissando il bianco satellite nascosto dalla luce, ma lui sapeva che era lì e lo osservava, l'odiosa Luna, impassibile e ineluttabile.
<< È QUESTO CHE VUOI DA ME!? È QUESTO CHE SONO!? >> gli urlò, mentre lentamente, la neve che avvolgeva New York stava cominciando ad addensarsi in un vortice, concentrandosi attorno al suo creatore.
<< DOVEVI LASCIARMI MORIRE IN QUEL LAGO! PERCHÉ NIENTE LI SALVERÀ ORA... NIENTE! >>
E la tempesta di riversò sull'intera città, intrappolandola in un blocco di ghiaccio che uccise tutto in un istante, dagli umani agli animali. Nulla venne risparmiato.
Poi, la bianca fumata si ridusse ad una polvere di cristalli di neve.

                                                                                                                                                  * * * 

Jack non seppe per quanto tempo rimase completamente fermo e immobile a fissare il corpo del bambino. Minuti? Ore? Giorni? Non poteva davvero dirlo.
Rimase semplicemente in ginocchio, circondato da stalattiti affilate che spuntavano direttamente dal terreno. Tutto, dai grattacieli ai veicoli, era stato completamente congelato dal suo ultimo attacco. Alcuni degli edifici cominciarono a crollare su se stessi, riversando sulla città una coltre di nevischio.
Jack non sembrò nemmeno notarlo e continuò ad occhieggiare Alex, quasi come se si aspettasse che, da un momento all'altro, si sarebbe semplicemente alzato dicendo che era stato solo uno scherzo.
In quel momento, sentì una presenza familiare alle spalle.
<< Jack, Jack... >>
La voce di Pitch era un sospiro di osceno rammarico e accondiscendenza.
<< Che cosa hai fatto? >>
Lo Spirito dell'Inverno sollevò la testa, rivolgendo all'Uomo Nero uno sguardo vuoto.
<< Alex… >> disse indicando il bambino con un dito tremante. << Lui… gli hanno sparato… e io… io... >>
<< Hai ucciso chi lo ha fatto, e hai punito tutti loro per dare il buon esempio >> completò la frase Black, avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla, in un gesto comprensivo << Su con la vita, vecchio mio. È stata una mossa più che giustificabile. Probabilmente c'erano molti altri ribelli qui intorno, anzi, oserei dire che probabilmente il loro covo si trovava da queste parti. Direi che hai risolto un problema dietro l'altro. >>
<< Io... >> sussurrò Jack, mentre calde lacrime cominciarono a formarsi nei suo occhi. << Io non volevo… volevamo solo… essere amici… perché... >>
<< Perché? >> ripeté Pitch, simulando perplessità alla sua domanda << Ma perché i ribelli sono solo dei poveri cani pazzi alla disperata ricerca di un pezzo di carne, amico mio, per cui si scannerebbero perfino tra di loro…e con le persone che dovrebbero proteggere. Loro non guardano in faccia nessuno... proprio come lui non guarda in faccia nessuno. >>
Lanciò un'occhiata sprezzante all'Uomo nella Luna.
Jack strinse inconsciamente la presa sul bastone, mentre il mondo attorno a lui cominciò a farsi sempre più rosso, come coperto da un velo. Non era sicuro se stesse succedendo davvero o se fosse semplicemente un'allucinazione derivata dal suo stato mentale, e sinceramente non gli importava. Tutto ciò sentiva ora… era solo una rabbia incontrollabile.
Nel mentre, Pitch sorrise e gli lasciò la spalla, passeggiando intorno a rimirare il paesaggio, le mani congiunte dietro la schiena.
<< Un gran peccato >> commentò << era una delle città più... influenti. Ma non importa, fortuna che il mondo è gra-... >>
Il resto della frase si spense per trasformarsi in un rantolio agonizzante.
Black vomitò sangue e abbassò lo sguardo, giusto in tempo per osservare uno spuntone di ghiaccio cresciuto dal terreno che l'aveva centrato in pieno a metà del petto.
Dietro di lui c'era Jack, il volto adornato da un'espressione rabbiosa e gli occhi illuminati da un intenso verde smeraldo.
<< Tu… >> sibilò a denti stretti. << è tutta colpa tua. Se non ti avessi seguito...se non ti avessi ascoltato... >>
La sua presa sul bastone si allentò e l'arma cadde a terra. Lo spirito stesso crollò in ginocchio e cominciò a piangere, stringendo ambe le mani in pugni serrati, così forte da farle sanguinare.
Ecco… lo aveva fatto. Aveva appena ucciso l'unica persona che conosceva. Era nuovamente solo. Era...
<< Stupido. >>
( Track 11: https://www.youtube.com/watch?v=W9FEeMtOeFQ )
Ebbe appena il tempo di registrare la voce che aveva pronunciato quell'insulto, quando si ritrovò un viticcio appuntito conficcato dritto nella spalla, con forza tale da sbatterlo a terra e inchiodarlo al suolo: Jack soffocò un urlo e sollevò lo sguardo davanti a sé, incredulo.
Pitch era ritto dinnanzi a lui, completamente illeso, un pezzo dello spuntone di ghiaccio sporco di sangue retto nella mano, l'altro spezzato a metà, ancora fisso nel terreno.
<< Davvero... Frost? >> sibilò, con un volto a metà tra l'adirato e il divertito, gettando di lato lo spuntone in un gesto di profondo disprezzo. << Davvero pensavi fosse così semplice? E davvero... pensi ancora di poter tornare indietro!? >>
Lo spirito deglutì a fatica.
<< Ma… ma come? Io ti ho ucciso… ti ho letteralmente impalato! >> esclamò incredulo, mentre la figura dell'Uomo Nero troneggiava sopra di lui. Non lo aveva mai trovato così spaventoso come in quel momento.
<< Oh, andiamo, ragazzo! Fai ragionare quel tuo cervellino congelato, una volta nella tua stradannata immortalità! Qual è la cosa più potente del creato!? >>
Pitch Black spalancò le braccia con fare teatrale, mentre un ghigno disturbante gli si allargava sulle labbra, snudando i bianchi denti acuminati.
<< È la paura! Non riesci a sentirla? Pervade ogni fibra di questo mondo, ogni essere vivente, perfino l'aria che ora stiamo respirando! La paura... mi dà forza! Mi dà potere! Energia! Vita! Mi dà... TUTTO! >>
Scoppiò a ridere, una risata fredda e acuta, intrisa dell'estasi più folle e perversa.
Fu allora che Jack comprese.
Per tutto questo tempo aveva pensato che il credo delle persone gli avesse dato abbastanza forza da eguagliare Pitch… quando, in realtà, le tempeste e le nevicate da lui causate nel corso degli anni non avevano fatto altro che incrementare la paura di cui era impregnato questo mondo, accrescendo ulteriormente l'influenza dell'Uomo Nero.
Adesso, Pitch era ad un livello che non avrebbe mai potuto raggiungere. Era un essere la cui potenza superava la sua sotto ogni aspetto.
A suo confronto… Jack era solo un bambino che aveva appena imparato a camminare.
Quando Black smise di ridere e gioire del suo maligno potere, abbassò lo sguardo verso lo Spirito dell’Inverno, assottigliando lentamente le pupille. Lo osservò dall’alto in basso mentre si dimenava pateticamente per cercare di risollevarsi da quella posizione.
Aprì il palmo e poi lo richiuse di scatto in pugno: in risposta a quel movimento, il viticcio di sabbia si tolse di netto dalla pelle di Frost, strappandogli un urlo, poi gli si attorcigliò attorno alla gola e lo sollevò, trascinandolo di fronte allo sguardo dorato del Signore degli Incubi.
<< Puoi fingere quanto vuoi, Jack >> sibilò Pitch, agguantando il volto del ragazzo in una morsa tanto forte da fargli scricchiolare appena le ossa della mascella << Puoi piangerti addosso quanto desideri, darmi la colpa quanto ti pare e piace… non cambierà che tutto questo è stata una TUA scelta. TU mi hai stretto quella mano, quel giorno. TU hai scelto questa strada. TU hai voluto tutto questo… e tutto perché Lui non ti ha dato la considerazione che meritavi. Ora ce l’hai, piccolo bambino capriccioso… oh, come dici, non è quello che desideravi? Be’, notizia dell’ultima ora, ragazzino… la vita non è giusta. Nemmeno quella immortale. Non finché Manny è lì per poter affermare il contrario. Pensaci…pensaci bene. Ti ha creato, ti ha dato la vita, per cosa? Tenerti il silenzio per trecento anni? Sta di fatto che ora tu sei arrivato qui… e lo hai fatto da solo. Pensa, ripensa a quello che abbiamo creato insieme, a quello che abbiamo fatto! C’erano sei milioni di persone in questa città, e quelle masse brulicanti esistevano al solo scopo di portare i pochi esseri eccezionali sulle loro spalle. Tu e io siamo esseri eccezionali. Potrei schiacciarti come un insetto in questo momento, ma ti sto offrendo una scelta. Noi siamo quello che scegliamo di essere. Ora scegli… e non ripresentarti finché non avrai una risposta. >>
Abbassò il braccio di scatto, facendo crollare lo spirito sulle ginocchia. Poi girò i tacchi… e svanì nel nulla.
Il tempo parve fermarsi. Un silenzio cupo e inesorabile sembrò calare su ciò che restava di quella che un tempo era chiamata "la città che non dorme mai".
Jack Frost rimase quasi completamente immobile, il suo corpo che tremava appena, nonostante fosse immune al freddo.
La lacrime che gli cadevano dagli occhi zampillarono a terra come pioggia, congelandosi a contatto con il manto stradale.
<< Questo è un incubo >> sussurrò lo spirito, cercando con tutto se stesso di trattenere un singhiozzo. << Deve esserlo… è solo uno scherzo... >>
Una fitta coltre di ghiaccio cominciò a diramarsi dal punto esatto in cui si trovava, ricoprendo l'area circostante.
Fu allora che Jack si ritrovò a specchiarsi in una lastra trasparente, bianca come neve appena caduta.
Quasi inconsapevolmente, le sue labbra iniziarono ad inclinarsi verso l'alto.
<< Sì… è così… è tutto uno scherzo >> borbottò, mentre il verde dei suoi occhi si faceva sempre più intenso. << Eh eh… solo uno scherzo... eh eh eh… ah ah… ah ah ah… AH AH AH AH AH!>>
Si portò una mano al volto, mentre una risata acuta e gutturale cominciò a riecheggiare per tutta la lunghezza del quartiere, diffondendosi nei meandri della città come un coro di mille voci urlanti che invocavano la morte.
<< È tutto uno scherzo! Solo uno scherzo! AH AH AH AH AH AH AH AH AH! >>
E allora, Jack Frost continuò a ridere fino al giorno dopo… e per molti giorni a venire.





Boom!
Sì, in questo capitolo siamo stati decisamente cattivi. Ma era un po’ inevitabile, noi autori non siamo felici se non mettiamo un bel po’ di angst in ogni nostra fan fiction. Ed è solo l’inizio…
Spero che le origini di Evil Jack siano state di vostro gradimento, specialmente per quanto riguarda le sue interazioni con Pitch. Inoltre, fateci sapere se stiamo rendendo giustizia anche all’Uomo Nero.
Dopotutto, una buona storia e un buon villain vanno di pari passo, almeno in questi casi ;)
Adesso sapete com'è riuscito a sconfiggere i Guardiani del suo universo e a diventare così potente. 

 
  
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