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Autore: JessicaBuriola    06/05/2020    1 recensioni
Draco Lucius Malfoy ha riabilitato il nome della propria famiglia ed ora è uno dei funzionari più rispettati del Ministero della Magia e proprio per questo gli è stata affidata una missione che sicuramente gli farà ottenere il posto come capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ventisette anni, brillante ed ambizioso, in procinto di sposarsi, tiene ben salde le redini della propria vita.
Sofia De Benedetti ha un doloroso passato alle spalle, che preferisce di gran lunga tenere chiuso in un cassetto. Pochissimi amici, un fidanzato assente e lontano. Ventidue anni, studentessa universitaria in procinto di laurearsi, un vortice di confusione e apparente spavalderia, travolgente, insolita.
Due mondi agli antipodi che finiscono inevitabilmente per scontrarsi in una delle città più affascinanti e controverse del mondo: Venezia.
A volte, nonostante tutti i nostri piani definiti nei minimi dettagli, il destino ha in mente altri progetti per noi.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mercoledì 16 settembre, ore 01:30 – Cinque mesi dopo

Caro Draco,
mentre scrivo, mi sembra di poter vedere l’espressione che di sicuro si sta già impadronendo del tuo bel viso, leggendo queste parole. Ti prego respira.
Sì sono una vigliacca e sì ti sto dicendo addio con una stupida lettera, perché siamo onesti, non ce l’avrei mai fatta a farlo guardando quei tuoi occhi magnetici. Avresti vinto tu e sarei rimasta, perché ti amo, in un modo così profondo e necessario, che probabilmente avrebbe fatto sì che vincesse la parte più egoista di me. Ed invece io voglio essere forte, come ho imparato ad esserlo con te in questi mesi, di certo i più felici della mia vita, nonostante tutte le difficoltà e le perdite.
Mai avrei immaginato di vivere un sentimento così travolgente, talmente intenso che si insinua sotto la pelle ed è impossibile che se ne vada, perché ormai la tua anima si è mescolata alla mia. So già che sulle tue labbra adesso sta spuntando questa frase: e allora perché?
Perché vorrei che questo amore bastasse, vorrei tornare nella nostra bolla a Venezia e vivere solo dei tuoi sorrisi, dei tuoi baci e delle tue mani su di me, delle nostre chiacchierate, delle nostre risate e di tutti quei progetti folli che avevamo. Ma c’è un mondo che ci aspetta là fuori, anzi due, ed il mio ed il tuo purtroppo sono diversi.
Non posso chiederti di rinunciare alla tua vita da mago, ma non posso nemmeno vivere una vita che mi è estranea: non riusciremmo ad adattarci a questi limiti per come siamo fatti e finiremo per rovinare l’amore sincero e genuino che ci ha legati. Io non lo sopporterei e sono certa, nemmeno tu. È questo il momento giusto per lo strappo che abbiamo rimandato anche troppo a lungo, preferisco un dolore bruciante e secco, piuttosto che un lento stillicidio.
Lo capisci Draco? Ti vedo scuotere la testa e so già che stai pensando di cercarmi immediatamente. Non farlo, ti prego respira. Non posso chiederti di snaturarti per stare con me, con quale diritto poi? So che lo faresti ma io non me lo perdonerei mai e probabilmente, a lungo termine, nemmeno tu.
E allora lasciami andare, io lo sto facendo: può rivelarsi l’atto d’amore più grande e coraggioso che ci sia. Ti avevo promesso che non ti avrei mai mentito ed è quello che sto cercando di fare.
E così ti penserò, ogni giorno, e mi mancherà sapere cosa fai, cosa pensi, come stai, cosa avrai mangiato, se avrai sorriso e se finalmente ti sarai deciso ad indossare qualcosa che non sia di colore nero o al massimo bianco.
Ricordami anche tu se puoi oppure, se ti fa stare meglio, rimuovimi da ogni tuo pensiero, voglio solo che tu stia bene.
“When you are no longer part of me, your memory will clip from the many small stars, then the sky will be so nice that everyone will love the night.” (Romeo and Juliet - Shakespeare)
[“Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che il mondo si innamorerà della notte.”]
Porto il tuo amore con me e ti lascio il mio.
Abbi cura di te.
Sofi

Draco, giusto un anno prima, in quello stesso giorno, avrebbe preso un aereo che lo avrebbe portato dritto da lei. Quando la pensava, la sensazione era sempre la stessa: un vuoto incolmabile che gli prendeva la testa, il petto, lo stomaco e la certezza di non poter amare più, almeno non così. L’influsso che aveva avuto nella sua vita, senza la sua presenza, si era esaurito in fretta: era tornato quello di sempre.

Tornò a guardare la lettera che stringeva in mano, l’ultima cosa che gli aveva lasciato: il lunedì dopo la festa, rientrando, aveva trovato solo quella, tutte le sue cose, ma soprattutto lei, non c’erano più. Aveva sbraitato contro Narcissa, aveva chiamato chiunque, nulla, nessuno sapeva niente, volatilizzata. Aveva passato la notte a chiamarla e poi i giorni seguenti, fino a quando il numero era risultato irraggiungibile. Poi l’intuizione: era riuscito a recuperare il numero della sua amica dell’università, Valentina. Tutto inutile, si era trasferita e non si sentivano più. Non voleva farsi trovare, aveva previsto tutto.

“Devi lasciarla andare Draco…” Theodore lo aveva recuperato l’ennesima notte che si era ubriacato, nel tentativo di trovare rifugio nell’acool dal costante pensiero di lei.

Theodore che gli aveva confessato che se n’era innamorato anche lui: Draco lo aveva preso a pugni, per tentare di dare sfogo a tutto il suo dolore e la sua sofferenza, ma lui non aveva reagito. Poi erano finiti stesi l’uno accanto all’altro sull’asfalto freddo, di fronte ai cancelli del Manor.

“Mi dispiace. Non volevo, ma è successo…” Aveva sussurrato Theodore.

“Come sarebbe potuto non accadere?” Si erano guardati in silenzio e poi avevano volto lo sguardo verso il cielo stellato.

“Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle…”

Al dolore era subentrata la rabbia. Perché si era arrogata il diritto di scegliere per entrambi? Perché era più coraggiosa e meno egoista di lui, che non era riuscito a rendersi contro della posizione nella quale l’aveva costretta, accecato dalle sue ambizioni.
Si era buttato a capofitto sul lavoro, d’altronde gli restava solo quello.

Così i giorni, le settimane, i mesi erano passati: durante il giorno riusciva a tenere a bada il suo ricordo, le notti invece erano un inferno. Si ritrovava a rileggere quella dannata lettera che ormai sapeva a memoria e a guardare le foto di quell’album che gli aveva regalato quando erano stati felici. Che lusso la felicità, ti passa accanto e nemmeno te ne accorgi, riesci a renderti conto di averla provata solamente quando ormai se n’è andata.

Amelia si strusciò sul suo braccio, miagolando.“Lo so, manca tremendamente anche a me… Ma dobbiamo farcene una ragione.”

Ragione prima di ogni cosa, aveva sempre agito così prima di conoscerla. Doveva solo riabituarsi a farlo. Appallottolò la lettera e con un colpò di bacchetta la fece lievitare in aria: lentamente cominciò a bruciare.
Seduto sul pavimento della terrazza tornò a guardare le stelle di quella notte di metà settembre.

“…allora il cielo sarà così bello che il mondo si innamorerà della notte.”
 
Sofia aveva temuto l’arrivo di quella data. Giorno dopo giorno aveva guardato il calendario e si era sentita rimpicciolire sempre di più.
Ironia della sorte, si trovava ad Oxford. Aveva deciso di rifugiarsi proprio lì, perché le avevano confermato un progetto con l’università, per il quale aveva fatto domanda mesi prima, quando ancora chiamava Draco "stallone oxfordiano".
Adesso collaborava veramente con un giovane professore di origini italiane, per il quale faceva l’assistente, aiutandolo a tenere corsi di lingua italiana. Gli ricordava Draco.

Sii onesta con te stessa Sofi, tutto ti ricorda Draco: aveva smesso di mangiare le crepes perché non erano come quelle che prendeva con lui da Giulio, a Venezia; non suonava più l’ukulele, perché non c’era nessuno per cui valesse la pensa cantare e soprattutto nessuno che brontolasse per quel rumore in sottofondo; non aveva più aperto un libro di Shakespeare, li aveva completamente rimossi dalla propria libreria, regalando le copie che possedeva alle sue coinquiline; aveva abolito i cornetti al cioccolato per colazione, quelli che lui preferiva e mangiava fino alla nausea; niente più shampoo alla camomilla, quel profumo che gli piaceva tanto, e avanti così, in una quotidianità che era fatta di piccole autocensure che le permettevano di andare avanti senza rompersi in mille pezzi.

Così, per esorcizzare quella data, il loro primo incontro, aveva deciso di uscire con le sue coinquiline, una serata in una discoteca lì vicino: non era pienamente convinta, ma proprio perché non corrispondeva per niente allo stile di vita che aveva prima, le sembrò essere quel distacco che le serviva. Credeva che la musica assordante le avrebbe impedito di pensare o forse lo avrebbe fatto l'alcool. Si ritrovò immersa in un mare di corpi danzanti e sudati, con la testa alleggerita da qualche drink di troppo.
 

Si muoveva a ritmo, inconsapevole di essere dannatamente sensuale; era conscio di non essere l’unico a guardarla, però era altrettanto consapevole che gli occhi di lei fossero incatenati solamente ai suoi.

Dannazione. Non riusciva più a resisterle, non poteva, non se lo tentava in quel modo.

Posò il bicchiere, facendosi strada tra le persone, per arrivare a lei, come ammaliato da quegli occhi nocciola e da quei sorrisi caldi, che in quell'occasione, avevano assunto una sfumatura un po’ provocante.

Le sorrise e senza dire niente la tirò a sé, delicato ma deciso; lei per tutta risposta si voltò, poggiandosi a lui con la schiena, muovendosi a ritmo: lo stava decisamente provocando.

"Non credo di poter resistere a lungo se continui così..." Le sussurrò all'orecchio, sfiorandole appena il collo con le labbra.

Con l'ebrezza e il coraggio dell'alcool Sofia rispose: "Probabilmente non voglio che tu resista..."

L'uomo sorrise e senza indugiare oltre la trascinò fuori, nel silenzio della notte.

Adesso erano soli, lui e lei, la resa dei conti: che senso aveva continuare ad opporsi a quella forza incontenibile che li spingeva l'uno verso l'altra?

La desiderava, probabilmente già dalla prima volta che l'aveva incontrata.

Si accese una sigaretta, un po' inquieto: non era solo desiderio fisico, desiderava tutto di lei, entrare nella sua testa e sapere cosa pensasse, come vedesse il mondo, conoscere le sue paure, le sue passioni, voleva tutto.

Con un gesto improvviso puntò le braccia contro il muro al quale lei era appoggiata, da dove lo osservava, senza dire niente.

"Dimmi a cosa pensi..." Poggiò la fronte a quella di lei.

La ragazza restò per un attimo in silenzio, e poi sussurrò piano, guardandolo negli occhi: "Voglio che mi baci, non ce la faccio più..." E così dicendo posò le labbra su quelle di lui, assaggiando appena il suo sapore.

Quel lieve tocco scatenò in lui quel tumulto che fin troppe volte aveva tenuto a freno: Draco le prese il viso tra le mani e la baciò con passione.

Sì, voleva tutto di lei.
 
 
Era dovuta uscire, non aveva avuto scelta: il ragazzo che le si era avvicinato, provando a ballare con lei, l'aveva portata dentro il tunnel dell'ennesimo ricordo, il suo primo bacio con Draco.
Si appoggiò al muro dell'edificio, sola, in lacrime, prendendo boccate di aria fresca: perché provava tutto questo dolore se riteneva di aver fatto la scelta giusta?
Gli hai detto che lo lasciavi andare ed invece non ne sei capace.
Basta Sofi.
Basta.
Alzò lo sguardo verso le stelle, con quella piccola e silenziosa speranza che lui stesse facendo lo stesso.
Automaticamente prese un altro appunto mentale: quello sarebbe stato l'ultimo cielo stellato che avrebbe osservato, almeno per un po'.
Devi lasciarlo andare per davvero Sofi.
 
 
 
   
 
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