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Autore: breezeblock    07/05/2020    2 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Muggle Studies

4.
 
TE LI RICORDI BENE 
QUEI CRAMPI ALLO STOMACO?
-Coma_Cose, Guerre Fredde- 


 
 
«Devo assolutamente recuperare in Trasfigurazione»
«Potresti chiedere aiuto a Morgan Leon, dicono sia un genio in Trasfigurazione
»
«E non solo in quello, a quanto si dice» Hermione commentò distrattamente con la testa persa tra le nuvole. Il sole era alto in cielo, l’ora libera stava giungendo al termine, ma il calore sulle gambe scoperte e la luce del sole sul viso le proibivano di alzarsi e riprendere le sue attività quotidiane. Durante la primavera la professoressa McGranitt lasciava che gli studenti pranzassero fuori; quel tepore scongelava anche il più pigro dei maghi e ormai la professoressa sapeva, dopo anni e anni passati a cercare di insegnare l’ordine e la disciplina con scarsi successi, che con l’arrivo della primavera poteva anche permettersi di allentare un po’ la cintura, perché non c’era proprio incantesimo che tenesse a freno gli spiriti rinsaviti dopo tanta neve e pioggia.
Gracie era sdraiata accanto ad Hermione, con entrambe le braccia dietro la testa e il volto ad osservare il cielo terso. 
Ivy giocherellava con qualche fiorellino e nel frattempo cercava di provocare Gracie mettendo in mezzo quel povero ignaro Morgan Leon che sedeva a qualche metro da loro e parlava con altri Corvonero.
La ragazza era completamente cotta di lui.
Mentre Ivy quindi continuava ad insistere cercando di farle capire che valeva la pena di rischiare una figura perché ormai dava per scontato che anche Morgan ricambiasse i suoi sentimenti (non ne era del tutto certa ma avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere la sua amica rischiare per quello che voleva e provare ad essere felice), Hermione continuava a sbuffare e a pensare alla sera di una settimana prima, ai capelli di Draco in mezzo alle sue gambe. Non le era ancora chiaro se sbuffava per l’insistenza di quel pensiero o se fosse perché le mancava quella sensazione.
 
Nella settimana successiva al fatto, Hermione fece esperienza di emozioni contrastanti che non fecero altro che combattersi tra loro, fino a che non raggiunsero una specie di tregua in cui a prevalere non era stato il senso di colpa, contrariamente a quanto si aspettava. Non provava nemmeno vergogna, perché quello che era successo era come una conseguenza naturale dell’essere Draco e Hermione insieme.
Era una sensazione difficile da spiegare, che nemmeno una mente brillante come la sua sapeva districare. E da un lato ne era felice, finalmente poteva permettersi di provare qualcosa che fosse lontanissima dal pericolo e dal dolore, e godere dell’impossibilità di comprenderla. C’era un passaggio che la giovane Grifondoro aveva sempre bypassato nella gestione delle emozioni. Quando si trovava di fronte alla morte non c’era il momento di provare terrore, adrenalina, niente di tutto ciò. C’era solo il momento di agire prima che la morte avesse il sopravvento. Ora che il pericolo era passato, poteva godersi quella giovinezza che le era mancata e insieme a quella, anche la scoperta di sensazioni che non aveva avuto il tempo di provare, di emozioni che non aveva avuto il tempo di vivere, prima di capirle.
Nel frattempo gli sguardi di Gracie e Morgan si incrociarono distrattamente. 
«Sono andata a letto con Malfoy
» Hermione confessò l’accaduto con una naturalezza che lasciò le sue compagne doppiamente basite dalla sua affermazione. La Grifondoro chiuse gli occhi e non per la luce intensa che si abbatteva sul suo viso, ma per prepararsi mentalmente alla reazione spropositata delle sue amiche. Dirglielo a quel punto forse l’avrebbe aiutata a capire cosa fare. 
Gracie ruppe il contatto visivo con il Corvonero, che le sorrise solo quando lei non lo guardava più.

«Cosa?» esplosero in una risata altisonante.
«Oh, Hermione! Non finisci mai di stupirmi» Ivy fu la prima a commentare, sorridendo caldamente verso la Grifondoro. Le mise una mano sulla spalla e strinse la presa appena. Voleva farle capire che si, probabilmente avrebbero messo lei e Malfoy sulla gogna ogni volta che da quel momento in poi si sarebbero incrociati tra i corridoi, ma infondo, poteva sempre contare sul loro appoggio. Hermione era divertita quanto loro, non sentiva alcun giudizio pioverle sulle spalle. Si sentiva leggera, e forse un po' imbarazzata.
«Scommetto che questo lo abbia detto anche Malfoy»
«Gracie!» Hermione e Ivy le risposero in coro con tono canzonatorio e divertito al tempo stesso. La Grifondoro, che per richiamare l’amica si era sollevata con la schiena, soffocò un sorriso e si lasciò cadere nuovamente a terra con un sospiro. 
«Devo dirlo a Ron, non posso continuare a far finta di nulla»
«Aspetta, quindi la questione è davvero così seria?» le domandò Ivy. I capelli corvini risplendevano alla luce del sole, i suoi occhi sembravano ancora più intensi del normale, con quelle loro sfumature violacee.
Hermione sentiva che nonostante stessero insieme solo da pochi mesi, doveva dirglielo perché prima di ogni cosa era uno dei suoi migliori amici, avevano condiviso così tanto insieme, che non dirglielo avrebbe voluto dire tradirlo due volte, la prima forse in modo più deleterio e devastante della seconda. 

«È prima di tutto un mio amico» rispose piano, forse più a sé stessa che alle sue compagne.
«Ha ragione, non può far finta di nulla, lo ha pur sempre tradito, e non conta se continuerà a nascondersi con Malfoy nella torre di astronomia o no» Gracie parlò sinceramente, e con un'espressione molto concentrata mentre giocherellava con l’erba sotto di lei.
«Non ho intenzione di raccontargli quel particolare, lo distruggerebbe solamente, specie se sapesse con chi l’ho tradito, ma non posso continuare a stare con lui, questo è evidente»
«Che non dovevate mettervi insieme a noi era già chiaro, ma la cosa più importante è: tu come ti senti?» Gracie le domandò incuriosita, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. Hermione si tirò su con i gomiti e guardò le sue gambe che riposavano nude sull’erba fresca.
«A volte mi sento in colpa, ma non così tanto da pentirmene. Sono una persona orribile»
«Non sei orribile Herm, sei solo umana. Certo sei stata un po’ stronza, questo si, ma Ron capirà, è uno dei tuoi migliori amici la riprese Ivy.
«Beh, probabilmente non ti parlerà per un bel po’ ma sono cose che passano Gracie aveva preso a giocherellare con un fiore.
«Altra domanda importantissima: che è stato diverso è sicuro quindi non fare la vaga, perciò…com’è stato?»
«Ivy!»
Gracie ed Hermione risero forte, ma nonostante quel momento di ilarità, la ragazza Grifondoro perse alcune lacrime che lentamente caddero e inumidirono l’erba. 
In quel momento si rese conto che forse avrebbe perso Ron per sempre, così come Harry e Ginny. Quella però era l’ennesima perdita che non era pronta a subire, non dopo aver detto addio ai suoi genitori a causa di un destino che l’aveva risucchiata nel vortice del sopravvissuto senza lasciarle scampo, senza lasciarle spazio per sé.
All’epoca fece la cosa giusta e adesso ne aveva fatta una sbagliata.
Eppure, non si era mai sentita così sé stessa come in quel momento.
 
«Ragazzi per la prossima settimana voglio sulla cattedra una relazione sulle diverse interpretazioni che i babbani propongono della magia in almeno due film» Myrtle Reynards squadrò ogni studente dall’alto della sua cattedra, soffermandosi in particolar modo su Paciock, che aveva bruciato il suo dolce il giorno dell’esonero e che da allora non ne aveva combinata una giusta. Draco non capiva perché con una sapientona mezzosangue come la Granger nella sua stessa casa non le aveva ancora chiesto aiuto, come aveva fatto lui.
Più o meno.
Quel compito lo affascinava molto, primo perché non aveva mai visto nessun film babbano per ovvie ragioni, secondo perché lo incuriosiva sapere cosa pensassero della magia. Era una prospettiva a cui non aveva mai pensato, preso com’era dal seguire dei pazzi fanatici sull’onda del loro odio condiviso per un mondo che nemmeno conoscevano. Tutto ciò che gli era sempre stato dato sapere era il modo in cui i maghi vedevano i babbani e non viceversa, nessun mago si sprecava molto a sentenziare uno nato senza poteri magici; dall’alto della loro presunzione, era facile pensare che i babbani non potessero nascondere nessuna attrattiva senza la magia. 
L’unica cosa che gli era sempre venuta facile ad Hogwarts era stato esprimere gli stessi pesanti giudizi non solo sui babbani ma praticamente su tutti. 
Finità la lezione uscì a passi svelti dall'aula. Faceva troppo caldo per portare il mantello indossò, così lo lasciò ciondolare dalla spalla tenendolo svogliatamente con la mano. Non portava mai nessuna borsa con sé, si limitava a prendere solo lo stretto necessario e cioè i libri del giorno che poteva reggere facilmente.
La sua andatura elegante e leggera non era difficile da notare, così come i suoi occhi grigi che con la luce che filtrava dal chiostro sembravano due piccoli ghiacciai trasparenti. Anche i capelli sembravano aver rubato un po’ di quella luce.

Si diresse in biblioteca approfittando dell’ora di buco, per cercare di trovare qualche manuale che contenesse indicazioni sulla tradizione filmica babbana. Il suo primo pensiero fu chiedere alla Granger, anche se era sicuro le sarebbe parsa una pessima scusa, però poi cambiò idea, primo perché sembrava essersi smaterializzata chissà dove, era tutto il giorno che non la vedeva e non voleva perdere tempo a cercarla, secondo perché dopo quello che era successo le stava dando lo spazio che era sicuro lei volesse per riflettere su quanto avevano fatto. La conosceva così bene, che poteva immaginarla perdere la testa a cercare ogni ragione dietro lo slancio e la passione di cui erano stati complici quella sera. Sicuramente si stava pentendo o peggio, stava cercando il modo più “da Grifondoro” possibile per dirlo a Weasley. E lui si sarebbe beccato l’ennesimo pugno in faccia. Anche se non poteva mettere la mano sul fuoco sulle altre possibilità, di quest’ultima ne era più che certo. 
Lui non pensava fosse stato uno sbaglio, e seppure lo fosse stato lo avrebbe rifatto altre mille volte. Agli sbagli lui c’era abituato, ma era abituato anche alla perdita e ai fallimenti, ecco perché non si caricò di aspettative in quella settimana che seguì, al contrario, continuò a vivere la sua vita come se non fosse successo, o meglio, ammettendo che fosse successo e passando oltre. L’unica cosa che non riusciva a lasciare andare era quel vago sorriso che rispuntava sulle labbra quando gli capitava di ripensare a quella notte. 
Il pentimento aveva ceduto il passo alla curiosità già da molto tempo.
Una volta in biblioteca si diresse verso la sezione di Babbanologia, in cui i pochi presenti lo squadrarono incuriositi e intimoriti al tempo stesso. Draco, leggermente imbarazzato, mosse la testa in cenno di saluto, ma nessuno dei presenti gli rispose. Anzi, a mano mano la sezione si svuotò, e lui rimase da solo. 

Quando la Granger fece il suo ingresso in Biblioteca lui era occupato a leggere un libro sulle divertentissime – a detta di lui- interpretazioni dei babbani su Merlino e Morgana. La notò solamente quando alzò gli occhi dal libro per stiracchiarsi. 
La ragazza era ancora accaldata per tutto quel sole preso a pranzo, i capelli cadevano sciolti e selvaggi lungo la schiena, la camicetta era sgualcita e la gonna a ventaglio le lasciava le gambe scoperte. I calzini, che di solito arrivavano fin su al ginocchio erano abbassati sulle caviglie. Era entrata con Gracie Boots e dopo aver preso un libro dalla sezione di Trasfigurazione si mise a sedere con lei.
Forse la Granger si accorse del suo sguardo insistente, perché qualche minuto dopo la sua entrata sollevò il viso proprio nella sua direzione incontrando quei fari grigi che aveva al posto degli occhi. Draco le fece un cenno di saluto e un sorriso accennato, che lei ricambiò, un po' più incerta. Senza indugiare troppo su di lei, Draco riprese a consultare il libro e a prendere appunti fino al tramonto. 

All'ultima luce del tramonto, Gracie salutò Hermione promettendosi di incontrarsi dopo cena; la sua compagna invece, si dilungò ancora qualche minuto, prima di prendere le sue cose e uscire. Aveva raccolto i capelli in una treccia per evitare che qualche ciuffo ribelle le cadesse sui libri e aveva indossato il maglioncino che teneva sempre nella borsa proprio per contrastare la frescura che scendeva in Biblioteca a quell’ora. 
«
Granger!»
La Grifondoro si voltò di scatto.
Draco la raggiunse con una piccola corsetta, i capelli erano del tutto smessi, e si muovevano seguendo i movimenti del corpo. Erano cresciuti dalla battaglia, i ciuffi più lunghi gli cadevano ai lati della fronte e la riga era sempre scomposta. 

«Ciao» le disse lui piano. Era vicino abbastanza da dover leggermente piegare il viso verso il basso per guardarla. 
«Cosa vuoi?» chiese educata, eppure il tono incalzante la tradì.
Draco aggrottò le sopracciglia, sorpreso per quella strana reazione a un semplice saluto. 

«Luna Storta? Stasera c’è la cena al LumaClub, pensavo fossi diretta lì anche tu» era una pessima scusa e lei lo aveva capito, però ciò che aveva detto non era del tutto falso. Aveva completamente dimenticato la cena di Lumacorno, alla quale avrebbero partecipato anche Harry e Ginny in quanto membri del club esclusivo. Non aveva ancora escogitato il modo di dirlo a Ron senza creare un affare di stato ma era sicura che Ginny avrebbe capito tutto al volo come al suo solito. 
«Il LumaClub! Mi ero completamente dimenticata» esclamò Hermione innervosita per quella sua dimenticanza. Senza aggiungere altro si diressero silenziosamente verso lo studio di Lumacorno. Erano già in ritardo e la ragazza era sicura che avrebbe già trovato tutti a squadrarli dall’alto in basso mentre facevano il loro ingresso insieme. La Grifondoro tralasciò il tentativo pessimo di Malfoy di attaccare bottone, ma sotto sotto le piacque e la divertì. I due camminavano fianco a fianco, Draco stringeva il mantello in una mano e i libri nell’altra, mentre Hermione arrancava con la sua borsa piena. La sera era scesa senza che se ne accorgesse, come al solito perdeva la cognizione del tempo ogni volta che studiava in biblioteca. 
Il Serpeverde si guardava intorno mentre camminava al suo fianco, non voleva parlare perché non ce n’era bisogno, entrambi si muovevano a passi lenti, godendosi l’ultima luce del sole che stava per soccombere alla luna. 

«Tieni, me lo riprenderò dopo» Draco gli porse il mantello perché la senti rabbrividire, Hermione accettò a malincuore, pentendosi ancora e ancora per aver seguito Gracie in biblioteca dimenticandosi dei suoi programmi. Il mantello era decisamente troppo lungo e largo, ma era abbastanza e anche di più per coprirla dal leggero vento che filtrava dalle colonne che circondavano il chiostro. Draco sghignazzò e lei lo seguì, era strano vederle qualcosa targato Serpeverde addosso.
Il ragazzo si ritrovò a pensare che effettivamente quella non era la prima volta che qualcosa di Serpeverde le stava addosso, ed inspirò profondamente, cercando di togliersi dalla testa l'immagine dei loro corpi avvinghiati. Ripresero a camminare, stavolta a passo più svelto. Quando presero le scale verso l’ufficio di Lumacorno, queste iniziarono a muoversi, facendo imprecare prima l’uno e poi l’altra. Sembrava che tutta Hogwarts si stesse impegnando per ritardare il loro arrivo.
Aspettando che queste tornassero al loro posto originario, rimasero uno di fronte all’altra.

«Va tutto bene?»
«Si, perché me lo chiedi?»
“Perché sono stanco di camminare in silenzio, persino io» il silenzio lo conosceva benissimo, ma quello tra lui e la Granger non prometteva niente di buono. 
«Sembra che abbia visto risorgere un morto o qualcosa del genere…Granger se è per quello che è successo...»
«Non ti devi scusare»
Scusarsi?
«Non voglio scusarmi, eravamo in due, mi pare» gli rispose vagamente innervosito. Era chiaro che la Granger lo stesse provocando per farlo parlare, ma lui non aveva niente da confessare, tantomeno che da scusarsi.
«Non girare la frittata, se te ne sei pentita puoi tenertelo per te, a me non interessa» ecco che l’orgoglio Serpeverde le si mostrava in tutto il suo splendore. Hermione sospirò innervosita, non capiva perché stavano per precipitare in una discussione, che tra l’altro aveva sollevato lei senza apparente motivo. Voleva solo che le dicesse la verità, ne aveva bisogno.
«Io» la scala si mosse di nuovo facendoli sobbalzare. Draco imprecò a bassa voce attaccandosi al cornicione e alzando gli occhi.
«Io» riprese lei «non mi sono pentita» 
Secondo piano.

«Okay» si limitò a rispondere lui.
Hermione prese a camminare spedita, Draco le stava dietro, intuì di averla fatta innervosire di più con quell’ultima osservazione e anche se questo segretamente lo divertiva, non c’era niente da dire secondo lui, ma sembrava che la Grifondoro fosse di tutt’altro avviso. Poteva immaginare come si stava sentendo, quello che avevano fatto la stava tormentando ma non nel modo in cui stava tormentando lui, ormai era evidente. 

«Sembra il contrario» riprese lei affannata. Le scale si mossero nella direzione sbagliata, ancora.
«Porca miseria!» esclamò nuovamente lei, rivolta a quelle dannate scale. Poi si voltò verso Draco che stava qualche gradino sotto di lei appoggiato con un braccio sula scala e con una gamba piegata in avanti appoggiata al gradino più in alto. 
«Cosa ti fa pensare che mi sia pentito?» la osservò attentamente. La scala nel frattempo si fermò nuovamente, e alcuni studenti approfittarono per scendere nella direzione opposta ai due. Per un momento, iniziarono a guardarli incuriositi, fino a che lo sguardo penetrante di Draco, visibilmente innervosito dalla discussione, non li fece scendere più in fretta. Il Serpeverde spostò di nuovo lo sguardo su di lei: Hermione aveva le labbra socchiuse e il respiro affannato, la treccia leggermente sciolta alle punte perché non legata da nessun elastico. 
Era bella, dannazione. Come quella notte, la sua maledizione.

«Per il dipinto» alla fine ci arrivò da solo, distolse lo sguardo da lei e lo rivolse alle scale che avevano ripreso il loro meccanico movimento verso la loro originaria direzione.
Non credeva che sarebbe riuscita a scoprirlo, quella doveva rimanere una cosa privata, o comunque glielo avrebbe detto con i suoi tempi, a modo suo. Era stata una cosa che aveva fatto senza pensare, il giorno dopo la loro prima volta a Grimmauld Place. Sentiva solo che era la cosa giusta da fare. 
Draco la osservò di nuovo, aveva gli occhi lucidi, carichi di un’emozione che non riusciva a decifrare. Lei ci teneva. Teneva a quella notte più di quanto avesse immaginato. Evidentemente non la conosceva così bene come pensava, perché ogni volta che lui interpretava un suo gesto o una parola, ultimamente rimaneva sempre sorpreso dalla piega che prendevano i passi di quell’ostinata Grifondoro. Quell’affermazione fu come un macigno per entrambi, una carta in più svelata sul loro tavolo da gioco che balzò fuori senza che nessuno dei due avesse avuto modo di pensare alla strategia successiva. Un passo falso di cui caddero vittima entrambi.
L’istinto di Draco fu subito quello di farsi indietro, non aveva mai pensato all’eventualità che la Granger avesse pensato a quella notte in un modo che non includesse il ribrezzo e il pentimento. E poi c’erano i maghi Purosangue che credevano che i babbani non avessero delle attrattive al di fuori della magia. Lei possedeva entrambe quelle qualità e questo lo faceva impazzire.  
Terzo piano.

«Come hai fatto a notarlo?»
«Si sentiva l'odore di bruciato dal corridoio»
«Non l’ho bruciato per vergogna» Draco riprese a parlare qualche minuto dopo, ancora dietro di lei salendo quelle scale che ormai sembravano una montagna insormontabile.
«Stavo pensando di farlo già da tempo, tu hai solo fatto accelerare le cose»
Hermione si voltò di scatto, senza preavviso, Draco annullò le distanze salendo sul gradino subito prima del suo. Erano troppo vicini, alla stessa altezza. L’espressione della Grifondoro gli fece capire che voleva altre spiegazioni, Draco respirò sul suo viso, poi la guardò negli occhi.
«L’ho fatto perché credevo fosse giusto farlo. Non mi costa perdere quello che mi lascio indietro»
A quel punto Hermione capì. Batté le palpebre un paio di volte, piacevolmente colpita dalla sua scelta coraggiosa. Il cambiamento che lei aveva solo intravisto glielo aveva confermato in quel momento. Lei non c’entrava nulla, forse aveva acceso la miccia che era già pronta ad esplodere. Ma il percorso era solo di Draco e lei capì la differenza. 
Hermione gli sorrise fugacemente, sperando di riuscire a scusarsi per quella discussione che in un certo senso era comunque stata utile, forse troppo, poiché li aveva esposti al punto di non ritorno.

«Vorrei che fosse lo stesso per me» Draco aggrottò le sopracciglia, ancora visibilmente confuso.
Quarto piano.
Lungo il corridoio Draco le prese la mano libera dal peso dei libri e la obbligò a fermarsi di nuovo.

«Che intendi?»
Ormai erano in ballo, e non potevano ritirarsi dalle danze. Questa eccessiva curiosità non era da lui, che di solito aspettava che le cose gli capitassero quando era il momento, e non era neanche una qualità che prima di allora Hermione pensava di possedere; lei sospirò guardandosi le scarpe.
«Non ho ancora sciolto dall’Oblivion i miei genitori»
Draco sgranò gli occhi. Non si aspettò minimamente quella confessione, era convinto stessero ancora parlando di loro due.
«Non riesco a trovare il suo controincantesimo, ma non mi pento di averlo fatto, dovevo proteggerli in qualche modo, solo che non riesco a lasciarli andare»
«Non devi»
Si guardarono per un momento che parse a entrambi l’eternità. La ragazza asciugò sbrigativa piccole gocce di lacrime, separandosi solo in quel momento dal contatto con la sua mano. 
Draco non disse più nulla, fino a che non arrivarono di fronte alla porta dell’ufficio di Lumacorno, dalla quale proveniva un rumore indistinto di piatti e posate.

«Hermione, aspetta»
La Grifondoro si voltò nuovamente e Draco le sfilò il mantello dalle spalle.
«Avrei tanto voluto vedere le facce di tutti nel vederti entrare con questo addosso, ma stasera farò meno il Serpeverde»
Hermione rise a quella battuta e lui la seguì. Il ragazzo recuperò il suo mantello e fece per entrare.
«Draco»
«Si?»
Draco.
Forse potresti comportarti un po’ da Serpeverde, sai?
»
Draco colse in quell'affermazione la sua volontà di mantenere segreto tutto ciò che riguardava quell’insolita complicità, la notte passata insieme.
«Agli ordini, Mezzosangue» Draco le fece un occhiolino veloce ed entrambi risero sommessamente.
Il ragazzo entrò per primo, in pieno spirito cavalleresco da Serpeverde, ed Hermione lo seguì. 
Non aveva mai pensato che quel termine dispregiativo potesse suonare così dolce, un giorno.
  
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