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Autore: Saeko_san    08/05/2020    1 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15:
Un discorso con Maria Melania
 
18 aprile 2002. Campo della Testa, bar vicino all’imbarcadero.
 
Erano le 15 meno un quarto; tre amici, due ragazzi e una ragazza, discesero lungo il ponticello che portava al Campo. Uno dei ragazzi era vestito con una maglietta bianca, jeans neri e un cappellino nero in testa; l’altro portava una felpa blu e dei jeans scoloriti e i capelli rossi erano tenuti al’indietro con quintali di gel, degli occhiali da sole a montatura blu, mentre la ragazza era vestita con una magliettina bianca e rossa e un paio di jeans grigi; sul naso aveva anche lei degli occhiali da sole.
Lixa, Manes e Paolo.
Erano arrivati lì un quarto d’ora prima dell’appuntamento; anzi, ora dieci minuti prima.
Erano tutti e tre silenziosi, poiché tutti e tre stavano pensando alla stesa cosa: il discorso di Mirco Lostello registrato su quella videocassetta, che avevano visto lunedì 1 aprile. Una volta arrivati alla videoteca “L’imbarcadero di Rialto” al Ponte di Rialto, appunto, avevano chiesto alla signora che stava in cassa di poter usare la sala, chiedendo inoltre espressamente di non far entrare nessuno; la signora aveva acconsentito, non senza una certa curiosità verso quello strano gruppetto.
Quando il video era partito, sullo schermo era apparso un uomo sulla quarantina, con i capelli biondi e gli occhi di un azzurro chiarissimo, che a volte sembrava confondersi con il bianco dell’occhio: si trattava di Mirco Lostello.
L’uomo aveva iniziato a parlare, sfoggiando sul viso un sorriso triste.
 
“Se state vedendo questo video, chiunque voi siate, vuol dire che sono morto.
Purtroppo sento che la mia fine sta giungendo e non posso fare niente per fermarla. Soprattutto se non ho prove concrete. Perché io sono sicuro che sarà Antonio Cisano, o chiunque per lui, ad uccidermi e so per certo che è stato lui a uccidere Livio Tosca, però non bastano vecchi articoli di giornale e indizi sparsi qua e là a incriminarlo. Forse potrebbero metterlo sulla lista degli indagati, ma nulla è sufficiente per mandarlo in galera con un sano processo e un’accusa in tutti e tre i gradi d’appello. Spero solo che questo video sia visto da persone competenti che vorranno prendere sul serio la voce di un morto, soprattutto se morirò davvero. Tutte le mie ricerche sono nel cassetto della scrivania del mio studio assieme a questa registrazione e al mio diario personale; ho aggiornato negli ultimi mesi, quasi quotidianamente i miei file nei fascicoli della Biblioteca Marciana. Inoltre penso che i due “quasi” testimoni degli spari del 23 gennaio, frate Lazzaro e la signora Maria Melania Costantin, possano aver mentito alla polizia. Questi sono i miei ultimi giorni di vita e voglio che non vengano commesse ingiustizie senza essere smascherate. Grazie e addio”.
 
Il contenuto della videocassetta era stato molto utile ai tre ragazzi per capire chi sarebbe potuto venire incontro al bar del Campo della Testa, datosi che molto probabilmente si sarebbe trattato di Maria Melania Costantin; era l’unica che potesse sapere che uno di loro fosse un’ombra.
Lixa guardò l’orologio che aveva al polso: le 15 meno un minuto. Osservò attentamente Paolo e Manes.
 
-Un minuto. Manca un minuto- disse.
-Continuiamo ad aspettare- disse l’ombra.
 
Si erano messi d’accordo perché sondasse la mente di chiunque fosse entrato nel bar, passasse per il Campo della Testa o provasse a parlare con il gondoliere.
Paolo si allontanò un attimo per ordinare tre bicchieri di coca-cola gelata, pur di far passare quel solo minuto d’attesa. Quando tornò fuori, al tavolino su cui si erano seduti, erano ormai le 15 e 2 minuti. Il tempo passava, le lancette sull’orologio giravano. Lixa vide gli occhi di Manes spostarsi febbrilmente da una persona all’altra. Si stava innervosendo.
“Quella donna non è ancora arrivata?” si chiese mentalmente la ragazza.
 
-No, non è arrivata- rispose Manes ad alta voce.
 
Si guardarono. Avevano deciso di lasciare gli occhi al naturale, azzurro dorati; gli avevano messo il berretto con la visiera il più possibile abbassata sul volto, cosicché potesse camminare normalmente senza che nessuno se ne accorgesse. Si sentì trapassata da quegli occhi. Paolo li guardò, si avvicinò alla ragazza e prese a giocherellare con un filo rosso della maglia della ragazza. Si fecero le 15 e mezzo.
 
-È arrivata- disse Manes.
-Cosa?- fece Paolo, girandosi di scatto e mollando il filo della maglia di Lixa.
-Ho sentito nei pensieri di una donna una voce che diceva: “Devo trovare quei tre ragazzi” e c’era l’immagine sfocata di noi tre davanti alla porta del campanile dei Frari-.
 
Infatti, poco dopo, videro avvicinarsi a loro una donna con il velo azzurro in testa, proprio come l’aveva descritta Federico.
 
-Siete voi?- chiese la donna, indirizzandosi verso di loro e evitando qualsiasi preambolo.
-Noi chi?- fece Paolo.
-Quelli della lettera?-.
-Sì- confermò allora Manes.
 
Ora erano sicuri che fosse lei. Lixa sapeva che il suo amico e il suo ragazzo avevano fatto quel giochetto di domande per verificare che fosse il mittente.
 
-Possiamo fare una passeggiata?-.
-D’accordo- asserirono i due ragazzi, alzandosi e lasciando abbandonati sul tavolo i tre bicchieri che una volta contenevano le coca-cole.
 
Come avrebbero fatto a parlare, se camminavano per strada, senza stare in un posto lontano da sguardi indiscreti? Lixa se lo chiedeva preoccupata, dentro di sé. Si avvicinò all’orecchio di Manes e chiese:
 
-L’hai riconosciuta?- .
-No. Non sono sicuro di chi sia- disse l’ombra –Il suono dei suoi pensieri non l’ho mai sentito prima d’ora. Eppure ho la sensazione di averla già conosciuta-
-Cosa confabulate?- chiese Paolo, avvicinandosi.
 
Sembrava irritato.
Manes spiegò le due parole che si erano appena detti.
 
-Cosa confabulate?-.
 
Stavolta la domanda proveniva dalla donna misteriosa. I tre amici non risposero.
Passarono dal Campo della Testa per una miriade di altri campi, per arrivare fino al Ponte di Rialto. Vi salirono sopra e cominciarono a passeggiare più lentamente.
 
-Ci scusi, ma dove ci sta portando?- chiese la ragazza, che iniziava anch’ella ad irritarsi.
-Voi seguitemi. Poi vedrete-.
 
Lixa sentì Manes, dietro di lei, avere un sussulto. Che pensiero aveva sentito? Che immagini aveva visto?
Anche Paolo s’era accorto che l’amico aveva sussultato, ma ora non potevano parlare senza che la donna se ne accorgesse e chiedesse di nuovo cosa confabulassero; questo Lixa lo sapeva.
Dopo il Ponte di Rialto continuarono a camminare e si ritrovarono in una via che Lixa conosceva bene: ci aveva passato molti pomeriggi con lo zio Livio e poi con la signora Laura; era la stessa via della quale Manes le aveva parlato quando la prima volta che si erano visti, lui era fuggito per cercare qualcosa da mangiare.
 
-Chiedo scusa- intervenne di nuovo Lixa –Ma dove stiamo andando?-.
-Già, in fondo, se dovevamo fare tutta questa strada, facevamo prima a darci appuntamento direttamente dove vuole portarci- intervenne Paolo.
-Così ho più tempo per pensare al discorso che vi farò, dato che non è semplice-.
 
L’atmosfera che si era creata era a dir poco sgradevole. Lixa non si sentiva sicura; passarono davanti alla stazione ferroviaria, salirono sul ponte e continuarono a camminare. Infine arrivarono proprio davanti alla basilica dei Frari.
“Ma perché non ci ha fatti incontrare direttamente qui?” pensò Lixa. Guardò Manes, che aveva certamente sentito la sua muta domanda, poiché lo sguardo che le rivolse era decisamente eloquente. L’ombra avrebbe voluto rispondere, ma non sapeva come fare; nei suoi occhi c’era anche un velo di preoccupazione.
Passarono un piccolo ponticello e arrivarono a un condominio, proprio di fronte al Campo dei Frari.
Salirono fino al quinto piano e la signora li fece entrare in un appartamento molto grazioso. Poi si tolse il velo azzurro dalla testa: davanti a loro comparve una donna non molto giovane, ma neanche troppo vecchia, con gli occhi neri e i capelli castani.
 
-Ma- disse Paolo improvvisamente –Lei è la signora Costantin!-.
 
Si era ricordato di quell’unica volta che aveva discusso con lei, quando Manes era andato a interrogarla sotto le vesti di un poliziotto in borghese.
“Allora si tratta veramente di lei” pensò Lixa. Avvertì Manes che annuiva, in risposta al suo pensiero.
 
-Sì, sono io- rispose la signora -Ora voglio sapere chi di voi è l’ombra. Non lo dirò a nessuno. Lo giuro-.
 
I tre si guardarono e Manes annuì. Lixa era preoccupata: troppe persone sembravano essere a conoscenza del loro segreto; in primo luogo Paolo; poi Federico, frate Ballon e ora la signora Costantin.
 
-Sono io l’ombra che avete visto, signora Melania-.
-Tu sei quello che si è presentato a me con il nome di Mario Guglielmi?-.
-Sì-.
 
Così dicendo Manes si tolse il berretto dalla testa, in modo che la signora potesse vedere le sue due ciocche verdi in mezzo alla nuvola di capelli neri e ricci, ma soprattutto perché potesse vedere gli occhi. Una volta che gli occhi neri di Maria Melania Costantin incontrarono quelli azzurrodorati di Manes, lei sembrò avere un mancamento. Manes fu veloce a prenderla e a sostenerla prima che cadesse. Fece un cenno a Paolo e Lixa.
“Accidenti, se sviene chi possiamo chiamare?” pensò Lixa. In nessun modo qualcuno doveva venire a sapere che lì c’erano stati loro.
Accompagnarono la signora Costantin sul piccolo divano del soggiorno. Non era ancora svenuta, ma farneticava. Le portarono un po’ d’acqua e attesero.
Mentre Maria Melania si calmava, Manes si avvicinò all’orecchio di Paolo e gli sussurrò qualcosa. E poi fece lo stesso con Lixa:
 
-Non dobbiamo dire altro su di me, soprattutto del fatto che so leggere nel pensiero. Né del nostro patto-.
-D’accordo-.
-Avete sempre la mania di confabulare voi tre, eh?-.
 
La signora Costantin si era ripresa e si era messa a sedere in maniera composta.
 
-Sant’Iddio, ma come è possibile che esista qualcuno come te… ehm… qual è il tuo nome?- chiese poi, come ricordandosi improvvisamente le buone maniere.
-Manes-.
-Oh, nome appropriato. “Spirito vitale”-.
 
La discreta conoscenza del latino della signora – dovuta agli studi fatti in gioventù – emerse come la cosa più naturale del mondo, dalle sue labbra.
 
-Come è possibile che esista qualcuno come te, Manes?-.
-Non so. Sono nato e basta. Non sta a voi sapere come sono nato, perché esisto. Lei ci vuole solo dire tutto quello che ricorda della notte del 23 gennaio, proprio come ci ha detto nella lettera. Non ha chiesto nulla in cambio-.
-Anche tu hai ragione. Sai parlare bene, per essere un’ombra, eh? Proprio come Mario Guglielmi-.
 
Rise nervosamente.
Lixa mise una mano sul braccio dell’ombra, come per frenarlo dal fare domande.
 
-Io ti conosco- aggiunse poi Maria Melania, guardando Paolo –Mi hai praticamente chiesto se avevo visto quell’ombra, il giorno dopo che era stata a casa mia-.
-Signora- intervenne Lixa –Può dirci che cosa ricorda della notte del 23 gennaio?-.
-Ah, già-.
 
Iniziò a raccontare. La signora sembrava entrata in trance, tanto il tono sembrava sommesso e preoccupato.
 
-Saranno state le due di notte. O forse era l’una e mezzo? Non ricordo l’orario preciso, so solo che non prendevo sonno. Così sono uscita sul balconcino a prendere un poco d’aria; come potete vedere, il mio balconcino dà sul Campo dei Frari. E ho visto quei due uomini. Uno era un po’ grassoccio e l’altro era magrolino e tutto vestito di nero. Li ho visti scambiarsi qualcosa. Poi l’uomo in nero ha tirato fuori una pistola. Ricordo di aver intravisto un barlume verde smeraldo che brillava alla luce della luna; mi sembrava di assistere ad un telefilm poliziesco. Senza sapere perché, avevo in mano una tazza di tè, eppure non mi sembrava di aver messo su l’acqua nel bricco, prima di uscire fuori. Insomma, ci furono gli spari. Ci fu il primo, e vidi quell’uomo grassoccio cadere a terra, in ginocchio. Arrivò poi il secondo, che però non sentii benissimo: mi fischiavano le orecchie, probabilmente a causa del primo sparo. Poi l’uomo in nero è fuggito mentre l’altro si accasciava definitivamente a terra. Io sono rientrata a casa. Mi sembrava di aver sognato, ero frastornata, ho pensato che l’indomani il cadavere non ci sarebbe stato. Questo fatto si è avverato, ma al suo posto c’erano i medici legali e la polizia che controllavano. Ho pensato, per qualche strano motivo, che non dovevo rivelare ciò che sapevo agli agenti che mi interrogavano. Sentivo che sarebbe servito per qualcosa. E poi siete comparsi voi e ho creduto di riconoscere l’assassino in Antonio Cisano-.
 
Maria Melania Costantin sembrò svegliarsi dalla trance, riprendendosi e guardandoli improvvisamente fredda; sembrava aver assolto il suo compito.
 
-Sarà meglio che andiate. Secondo la polizia, io non la racconto giusta; hanno ovviamente ragione. Ma è meglio che nessuno vi veda uscire di qui-.
-Ma se ci hanno visto entrare!- esclamò Paolo.
-Lo so. Ma nessuno vi può riconoscere, vero?-.
-No, in effetti no-.
-Dirò che mia nonna e i miei lontani nipoti sono venuti a farmi visita. Uscite dall’altra porta del condominio. È l’entrata dal Campo opposto a quello dei Frari-.
-Va bene signora- disse Manes.
 
Si alzarono.
Uscirono, senza essersi nemmeno congedati in maniera consona da colei che aveva rivelato per filo e per segno cosa era successo la notte in cui Livio Tosca era morto, colei che aveva confermato tutti i loro sospetti e che aveva consegnato nelle loro mani il futuro di Antonio Cisano.
Iniziarono a camminare spediti verso il Piazzale della Ferrovia.
 
-Manes-.
-Sì, che c’è, Lixa?-.
-Sai benissimo che c’è-.
 
“Ormai li leggi benissimo i miei pensieri”.
 
-Mi sembrava buona educazione chiedere-.
-Non importa!-.
 
“Perché non ci hai detto subito che era la signora Costantin?”.
 
-Perché non ho mai ascoltato i suoi pensieri-.
-Come sarebbe?-.
-Scusate- li interruppe Paolo –Ma potrei essere informato del contenuto della vostra contorta discussione, di grazia?-.
 
Era decisamente irritato. Lixa pensò che ciò di cui avevano appena parlato lei e Manes doveva essere incomprensibile da ascoltare.
 
-La tua ragazza, Paolo- spiegò l’ombra –Mi stava chiedendo perché non vi ho detto che era la signora Melania sin da subito-.
-Me lo chiedevo anch’io- convenne Paolo, guardando di sbieco Lixa.
-Per il semplice fatto che non ho riconosciuto il suono dei suoi pensieri. Non li avevo mai ascoltati prima. Sotto forma del poliziotto in borghese non ero in grado di leggere nel pensiero. Mi pare anche di avervelo detto-.
 
Lixa arrossì violentemente: Manes aveva ragione e lei aveva parlato senza pensare, facendo la paternale al suo amico ingiustamente.
 
-Poi, quando sono stato sicuro di chi fosse, non potevo dirvi nulla. Non poteva né doveva sapere che io so leggere nel pensiero-.
-Come hai fatto a capire che era Maria Melania Costantin?-.
-Perché quella donna ha pensato intensamente alla casa dove abitava e a quello che stava per fare. Solo così ho capito-.
 
Entrarono in un negozio di dolciumi, lo stesso dove Manes era capitato la prima volta che era uscito dai Frari.
La giovane commessa lo riconobbe e lo salutò.
 
-Cosa posso servirvi?- chiese poi.
 
I tre amici si scambiarono uno sguardo e poi guardarono i biscottoni verdi al pistacchio in prima fila. Sorrisero.

























Note di Saeko:
buonsalve, amici del web; questa settimana è stata per me molto pesante (ho ricominciato a lavorare quasi a tempo pieno e in più devo preparare un esame in tre settimane) e purtroppo non ho avuto tantissimo tempo per ricorreggere questo capitolo, per cui, se dovessero esserci degli errori, non esitate a farmelo sapere, provvederò a correggerli. Avrei voluto impostarlo in maniera diversa, rendere forse più accattivante l'incontro con Maria Melania, ma il tempo che ho avuto per lavorarci è stato poco; spero in ogni caso che funzioni e che sia riuscita a comunicare il velo di stranezza che questo incontro e il silenzio della signora Costantin sino ad ora hanno creato nella storia.
Ringrazio moltissimo alessandroago_94 per essere passato a leggere lo scorso capitolo, NexysMiryel e _Lightning_  per aver recensito i primi capitoli man mano che recuperano la storia, ed Elgas per essere passata a recensire un altro capitolo dell'altra mia long, Historiae - Il viaggio fantastico.
Domenica tornerò con il penultimo capitolo, so bring it on che siamo quasi alla fine!


Saeko's out!
  
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