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Autore: A_Liebert    11/05/2020    1 recensioni
Lance è davvero, davvero preso da quel ragazzo intelligente e carino della classe di spagnolo e non ha la più pallida idea di come conquistarlo.
Finché non gli viene la geniale idea di farsi aiutare dall'amico emo, solitario e inquietante della sua cotta, Keith, che è anche il suo più acerrimo nemico.
O, quando i tentativi di Lance di conquistare Pidge finiscono per conquistare Keith.
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#1 in KLANCE su Wattpad (21/06/2020)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mercoledì 8:15
 

Keith stava sognando un cane.
Il cane si lasciava coccolare il pelo e gli sbavava addosso. Era una bella sensazione accarezzarlo e fargli i grattini. Il cane ricambiava strofinandogli il muso contro la pancia, mentre le sue braccia gli circondavano la vita.
Il pensiero fu lento a raggiungere il cervello.
Braccia?
Quando Keith spalancò gli occhi si trovò davanti il buio totale e alzò il collo indolenzito, il libro di spagnolo che scivolò dal suo  volto. Sbatté gli occhi, ancora assonnato, per vedere che quello a cui stava facendo i grattini non era un cane, bensì la testa di Lance.
Il ragazzo era profondamente addormentato, intento a russare e sbavare sul suo stomaco.
"Ew" disgustato, Keith si mosse per allontanarlo, ma quello strinse solo di più la presa.
La sensazione delle sue braccia che lo circondavano, come fosse un peluche, lo colpì all'improvviso e Keith odiò infinitamente il rossore imbarazzato che si sentì salire al volto. Cacciò con un calcio fuori dalla porta della sua mente ogni pensiero che riguardasse il piacevole tepore di un altro corpo contro il proprio o il fatto che i capelli di Lance fossero un disastro per colpa delle sue carezze - come. aveva. potuto. - o qualsiasi cosa che fosse Lance.
Fece un respiro profondo.
Allungò la mano che non era tra i capelli del ragazzo - perché era ancora lì? la tolse subito - e vide l'ora sul cellulare.
"Alzati, Lance, non faremo in tempo per il test!"
Si mise a sedere di scatto, il che fece sobbalzare Lance e lo mise in allerta. Keith saltò giù dal letto e corse a mettersi le scarpe.
"Che?" Lance si passò una mano tra i capelli, lo sguardo di uno che era appena stato svegliato brutalmente.
"Muoviti. Il test. È tardi" Keith non aveva tempo da perdere a cercare di spiegarsi, ma le parole fecero il loro effetto, perché Lance si lanciò giù dal letto, raccogliendo furiosamente i propri libri e infilandoli nello zaino.
"Oh merda"
"Ci siamo addormentati"
"Me n'ero accorto, genio"
Keith spalancò la porta. In bagno si lavò in fretta i denti e prese uno spazzolino nuovo dal cassetto, che lanciò a Lance appena spuntò sulla soglia.
"Shiro, mi serve un passaggio. È urgente" non guardò nemmeno il fratello, aprì la dispensa e prese due mele al volo.
Shiro e Allura esitarono, a metà della loro colazione e confusi.
"Adesso" enfatizzò Keith, uno sguardo minaccioso negli occhi.
Si rifiutava di lasciare che tutti i propri sforzi sfociassero nel nulla. Avrebbe preso una fottuta A a quel compito.
"Certo" Shiro andò a cercare le chiavi e proprio in quel momento Lance entrò in soggiorno, aggiustandosi lo zaino sulla spalla. Keith gli lanciò una mela e lui la prese al volo, poi seguirono Shiro fuori.

"Tutto questo è colpa tua"
Lance certamente non si aspettava di ritrovarsi quella mattina a correre per non saltare uno stupido compito, con Keith Kogane qualche passo davanti a lui. Il che poteva facilmente essere ritenuta una metafora della sua vita.
"Come fa a essere colpa mia?"
Il bastardo non aveva nemmeno il fiatone, ovviamente. A differenza di Lance che stava per sputare l'anima.
"Prima- prima di tutto" ansimò "se tu non fossi stato così-ah stupido da costringermi a ripetere le cose... venti volte prima che tu le capissi-"
"Non ho mai chiesto il tuo aiuto"
"E poi- chi diavolo non ha una sveglia la matti- morirò diamine, mi avrai sulla coscienza"
Si sentiva solo il rumore dei loro passi che rimbombava nel corridoio vuoto, mentre i due ragazzi correvano adesso fianco a fianco. Finalmente, raggiunsero l'aula e la spalancarono, gettandosi dentro.
Gli sguardi di tutti in classe si puntarono sui due individui ansanti e sottosopra appena entrati e Lance vide come in particolare Hunk e Pidge fossero sorpresi di vederli arrivare contemporaneamente. Dio, non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbero pensato quei due quando avessero saputo che Lance aveva dormito a casa di Keith.
"Scusate" disse Keith e lo superò per andare a mettersi al suo posto.
Se dopo tutto lo sforzo che Lance aveva fatto quel ragazzino non avesse preso una A, si sarebbe sinceramente offeso.
Il compito fu una passeggiata, come aveva immaginato, e passò la maggior parte del tempo, dopo aver consegnato, a giocare con la matita, i piedi sul banco. Pidge fu il secondo a consegnare e Lance gli fece l'occhiolino mentre tornava a posto.
Quel ragazzo mi ama ma ancora non lo sa.
Il suo sguardo per qualche motivo cadde su Keith. Sembrava molto concentrato e la sua espressione era ridicola, ma vedendo con quale velocità rispondeva ai quesiti sentì una sensazione di orgoglio riscaldargli lo stomaco.
Non che ora lui e Keith fossero improvvisamente diventati migliori amici per sempre: lo odiava ancora e l'umiliazione di un anno prima non glielo avrebbe mai fatto piacere. L'orgoglio era per sé stesso e per la sua bravura di insegnante. Nient'altro oltre questo.
Perciò, una volta suonata la campanella, lui non andò da Keith, ma dalla sua cotta.
"I miei insegnamenti ti sono stati utili, raggio di sole?"
Si appoggiò al banco di Pidge mentre quest'ultimo raccoglieva la propria roba e Keith e Hunk si avvicinavano.
"Perché continui a chiamarmi raggio di sole?" sospirò Pidge.
"Perché basta un tuo sorriso per illuminare il mio cuore" alzò e abbassò le sopracciglia.
"Smetterai mai di essere ridicolo?" ovviamente era stato Keith a brontolare quelle parole, come il vecchio acido che era.
"Che c'è, sei geloso di non essere l'oggetto delle mie attenzioni?"
"Ragazzi" Hunk sospirò.
Uscirono dall'aula e camminarono insieme lungo il corridoio.
"Come è andato il compito? A me abbastanza bene"
"Perfetto come sempre" si vantò Lance.
"Il mio unico problema è nella pronuncia, ma per il resto me la cavo" rispose Pidge.
"Io... " iniziò Keith.
Più tardi Lance avrebbe pensato a lungo su ciò che accadde in quel momento e sul perché si sentì in quel determinato modo, ma il fatto era che fu colto completamente a guardia bassa quando, girandosi per fare un commento che facesse irritare Keith, lo vide sorridere.
Non era un grande sorriso, anzi tutt'altro, come se Keith si vergognasse ma fosse anche felice e allo stesso tempo si vergognasse di essere felice, il che, diciamolo, era ridicolmente fattibile per uno come lui.
"Credo che questa volta potrei essere andato bene"
Keith e Lance non si guardarono, piuttosto evitarono accuratamente lo sguardo dell'altro.
"Alla fine Lance è rimasto a darti una mano?" chiese Hunk e avrebbe voluto ucciderlo.
"Uhm" annuì Keith.
Lance era a disagio. Non gli piaceva quella situazione, la sensazione che tra lui e Keith potesse esserci qualcosa che non fosse odio e rivalità, ma quasi-amicizia?
Nemmeno morto.
"Mi sono sacrificato molto spiacevolmente, quindi ci tengo a ricordarti l'impegno preso, tesoro"  Lance si rivolse a Pidge "Io ho aiutato il tuo amico del cuore, nonostante sia una testa di legno, e tu stasera mi concederai un appuntamento a lume di candela"
Pidge sospirò pesantemente.
"Non posso proprio tirarmene fuori, vero?"
"Nope"
Gli mandò un bacio volante mentre si allontanava per la prossima lezione.


Mercoledì 12:30

 

Keith non era sorpreso.
Era ovvio che Lance non lo avesse aiutato per simpatia o cose simili: il ragazzo aveva ammesso più volte di odiarlo, per qualche motivo che ancora non gli era del tutto chiaro, e lui stesso era spesso irritato dalla sua presenza.
Non era deluso. Assolutamente no.
Solo dispiaciuto per il casino nel quale Pidge si era messo per lui.
Ancora una volta, le sue azioni avevano effetti negativi sulle persone che amava.
Era mezzogiorno, il sole lo colpiva dritto nell'occhio sinistro e il piede di Keith batteva contro il pavimento. Rimanere seduto un'intera ora era già difficile, ancora di più quando la lezione era di una noia mortale. Sentì il telefono vibrare e fu contento di avere una distrazione.

Hunk ti ha aggiunto al gruppo Master in Spagnolo™

Hunk ha aggiunto Pidge

Pidge: cos'è questo gruppo?
Hunk: ho pensato fosse un'idea carina :3
Pidge: o piuttosto un modo subdolo per dare il mio numero a Lance senza che io mi chieda come lo ha ottenuto?
Hunk: te l'avevo detto che ci arrivava bro
+ 33/////////////: non capisco di cosa stai parlando pidge!!!
+33/////////////: hunk la prossima volta che vedi che sto scrivendo non anticiparmi
Hunk: scusa bro
+33/////////////: è ok bro
Pidge: potreste per favore levarmi??
+33/////////////: nope
+33/////////////: ehi un attimo
+33/////////////: hunk mi spieghi perché diavolo hai aggiunto keith?!
Hunk: lui ormai è parte della squad
Hunk: fattene una ragione
+33/////////////: è inutile che ci ignori keith, sappiamo che stai visualizzando
+33/////////////: scommetto che è quel tipo di persona super creepy delle chat di gruppo che osserva sempre ma non parla
+33/////////////: poliziAAAAAAAA

Keith aveva ormai capito che quel numero sconosciuto era di Lance e lo salvò nella rubrica, a malincuore.

Keith: io n
Keith: io non capisco il senso di questo gruppo
Pidge: aw keith ha commesso un typo
Lance: ho lo screen
Lance: pidge sei adorabile nell'immagine del profilo
Lance: ho fatto uno screen anche a quella
Keith: e poi accusi me di essere inquietante
Lance: scusa chi sei
Lance: perché sei in questo gruppo
Hunk: ragazzi, seriamente? anche in chat?!
Lance: onestamente hunk avresti dovuto aspettarti che sarebbe successo

In quel momento arrivò un'immagine e Keith aspettò che caricasse. Era un selfie di Hunk, l'espressione come a dire "mi stai prendendo in giro?"

Lance: oh si fACCIAMOLO
Lance: INVIAMOCI SELFIE
Lance: il limite è 23 per pidge e -1 per keith
Pidge: non invierò un mio selfie, lance
Lance: ho capito raggio di sole, inizio io per rompere il ghiaccio ;)
Hunk: cosa ho fatto

Un'altra immagine arrivò sul gruppo e Keith la lasciò caricarsi. Presto si ritrovò a fissare un selfie di Lance, le dita alzate nel segno della pace e per una volta con un sorriso sincero sul volto. Sedeva vicino la finestra e un raggio di sole gli illuminava la pelle bronzea.
L'immagine era molto nitida.
Non era un brutto selfie.
Oggettivamente parlando.
Presto arrivò anche una foto di Pidge, sotto insistenza di Lance, ma era per lo più sfocata e il riflesso degli occhiali gli copriva gli occhi.

Hunk: Keith, amico, mi sa che non puoi tirarti indietro
Pidge: certo non puoi fare peggio di me
Lance: io voto per un altro selfie di Pidge
Pidge: -.-
Lance: aW pErchÉ sEi cOsì cArinO

Keith si nascose dietro lo zaino e poggiò il viso contro il braccio, parte del volto nascosta. Si fece una foto al volo e la inviò senza neanche guardarla.
Spense il telefono e passò il resto dell'ora con lo sguardo perso fuori dalla finestra. Si chiese se, una volta riacceso, avrebbe trovato qualche insulto di Lance ad aspettarlo.

Quando Lance vide il selfie di Keith tutto ciò che fece fu metterlo come immagine del suo profilo in rubrica e, onestamente, non c'era nulla di strano in questo quindi non aveva senso parlarne o pensarci.


Mercoledì 19:30

 

"Pronto a passare la migliore serata della tua vita?"
Pidge lo raggiunse, un'espressione afflitta sul volto.
"Spero solo non sia la peggiore"
"Ehi, potresti almeno fingere un po' di entusiasmo" iniziò a camminare, Pidge al suo fianco.
"Posso sapere almeno dove stiamo andando?"
"Una pizzeria qui vicino"
Probabilmente quello non era il momento adatto per ricordare a sé stesso che il primo appuntamento in una pizzeria non era proprio l'idea più romantica di sempre.
Fortunatamente, la sua cotta non si lamentò.
Presero un tavolo singolo e Lance sperò di fare conversazione, ma l'altro ragazzo fu dannatamente veloce a nascondersi dietro il menù. E ne fu talmente assorto da non staccarsene fino a quando non arrivò il cameriere per prendere le ordinazioni.
"Quindi" Lance si sporse "a te l'hanno dato il porto d'armi per quegli occhi?"
"Lance" Pidge si massaggiò una tempia "mettiamo in chiaro una cosa: se sono costretto a passare una serata con te, non voglio sentire nessuna scadente frase per rimorchiare"
"Ok ok" mise le mani davanti "Perché non mi racconti un po' di te? Scommetto che un ragazzo intelligente come te sogna in grande per il suo futuro"
Pidge gli rivolse uno sguardo cauto, come se stesse valutando l'innocenza della sua domanda e poi, giunto a una conclusione con sé stesso, rispose: "Mi piacerebbe lavorare per la NASA. È, tipo, il mio sogno da sempre"
"Wow" esclamò Lance e non stava fingendo, era seriamente impressionato "Questo sì che è- sai, ti ci vedo proprio. Ce la farai di sicuro"
"Grazie?" Pidge si sciolse un po' e addirittura sorrise. Lance si diede mentalmente un cinque da solo "E tu? Sai già cosa vuoi fare?"
"Nah, girerò per il mondo e farò quello che capita. Preferisco apprendere con l'esperienza che con i libri"
"È un bel pensiero"
Calò il silenzio. Pidge giocherellava col tovagliolo e Lance, cercando nei meandri del suo cervello un possibile argomento di conversione, tirò fuori la prima domanda che gli venne in mente.
"Tu e Kieth siete amici da molto tempo?"
Chiedere del suo migliore amico a un appuntamento. Complimenti, Lance.
"Praticamente da tutta la vita" rispose Pidge "Era legato soprattutto con mio fratello e da quando lui non c'è più, il nostro rapporto è diventato più stretto"
"Oh. Oh, cavolo. Mi dispiace tanto"
Lance si sporse sul tavolo per afferrargli una mano, ma non c'era assolutamente un secondo fine nel suo gesto e Pidge dovette capirlo perché non lo respinse.
"È ok. Cioè, non proprio ok, ma suppongo che dopo tanto tempo si impari ad accettarlo"
"Mi dispiace davvero di averti costretto a parlarne, mi sento un idiota"
"Nah, non lo sei poi così tanto"
Fortunatamente, in quel momento arrivarono le pizze a salvare Lance.
"Wow, questa pizza è così bella che potrei scoppiare a piangere" disse, sperando di rimediare all'errore di prima "Che ne dici di una foto per far morire Hunk di invidia?"
"Dico che ci sto"
Lance e Pidge si strinsero in un selfie sorridente, il telefono in alto per prendere anche le pizze sul tavolo. Il ragazzo esultò dentro se stesso e mise la foto su instagram.
La cena fu piacevole.
Pidge era molto più gentile con lui quando non lo bombardava di complimenti, il che fece riflettere Lance, ma onestamente in quel momento stava bene e voleva solo godersi la buona compagnia.
Tuttavia, quando uscirono dal ristorante e Lance disse: "Troppo presto per il bacio della buonanotte?", non fu sorpreso dall'improvvisa espressione di disagio del ragazzo.
"Lance..." iniziò e l'altro aveva già capito dove volesse andare a parare "credo che sia giusto dirti... ecco, sei una persona fantastica, mi sei molto simpatico e penso potremmo essere ottimi amici, ma, beh, solo quello"
Eccola, la bomba lanciatagli contro la faccia con un bazuka.
"Tranquillo" sospirò e alzò lo sguardo verso le poche stelle che si vedevano in cielo quella notte, un piccolo sorriso di autocommiserazione sul volto "Me lo aspettavo"
"Però voglio essere completamente sincero con te" Pidge si fermò e Lance si girò a guardarlo, le mani nelle tasche e l'espressione curiosa. Stava per spiegargli punto per punto i motivi per cui non gli piaceva? Dio, sperava di no: quella serata aveva già dato una botta abbastanza forte alla sua autostima.
"Io, tecnicamente, sono una ragazza"
Beh non era che- Aspetta, cosa?
"Eh?" chiese Lance stupidamente, il cervello che lavorava lento "In che senso tecnicamente?"
"Nel senso che" il ragazzo - ragazza? - si aggiustò gli occhiali sul naso, a disagio "sono nato femmina, ma, hai capito, non è il sesso con cui mi identifico"
Oh.
Oh.
"Sei un transgender" e, davvero, non poteva uscirsene con un'affermazione meno adatta alla situazione.
Si sentì immediatamente in dovere di rimediare alla pessima figura che stava facendo e cercò di comportarsi il più normalmente possibile.
"Ma, ehi, è fantastico, non fraintendermi! Cioè, non il fatto che tu sia una ragazza, che per me non farebbe comunque alcuna differenza visto che, sai, sono bi, ma- cavolo. È fantastico che tu ti identifichi con chi ti ritieni di essere, è questo che- è questo che voglio dire. E io ti supporto al 100%, quindi, anche se magari potessi sembrarti inutile, puoi parlarne con me ogni volta che hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti"
Lance tacque e Pidge semplicemente lo fissò.
Ho fatto un casino, vero?
Poi però Pidge sorrise e Lance pensò che forse poteva anche non andare a sotterrarsi vivo.
"Grazie, amico. Lo apprezzo molto"
Perciò, quando si salutarono, Lance fu un po' triste ma anche sollevato.


 

"Povero Lance" sospirò Allura sul divano guardando il cellulare e da questo Keith avrebbe già dovuto capire che per colpa di quel ragazzo la sua vita non sarebbe mai più tornata alla normalità.
Si limitò a osservarla con un sopracciglio alzato.
Allura gli fece segno di avvicinarsi e Keith diede un'occhiata allo schermo del suo telefono solo per vedere un selfie di Lance piuttosto buio, il labbro da fuori in un'espressione triste e una scritta in bianco che recitava Questa è la faccia di un ragazzo che è appena stato friendzonato.
"L'appuntamento con Pidge non deve essere andato molto bene" commentò. Non ne era sorpreso.
"Eppure sembravano divertirsi in quest'altra foto" Allura gli mostrò un selfie di Lance e Pidge abbracciati, una pizza sul tavolo. Le guancie di Lance erano accaldate e il ragazzo era a mezze maniche, un gran sorriso sul volto.
"Keith?" la donna richiamò la sua attenzione e Keith allontanò in fretta lo sguardo dal suo telefono perché che cavolo, era solo uno stupido sorriso.
"Perché mi stai mostrando queste foto?" le chiese.
"Perché è tuo amico! Non dovresti correre da lui a consolarlo?"
"Questo è qualcosa che fanno le ragazze. E poi non siamo amici. In realtà, mi odia"
Andò a prendere la giacca dall'attaccapanni.
"E tu?"
"Io cosa?"
"Lo odi?"
Keith si bloccò. Non guardò Allura.
"Fino a lunedì non lo conoscevo nemmeno. Lo... tollero"
"Mmmmh" odiò infinitamente il sorrisetto che si dipinse sul suo volto.
"Vado a fare un giro" doveva assolutamente uscire da quella casa o sarebbe soffocato.
Quella notte sia Keith che Lance percorsero una lunga strada verso casa, immersi nella città e nei suoi rumori, cercando di cogliere qualche stella, nel cielo notturno, che prima non avevano notato.

 

  
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