VII.
Lo distingueva
da George
Fred,
chino sulla scrivania, era sommerso da piume, calamai, pergamene. Aspettava che
il gemello tornasse, la testa abbandonata tra le mani e la frustrazione a
deformargli i lineamenti.
Le
Piume Autocorreggenti erano state un vero e proprio successo, la perfetta
realizzazione era costata ai due tentativi su tentativi e incantesimi
brillantemente impossibili – e presto si
erano illusi che, così come erano riusciti a creare quest’ultime, sarebbe stato
possibile dare vita un altro modello, le Rispostapronta.
Il
Prefetto più rigido di tutta Grifondoro osservava la
scena con diffidenza, la bacchetta stretta tra le dita, pronta a reagire. C’era
sicuramente qualcosa che non andava: non aveva mai visto il mago indaffarato
tra le pergamene, e aveva come il sospetto che non stesse studiando. Per lo
meno, non materie lecite e legali.
Tuttavia,
complice il rimprovero di Ginny – stai esagerando, Hermione!
Vedi guai anche dove non ce ne sono! –, aveva deciso di restarsene in
disparte, gli occhi che saettavano nervosamente dalle pagine del suo libro
all’espressione sospetta di Fred.
Però,
si disse, quello era davvero un numero spropositato
di piume. E perché diavolo, poi, sentiva il bisogno di provarle tutte? Non
bastava una sola piuma per scrivere?
Hermione
non riuscì a trattenersi. Abbandonò il libro a metà lettura, ignorò lo sbuffo
di Ginny e si avvicinò a Fred con finta indifferenza.
“Che
fai?”
La
strega ci aveva provato, a simulare un tono tranquillo, ma apparve chiaramente
fin troppo sospettosa e incattivita. Il gemello sollevò le iridi blu,
consapevole di essere stato colto in flagrante dal minion di Gazza, e sfoderò il suo più bel sorriso innocente.
“Ciao,
Hermione. Sai, tutto il tempo che passiamo insieme mi
ha fatto maturare, ho deciso di dedicarmi allo studio.”
Lei
si sforzò di non puntualizzare che, a dire la verità, di tempo assieme ne passavano davvero poco, e incrociò le braccia
indispettita.
“Hai
bisogno di tutte quelle piume per studiare?”
“Sì,
sono diventato un appassionato: scrivo talmente tanto che una non mi basta!”
All’improvviso
spuntò George, e Fred pregò che il gemello lo salvasse da quella fin troppo
acuta ragazzina. Nel frattempo, non riuscì a trattenere un ghigno obliquo, alla
vista di lei che assottigliava gli occhi nella speranza che si palesasse
l’imbroglio.
“Fred…”
si decise infine a dire, e quel nome aveva il sapore di una tacita minaccia.
Non
degnò di un’occhiata l’altro gemello, il quale, forse offeso per la noncuranza
della Granger, esplose in una risata un po’ sorpresa:
“Da quand’è che sai riconoscere che lui è Fred?”
Il
guizzo rapido nello sguardo di Hermione tradì per un
attimo il suo smarrimento, ma subito dopo si riprese, sillabando parole
impassibili.
“È
facile riconoscere due gemelli, in alcuni dettagli siete diversi. Chi è
intelligente ci arriva.”
Aveva
usato l’arroganza come scudo, Fred lo sapeva, e se n’era andata di gran classe
rinunciando incredibilmente alla sua impresa inquisitrice.
Eppure,
George aveva sollevato un dubbio che prima non si era mai palesato nella mente
di Fred: lei sapeva riconoscerli, e
chissà qual era il vero perché.