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Autore: Nemesis01    11/05/2020    2 recensioni
Raccolta epistolare ispirata dalle opere di Ugo Foscolo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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"Ma se io sono predestinato 
ad avere l'anima perpetuamente in tempesta, 
non è tutt'uno?"

(Le ultime lettere di Jacopo Ortis)

***

9 maggio.

L'avanzare del caldo e l'attività frenetica di questa zanzare non mi concilia il sonno. Non so come faccia Lorenzo a dormire in ogni situazione, devo ammettere che lo invidio: io non riesco a dormire.

Il mio pensiero va a cose che non ci sono più, come il rumore delle onde del mare che si spezzano contro la roccia, il profumo del caffè che si espande in tutta la casa, le voci dei bambini che giocano in cortile...

A volte mi sovvengono quei momenti di spensieratezza che vivevamo insieme; sembra tutto così lontano e distante, il suono delle tue risate arriva ovattato alle mie orecchie mentre una luce strana e innaturale spezza il buio della notte.

Vorrei avere una finestra per guardare fuori e vedere come si è presentata la primavera quest'anno.

Mi ricordo di fiori colorati che attraevano le api e la sensazione dei primi raggi di un sole timido e riposato sfiorarmi la pelle.

Era un giorno di primavera quello in cui ti ho incontrato, Zacinto mio. Era il giorno del compleanno di mia sorella e lei, ormai già donna, attendeva un mio regalo. Così ho fatto, e sono uscito di casa con l'intento di comprarle un fiore con quei pochi spiccioli che mi avanzavano dalla paga della settimana. Mi ero lavato, avevo addirittura usato la colonia di mio padre per togliermi da dosso l'odore di carne secca e formaggi ammuffiti ma continuavo a sentire quel tanfo sotto al naso. Così, ogni paio di passi, annusavo la colonia che evaporava dai miei polsi per sincerarmi che la puzza era sita solo nel mio cervello.

Quando arrivai dal fioraio fui sorpreso di non trovare la donzella che lavorava lì ma il proprietario mi tranquillizzò; mi disse che Rubenia si era sposata e aveva smesso di lavorare per metter su famiglia, e che suo fratello Zacinto, il nuovo garzone, sarebbe stato perfettamente in grado di aiutarmi.

E ora, Zacinto, sei perfettamente in grado di aiutarmi?

Mia sorella fu molto lieta per quel fiore così rosa e io tornai il giorno seguente al negozio. A costo di ricoprire di fiori tutta casa avrei trovato sempre una scusa per venire da te, per parlarti e avere un pretesto per farmi notare. Ma tu lo avevi capito che mia sorella aveva compiuto gli anni solo un giorno su quei trenta di acquisti.

Fosti proprio tu, timido e impacciato, a chiedermi di uscire.

La bottega stava chiudendo quando io, di rientro a casa, stavo ponderando quale fiore mi avresti consigliato e lì trovai la serranda calata.

Forse avevo fatto tardi, avevo urlato ma non ricevetti risposta.

Zacinto, ti chiamai, Zacinto... e tu, biondo e stanco, sbucasti dal nulla.

Tra i fiori, eri quello più bello.

"Siamo chiusi ora," mi dicesti e suonò come una coltellata. "Ma se volete parlare di fiori sarò felice di farlo, se vi unite a me per una cena alla locanda."

Non avevo fame, la sensazione di aver sfiorato un giorno senza vederti mi aveva chiuso lo stomaco. Ma come fare a dirti di no?

Adesso non ho più fame né sete. 

Ho solo voglia di chiudere gli occhi e né più mai pensare.

Ugo

***

 

 

   
 
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