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Autore: breezeblock    15/05/2020    3 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Muggle Studies

6.


 
NEI TUOI OCCHI C'È UN LUNGO SALUTO
SENTO IL CUORE IN GOLA
-Piero Pelù, Occhi-
 
 


«Ho chiesto a Morgan se stasera avremmo potuto andare alla festa delle Tassorosso insieme»
Ivy, che stava distrattamente mettendo qualche fiore tra i capelli di Hermione, s'interruppe bruscamente e sollevò lo sguardo sorpreso verso l'amica;  Hermione fu colta dallo stesso stupore, si sollevò sulla panca quel tanto che bastasse per osservare meglio la compagna.
Erano sugli spalti del campo di Quidditch, l’allenamento dei Corvonero stava per iniziare e le ragazze avevano un’ora di buco.

«E?» La Grifondoro non era mai stata così impaziente, il tono era concitato, come se fosse pronta ad urlare a squarciagola dall’emozione ed Ivy era dello stesso avviso.
«E ha detto si, ovviamente. Che altro poteva dire ad una come me?» Gracie si impettì mostrando un’aria sicura e scoppiò a ridere subito dopo, seguita dalle ragazze che le fecero eco per l'immensa felicità. 
«Finalmente si è deciso!» esclamò Ivy, che nel frattempo riprese a intrecciare i capelli di Hermione.
«Veramente mi sono decisa prima io, ma non ha importanza, stasera non ci sono per nessuno, vi ho avvisate!» Gracie non la smetteva di sorridere. I capelli biondi erano sciolti e superavano ormai le spalle, gli intensi occhi verdi erano lucidi e il tanto sole preso negli ultimi giorni aveva fatto comparire alcune lentiggini sul viso. Era splendida e sicuramente quel Morgan lo aveva finalmente capito.
«Poverino, dovrà prepararsi ad una schiacciante vittoria dei Serpeverde nella prossima partita, potresti consolarlo in anticipo» Ivy ridacchiò ed Hermione la seguì, mentre Gracie, fintamente offesa, le diede una gomitata sul braccio.
I Grifondoro avevano inaspettatamente perso la partita precedente contro i Serpeverde e la prossima avrebbe visto questi ultimi contro i Corvonero. Morgan Leon era il cercatore della squadra e a quanto Hermione aveva sentito dire se la cavava piuttosto bene sulla scopa. Tuttavia, forse non così bene come Malfoy, ma questo non lo disse ad alta voce. Ricordava ancora molto bene quella partita, perché Ron era del tutto fuori fase, per colpa sua. Harry però era in piena forma ma ciò nonostante Draco aveva catturato il boccino prima di lui. Era successo solo una volta nella storia di Harry Potter e Draco Malfoy. Ricordava bene anche il volto del Serpeverde intriso di gioia e soddisfazione, e di come non guardò di striscio Potter quando la squadra aveva cominciato ad osannarlo. Harry era arrabbiato, ma mai quanto Ronald, che se ne stette lì a fluttuare nel vuoto tra le porte ancora un po’, furioso, prima di scendere e raggiungere gli spogliatoi. Hermione preferì non fare parola di quello a cui aveva assistito per non aggravare la situazione, al contrario, si limitò a seguire i suoi vecchi amici allontanandosi dal campo da gioco, e lasciandosi un Malfoy vittorioso alle spalle. 
Il suo sorriso sfidò il sole, quel giorno. 

Ginny non aveva fatto troppe domande riguardo all’accaduto tra lei e Ronald, a differenza di Harry, che ancora non riusciva a farsene una ragione. Secondo lei non c’era molto da dire, conosceva bene Hermione e sapeva che non avrebbe mai fatto qualcosa solo per capriccio; la giovane Grifondoro fu grata di non aver perso la sua amicizia, anche se per forze che lei non poteva chiaramente percepire, era chiaro si stessero allontanando. 


«Sta’ zitta Ivy! A proposito, Hermione hai più parlato con Malfoy? Deve avere ancora la testa tra le nuvole per la vittoria schiacciante della scorsa settimana»
«Non abbiamo nulla da dirci» commentò la Grifondoro. Forse risultò poco convinta perché le ragazze continuarono a guardarla dubbiose. 
«Sentite, non c’è stato niente se non quello che vi ho raccontato»
«E non vuoi che accada nient’altro?» chiese curiosa Gracie.
«No, ho lasciato Ron solo da una settimana, voglio restare da sola» nel dire questo Hermione mise le mani dietro la nuca e si lasciò cadere sulle gambe di Ivy, sorrideva convinta delle sue stesse parole per almeno una volta da quando era iniziato quel tira e molla con Malfoy. 
Le gambe giacevano abbandonate sulla panca e la gonna a pieghe svolazzava leggermente seguendo le onde calde del vento dei primi giorni di maggio. 

«Parli del diavolo…»
Lo sguardo di Ivy cadde in lontananza, Hermione lo seguì e spostò lo sguardo sul campo di Quidditch dove Draco Malfoy avanzava sicuro con in mano la sua scopa e dava qualche pacca amichevole ai membri della squadra Corvonero. 
Indossava gli stessi jeans neri che aveva indossato nella casa dei Black e una maglietta a maniche corte grigia. Vederlo in quelle vesti le faceva un certo effetto, perché sembrava un normalissimo ragazzo, più leggero e sbarazzino di quanto non sembrasse con la divisa o con abiti neri addosso.
Nessuno si sconvolse nel vedere il suo tatuaggio ben visibile e lui non faceva niente per nasconderlo, era ciò che era.

«Anche lui qui? Ma non era l’allenamento dei Corvonero, questo?»
«A volte si allena con loro, ha sempre corso buon sangue tra le nostre case» dietro le parole di Gracie non c’era nessun filo di malizia, solo la pura e semplice verità, di fronte alla quale Hermione arrossì lievemente.
«Herm, vieni con noi alla festa, non voglio che tu venga da sola» Ivy ridestò l’attenzione della Grifondoro. In ogni caso, lei non aveva intenzione di starsene nella sala comune, non dopo che, come al solito, aveva ricevuto l’invito da una ragazza del club delle Tassorosso in persona. 
«Certo che vengo con voi, Ivy. Tu non hai invitato nessuno?»
Ivy spostò lo sguardo altrove, un po’ imbarazzata e presa alla sprovvista.
«Lo vedrete alla festa» sentenziò poi. 
«Quanto mistero», Gracie sorrise scuotendo la testa in segno di resa.
Hermione sogghignò, per poi venir nuovamente distratta dal vociare che proveniva dal campo di Quidditch. I capelli argentei di Draco si notavano anche a miglia di distanza, era come se proprio per via della loro chiarezza, illuminassero quel campo di una luce che poteva fare invidia alla luna. 
Ricordò improvvisamente come era stato baciarlo a casa dei Black, le mani di lui che la stringevano forte dietro la schiena come se stessero reggendo entrambi dallo sbilanciamento dovuto dalla troppa pressione sulle labbra. Ricordò come lo sentì vicino la prima volta che entrò in lei, quanto fosse terrorizzata all’idea all’inizio e di come lentamente si lasciò andare, ricordò di quanto fosse insolita quella vicinanza, quell’esplorazione che potevano condurre anche alla cieca, perché era come se già sapessero tutto l’uno dell’altra. Ricordò l’ultimo bacio che Draco le posò sulla cicatrice che l’aveva fino ad allora confinata in uno stato di natura che credeva fosse indelebile.
Ricordò poi l’ultimo bacio della notte, quello che se avesse saputo sarebbe stato l’ultimo l’avrebbe fatto durare più a lungo.
Non voleva che ciò che avevano provato sconfinasse in qualcosa di più che li avrebbe costretti a ridefinire i termini del loro bizzarro rapporto, ma Hermione avrebbe fatto di tutto pur di rivivere quelle sensazioni. Non era pronta a nient’altro di diverso. Non voleva niente di diverso. E forse avrebbe potuto cercarle lontano da Malfoy, forse non era lui il comun denominatore di quelle emozioni.

«Hermione? Ci sei?»
«Cosa?» distolse lo sguardo dall’allenamento e batté più volte le palpebre per ridestarsi da quei pensieri aggrovigliati. 
«Stavamo dicendo che ci è giunta voce che Malfoy non ha consegnato un compito di Babbanologia e adesso ne ha da fare il doppio», le comunicò Ivy.
«Chissà cosa gli passa in quella testa platinata, forse potresti aiutarlo, ho davvero tanta voglia di un buon dolce» Gracie e Ivy risero di gusto ed Hermione sorrise, leggermente imbarazzata.
«Avete finito? Malfoy avrà pure…»
Un boato improvviso le distrasse. Hermione scattò in piedi per lo spavento, seguita da Gracie, che cominciò ad ispezionare il cielo in cerca di Morgan.
«Andiamo» Ivy fece strada alle altre e insieme si precipitarono nel campo, dove un ragazzo della squadra Corvonero era a terra dolorante.
«Alister! Che è successo?» Ivy riconobbe il compagno steso a terra, dolorante. Hermione si ricordò di chi fosse solo grazie ai racconti delle sue amiche. Il padre di Alister, Josh Woodwork, era un babbano e sua madre una strega, era il battitore della squadra Corvonero ed eccelleva in Trasfigurazione. Si diceva addirittura fosse riuscito a diventare un animagus. 
Draco era ancora in piedi, appoggiato al manico della sua scopa. Guardava apprensivo il luogo del misfatto in cerca di capire cosa fosse successo, visto che prima per impegnato con Morgan alla ricerca del boccino e non aveva assistito all'incidente.

«Un bolide gli è piombato in testa ed è caduto dalla scopa», disse un loro compagno di squadra..
«Nessuno ha cercato di fermarlo mentre cadeva?» per Hermione era parlare di ovvietà. Si fece strada tra le due squadre riunite e si inginocchiò vicino a Woodwork.
«Ciao Alister, posso controllare la ferita?» 
Il ragazzo la guardò confuso, e annuì piano. Hermione aveva imparato qualche incantesimo guaritore costretta dai tempi duri della battaglia; era riuscita a guarire l’enorme squarcio sul braccio di Ron dopo che si erano smaterializzati dal Ministero. E in generale aveva salvato la vita ai suoi amici innumerevoli volte.
Spostando i capelli bruni del ragazzo riuscì a scorgere un piccolo taglio sulla testa.

«Non è niente di grave, è più stordito per la caduta che per la ferita. Epismendo»
Il taglio si rimarginò immediatamente al tocco della bacchetta di Hermione e il ragazzo riuscì ad aprire gli occhi.
«Che botta», fu la prima cosa che riuscì a dire. I ragazzi li presenti tirarono un sospiro di sollievo, mentre alcuni aiutarono il ragazzo a rialzarsi. 
«Ringrazia la Granger Alister, senza di lei probabilmente i Serpeverde avrebbero vinto la partita a tavolino» commentò sgembo Morgan, anche lui sollevato nel rivedere il suo amico in piedi. 
Alister rivolse ad Hermione un timido cenno con la testa e un sorriso per ringraziarla, mentre ancora parzialmente stordito, accarezzava il punto in cui poco prima la ferita era ben visibile. 

«Grazie Granger»
«Non è niente, poteva farlo chiunque» rispose lei, modesta come sempre.
«Adesso possiamo finire di battere questi Serpeverde» riprese Alister, il sorriso sghembo per provocare gli altri suoi compagni.
Draco, che nel frattempo aveva assistito alle cure prodigiose della Grifondoro, non reagì alla provocazione, rimase fermo dov’era e alzò di poco la voce per rispondere ai Corvonero che nel frattempo stavano lasciando il campo per una pausa. 

«Questo lo vedremo!» rideva.
Gracie e Ivy cominciarono a camminare seguendo i compagni Corvonero, Alister si rivolse a Ivy mormorandole qualcosa che da quella distanza Hermione non colse. Stava per seguirle, quando Draco la raggiunse. Gli altri Serpeverde colsero l’occasione della pausa dall’allenamento per distrarsi un po’ e cominciarono a tirare qualche calcio alle pluffe sparse in campo. 

«Ricordami di venire a cercarti Granger, se perderemo». Era stranamente di buon umore, il solito piccolo broncio che gli spuntava sempre sul viso quando era assorto sembrava essere del tutto sparito. 
«Non lo intendi sul serio» commentò lei, il tono divertito. Non poteva sinceramente essere contento dell’incidente.
«No, in realtà no, Alister è un ragazzo apposto»
«Suppongo di si» rispose lei cortese. 
Si erano fermati nel campo istintivamente. Ogni loro conversazione avveniva in una particolare condizione di stasi in cui a muoversi selvaggiamente erano solo i loro cuori.
La maglietta grigia del Serpeverde lasciava intravedere il corpo tonico al di sotto della stoffa, i muscoli delle braccia erano in tensione, ma il resto del corpo, compreso il suo viso, sembrava rilassato. Gli intensi occhi grigi ricambiavano il suo sguardo confondendosi in quel mare di cioccolato.

«Ivy mi ha detto che non hai consegnato un compito di Babbanologia» non riusciva prorpio a rimanere fuori dai suoi affari.
«Ma come ha fatto a.… comunque si, è vero. Non ho avuto molto tempo ultimamente»
«Potrei aiutarti...infondo, hai sostituito la clessidra di Lumacorno e mi hai salvata da una pessima figura»
«L’avevo rotta io, ricordi?»
«Si, ma non te ne sei preso il merito»
«Non l’ho fatto? Cavolo, sarà stato sicuramente uno scivolone, non accadrà più, ti avverto»
Effettivamente, se la Granger non glielo avesse fatto notare, il ragazzo non avrebbe mai realizzato che quella era stata una delle rarissime volte in cui non scavalcava qualcuno per i suoi interessi personali. La vicinanza alla Granger quasi gli addormentava quei suoi istinti viscidi che lo avevano sempre contraddistinto. Era come una perdita interiore che lo lasciava scoperto e alla mercé di prede fameliche. Tipo lei.
«Potresti semplicemente accettarlo e fartene una ragione, sai», Hermione riprese poi a camminare, tutta quell’elettricità l’avrebbe consumata. Ignorò la sua provocazione e gliene servì un’altra su quel piatto d’argento sul quale i Serpeverde servivano spesso le loro insolenze. Lei aveva imparato a ricambiarli della stessa moneta e nel frattempo a divertirsene. 
«Farmi una ragione su cosa?» gli chiese lui di poco alzando la voce per sopperire alla distanza venutasi a creare tra i loro corpi. Erano già troppe, le ragioni che si era fatto fino ad allora. 
«Che sei una schiappa in Babbanologia», rispose lei senza voltarsi. 
Draco poté giurare che la ragazza stesse sorridendo, perché aveva già sentito quella sfumatura nella sua voce prima, faceva capolino ogni volta che sorrideva. Si morse il labbro, accettando la sconfitta di quel breve scontro.
Non rispose, la guardò allontanarsi come ogni volta che si separavano, come ogni volta che ad andarsene era lui e lei rimaneva immobile a guardarlo fino a che non scompariva dalla sua vista. 
Un lungo arrivederci che si nutriva degli istanti trascorsi insieme.
Poi il suo sguardo fu attirato da un piccolo fiore scivolato dai capelli della Grifondoro. Nel momento in cui si chinò per prenderlo questo evaporò nelle sue mani, come la maledizione più potente di tutte, quella inafferrabile, ingestibile. 

«Alle tre in biblioteca!»
Riuscì a sentire solo questo, prima di librarsi sulla sua scopa e riprendere il gioco.
 
 
 
Quel pomeriggio in biblioteca, c’era quiete. Il sole che filtrava dalle vetrate creava una cappa di calore che si poteva affettare con un coltello. Appena entrato, Draco sciolse il nodo alla sua cravatta, che lasciò libera sul petto e si sistemò meglio le maniche sollevandole oltre i gomiti. Quel poco di gel che aveva messo sui capelli dopo una sbrigativa doccia negli spogliatoi del Quidditch si era completamente sciolto, vanificando gli sforzi del ragazzo nell’evitare che questi gli scendessero sulla fronte.
La Granger era già lì, ovviamente. La trovò dopo qualche giro a vuoto tra le varie sezioni; aveva scelto un posto più appartato, che in quel periodo dell’anno equivaleva a dire più fresco, perché lontano da tutta quella luce intensa che filtrava dalle finestre. 
Era nella sezione di Pozioni. 

«Cominciavo a credere che fossi sprofondata in un buco nero, Granger»
«Ciao anche a te» La Grifondoro era in procinto di legarsi i capelli in una crocchia alta. Era dal quarto anno che non glielo vedeva fare, quella era la pettinatura da studio, e Draco si morse la lingua, incredulo di fronte alla sua stessa capacità di ricordare così tanti dettagli.
«Iniziamo?» lo incalzò.
L’unica cosa che iniziava a capire era che la maledizione se l’era scelta fin troppo bene.

«Si» Il ragazzo prese posto accanto a lei.
Passarono il resto del pomeriggio a commentare i film babbani in cui veniva fatto ampio uso della magia sotto diverse forme. La Granger gli spiegò che la magia era vista dai babbani come una potente qualità e che chi la possedeva fosse in un certo senso più speciale di altri. Secondo Draco questo non era molto diverso dal loro mondo, esistevano gerarchie anche tra chi possedeva poteri; lo Sfregiato ad esempio, era praticamente in cima alla catena alimentare del mondo della magia senza neanche sapere come ci fosse finito. Questo però non glielo disse, perché voleva sinceramente evitare inutili discussioni, specie quando c’era di mezzo la possibilità di ricevere un voto basso e quindi di rovinare la media. Non era poi così diverso dalla Granger, in ciò che riguardava le questioni accademiche.
Dopo molteplici esempi, così tanti che il cervello del Serpeverde cominciava ad avere dei blackout, optarono per una saga -che come disse la Granger- “è a dir poco epica”, e che ovviamente Draco, e molti altri maghi come lui, non aveva visto. Star Wars era in sostanza una storia su una famiglia che – a detta di Draco – “non aveva fatto altro che scombinare la galassia seminando il panico”.
La magia che possedevano poteva essere strumentalizzata sia per il bene che per il male e lì veniva chiamata “Forza”.

«Niente di così tanto originale, comunque», commentò lui a un certo punto, interrompendo il flusso di parole infinito che usciva dalle labbra di Hermione. Vederla così animata per i film del suo mondo lo catturò. Era come se quella ragazza riuscisse ad infondergli l'adrenalina e concitazione per spade laser e guerre stellari, cose che ovviamente non avevano fondamento scientifico nemmeno nel suo mondo, ma sembrò dimenticarlo per un momento. 
«La Reynards ha detto di parlare almeno di due film, se non sbaglio» commentò concentrata la Grifondoro.
«Esattamente» Draco era sfinito, poggiò la testa sul tavolo, mentre Hermione spostava lo sguardo prima da una parte poi dall’altra, toccandosi il mento con due dita, come se quel rito potesse suggerirle la risposta.
«Ho letto qualcosa sulle interpretazioni dei babbani su Merlino, magari potrebbe...»
«Certo! Perché non ci ho pensato prima» Hermione si alzò e scomparve per qualche secondo in cerca del libro in questione e quando ricomparve sbatté il libro sul tavolo ridestando il Serpeverde.
«Granger! Puoi darti una calmata?» istintivamente Draco le posò una mano sul braccio, sperando che potesse servire a placarla. Hermione lo guardò leggermente meravigliata e tornò a sedersi. Draco aveva sollevato la testa e la stava guardando con gli occhi un po’ assonnati. 
«Capisco il tuo entusiasmo...almeno credo…ma siamo da ore seduti qui, possiamo stringere? Stasera c’è la festa ed ho un appuntamento.» La sua mano scivolò lentamente dal braccio della Grifondoro, soffermandosi solo per pochi secondi sulla cicatrice che aveva baciato e ribaciato durante la notte a Grimmauld Place. Si morse il labbro istintivamente, come per cancellare quello che aveva appena detto.
Lei lo guardò un po’ stupita, non curante di quella carezza sbadata. Doveva immaginare che anche lui sarebbe andato alla festa delle Tassorosso, dato che forse era uno dei pochi, insieme a lei, che riceveva l’invito direttamente da un membro del club organizzatore. 

«Oh, cavolo si…scusami mi sono lasciata un po’ prendere»
«Tranquilla», le rispose lui, che cominciò ad alzarsi e a sistemarsi la camicia sgualcita. La sensazione scomoda scaturita da quella confessione riguardo al suo appuntamento svanì immediatamente. D’altronde, lui e lei erano qualcosa di acerbo e indefinito, un rapporto che non poteva vantare pretese sull’altro né sensi di colpa.
«Beh credo che possiamo anche finire qui, se avevi già controllato il libro hai tutto quello che ti serve per il saggio»
«Oh..si, suppongo di si»
La ragazza cominciò a riordinare le cose.
«Ci vediamo alla festa, vero?»
Draco recuperò gli unici due libri che aveva portato con sé e un quaderno.
Gli pareva che dietro le azioni della Grifondoro ci fosse sempre uno scopo chiaro e definito, e siccome lui stentava a riconoscerlo, chiedeva conferme a lei. Se solo lui avesse saputo della mancata chiarezza negli scopi della Granger da qualche mese a quella parte...

«Si, ci vediamo lì»
Draco fece per voltarsi verso l’uscita, poi però la guardò di nuovo mentre era assorta a recuperare gli appunti di qualche lezione.
«Ah e…grazie, Hermione»
«Figurati» Lo guardò appena. Hermione era troppo presa dal sembrare disinteressata dal notare che il ragazzo le aveva esplicitamente detto grazie per la prima volta, risultando perfettamente naturale, come se lo avesse sempre fatto, come se tra loro fosse sempre corso buon sangue. 
Come se.
Draco le sorrise fugacemente anche se lei non poté vederlo perché ancora presa dal riordinare le sue cose. 
Cominciò il loro lungo arrivederci, Hermione sollevò lo sguardo sul Serpeverde appena questo si voltò ma vi rimase per poco, perché fu presa alla sprovvista da Alister Woodwork che sbucò da chissà dove all’improvviso.

«Per Merlino! Alister mi hai spaventata»
«Scusami! Davvero, non volevo» il ragazzo sogghignò divertito dall’espressione della Granger. 
«Ho visto Draco andarsene e pensavo stessi uscendo anche tu»
«Si, infatti, stavo prendendo le mie cose»
Il ragazzo Corvonero era alto quanto Draco, senza la tuta da Quidditch addosso si distingueva chiaramente la sua imponenza, aveva le spalle larghe, la linea delle mascelle ben definita, i capelli di un nero intenso e gli occhi color miele che risplendevano alla luce soffusa della prima sera. 
«Cosa volevi dirmi?»
«Oh, già..ecco, so che vai anche tu alla festa»
«Si, con Ivy e Gracie»
«So anche questo» le rispose lui pacato, con un ampio sorriso.
«Okay, inizi a spaventarmi» sogghignò lei. Era strano vedere un ragazzo all’apparenza forte e inscalfibile (tranne dai bolidi furfanti a quanto sembrava) essere così goffo. Era tenero.
«Beh Ivy e Gracie sono le mie compagne di casa e le voci girano»
«Che vuoi dire?»
«Okay taglio corto, ho saputo di te e Weasley e mi chiedevo se ti andasse di venire alla festa con me, da amici intendo, insieme ad Ivy e Gracie, ci sarà anche Morgan con lei»
Hermione si sporse leggermente oltre le spalle del ragazzo, Draco era sparito. 
«Sempre che tu non sia già impegnata con Malfoy», il suo dubbio era più che lecito giacché li aveva visti studiare insieme. 
«No, va bene, dove ci vediamo?»
«Davanti all’accesso della mia casa?»
«Perfetto»
«Grande»
«Ci vediamo dopo, Alister»
Il ragazzo le fece un cenno con la testa e uscì dalla biblioteca, ormai in via di chiusura.
Non era proprio un appuntamento, quello a cui aveva detto sì, d’altronde ufficialmente andava al party insieme alle ragazze, in gruppo. 
Sarebbe stata una cosa divertente, o almeno sperava.
La Grifondoro ultimò di chiudere tutti i libri nella borsa, sforzandosi di farli entrare senza rimedio magico. Diede un ultimo sguardo al tavolo da studio per verificare che avesse preso tutto, quando la sua attenzione fu catturata da un paio di fogli per terra. Li raccolse e notò che recitavano degli appunti che non le appartenevano, c’erano frammenti di incantesimi, di alcuni pezzi di storia ed effetti sull’Oblivion e poi un grande punto interrogativo alla voce “Cura”.
La scrittura sottile e inclinata.
Draco.
 
 
 
Aveva fatto una doccia veloce e usato un incantesimo per asciugare i capelli ed evitare di metterci ore, come succedeva spesso a casa, con i suoi genitori, quando non aveva scoperto di avere poteri e non era ancora la strega più brillante della sua età. Sua madre si offriva sempre volontaria di asciugarli, perché lei era impaziente e li lasciava sempre mezzi umidi. “Ti prenderai il raffreddore” le diceva la madre, e poi con dolcezza la riportava in bagno, dove la sistemava sulle sue gambe e cominciava ad asciugarle sul serio quei capelli selvaggi, mentre una raccontava all’altra com’era andata la giornata.
Guardandosi allo specchio, quel ricordo irruppe con qualche lacrima che le solcò il viso non ancora truccato. Si asciugò in fretta, volgendo poi lo sguardo agli appunti mal messi nella borsa buttata in un angolo della stanza. 
Infilò un paio di orecchini dorati e spessi, che le incorniciavano quel viso spento, illuminandoglielo un po’. Non aveva ancora pensato a cosa dire a Draco una volta rivisto. Non immaginava neanche lontanamente che tutto quel tempo in biblioteca fosse dovuto alla ricerca di una cura dall’Oblivion, anche quando persino lei si era data per vinta e aveva ormai abbandonato l’idea di salvare i suoi. Quegli appunti le infusero una speranza che non desiderava più, e come se non bastasse le fece ulteriormente male scoprire che forse Draco era vicino a trovare una soluzione. Cosa sarebbe successo se non l’avesse trovata? Lei dopotutto, aveva valutato qualsiasi cosa, cercato tra la miriade di appunti presi durante gli anni scolastici, letto tantissimi libri riconosciuti dal Ministero. Sentiva di aver fatto tutto il possibile, perciò cos’era che le era sfuggito? Perché Draco si comportava in quel modo? Perché le voleva causare ulteriore dolore scaldandogli il cuore con false speranze? Perché agire alle sue spalle?

«Herm…ci sei?»
«Si, entra pure»
Ginny si fece avanti, già vestita e truccata. Indossava un tubino nero attillato e scollato sul davanti, i capelli erano raccolti in una crocchia alta e portava un paio di tacchi. La classicità di Ginny riusciva a non perdere l’allure sexy e fiera che la contraddistingueva. 
«Posso darti una mano se vuoi»
 «Si, certo», la Grifondoro le mostrò un fugace sorriso. Si voltò verso Ginny, che cominciò a coprirle le occhiaie e prepararla all’eyeliner. Non che truccarsi fosse un problema per Hermione, ma durante il tempo passato ad Hogwarts c’era sempre qualcosa da fare e sembrava che per truccarsi non c’era mai tempo. Inoltre, per la maggior parte della sua infanzia non portò praticamente nulla sul viso. Ginny le fece scoprire qualche trucchetto per sembrare sempre sveglia e fresca, l’aveva iniziata alla sottile arte del trucco, anche se tra le due era la più piccola. Quel momento si caricò di note dolci e intense, in ricordo delle serate passate nel dormitorio a sparlare di ragazzi mentre si mettevano lo smalto a vicenda. Sono piccole cose capaci di creare legami indissolubili, alla pari di una battaglia per la sopravvivenza; il momento del trucco era come una specie di rito sacro, sconosciuto ai più che ammiravano solo il risultato finale.
«Stai benissimo» le confidò Ginny dandole una fuggevole occhiata mentre procedeva ad evidenziarle gli occhi con la matita nera. Indossava un abito bianco leggero, che lasciava la schiena scoperta. Il vestito era sorretto da sottili spalline che si intrecciavano solo una volta dietro la schiena creando una trama intrigante. Arrivava fino al polpaccio e sul lato destro aveva uno spacco che lasciava intravedere una porzione di gamba. La seta le si modellava perfettamente sul corpo, evidenziandone i fianchi e il petto, dove lo scollo a V era più pronunciato dei vestiti che indossava di solito. 
«Troppo buona, come al solito» rispose lei ad occhi chiusi.
«Non buona, sincera …e a proposito di sincerità...»
Hermione sentì suonare solo per lei la campana del giudizio in lontananza. Fece un respiro profondo, sperando che l’amica non lo notasse. 
«Come stai?»
«Bene, come sta Ron? Non lo vedo da una settimana eppure siamo nella stessa casa»
«Ti sta evitando, non verrà alla festa stasera»
«Digli che può anche evitare di nascondersi, non ce n’è bisogno, sono sempre sua amica»
«Questo lo sa, ma ancora non è pronto». Ginny aveva finito di truccare un occhio e passò all’altro.
«Capisco»
«Ho saputo che hai sistemato la clessidra di Lumacorno, come ci sei riuscita?»
Il fatto che fossero così vicine e nel bel mezzo di una pratica che richiedeva accortezza e precisione, non lasciò ad Hermione la possibilità di battere ciglio, e in quello stato far trapelare una debolezza era molto più facile, perché aveva temporaneamente perso il controllo del suo viso, al momento in mano alle sapienti mani della compagna. 
Era inutile mentirle, anche i muri di Hogwarts avevano orecchie, perciò optò per la verità, era stanca di tutte quelle bugie bianche.

«In realtà è stato Malfoy, l’aveva fatta cadere lui»
«Malfoy? Te lo ha detto lui?»
«Si, prima della partita scorsa»
«E come mai tutti sanno che l’hai riparata tu? Lumacorno non fa che lodarti», la ragazza sogghignò.
«Non lo so, forse Malfoy non ha detto a tutti la verità per non fare la figura dell’idiota», davvero pessima scusa. Si morse un labbro.
«Possibile, e comunque riesce a sembrare idiota senza neanche sforzarsi», Ginny cercò in lei una spalla che reagisse alla sua battuta e forse Hermione rise un po’ troppo fintamente perché Ginny continuò ad infierire.
«Non fa altro che guardarti ultimamente»
«Lumacorno?» Hermione aprì un secondo gli occhi fingendo di non capire.
«No, scema, Malfoy»
«Beh lo sappiamo che per lanciare maledizioni serve fissare la vittima”, era diventata bravissima a mentire, a quanto sembrava.
«Sarà, in ogni caso non penso sia alla ricerca di guai, sembra piuttosto tranquillo, quasi non sembra lui». Ginny ultimò la sua operazione spostandosi alle labbra della Grifondoro, che decorò con un rosso intenso. Hermione non rispose, con la scusa di avere le labbra impegnate dal passaggio del rossetto, così le ragazze lasciarono cadere il discorso.
«Pronta», dichiarò la Weasley, che si allontanò quel poco che bastava per controllare il suo operato. «Perfetta» 
Hermione si voltò verso lo specchio e sorrise compiaciuta di ciò che stava vedendo. L’amica sapeva valorizzare qualsiasi punto forte nascosto persino a lei stessa.

«Ti prego, non ringraziarmi, non c’è n’è bisogno», la incalzò Ginny ironicamente, cominciando a prendere la borsetta e controllando di non star dimenticando niente.
«Okay, non lo farò», la provocò Hermione. 
L’eco delle loro risate rallegrò la casa Grifondoro mezza vuota. 
Prima di uscire, la giovane infilò gli appunti di Draco nella borsetta, poi scese frettolosamente le scale del dormitorio, lasciandosi Ginny alle spalle.

«Ci vediamo dopo?», l'amica fece in tempo a chiederle solo questo prima di vederla sparire dietro al ritratto della Signora Grassa.
«Si, a dopo!» la voce squillante di Hermione echeggiò nella Sala Comune.
  
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