Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_san    15/05/2020    1 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 17:
Addio, amico mio
 
8 maggio 2002. Interno della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
 
Mentre Paolo e Lixa rimanevano a parlare al portone principale, Manes aveva iniziato lentamente a camminare dritto dritto verso il quadro di sua madre; la tavola dell’Assunta di Tiziano era in bella mostra sopra l’altare nella navata centrale della chiesa.
Essendo nel corpo di Antonio Cisano e avendo assorbito parte del suo animo per potervi entrare, sentiva di avere due coscienze: la sua di ombra della chiesa e quella dell’imprenditore di origini campane; avvertiva la stessa sgradevole sensazione di quando si era svegliato la prima volta, sul crocifisso al di fuori sella chiesa.
Ora capiva perché quelle due piccole gocce di sangue di Livio Tosca lo avevano risvegliato: erano state versate per colpa dell’animo geloso di quell’uomo, erano state versate per un motivo futile, devastando la vita di una persona che ormai considerava amica; questo era qualcosa che non poteva sopportare né perdonare. Ora aveva una motivazione in più per uccidere quell’essere umano: portare di nuovo la pace al di fuori della casa di Dio.
Si fermò davanti alla rappresentazione dell’Assunta. Osservò il volto della Vergine che veniva chiamata in cielo: era un volto pacifico e benevolo e si sentì rincuorato a quella vista. Gli sembrava che la donna aspettasse solo lui, prima di salire ad un livello superiore e ricevere Dio.
Riuscì ad accantonare il senso di paura e terrore che sentiva arrivare dal corpo di Cisano.
 
-Manes, tutto a posto?-.
 
Lixa l’aveva raggiunto.
 
-Sì, certo-.
 
Fece una pausa. Doveva pensare a come agire, ricordando ciò che diceva l’Interdictae Artis Membrana.
 
-Devo uscire da questo corpo per poterlo uccidere. Devo essere della mia forma che uso di solito e poter fissare il quadro mentre lo uccido, dopodiché tornare ombra. Ma prima dobbiamo drogarlo. Non me la sento proprio di uccidere un uomo così, cosciente- disse tutto d’un fiato.
 
Lixa annuì. Prese la bottiglietta del medicinale contro l’insonnia che aveva preso in farmacia, che se usato in dosi particolarmente copiose poteva creare uno stato di forte sonnolenza e/o incoscienza, e la mostrò a Manes.
 
-Questa è la più potente che avevano?-.
-È la più potente che potevano darmi. Anche se ho sedici anni, sono ancora minorenne e non posso darmi niente di più forte-.
-Bene. Legami mani e piedi. Così posso uscire da Cisano ed essere sicuri che non fugga mentre lo droghiamo-.
-D’accordo-.
 
Lixa tirò fuori dalle tasche un rotolo di nastro isolante e due bende. Manes si mise le mani dietro la schiena, dunque Lixa gliele fasciò di nastro adesivo. Poi l’ombra si mise seduta sul gradino in marmo al di sotto dell’altare e si fece fare la stessa operazione ai piedi.
 
-Quanto ci mette a fare effetto quell’affare?- chiese
-Una ventina di minuti, perché?-.
-Devi darmelo ora. È possibile che togliendo il bavaglio alla bocca per drogarlo, Cisano provi ad urlare-.
-Ok-.
 
Lixa stappò la boccetta e la versò tutta nella bocca dell’uomo che le stava davanti. Manes fece una faccia schifata, poiché il liquido aveva un sapore dolce e chimico, tipico dei medicinali.
 
-Ora mettimi prima il bavaglio alla bocca. Legalo più stretto che puoi-.
 
Lixa non disse nulla ed eseguì. Manes sentì stringere il bavaglio sulla sua bocca, ma era molto lento. Si voltò a lanciare a Lixa uno sguardo eloquente.
 
-Devo stringere di più?- chiese sorpresa la ragazza.
 
Lui annuì. Sentì la morsa della stoffa diventare veramente stretta sulla sua bocca; sentì la paura della coscienza di Antonio Cisano crescere e anche le forze abbandonarlo.
Chiuse gli occhi e attese di sentire le mani di Lixa che lo bendavano. Quando anche lo straccio fu stretto sugli occhi, prima che potesse perdere definitivamente conoscenza, Manes cercò di inspirare dentro di l’odore della chiesa, i pensieri di Lixa, Paolo, frate Ballon e Federico, che si trovavano dall’altra parte dell’edificio, e cercò di allentare il più possibile la presa sulla coscienza di Cisano dalla sua e tornare ombra; risultò piuttosto facile, perché le forze dell’uomo andavano scemando sempre di più. Sentì il suo corpo leggerissimo e aprì gli occhi.
 
-Sono di nuovo io?- si chiese.
 
Lixa lo guardava dal basso. Lui si guardò un attimo ciò credeva fossero le sue mani: vide davanti a se solo due protuberanze nere. Si voltò verso l’Assunta e vide un’enorme buco nero.
Sì. Era tornato ad essere ombra.
 
-Beh?- la voce di Lixa tradiva un certo nervosismo –Che fai? Sbrigati a diventare ragazzo! Cisano è appena svenuto! Non abbiamo tutta la notte!-.
 
Manes divenne dunque ragazzo, si passò una mano tra i capelli e si portò avanti le due ciocche verdi. Fissò quel verde fosforescente con molta intensità.
 
-Quando dura l’effetto della droga?- chiese, voltandosi verso Lixa.
-Un’ora e mezzo-.
-Ok-.
 
Mentre Lixa andava a chiudere le porte che davano sulla sala del Capitolo, quella principale e quella del campanile, Manes si voltava verso il corpo della vittima e si rimboccava le maniche.
Distese Antonio Cisano sull’altare, non senza una certa fatica, visto il suo corpo di gracilino tredicenne. L’Interdictae Artis Membrana diceva che bisognava affondare l’arma sacrificale nel cuore, nel momento stesso in cui l’arma perforava il petto la vittima moriva subito pronunciare la formula; non c’erano vere e proprie parole “magiche” ma solo una lenta litania che andava ripetuta a se stessi. Le parole dovevano rappresentare una speranza per la vita e bisognava pensare intensamente al quadro nel quale si voleva entrare.
“Cosa posso dire?” pensò Manes. Parole di vita, questo bisognava dire, dove le andava a prendere parole di vita in un momento come quello?
 
-Non ce la fai?-.
 
Lixa era tornata.
Era abbattuta, triste e non voleva veder morire nessuno, nonostante desiderasse vendetta.
 
-Sì che ce la faccio-.
 
Aveva capito che cosa doveva mormorare: parole di vita per Lixa, ecco cosa.
 
-Lixa deve avere una vita normale, che non dovrà mai essere rovinata da individui come Antonio Cisano-.
 
Poi ci pensò un attimo.
 
-E me-.
 
Gli era costato dirlo, ma sapeva che si trattava della verità: se non ci fosse stato lui, Lixa non avrebbe pensato di realizzare la sua vendetta, avrebbe continuato a soffrire, certo, ma non sarebbe mai arrivata a quel punto.
Ripeté all’infinito quella frase, assorbendone le parole, fino a dimenticarne il significato; nel frattempo, estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni un vecchio pugnale che Lixa aveva trovato a casa sua. Quando finalmente riuscì a pronunciare quel periodo senza pensare al suo senso reale, si concentrò sul ricordo del quadro e avvicinò la punta del pugnale al petto di Antonio Cisano. L’uomo respirava debolmente.
 
-Lixa deve avere una vita normale, che non dovrà mai essere rovinata da individui come Antonio Cisano e me-.
 
Non si accorse che stava ripetendo quella litania a voce alta finché non sentì la muta domanda nei pensieri di Lixa: “Ma cosa sta dicendo?”.
Riaprì gli occhi, senza smettere di parlare o pensare al quadro. Affondò il pugnale nel petto di Cisano e spinse finché non raggiunse l’impugnatura dell’arma. L’uomo finì di vivere in quell’istante.
La chiesa era sprofondata in un silenzio assordante. Anzi, il mondo stesso era sprofondato in un silenzio assordante da quando aveva preso vita nel corpo di Cisano; quel silenzio era sembrato farsi ancora più incontenibile nel momento in cui l’assassino di Livio Tosca aveva smesso di respirare.
Solo il rumore della litania che Manes stava ripetendo era presente in quel vuoto che sembrava aver sostituito il mondo; quella situazione ricordò all’ombra qualcosa che aveva già vissuto, qualcosa di cui ora poteva ricordare la data: 1576.
Anno in cui la peste aveva colpito Venezia.
Ricordava l’odore di morte, lo stesso che ora sentiva provenire dal corpo di Cisano, e la lenta litania che una voce cantava all’interno della struttura che ospitava il coro. Aveva lo stesso ritmo della preghiera di Manes.
Ricordava il ragazzo al quale aveva preso l’aspetto, Mario Guglielmi, far entrare un uomo a pregare. Ricordava quell’uomo che si faceva spazio tra i corpi dei frati francescani, inginocchiarsi davanti all’altare e pregare qualcosa che riguardava la salvezza di sua figlia.
Rimembrava di quell’uomo che usciva, si guardava intorno alla ricerca di Mario e poi fissava il cielo plumbeo sopra di lui.
Ricordava di aver visto cadere una piccola perlina bianca lavorata dal polso dell’uomo: la stessa che Lixa aveva raccolto e aveva detto appartenere ai Tosca da quando erano arrivati a Venezia.
Collegò i due pensieri: quell’uomo era un antenato di Lixa e in più aveva pregato per la salvezza della figlia; Mario Guglielmi era svanito nel nulla, dopo aver fatto entrare quell’uomo in chiesa.
Riaprì nuovamente gli occhi. Non si era accorto di averli chiusi.
La sua bocca, le sue mani e il suo pensiero stavano agendo l’uno diviso dall’altro, in attesa che succedesse qualcosa, ma i minuti passavano e non stava succedendo proprio nulla.
Qualcosa non quadrava. Man mano le mani di Manes mollarono la presa sul pugnale, il pensiero dell’ombra tornò alla chiesa del presente e le sue labbra smisero di muoversi. Aveva ucciso Antonio Cisano e dato la vendetta a Lixa ma... perché lui non veniva trasferito nel quadro? Si voltò verso la ragazza. Anche lei lo guardava confusa.
 
-Che succede?- chiese.
-Non lo so-.
 
“Non ho pensato esclusivamente al quadro”.
 
Quella consapevolezza colpì l’ombra come un pugno in pieno stomaco. “Mi sono lasciato distrarre dai ricordi”. Si voltò verso l’Assunta.
 
-Madre, cosa ho fatto?- chiese ad alta voce, disperato.
-La giusta cosa. Hai capito il vero motivo per il quale sei passato da respiro di chiesa a ombra-.
 
 Era la voce di Lixa, ma aveva qualcosa di diverso, di ultraterreno.
 
-Lixa?- disse voltandosi verso di lei.
 
Gli occhi della ragazza erano divenuti grigi, sembravano perle che rilucevano al buio.
 
-Dovevi capire prima il perché ti sei materializzato al di fuori di questa basilica- disse la ragazza.
-Madre?-.
-Sì. Sono io-.
-Io sono diventato ombra per aiutare Lixa?-.
-Sì. Quando quell’uomo venne a pregare in questa chiesa, nel 1576, non salvò la figlia, che morì di peste. Lui si risposò, perché sopravvisse al morbo che gli aveva portato via la famiglia. Ma la sua preghiera era rimasta nella chiesa, come se fosse stata trascritta a forza sulle sue pareti. Tu hai esaudito la preghiera di quell’uomo, liberando la sua ultima discendente dal male. Le due gocce di sangue dello zio ti hanno risvegliato perché Livio Tosca ha desiderato ardentemente di potersi occupare di Lixa, in quell’ultimo istante più che nella sua intera vita, perché era consapevole che la nipote sarebbe rimasta per sempre sola. Quel desiderio ha riportato indietro la preghiera del suo antenato e ti ha fatto nascere sottoforma di ombra. Ora, oltre ad eliminare il male che incombeva su Lixa, le hai dato anche una famiglia. Quel ragazzo, che ha conosciuto grazie a te, le sarà sempre accanto-.
 
Gli occhi della ragazza tornarono color cioccolato e sul suo volto si dipinse un espressione stupita.
 
-Lixa, che c’è?-.
 
Manes credeva che non sarebbe riuscito a sopportare altro. Stava succedendo tutto troppo velocemente.
 
-Manes, guarda!-.
 
La ragazza indicò qualcosa dietro di lui. L’ombra si voltò: il corpo di Cisano stava diventando polvere dorata e stava svanendo; il quadro dell’Assunta si stava illuminando di una luce bianca e calorosa, pura; la voce ultraterrena che prima si era impadronita di Lixa si rivolse alla mente di Manes, dicendo: “Ora puoi tornare”.
Manes sorrise. Sentiva la sua anima purificarsi sempre di più e allontanarsi da quel mondo.
 
-Aspetta, Manes-.
 
Lixa si era avvicinata e gli aveva preso il polso.
 
-Lixa-.
 
Guardò la mano della ragazza stringersi sul suo polso e si sentì avvampare, esattamente come la prima volta che aveva pensato a lei che ritornava a trovarlo in chiesa dopo averlo conosciuto. Ricordò la paura che aveva provato, poiché la provava anche in quel momento. Aveva paura che qualcosa sarebbe potuto andarle storto, che qualunque cosa avrebbe potuto ferirla.
 
-Come faremo quando si chiederanno della scomparsa di Antonio Cisano?-.
 
I suoi occhi color cioccolato sembravano sciogliersi alla muta richiesta dietro a quella domanda, al desiderio che lui rimanesse. Sorrise pensando a Paolo.
 
-Sono sicuro che un modo lo troverai. Sei una ragazza molto intelligente. D’altronde con te ora c’è Paolo. Non sei più sola-.
-Lo so, ma...-.
-Ma?-.
-Ormai anche tu fai parte della mia famiglia-.
-Già. Ma io non me ne andrò-.
-Sul serio?-.
 
Lo sguardo di Lixa si illuminò.
 
-Certo. Finché esisterà la Basilica dei Frari, Manes con l’aspetto di Mario Guglielmi esisterà. Io sono il respiro e l’ombra della chiesa-.
-Hai ragione-.
 
Mute lacrime scesero sulle sue guance. Manes l’abbracciò. Quando si staccò le disse con un sorriso triste:
 
-E ricordati di venirmi a trovare qualche volta-.
-Certo. Stai sicuro che non me ne dimenticherò-.
 
Dopo aver sentito queste parole Manes iniziò ad indietreggiare verso la luce che veniva dal quadro, senza staccare gli occhi da Lixa.
 
-Addio-.
-Addio-.
 
Con un ultimo lampo, Manes tornò definitivamente nel quadro.






































Note di Saeko:
mi tremano le mani al pensiero di essere arrivata alla fine anche di questa avventura. Pur con tutte le difficoltà che sto vivendo, riuscire a dedicarmi con costanza alla passione della scrittura per me è un metodo di evasione che mi permette di mantenere un minimo di sanità mentale.
Questo capitolo è conclusivo per la storia del nostro protagonista, ma non è ancora finita: manca un epilogo reale a tutta la faccenda e lo pubblicherò domenica. Intanto, spero che fino a qui la storia vi sia piaciuta e che questo finale vi abbia chiarito tutti i piccoli indizi che ho lasciato in tutta la storia, che altro non dovevano fare che ristabilire l'ordine naturale delle cose.
Ne approfitto per ringraziare ora tutti coloro che mi hanno letta con una certa costanza sin qui:

alessandroago_94
Estel_naMar
Miryel
Nexys
_Lightning_
shilyss


Un ulteriore ringraziamento a tutti coloro che sono passati anche solo per caso, lasciando una sola recensione, e a tutti coloro che mi hanno semplicemente letta silenziosamente.
Grazie davvero per tutto il sostegno.
A domenica.

Saeko's out!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_san